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Autore: fiammah_grace    18/07/2009    9 recensioni
[RufusxTifa]
Rufus Shinra, giovane ed arrogante ex-presidente della Shin-Ra corporation. Tifa Lockheart, dolce e tenace membro AVALANCHE. Lei odia la Shin-Ra, Mako, SOLDIER e tutto ciò che vi riguarda. Lui è il maggior esponente di tutto questo. Eppure...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rufus Shinra, Tifa Lockheart, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
Capitoli:
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Rufus Shinra, giovane ed arrogante ex-presidente della Shin-Ra corporation. Tifa Lockheart, dolce e tenace membro AVALANCHE. Lei odia la Shin-Ra, Mako, SOLDIER e tutto ciò ce vi riguarda. Lui è il maggior esponente di tutto questo. Eppure io trovo che siano più simili di quanto non sembri. Per entrambi la Shin-Ra ha rappresentato un importante tassello che ha segnato i loro destini, vuoi in un senso, vuoi in un altro.

Questa fanfiction vuole avvicinare questi due personaggi apparentemente così inconciliabili, addirittura inconcepibili. Eppure già il fatto che lui sia uno Shinra e lei un AVALANCHE per me apre un mondo.
Un pairing inusuale che mi ha da sempre affascinata fino a voler scrivere qualcosa che renda loro giustizia.

Spero vivamente di riuscire nell’intento che mi sono posta nel momento nel quale ho deciso di scrivere questa storia: far conoscere questo pairing e il fascino che mi trasmette.

Difatti la mia fanfiction è rivolta soprattutto a coloro che non hanno mai immaginato un accostamento del genere, oltre che ai fan, ovviamente.

Nonostante sia stato complicato, ho cercato di rendere la vicenda più verosimile possibile e i personaggi IC.
L’unico elemento “what if…?” è la presenza inspiegabile di Aerith, la quale non sono proprio riuscita a non inserirla ai fini dell’andamento della vicenda che io avevo in mente (oltre al fatto che mi prende molto il famoso triangolo TifaxCloudxAerith).

Lo spunto della storia è tratto dalla fanfic che scrissi tre anni addietro: _Ti Voglio_
Ma già dai primi righi, noterà chi l’ha letta, si evinceranno notevoli cambiamenti.

Avevo assolutamente bisogno di una scusante per avvicinare con forza due personaggi che da soli non avrebbero mai potuto notarsi. L’idea che Tifa andasse a lavorare per Rufus mi è sembrata perfetta da subito.
È questo l’unico residuo rimasto della mia scorsa fanfiction, sebbene anche il movente sia decisamente cambiato.
Mentre prima Tifa aveva bisogno di denaro (quindi un motivo strettamente personale), ora lei lavorerà per Rufus a scopo di far approvare dei progetti a favore di Edge e dei bambini.
Un qualcosa che trovo molto probabile in quanto in advent children si evince che i bambini sono un elemento fondamentale e continueranno ad esserlo nella vita di Tifa.
Per quanto riguarda Rufus…
Una persona in “debito con il pianeta” uhm… sembrerebbe possibile che lui faccia del suo lavoro contribuire nel ricostruire Edge.
In Advent Children, per di più, emerge in maniera abbastanza palese che Rufus voglia in qualche modo rialzarsi dopo il crollo della sua azienda.
Così nella mia fanfiction lui dirige un’agenzia edile di modesta importanza (ovviamente nulla a che vedere con la maestosità della Shin-Ra).

Mi sembrano presupposti più che probabili.
Spero di incuriosirvi con questo primo capitolo e che mi recensirete in tanti! Sarà molto importante per me leggere i vostri commenti con apprezzamenti e critiche!



    





OBLIVION




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CAPITOLO 1.





Oblio -Dimenticanza, abbandono da parte del pensiero ma anche da parte dei sentimenti e degli affetti. Annullare il proprio pensiero o la propria attività in qualcuno o in qualcosa. -










“Potresti poggiare questo vaso sulla mensola infondo, Tifa?”

“Certo. Da’ qui.”

Tifa, giovane donna sui vent’anni, si trovava in periferia di Edge city, la città che stava crescendo attorno a Midgar.
Lo scricchiolante legno marcio sotto i suoi piedi rendeva il luogo ancora più umido di quanto già non fosse.
Poggiò il vaso e anche se fece attenzione, era visibilmente distratta.

Le capitava spesso quando era da sola.

Un turbine di pensieri affollarono velocemente la sua mente.
Per quanto si fosse sempre data da fare, le circostanze l’avevano sempre schiacciata, decidendo al suo posto. Pensava alla cara e vecchia Nibelheim, alla quale erano legati molti dei momenti più belli della sua vita. Tuttavia vi associava anche i peggiori come la perdita di entrambi i genitori, l’inizio di disagi economici e l’avvio del suo lavoro spesso mortificante presso un bar dei bassifondi di Midgar.

Guardandosi attorno, notava che i suoi problemi, quando finivano, venivano tempestivamente sostituiti da altri: non appena trovò sostegno in Barrett e lavoro nella grande Midgar city, rincontrò Cloud che divenne il centro delle sue preoccupazioni, pensieri e…sentimenti.
La Shin-Ra, Sephiroth, i SOLDIER, il Mako, il pianeta, il lifestream, la meteora...la distruzione di Midgar, poi il geostigma…era tutto accaduto così in fretta.

Non aveva mai avuto il tempo di godere della tranquillità, ma forse ciò era dovuto anche al suo carattere. Tifa non era certo la ragazza capace di stare ferma, zitta e sdraiata su un letto per più di quindici minuti.

La bruna si rivolse alla ragazzina dai capelli castani che la stava aiutando a rassettare.

“Va bene così, puoi andare.”

La ragazzina annuì e andò via.
Si trovava in una delle zone più malfamate della città. Del resto, dove abitava Tifa non era di certo un bel quartiere per via del suo stato altamente decadente.
Quella che un tempo era una delle chiese più belle della città di Midgar, ora era un rudere dove i ragazzini orfani andavano a giocare.
Tifa, quando lo venne a sapere, non se la sentì proprio di far finta di niente e lasciarli soli tra pareti sporche e appuntite, chiodi, gente ubriaca e malviventi di ogni tipo.
Per questo, almeno tre volte a settimana veniva per accertarsi che tutto andasse bene, ma ciò era tarabile solo nei limiti del luogo che era davvero in pessime condizioni giudicando che a starci c’erano dei ragazzini di dieci, undici anni al massimo.

“Tifa, cosa fai?”

“Uhm? Nulla, nulla. Piuttosto…” poggiò le mani sulle ginocchia e guardò il bambino. “Si è fatto tardi per voi, meglio che vai. Dillo anche agli altri.”

“Sì, ma sono appena arrivati due signori strani che hanno cominciato a chiederci delle cose…”

“…signori strani?”

Con passo veloce si avvicinò all’entrata, verso dove, un tempo, dovevano esserci le panchine per ascoltare le omelie.

“Uno è completamente calvo, l’altro sembra una…”

“RENO!”

Tifa urlò subito quel nome quando vide la figura inconfondibile del giovane dai capelli rossi e dallo sguardo esuberante.
Il ragazzo si girò levando la sigaretta dalla bocca.

“Oh, ciao, Tifa.”

Tifa non l’ascoltò.

“è già la seconda volta che ti vedo aggirare da queste parti. Si può sapere che diavolo stai combinando..?”    

Reno fece un tiro e lanciò il fumo.

“Macchè! Tu sei troppo sospettosa. Ti trovo in forma.”

“Spegnila.”

“…”

Buttò via la sigaretta e la spense schiacciandola col piede.

“Comunque…siamo qui solo per dei sopraluoghi. Lavoro, insomma.”

“Anche qui venite a scocciare?”

“non usi un tono carino per delle persone che dopotutto…si stanno dando da fare.”

La ragazza si guardò attorno con fare sarcastico.

“Oh, Certo. Lo vedo! Le zone residenziali sono sempre uno splendore. Complimenti!” la ragazza ritornò seria “Piantala! Non credo che ci sia bisogno di dire che questo quartiere fa schifo ed è a dir poco inabitabile… come sempre d’altronde! Rimanete sempre gli stessi ipocriti affaristi di sempre. Vi crogiolate nelle vostre ricchezze facendo finta che tutto va bene.”

“Ehi, Tifa! stai…”

“…sì che è così. Credete che in meno di un anno abbiate fatto i miracoli? Forse nei quartieri alti sì, ma qui è come nei bassifondi! Non c’è nulla e a tutti voi conviene chiudere gli occhi e far finta di nulla. Tanto…a cosa importa ai pashà della Shin-Ra. Tsk, venite qui, i controlli…ma per piacere! ”

Il rosso rimase in silenzio un po’ risentito, ma era conscio che, nonostante i toni scortesi, Tifa aveva ragione. Il posto non era certo affabile e rassicurante.

“…Senti, l’hai detto tu stessa, no? Non facciamo mica i miracoli. Inoltre non abbiamo fondi, lo sai bene. Non è facile ristrutturare tutta la città nel giro di un anno. La gente non ha dimenticato chi eravamo. Non si fida di noi. Così è tutto più difficile.”

“…e come potrebbe?” lo sguardo di Tifa si perse nel vuoto.

Già…come si potrebbe mai dimenticare ciò che la Shinra aveva causato al pianeta. Ciò che lei stessa aveva subito. No, era imperdonabile.

“Reno, perché lo fate? Sapete benissimo che è inutile…”

“uh, uh...” Reno si distese un po’ “non è inutile se ci diamo una mano l’un l’altro”.

Rude fece segno al ragazzo che era tardi, così si avviò all’uscita. Reno rimase fermo ancora un po’.

“ehi, Tifa.” Attirò la sua attenzione. “Dici tante belle parole, però non è facile concretizzarle, vero?”

Tifa si lasciò incuriosire.

“Cosa intendi dire?”

“Vieni a lavorare da noi! Guadagnerai bene e se tutto va bene potrai stesso tu darci le dritte per sistemare Edge! Farai diventare realtà ciò che dici. Del resto ci pensavo, tu abitavi nei bassifondi…chi meglio di te può sapere quali sono i veri problemi della popolazione, no?”

La ragazza rimase incredula.

“io…alla Shin-Ra? Stai fuori!”

Reno la corresse.

“No, no, no! Non è la Shin-Ra. È  il ‘Centro di Riabilitazione di Neo Midgar’!”

La bruna si fece seria.

“sai che non lavorerei mai per la Shin-Ra.”

“Ma non è la Shin…ah, lasciamo stare..!” prese un foglio accartocciato dalla sua tasca. “Ecco. Almeno prendi questo. Può darsi che quello che sta scritto qui è più convincente delle mie parole.”

Detto questo glielo mise tra le pallide mani.

“Ho detto che non..!”

“Ciao e…pensaci! Se decidi di farci una visitina non sarebbe male! Potresti farci un’anteprima di ciò che credi sia opportuno migliorare!”

Ammiccò e andò via prima che lei potesse nuovamente rispondere.


[…]


Ore 22:35

Seventh Heaven, il bar di Tifa Lockheart.

Stupido ragazzo scimmia! Così, in nemmeno cinque minuti, mi dice: “ehi, vieni a lavorare per la Shin-Ra!”
…ma andiamo! Per chi cazzo mi ha presa? Non sono così stupida e così influenzabile.
Dio, quando è cretino…per quei bastardi poi…perché non abbassano un po’ la testa, piuttosto, e si levano dai piedi? Mah…

Mentre puliva i bicchieri fino a renderli degli specchi, Tifa si rese conto che era più di un’ora che stava pensando alla visita del ragazzo.

Certo che fare i lavori e dirigerli sarebbe bello…ma sarà possibile? Beh, se l’ha detto lui evidentemente sì…

Si diede subito uno schiaffo leggero.

Che mi salta in mente?? Per loro?? Mai! Non succederà mai!

Si asciugò la fronte e si accorse di essere accaldata, cosa strana dato che aveva una maglietta in cotone e una gonna scura davvero ridotta. Per di più il tempo era più rigido del solito e le temperature si stavano abbassando di giorno in giorno.
Posò lo straccetto e dalla tasca estrasse il foglio datole da Reno che cominciò a leggere.

È una locandina pubblicitaria? Certo che sono caduti in basso…


SBAM!!


“EHILA! Tifa!!” Tifa sbandò quando vide entrare possentemente Barrett. “Marlene, Denzel, portate i vostri sederi qui! Ho portato la cena!!”

Tifa si apprestò a nascondere il foglio sotto il bancone.

“Barrett! Quante volte ti ho detto di non entrare sbattendo la porta! Mi hai fatto paura!”

Incrociò le braccia guardandolo. Barrett scoppiò a ridere.

“Paura?? Andiamo..!! Piuttosto, metti i piatti che ho fame!”

“Sì, certo…”

Disse lei leggermente stanca.

A cena erano tutti seduti sul bancone. Tifa e Denzel dietro al bancone, Marlene e Barrett sugli sgabelli dall’altro lato.
C’era un silenzio che non dava senso di disagio, piuttosto trasmetteva calore, affetto…

Da sola sapeva cavarsela benissimo ma, ad essere sinceri, c’era una tranquillità unica quando Barrett decideva di passare un po’ di tempo in città: vicino al bar non c’era nessuno, quindi nessuno le dava fastidio e Marlene rivedeva l’amato papà.

Tuttavia, Barrett non ci impiegò molto nel notare che Tifa non aveva ancora toccato cibo quando lui aveva già fatto fuori tre porzioni.

“Tifa, guarda che pensare senza parlare fa venire le rughe!”

Tifa lo guardò.

“Veramente non mi risulta.”

“Oh, porca..!! Cosa c’è che non va?? Ti hanno fatto arrabbiare questi due monellacci?!”

Marlene e Denzel alzarono gli occhi infastiditi di essere stati messi in mezzo. Tifa tranquillizzò Barrett dicendo che loro non c’entravano.

“Non è da te stare zitta…non stai nemmeno mangiando! Non ti sarai messa a dieta??”

“no.”

“eppure è il tuo piatto preferito…”

“Ti ho detto che va tutto okay!!”

Abbassò gli occhi, poi li rialzò. Toccò i lunghi capelli in quel momento sciolti e avvertì disagio nell’aver alzato i toni.

“A me va tutto bene…i soldi non sono tanti, ma sufficienti per tirare avanti.” Con la forchetta cominciò a giocherellare col cibo. “Il problema è giù alla chiesa…”

Mentre Tifa rendeva l’aspetto del suo pasto sempre meno appetitoso, Barrett notò che la ragazza era un po’ giù di corda.

“In che senso? Lo sappiamo che questo posto è una merda, ma lo è da sempre!”

“sì, ma quei bambini…mi dispiace. Nessuno qui fa niente, ma io vorrei, però…”

Barrett la interruppe.

“Tifa, non è colpa tua se il mondo fa schifo.”

La bruna non lo ascoltò.

“A dire la verità…potrei, ma il mio orgoglio me lo impedisce.”

Aspettò la reazione di Barrett che non tardò ad arrivare. Annuì incuriosito poi strappò con i denti un grosso pezzo di pane che cominciò a masticare con violenza.
Mentre ingoiava, cominciò a tracannare il vino. Tifa lo guardò.

“…lì, sai, Reno mi ha detto che sarebbe possibile farmi fare dei lavori. A me, capisci? Però…”

“Cioè, tu intendo, nel centro della feccia?? La causa di tutto questo?? Con tutti quei signorini che credono ancora di poter ingannare e dominare la gente?!”

Barrett si vece rosso in viso solo nel ricordare la Shin-Ra. La rabbia gli uscì da tutti i pori, tuttavia riuscì a contenersi.
Tifa rimase in silenzio. La pensava esattamente come lui.
Non appena si calmò, l’uomo bevve un altro po’ di vino direttamente dalla bottiglia.

“…e ti avrebbe proposto di aggiustare i bassifondi con i loro luridi e sporchi soldi?”

“…uhm…sì, ma figurati se me ne importa.”

“certo che se finanziano loro…”

“Barrett..?”

Tifa si sorprese nel vedere Barrett livido, nervoso e anche leggermente ubriaco, ma che rifletteva sulla notizia che gli aveva appena detto. Barrett fece dei colpi di tosse.

“e-ehm!! Penso che siano dei disonesti e dei veri delinquenti quelli lì! Tuttavia hanno qualcosa che a noi manca…i Guil con la lettera maiuscola!! Soldi che potrebbero servire a rendere questa città migliore. Sporchi, ma pur sempre soldi…”

Tifa lo guardò perplessa.

“Barrett..?”

Barrett rifletté un attimo prima di parlare. Nemmeno a lui piaceva ciò che stava per dire. Gli stava persino salendo tutto il cibo dallo stomaco.

“…è allettante, però se penso che siano venuti a cercati…” rifletté. “Tu, membro avalanche, che dirigi i loro progetti e ristrutturi Edge. Non è cosa da poco…”

“…però sono sempre loro! Anche io ci ho pensato. Sarebbe bello se potessi davvero far qualcosa, con loro sarebbe possibile dato che hanno questa nuova azienda…”

Ci stava riflettendo anche Tifa quando Barrett dubbioso si alzò e fece per andare nella sua stanza.

“Per me loro saranno sempre loro. Non meritano nulla e loro non ci servono! Però devo ammettere che è stato un segnale di debolezza della Shin-Ra se hanno chiesto a te aiuto…magari potresti cambiare le cose facendo soccombere definitivamente l’orgoglio di quei ricconi della Shin-Ra.” Emise un sonoro sbadiglio. “Beh, io vado a dormire!! Non posso aiutarti Tifa. Devi decidere da sola cosa fare.”

Tifa lo guardò salire le scale finché la sua possente figura non svanì definitivamente nella penombra.

Barrett aveva ragione, avrebbe dovuto prendere una decisione…e da sola. La cosa più intelligente in quel momento le sembrò dormirci su…la notte porta consiglio, no?

La ShinRa…o come diavolo si chiamava ora!! Era forse la sua occasione per davvero?


[…]


All’innalzarsi del sole, la temperatura cominciò a farsi più arida e umida. Forse perché quel giorno era già piuttosto caotico per via di quell’immensità di gente che fin dal mattino era già in piedi e faceva per cominciare la sua giornata.
Stranamente erano proprio i “bassifondi” ad essere più animati e quel mattino, in particolare, la zona del Seventh Heaven.
Tifa era dietro un bancone un po’ arrangiato e stava organizzando le sue cose mentre i suoi amici l’aiutavano a tenere in disparte la folla ancora per qualche minuto.

“Ma sei pazza?? Scrivere tutte queste cose…a penna?!?” quasi le urlò contro Cid.

“Non potevo aspettare…e poi, non riuscendo a prendere sonno, ho pensato di darmi da fare!” rispose Tifa al pieno delle sue energie.

L’eccitazione continuava a crescere.
Spesso si trasformava in ansia, ma era convinta che così le cose sarebbero finalmente andate bene! Ciò le dava forza e buon umore. Avrebbe preparato il più materiale possibile, raccogliendo anche le firme del quartiere. Bisognava che qualcuno prendesse le briglie in mano…e quel qualcuno era proprio lei! Non poteva che esserne felice.

“Io non dicevo intendendo: ‘Ooooh, poverina! Non avrà chiuso occhio!!’ ” spiegò Cid interpretando un tono che avrebbe dovuto essere quello di una persona preoccupata.

“Ah, no?”

“Certo che NO!!”

Tifa quasi sbandò, ma sapeva che Cid era…così! Inutile prendersela per i suoi modi un po’ bruschi, lui lo faceva perché parlava proprio così.

“Oggigiorno i lavori si presentano a computer! Ma in che cazzo di mondo vivi? Eppure sei giovane!”

“Beh…io sono ancora per la cara e vecchia penna biro.”

“Siii…e tu con questi presupposti vuoi presentarti al centro di ristrutturazione?! Tutti i mestieri vogliono il computer!! Se lo dici in giro, lì ti mettono a fare le pulizie! Anzi, ti faranno sturare i cessi, che saranno tutti pieni e strapieni di ….!!”

“Oh, Basta! Che schifo! Ho capito. Rifaccio tutto a computer. Ne hai uno?”

Cid borbotto fra sé finendo di collegare i pochi fili che erano rimasti da sistemare al portatile che si era portato da casa.
Tifa alzò le sopracciglia e poi si avvicinò alla sua sedia facendo la parte della scolara.

“Da dove iniziamo?”

“ ‘da dove iniziamo?’ Qui è tutto da rifare!” accese la sua ennesima sigaretta.

“Sono solo le 8e30 del mattino e già hai quasi fatto fuori un pacchetto. Non ti farà male?”

“Se, se, se…vai dagli altri! Mi sembra ti stiano chiamando.”

Tifa lo guardò incerta, sicura lo avesse detto per fumare in pace, poi si accorse che la stavano davvero chiamando.
Si guardò intorno e tra la calca di gente che andava aumentando, distinse dei biondissimi capelli a punta.

“Cloud!”

La ragazza gli corse incontro sorpresa, ma non troppo, di vederlo lì.

Ultimamente Cloud si faceva vivo piuttosto raramente, forse perché spesso capitava che i suoi numerosi lavori lo costringevano a stare fuori città con frequenza, ma di questo Tifa non ne era mai al corrente…Cloud era sempre il solito riservato.

Quando la vide, levò via i grandi occhiali scuri e alzò il cavalletto della moto, così da poterla raggiungere.
Tifa stava per aprire bocca quando il ragazzo la interruppe.

“Cosa stai combinando? Tutta questa gente e anche l’aeronave di Cid…”

Sicuramente incuriosito dall’insolito affollamento di quel mattino, il ragazzo tuttavia mostrava quell’aria di sufficienza simile a un menefreghismo quasi totale. Come sempre d’altronde.

Al contrario, chi lo conosceva sapeva che era tutt’altro che indifferente. Tifa infatti fu contenta di quella domanda. Allargò le braccia e felice indicò verso il suo bar.

“Ho deciso di darmi da fare, no? Vorrei anche io contribuire nel migliorare Edge e…magari renderla una Midgar migliore della precedente.”

Cloud spense la moto e non proferì parola, al contrario si diresse al bar come se nulla fosse.

“Uh? Non mi chiedi neanche cosa sto facendo di preciso?”

Gli si avvicinò e gli mise tra le mani una pila di fogli.

“Uhm…sono delle firme.” Dedusse Cloud.

“Ho deciso di raccogliere delle firme per far approvare i progetti che ho preparato per la Shin-Ra!” Si avvicinò alla scrivania dove stava scrivendo Cid e prese dei progetti. “li ho fatti tutti io! Ehm, almeno in buona parte perché Cid mi sta aiutando!”

Cloud, nel sentire nominare la Shin-Ra, lesse i fogli con più attenzione.

“pensa che è solo primo mattino e già ho raccolto tantissime firme e solo di questo quartiere! Se mi aiuterai anche tu e gli altri sono sicura che…”

“…è una perdita di tempo.”

“Che?”

Tifa rimase sorpresa dalle parole di Cloud.
Non che si aspettasse un sorriso, un urlo di gioia. Le andava bene un semplice ‘OKAY’.
Rimase seria e cercò di non prendersela anche se il suo entusiasmo era stato un po’ smorzato.

“Cloud, perché dici così?”

Il ragazzo posò le carte sul tavolo e guardò in viso Tifa, cosa piuttosto rara poiché era più facile che il biondo rivolgesse i suoi occhi al vuoto, in maniera del tutto naturale.

“Facendola breve, porta pure le firme, i progetti, quello che vuoi…ma se non vanno nelle mani di Rufus o almeno di Tseng…dubito che qualsiasi tua proposta possa essere considerata valida.”

“Cioè?”

“Cioè che potrebbero leggerle quando non avranno proprio niente da fare.”

“Insomma stai cercando di dirmi che devo starmene qui con le mani in mano a fare niente..? E magari lasciare che loro continuino a fare i signori?”

Cloud incrociò le braccia quasi infastidito da Tifa che non aveva capito cosa lui intendesse dirle.  

“Non voglio crearti false illusioni. Siamo sinceri, Tifa. Tu non sei assolutamente nessuno lì e le tue carte non saranno da meno e dunque non avranno mai la priorità.”

“Lo immaginavo, però non ti sembra crudele tagliarmi le ali così?”

 “Scusa…” rifletté un attimo. “Perché così d’improvviso parli del nuovo centro di ristrutturazione di Rufus?”

“Reno me ne ha parlato e l’idea non mi è sembrata male.”

“Ora credo di capire…”

Tifa, un po’ risentita, cercò di essere più convincente e fargli comprendere che il suo non era stato un gesto impulsivo.
Cloud le faceva troppo spesso la paternale. Certe volte poteva reggerlo e pensare che fosse carino preoccuparsi da parte sua…ma alla lunga stava cominciando a seccarla.

“Barrett mi ha dato il suo appoggio e così anche gli altri. Perché sei così…” ebbe un’illuminazione “sei preoccupato perché sono un ex-membro di AVALANCHE?” lo disse con orgoglio.

“No, al contrario...”

“Eh?”

“Sono stanco…mi piacerebbe se mi lasciaste dormire.”

Tifa rimase a guardarlo per diverso tempo prima che sparisse dalla porta del bar.
Certe volte non riusciva proprio a comprenderlo o, almeno, lo capiva, ma sembrava che Cloud riflettesse troppo e parlasse poco e…perché proprio ora doveva notare quanto fosse bello??

Si riprese e tornò da Cid.


[…]


Uff..! come sono stanca…

Tifa stava asciugando i lunghi capelli scuri e guardava intensamente la sua figura riflessa nella specchiera.

Che palle…però penso ne valga la pena. Sento che finalmente sto finalizzando qualcosa…sono stufa di sentirmi inutile ed impotente. Mi piacerebbe riuscire almeno ad aiutare quei ragazzini!

“Tifa?”

Tifa sbandò quando vide riflesso nella specchiera Cloud, che stava dietro di lei.

“Ehi, Non si entra così nella camera di una donna!! Potevo non essere ancora vestita!”

Cloud la guardò con disapprovo.

“…sei qui già da venti minuti, non penso tu sia tanto lenta.”

La ragazza ridacchiò. Spense l’asciugacapelli e si alzò dalla sedia.

“volevi qualcosa?”

Cloud incrociò le braccia.

“So che dovrai fare un colloquio per entrare al Centro di Riabilitazione di Midgar” si fermò un attimo. “…se tutto va bene sappi dovrai farlo con Scarlett.”

“Scarlett…che cosa??”

Nel sentire il nome della succinta donna in rosso, Tifa rabbrividì.

“…forse Reno potrebbe fartelo fare con Tseng. Lui è decisamente più mite.”


Cosa gli prende così d’improvviso..? Credevo la ritenesse una stronzata…


Cloud, che stava già per chiudere la porta della stanza, si girò.

“Vado. Sarebbe meglio se preparassi un curriculum. Ti hanno insegnato come si fa, no?”


CLANK


Tifa stette immobile per qualche secondo prima di ragionare sulle parole dell’amico.

…e cosa dovrei scriverci io in un curriculum? Sostenere un colloquio?! Oh, accidenti…


[…]




“Cloud, ma perché vieni anche tu? Sai che so badare a me stessa!”

Disse Tifa stretta alla schiena di Cloud che la stava accompagnando con la moto.

Quella mattina era venuto di buon ora e l’aveva svegliata a suon di clacson. Tifa dovette sistemarsi in gran fretta anche se avrebbe preferito prendersi più tempo. Si trattava pur sempre di un lavoro.

“Logico. Sai che li mi conoscono. Se posso farti fare il colloquio subito è meglio. Poi ho già parlato con Rufus quindi già ti staranno attendendo. Però preferisco comunque esserci.”

Senza aver chiesto nulla, Tifa si ritrovò un Cloud intento a darle spiegazioni e chiarimenti.

“Ma davvero?” disse con sarcasmo. “…non avevi detto che eravamo meno di niente lì?”

“….”


...grazie, Cloud.





Arrivati, si presentò davanti a loro un edificio nuovo e decisamente grande, tuttavia non aveva nulla a che vedere con la vecchia Shin-Ra.

Era una struttura di circa dieci piani, contornata da un giardino non particolarmente singolare, ma moderno e ben curato. Oltre il robusto cancello si diramava sul lato destro un ampio parcheggio già quasi del tutto occupato dalle auto dei dipendenti.
Cloud prese posto proprio fra due di queste, destreggiandosi con una manovra veloce.
Tifa scese quasi immediatamente. Non le piacevano molto le moto, o più che altro, non ci era abituata.

Cloud si incamminò verso l’entrata e la ragazza dovette accelerare il passo per stargli vicino.

Ad un primo impatto, Tifa non avvertì emozioni di nessun genere. Fu quando oltrepassò la porta automatica che si rese conto di dove fosse effettivamente.

Il pavimento di linoleum era lucido e perfettamente pulito. Accanto all’ingresso era collocata una sala caffé, anch’essa curata nei minimi dettagli.
Tifa non poté osservare con più attenzione il luogo perché Cloud si era già avvicinato alla reception per chiedere del colloquio.

“Uhm…controllo subito.” La ragazza della reception digitò un numero su un apparecchio simile ad un telefono.

“Miss Scarlett? La signorina Lockheart è qui per il colloquio. Bene. La faccio salire” Chiuse l’apparecchio e fece segno di andare.

Cloud eseguì e Tifa gli fu subito accanto.

“Uhm, con Scarlett quindi?”

“Tseng era occupato. Scusa.”

“Non è colpa tua!”  guardò il suo curriculum. “Solo che comincio a preoccuparmi…”

“Andrà tutto bene. Tranquilla.”

“Sei carino a rincuorarmi” disse scherzando. “…ma figurati! Io ci provo. Poi come va, va…pazienza!”

Presero l’ascensore e si recarono al terzo piano, dove vi era l’ufficio della donna in rosso.
Mentre Tifa stava per entrare, Cloud rimase immobile.

“E’ stupido che entri anche io. Resterò qui per un po’…ma ho da fare quindi non aspettarmi nel caso dopo non mi trovassi.”

“Oh, va bene…dov’è che vai?”

“….”

“…a stasera, allora.”


Anche se gli atteggiamenti del ragazzo erano sempre gelidi e distaccati, lei aveva deciso di non smettere mai di sorridergli.
Spesso sperava che si confidasse almeno un po’, ma col tempo aveva capito che era inutile avere grosse pretese.
Si sforzò di apprezzare che l’avesse accompagnata senza che lei glie lo avesse chiesto. Sapeva che Cloud stava facendo degli sforzi per cambiare e lei voleva essergli di sostegno. Sempre.



Entrò.


L’ufficio di Scarlett sembrava più un salotto pieno di oggetti inutili ed estrosi.

L’ambiente era un po’ in disordine, soprattutto per la grande quantità di cianfrusaglie che accoglieva, forse superiore a quante ne potesse effettivamente contenere.
La sua analisi fu subito interrotta dalla voce pungente della donna.

“SIEDITI.”

Perché urla..? Che fastidiosa…

Entrambe partite col piede sbagliato, chi per un motivo chi per un altro, probabilmente nessuna delle due aveva voglia di essere lì in quel momento.

Già sembrava volessero giocare al gatto e al topo, solo che non si capiva chi fosse il gatto e chi il topo.
Scarlett fece segno a Tifa di consegnarle il curriculum che la ragazza aveva con sé. Lo sfogliò velocemente, soffermandosi solo su punti ben precisi.

“Barista dei bassifondi, licenza liceale, nessuna laurea né specializzazioni o master di qualsiasi genere…”

Tifa cominciò a risentirsi.

Logico che non ho continuato l’università. Eravamo troppo impegnati a lottare contro voi schifosi…

Non era venuta lì per farsi prendere in giro. Non che non se lo aspettasse. Tuttavia fece ancora finta di nulla.

“ehm, avrei portato dei progetti che volevo fare vedere. Riguardano la ristrutturazione di Edge e…” si rese conto di non essere per nulla ascoltata e a quel punto alzò i toni.
“Insomma! Che razza di colloquio è questo?”

“Che ti sei messa in testa?” alzò gli occhi. “Pensi che è così che si ci presenta in un’azienda? Ma guardati! Maglietta e minigonna e nessuna qualifica decente?” osservò malignamente Scarlett.
Tifa stava quasi al limite.
L’aveva già schiaffeggiata una volta, era pronta a rifarlo. Intanto Scarlett continuava a sbraitarle contro “Pensi sia un gioco?”

“Allora perché diavolo mi avete fatto entrare se non sono gradita??”

 “Se fosse dipeso da me tu non avresti neppure potuto varcare…….!!”

La voce di Scarlett , che sembrava potesse rimbombare per tutto il piano, si era brutalmente smorzata.
Tifa cercò di intendere il motivo, si girò alle sue spalle e capì.


Rufus Shinra.


Rufus…
Erano anni che non lo vedeva.

Aveva saputo da Cloud che era sopravvissuto all’attacco della Weapon e l’incidente lo aveva costretto su una sedia a rotelle. Adesso però sembrava in perfetta forma.
Doveva aver seguito una ferrea terapia o qualcosa del genere.

Lo osservò.
Era un ragazzo alto e longilineo. Molto giovane per essere ciò che rappresentava ora ad Edge. I leggeri capelli biondi erano perfettamente in ordine salvo la frangia che gli pendeva sulla fronte, facendo così del suo look una acconciatura comunque giovanile.
Gli occhi erano profondi e seducenti, così azzurri da risplendere in quel ambiente. Il suo sguardo elettrico sembrava emanare un’energia che, a dir la verità, la intimoriva un po’.
Le fu difficile distogliere lo sguardo.

Eppure c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi…

Lui camminò con fare elegante verso Tifa e si rivolse a Scarlett.

“Ho qualche minuto libero.” La guardò con i suoi occhi glaciali. “La ragazza terrà il colloquio con me.”

Scarlett prima mostrò disapprovo, poi fece un cenno a Rufus e si congedò.
Tifa rimase immobile, non capendo cosa stesse succedendo.

Rufus la guardò. “Seguimi. Il mio ufficio è all’ultimo piano.”

Tifa si riprese e si alzò lentamente per seguirlo, restando incerta.
Osservandolo camminare silenzioso un po’ più avanti di lei, si ritrovò la mente annebbiata e anche leggermente in imbarazzo.

Perché proprio lui le avrebbe fatto il colloquio? Stava passando dalla padella alla brace?

Una volta arrivato l'ascensore le fece segno di entrare.


L’ascensore saliva lentamente facendo ammirare ai due presenti il panorama esterno. Tuttavia Tifa non riuscì a rilassarsi e continuò a stare in quello stato di allerta.
Odiò ammettere che quel silenzio la stava mettendo in un insopportabile imbarazzo.

Dleeeen…

L’ascensore finalmente si aprì. Erano arrivati.
Rufus si avviò verso il suo ufficio assicurandosi che la ragazza fosse dietro di lui. Tifa fece appena in tempo ad accorgersi di essere ai ben curati ultimi piani che già si ritrovò davanti alla porta con su scritto “Rufus Shinra”.

Il ragazzo fece entrare Tifa per prima, poi si inoltrò verso l’interno della stanza per alzare un po’ le persiane e far entrare luce.
Tifa dedusse che anche lui fosse appena arrivato.
Si sedette sulla poltrona di fronte alla scrivania principale e cominciò a guardarsi attorno.

A differenza dell’ufficio di Scarlett, quello di Rufus era moderno, pulito, ordinato e abbastanza spazioso.

Sostanzialmente l’ufficio era composto da due scrivanie in granito nero di cui la sua personale più grande. Erano entrambe dotate di computer modernissimi e vari utensili, tipici degli uffici, dall'aria costosa: tagliacarte, agende in pelle, stampanti, fax…
Vi erano anche piccoli oggetti di antiquariato per lo più in argento che impreziosivano l'ambiente.
Una sorta di biblioteca occupava una porzione della parete. Tifa intuì contenesse per lo più archivi, ma non ne era certa.
Esaminando il pavimento di linoleum nero, vide una branda rossiccia. Sembrava la postazione per un animale. Le sembrava che Rufus ne possedesse uno, ma non se lo ricordava bene. In ogni caso, sembrava che non ci fosse.
Ritornò a guardare la scrivania principale.
Alle spalle di essa vi era una grande vetrata. Unica fonte di luce del luogo.
 
Il tutto era caratterizzato da tinte prevalentemente bianche e nere. Come lo stesso Rufus, del resto.

Osservò Rufus prendere posto di fronte a lei, al di la della scrivania.
Compose, noncurante, un numero di telefono e pronunciò poche parole per poi riagganciare in pochi secondi.

Si sistemò il colletto della camicia e finalmente fu al servizio di Tifa.
Subito la bruna gli allungò il curriculum.
Non sapeva che dirgli e non si aspettava un comportamento tanto diverso da Scarlett.

“Uhm…” buttò un occhio sul curriculum, ma lo lasciò perdere. Al contrario sembrò scrutare Tifa, la quale non tardò ad accorgersene.

“Tifa Lockheart, giusto? Non ricordavo di te se non vagamente.”

“…ah, bene." disse lei con sarcasmo. "Comunque sono qui per far approvare i miei progetti. Sono stesso in quella cartellina. Me ne ha parlato Reno e ho pensato che fosse interessante dopo tutto.”

“uhm…sì.”



Tifa ancora una volta sentì di non avere le attenzioni che sperava, tuttavia continuò a parlare e ad esternare il colloquio che aveva programmato di mandare avanti.
Ad un certo punto, Rufus alzò nuovamente la cornetta del telefono al che Tifa smise di parlare.
Lui si accorse dello sguardo ormai rassegnato della ragazza e, incastrando il telefono tra la spalla ed il collo, dal cassetto estrasse dei moduli che le allungò.

“Tieni. Devi solo compilarli e firmarli. Per quanto mi riguarda, sei assunta.”

“Che cosa..?!”

“Ripresentati tra tre giorni e ti farò trovare un tuo spazio di lavoro.”

Riprese a parlare a telefono lasciando la ragazza senza parole.

Assunta…? Così? Ma le avrà almeno lette le carte o sono io che non me ne sono nemmeno accorta..??

Rimase senza parole, smarrita. Non era nemmeno certa di aver capito bene, ma lui era stato chiaro: l'aveva assunta.
Gli fece un leggerissimo cenno di saluto e andò via.

Tre giorni…chissà come sarà? E Cloud? Mi avrà aspettata?

Nonostante la perplessità, si sforzò di trarre solo l’esito della vicenda: era stata assunta e ciò significava che era solo l’inizio. Non vedeva l’ora di cominciare i lavori alla chiesa.


[…]



La notte trascorse in fretta a differenza dei precedenti due giorni che sembravano non voler passare.
Si guardò un’ultima volta nello specchietto di un’auto a caso lì parcheggiata prima di solcare le porte automatiche dell’azienda.

Inizialmente piena di sé, più avanzava lungo i corridoi sempre puliti e splendenti, più aumentava dentro di lei un senso di inadeguatezza.
Era come essere entrata in un mondo tutto nuovo che non l’apparteneva minimamente.

Il posto era già pieno di dipendenti più o meno tra i trenta e i quarant’anni, tutta gente che non sapeva di niente.
Visi inespressivi e volti rivolti volutamente al vuoto. Tifa trovò assurdo notare a quanto somigliassero a dei robot.

In quel momento, imboccando un’ala diversa, rifletté che doveva essere proprio lei una delle più giovani dipendenti presenti su quel piano.
Si voltò verso sinistra e decise di proseguire da quella parte, poi si accorse di essere già passata per quella strada.
Girò un angolo e si ritrovò dinanzi all’ennesimo corridoio.

“…e che cazzo! Dove sono? Possibile che si ci possa perdere così solo al primo piano?” Si guardò attorno. “Ma dove devo andare..? Shinra non me l’ha mica detto.”

Sentendosi stupida nel girare senza meta come una turista, cercò di girarsi intorno nel tentativo di incrociare lo sguardo di qualcuno per chiedere informazioni anche se, a dir la verità, si aspettava che avessero delegato qualcuno ad accoglierla.
Continuò a camminare sperando di indovinare la strada giusta.
Si ritrovò così a ciondolare per tutto l’edificio senza sapere cosa fare sentendosi sempre più nervosa. Non si ci comportava così!


[…]


Uff…mi da così fastidio, però non posso fare diversamente…


Bussò alla porta.


“Ehm, posso?”

Tifa entrò nell’ufficio con su scritto ‘Scarlett’ prima di ricevere il consenso. Scarlett levò via gli occhialini e guardò Tifa quasi con ribrezzo, però non disse nulla.

“Beh, benvenuta Lockheart.”

“La farò breve. Non so dove diavolo devo andare perché qui nessuno si è preso il fastidio di dirmelo! Quindi sono venuta qui perché non sapevo più che fare!”

Scarlett si alzò e si avvicinò a Tifa per aprire la porta.

“Il tuo ufficio si trova nell’altra ala del terzo piano. Quindi è qui, ma nell’esatto versante opposto.”

“Io ho controllato le targhette di tutte le porte! Come potevo capirlo…che disorganizzazione.”

“Ora lo sai! D’ora in poi ciò che fai non mi riguarda.”

Quasi cacciata via, Tifa fu subito fuori dall’ufficio di Scarlett e si sentì più furente di prima, ma trovò inutile polemizzare ulteriormente con lei dunque si  limitò ad andare nella direzione indicatole.



Bussò, con imbarazzo, a quasi tutte le porte di quell’ala e, trovando solo una stanza libera, dedusse che quello fosse il suo ufficio.



Caspita…l’aveva preso addirittura per un ripostiglio tanto che era buio e disordinato.

Aprì meglio la porta cercando di orientarsi e ciò che vide fu:
polvere, scatoloni pieni di cianfrusaglie sopra altri scatoloni con altrettante cianfrusaglie. Scartoffie infilate in quasi tutti gli angoli della scrivania.
Un nauseante odore di chiuso. Il tutto accompagnato da un buio che dava un senso di oppressione.

A differenza degli altri che aveva visto, il suo era un vero e proprio sgabuzzino improvvisato ufficio per lei.

Era sull’orlo dell’esasperazione e ciò che prima era un senso di smarrimento, ora era diventata rabbia. Che intenzioni avevano?
Si sedette sulla sedia posta dietro quella che doveva essere una scrivania ed incrociò le braccia nervosa.
Se pensavano di prenderla in giro ancora per molto, si sbagliavano di grosso. Sarebbe rimasta lì ferma finché qualcuno non le avesse dato il dovuto rispetto.


…peccato solo che nessuno fece a caso a lei né che fosse lì immobile già da tre quarti d’ora.

“Com’è che nessuno mi cerca? Qual è il mio lavoro? Nessuno mi aspettava quindi..??”

Si alzò e cominciò a camminare per i corridoi senza una meta ben precisa.
Sentiva che non era giusto e NON lo era!
Aveva ancora i progetti nella borsa e già aveva capito che li sarebbero rimasti. Cloud aveva ragione, era stata una perdita di tempo, ma non l’avrebbero passata liscia così!

Era un membro AVALANCHE, le stavano a cuore le sorti del pianeta, per questo era lì! E loro l’avevano ridicolizzata così? Prima illudendola mostrandosi interessati, poi sistemandola dentro uno sgabuzzino? Si ritrovò nelle vicinanze dell’ingresso.
Fortuna fu che a solcare le porte fosse proprio Rufus Shinra.

“Tu!”

Rufus si girò ingenuamente. Non si aspettava nemmeno che quel ‘Tu!’ fosse riferito a lui che era il presidente.

“Si può sapere cosa frulla nella testa di tutti quanti?? Vengo senza sapere dove cazzo andare, giro per più di un’ora per tutto l’edificio e nessuno sembra importarsene. Trovo l’ufficio quasi per caso che sembra più un buco abbandonato di un topo! Non solo! Ho perso tutta la mattinata e non ho fatto NULLA! Non so nemmeno che carica mi hai dato!! A CHI devo dare questi fogli! Ma perché non rispondi?!?”

Rufus rimase immobile guardandola con un’espressione indescrivibile, ma sicuramente perplessa.
A differenza del tono alto e aggressivo di Tifa, lui si rivelò calmo e pacato.

“Hai parlato solo tu. Ad ogni modo…” guardò l’orologio “…sono le undici e tre minuti, dunque non è passata tutta la mattinata. Solo due ore e ne hai davanti altre…cinque.”

Tifa si esasperò.

“Porca miseria!! Che c’entra?? Non è questo il punto!”

“…abbassa la voce. Ti aspettavi che ti avrebbero accolto con fiori e tappeti rossi? Beh, la realtà è diversa.”

“Possibile che nessuno capisca?? Non so nemmeno cosa devo fare!” parlò con un tono più contenuto. “Almeno dimmelo tu! Che devo fare?”

“Niente.”

Ci fu un attimo di silenzio dopodichè Rufus le diede le spalle e fece per raggiungere l’ascensore.

“Cosa significa…niente?”

Il biondo si girò.

“Esattamente quello che ho detto. Volevi una risposta? Eccola. Guadagna fino ad arrivare alla cifra che ti serve, intanto fa ciò che credi sia più opportuno.”

Chiuse la discussione e se ne andò via definitivamente. Tifa guardò la sua lunga giacca bianca ondeggiare ad ogni suo passo, poi recuperò la lucidità per ragionare.

“Ma cosa significa tutto questo..?”


[…]



Io sono venuta qui per tentare di fare qualcosa…sono venuta per far conoscere i reali problemi dei bassifondi…


Guardò fuori la finestra con distrazione e ciò che vedeva non erano altro che le sue incertezze.
Era pomeriggio inoltrato, ma il sole batteva ancora tenue.
Prese i fogli in mano. Oramai erano divenuti parecchi, avrebbe dovuto comprare una borsa più grande.
Si affacciò nuovamente alla finestra.


…persino Reno aveva detto che le mie erano ‘belle parole’. Difficili da realizzare, ma rappresentavano pur sempre un inizio, una sorta di speranza.
Forse, anche lui credeva in quelle parole!

“Probabilmente anche a loro sta a cuore ristrutturare Edge…”

è questo quello che pensai quel giorno e vuoi per una cosa e vuoi per un’altra… alla fine mi sono lasciata coinvolgere.
L’idea mi stava piacendo per davvero!!

Poi… il giorno del colloquio…
Uhm…capisco che Shinra mi abbia aiutato…però non mi farò mettere i piedi in testa! Nemmeno da lui!

Guadagnare…? Io non sono qui per guadagnare!!
Cosa credono?? Che sono la povera barista di periferia che ha bisogno dell’elemosina??
Già, deve essere proprio così!! È questo quello che credono! Credono di potermi fare l’elemosina!

Tanto per loro…firmare assegni è cosa da poco.

Non hanno capito che io cerco cose concrete! Loro mi servono per questo. Non ho bisogno dei loro soldi. Io ho bisogno di qualcuno che riesca a far diventare realtà un qualcosa di cui davvero la popolazione ha bisogno!

Loro hanno il potere per farlo, è questo il loro asso nella manica. Ma non indugerò.


Si alzò di colpo e cominciò a camminare avanti ed indietro.


Con il denaro sono convinti che la gente penda dalle loro labbra e che siano, dunque, solo delle prede più facili.

Rufus poi… quello non ha capito proprio niente! Non mi importa! Mi serve per raggiungere i miei scopi.
In fin dei conti farebbe comodo anche lui fare qualcosa di buono per Midgar, una buona volta.


“Buonasera, Tifa!”

Tifa non ebbe bisogno di alzare gli occhi e vedere chi fosse. Quella voce allegra, soave e femminile era distinguibile anche tra mille.

“Ciao, Aerith.”

Aerith le si avvicinò col sorriso sulle labbra e si poggiò delicatamente al bancone in ciliegio. Era sempre impeccabile e bella. Certe volte Tifa si chiedeva come facesse a sembrare sempre così fastidiosamente perfetta ogni giorno e a tutte le ore.

Gli occhi ridenti, i lunghi e lucenti capelli legati nella sua solita treccia, il leggero abito rosa…
Aerith era tutto ciò che lei non era.

Inconsciamente cominciò a confrontare le loro figure così contrastanti.
Tifa leggermente in disordine, vestiti ordinari, solitamente sul bianco e nero, massimo blu o marrone.
Capelli lisci, non acconciati salvo la frangia pettinata di lato. Il suo viso era pulito e decisamente più naturale di Aerith che invece era ben truccata, con un ombretto rosa chiaro, gli occhioni color acquamarina, il mascara che accentuava le ciglia, un lucido chiaro molto leggero ma che esaltava perfettamente la forma delle sue labbra, un tocco di fard sulle gote.
L’abito rigorosamente rosa o comunque un colore vivace. Piccoli accessori che impreziosivano l’abbigliamento, una giacca carina e…ecco Aerith pronta per uscire.

Lei non avrebbe potuto mai essere come lei.
Non avrebbe mai dedicato un’ora intera solo al trucco e per uscire solo con i suoi amici.
Non sceglieva così accuratamente i capi del suo vestiario.
Non usava colori così sgargianti che non potevano di certo farla passare inosservata.

“Ancora non hai chiuso? Pensavo che adesso avessi un altro lavoro.”

La bruna rise sarcasticamente.

“Sì, certo..! se QUELLO si può definire ‘lavoro’.”

Aerith la guardò incerta non capendo la posizione di Tifa.

“…ma cosa è successo? Perché hai quell’espressione triste?”

La ragazza uscì da dietro il bancone e prese a passare la scopa per il bar, in realtà con una totale noncuranza.

“Niente.”

“…niente?”

“Esatto. Il mio lavoro lì è non fare niente. Mi hanno dato uno sgabuzzino dove potermi rintanare, giusto per tenermi da qualche parte…come le scope, sai? Se le cerchi devi sapere dove andare.” Stava cominciando a sfregare più forte con la scopa. “…stesso il grande capo mi ha dato questo incarico. Mi ha assunta di persona, pensa un po’.” Guardò Aerith che aveva una espressione molto perplessa. Ridacchiò appena, divertita dalle sue stesse parole, ma ritornò seria. “Facendola breve mi stanno facendo l’elemosina.”

“Tifa…infondo sei entrata lì da poco.” cercò di rincuorarla, ma Tifa la fermò subito.

“Sto lì da quattro giorni e non so quanto ancora reggerò! Giuro che, se non avessi un po’ di autocontrollo, mi sarei già messa ad urlare!”

Aerith non sapeva che dire e dopo aver balbettato un po’, si rese conto che in effetti non c’era proprio niente da dire. Si sentì in imbarazzo. Alzò gli occhi color smeraldo e vide Tifa che oramai si stava lamentando da sola.
Anche Tifa, ad un certo momento, non trovò più parole e le due rimasero in silenzio per qualche istante.
Aerith, improvvisamente si illuminò.

“Allora fa del tuo meglio!”

“Che..?”

Tifa la guardò scettica.

“Fa del tuo meglio! Il tuo lavoro è una schifezza, una vera ingiustizia che quegli stronzi non si dovevano permettere di darti. È chiaro che si stiano prendendo gioco di te e invece non si rendono conto che tu potresti essere di aiuto!”

La ragazza non aveva mai visto l’amica parlare con tanta schiettezza. Aerith le si avvicinò e le afferrò le mani.

“Fa schifo e sarebbe meglio lasciarlo difendendo la propria dignità, ma questo è quello che loro si aspettano da te. Ebbene…l’unica cosa che mi sento di dirti è di fare al meglio questo lavoro da schifo. Non so…magari ti rendi utile per qualcuno, sbrighi qualche faccenda, ma non dargliela vinta! Se vali, qualcuno lo noterà.”

“Aerith…” Tifa la guardò. Sentì che era davvero convinta di quello che diceva. “Uhm…sai che ti dico? Hai ragione. Loro si aspettano che io rinunci e invece io…resterò! Per quei bambini.”

“yes! Questo è lo spirito giusto!”

Tifa sorrise e si sentì meglio. Decisamente meglio.

“…ehi, Non ti avevo mai vista parlare così! Tu non usi mai parole come ‘schifo’ o ‘stronzo’..!”

“Eh, eh..!! Volevo dare questa impressione! Davanti a te e a Cloud sembro sempre così innocente!”

“ innocente, eh?? Direi solo prima che apri bocca!”  Un altro sguardo e scoppiarono entrambe a ridere.

“Che razza di discorso è..? Mah.”

Tifa si girò sorpresa di sentire la voce di Cloud.
Stava seduto su uno dei tavoli in legno e le guardava con distrazione.

“Cloud! Da quanto sei qui?”

“Ma come, non l’hai visto? Siamo entrati insieme!” intervenne Aerith.

“Ah? N-no, non l’avevo visto…”

In verità, ci rimase un po’  male. Non c’era un motivo particolare, ma immaginare che, per essere entrati insieme, voleva dire che si erano incontrati prima, la lasciò…

Lasciamo stare! Non posso innervosirmi con i miei migliori amici per una stupidaggine simile!
Aerith è stata così carina con me…non posso mettere il broncio.

Osservò la vivace ragazza allacciarsi al braccio di Cloud.
Tifa non era persona da prendersela per un cosa del genere, ma….Cloud non dava mai segni di preferenza verso un tipo di atteggiamento.
Da un lato questo non era un bene, ma meglio che un palese disapprovo. Lei non avrebbe mai potuto accettare un rifiuto da parte di Cloud. Tuttavia le diede fastidio vedere che lui non si divincolasse in nessun modo.


Certo che…cazzo, Aerith gli si avvicina così e lui? Niente.

Io rimango qui ad osservarlo e lui…niente.

Possibile che non sia mai chiaro?
Mi avvicino io e lui sembra star bene, ma la stessa cosa accade con lei.
Cosa devo dedurre?

Ci sta provando con entrambe oppure con nessuna delle due..?

Io non riesco ad essere come Aerith, non capisci, Cloud?  Io ti sto aspettando. Non ti sto pretendendo, ma aspetto solo un tuo segno.
Non mi piace che riservi lo stesso comportamento ad entrambe.
Dopotutto, noi ci conosciamo fin da piccoli, non è giusto nei miei riguardi.

So che non è così. Me lo hai dimostrato più di una volta. Tuttavia non riesco ancora a capirti. Cosa sono io per te..? Mi desideri almeno un po’?

Si ritrovò a ragionare sul fatto che lei e Cloud non è che si conoscessero proprio dall’infanzia. Erano cresciuti nello stesso paese, questo sì, ma non era una vera e propria amicizia. Alla fine tutto era cominciato lì, sul quel pozzo. Esattamente otto anni prima.

Otto anni…già…

“Tifa?”

La ragazza, a quel richiamo, annuì e si avvicinò ai due.

Prima o poi avrebbe trovato il coraggio, ma era giusto dare tempo al tempo e a Cloud avrebbe donato volentieri tutto il suo!

Così sorrise di nuovo e riprese a pulire il locale chiacchierando con loro per tutta la serata.


[…]





PS: Perdonate l’inserimento di Scarlett in questo primo capitolo. Il motivo della sua presenza è che ci tenevo che Tifa sostenesse il colloquio con una donna particolarmente irritante e giacché avrei dovuto inventare un personaggio che le sarebbe andata a rassomigliare, ho preferito inserire un qualcuno che i fan già conoscessero e Scarlett mi sembrava perfetta.  
Il capitolo è abbastanza descrittivo poiché era importante per me dare fin dal primo capitolo un quadro della situazione più completo possibile. Tifa vuole far qualcosa per migliorare Edge e prende di buon grado la proposta di Reno. La ragazza però non si sente a proprio agio in un’azienda simile (come potrebbe?) inoltre l’accoglienza non è delle migliori dato che nessuno sembra aver capito perché è lì e non sembra abbiano voglia di saperlo. Questo non facilita la situazione già così assurda di suo. Ecco, ci tenevo a soffermarmi su questi punti e di delinearli da subito in modo da essere più immediata dopo.
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