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Autore: nonpossocancellarti    23/01/2019    1 recensioni
"Difetto di fabbricazione".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le crude verità che devo rinfacciare a me stessa, non vogliono uscire fuori da quella parte del mia testa che vuole tenermi al sicuro dal dolore.
Eppure la sento da lontano quella voce che mi dice “tutti siamo sostituibili, figurati te, figurati in una situazione del genere”. Ed è vero che me le creo da sola le paranoie, per gli altri è sempre stato più semplice, prendono il dolore e lo mettono da parte. Infondo si dice che per guarire da qualcosa bisogna ammalarsi di qualcos’altro.
Tutti ci riescono, tranne me.
E quindi ricado nel limbo che cerco sempre di evitare ma che allo stesso tempo cerco, perché è diventato il luogo che forse conosco di più. Alla luce non ci so più stare, mi fa paura e non so gestire la sicurezza, sono sempre stata troppo impegnata a cercare di capire il perché dell’enorme vuoto che mi porto dentro da sempre.
Da dove arriva?              
A volte penso di esserci nata così. Mi vengono in mente momenti della mia infanzia in cui piangevo per nessuna apparente ragione e no, non erano capricci da bambina.
Come quella volta in cui ero in vacanza con mio fratello e la sua famiglia, lontana dai miei genitori. Eravamo tutti a tavola a scherzare e all’improvviso sono scoppiata in lacrime, come se una valanga mi stesse travolgendo in quell’esatto istante, tutti mi chiedevano cosa avessi, il problema era che non lo sapevo nemmeno io.
E non lo so tuttora.
E’ come se fossi nata con un difetto di fabbricazione, eppure ora non piango quasi mai. Una canzone dice “non è che non piango mai è che le lacrime ghiacciano dentro.” e trovo buffo pure questo mio volermi cercare nelle canzoni. Come se volessi dire a me stessa che non sono poi così sbagliata, se certe parole le scrivono pure loro che vengono ascoltati da migliaia di persone.
Appunto, c’è chi riesce a trasformare il dolore in arte. Io cosa me ne faccio?
Ripenso spesso a quel periodo buio della mia vita. Sentivo il vuoto mangiarmi ogni giorno, per anni, e nessuno se ne accorgeva o meglio, nessuno aveva voglia di accorgersene.
E invece ora, tutti sembrano volermi buttare addosso qualsiasi tipo di dolore come se potessi farci qualcosa. A me non piace condividere ciò che sento, il dolore è soggettivo, perché loro lo fanno con me?
Come posso risolvervi se non riesco neanche a risolvere me stessa?
Eppure io ci provo lo stesso, ma le forze mi mancano.
 
  
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