Anime & Manga > Kilari
Segui la storia  |       
Autore: PiperBlue    24/01/2019    0 recensioni
Kilari è una bellissima giovane idol giapponese, famosa anche nel resto del mondo: la sua storia d'amore si sviluppa fra le luci della ribalta. Ma come sarebbero andate le cose, se così non fosse stato? Se lei fosse rimasta una normale studentessa, avrebbe avuto modo di trovare la sua anima gemella ugualmente? Oppure sarebbe rimasta sola, in attesa di un principe azzurro che non avrà mai modo di incontrare?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiroto Kazama, Izumi Amakawa, Kilari Tsukishima, Seiji Hiwatari
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Oggi partiamo per la gita!» esclamò Kilari, entusiasta, mentre riempiva il suo zainetto di cibo. Na-San la guardò, contrariato.
«Cosa c’è?» gli chiese lei. «Cammineremo per ore nel bosco, avrò bisogno di energie!» spiegò, le labbra piegate in un sorrisino.
«Na-na!» l’ammonì il micio.
«Tranquillo, non dimenticherò l’acqua!» lo rassicurò la ragazza, guardando l’orologio.
«Oh, ma è tardissimo! Devo andare! Ciao Na-San!» salutò, chiudendo ed afferrando la cartella in tutta fretta, per dirigersi a scuola, dove l’autobus che li avrebbe condotti fino al boschetto in cui si sarebbe svolta la passeggiata era parcheggiato. Si apprestò a salirvi, prendendo immediatamente posto accanto alle sue amiche.
«Pronta, Kilari?» le domandò Miku, rivolgendole un ampio sorriso.
«Certamente! Sapeste cosa non ho portato per il falò di ‘sta sera!» rispose lei, ricambiando l’espressione gioiosa dell’amica.
«Oh, lo sappiamo!» la presero in giro Miku e Sayaka. Lei finse di offendersi, per poi unirsi
alle risate.
Quando furono finalmente arrivati a destinazione, tutti gli studenti scesero dall’autobus. Kilari e le sue amiche si guardarono attorno; l’ambiente era davvero suggestivo. Si trovavano sulla strada al limitare di un boschetto fitto di querce, pioppi e faggi. Vi si addentrarono appena, per ammirare al meglio quel luogo così fuori posto rispetto a ciò che lo circondava. La luce che filtrava tra le foglie degli alti alberi rischiarava l’ambiente, permettendo a bellissimi fiori colorati di crescere sul terreno attorno allo stretto sentiero sterrato che i ragazzi stavano percorrendo lentamente, mentre si guardavano attorno estasiati. Nell’aria aleggiava un dolce profumo di erba fresca e legno. Gli unici suoni udibili erano il cinguettare allegro degli uccellini e il lontano scrosciare di un torrente.
«Che meraviglia!» esclamò Kilari. «Sembra un bosco fatato!» tutti i suoi compagni annuirono, rapiti dallo scenario che si presentava davanti ai loro occhi increduli. Eppure, nel gruppo di studenti che, meravigliati, osservavano ogni particolare dello splendido paesaggio boschivo, c’era un ragazzo al quale non sembrava importare la dirompente bellezza della natura che lo circondava: i suoi occhi scuri erano puntati sulla ragazza che aveva appena parlato. Mentre la guardava, non poteva fare a meno di notare come i suoi meravigliosi occhi celesti risplendessero di felicità, come il suo largo sorriso le illuminasse il volto rendendola ancora più bella. Improvvisamente, lei si voltò verso di lui. Nell’incrocio degli sguardi dimoravano mille parole non dette. Colto alla sprovvista, Hiroto si ritrovò ad arrossire come un bambino, mentre Kilari gli si avvicinava, sorridendo raggiante.
«Non pensi anche tu che sia meraviglioso, Hiroto?» gli chiese, prendendogli una mano fra le sue.
«Certo, è bellissimo.» si apprestò a rispondere lui, che per tutto il tempo aveva ammirato qualcosa di ben diverso dal paesaggio. Nel sorriso che la ragazza gli rivolgeva, di tanto in tanto, riusciva a scorgere una minima speranza di un sentimento corrisposto. La verità era che Kilari lo faceva impazzire, dal primo momento in cui le aveva parlato aveva subito notato qualcosa di davvero speciale in quella ragazzina. Era come se attorno a lei, dovunque andasse, ci fosse un’aura di positività, capace di far diradare la più opprimente delle oscurità. Aveva l’incredibile potere di rendere le persone attorno a lei felici. La sua bontà e ingenuità che dapprima avevano leggermente irritato il ragazzo, si erano fatte spazio nel suo cuore, mettendo profonde radici che sarebbe stato impossibile strappare. Lo aveva trascinato a forza fuori dalla sua solitudine, travolgendolo e investendolo di mille emozioni contrastanti, fino a lasciarlo completamente confuso e stordito, col cuore trafitto dalla più potente delle frecce. I suoi splendidi occhi celesti erano in grado di torcergli lo stomaco e il suo sorriso lo aveva incatenato come un incantesimo. Non riusciva a pensare ad altro, a quel meraviglioso sorriso e a come provocarlo. Kilari era stata capace di insinuarsi nel suo cuore, nella sua mente e nella sua anima come mai nessuno prima di lei era riuscito, risvegliando emozioni a lungo sopite dentro di lui. Hiroto era assolutamente certo di ciò che provava, eppure si limitava a guardarla, a esserle amico. Era difficile tenere dentro una forza tanto prorompente, un sentimento così sincero, autentico e forte. Era difficile ignorare ciò che il cuore gli suggeriva di fare e tenere a bada la tentazione di stringerla a sé per non lasciarla mai andare. Ma doveva farlo, non poteva permettere a niente e a nessuno di rovinare il bellissimo rapporto di amicizia che si era venuto a creare fra di loro. La paura di perderla era più forte dell’amore stesso che provava per lei.
“Forse, un giorno, le cose cambieranno. Forse, un giorno, il tuo sorriso brillerà per me.” Pensava, osservandola mentre percorreva il sentiero, indicando tutto ciò che vedeva e lasciandosi andare a risate colme di allegria ed emozione. Hiroto era sicuro che finché avesse sentito quella risata, sarebbe stato felice, anche nascondendo nell’ombra la verità. Avrebbe potuto rifugiarsi fra le note gioviali e rassicuranti di quella risata. Finché lei fosse stata felice, lui avrebbe sempre avuto la certezza di stare facendo la cosa giusta. E se un giorno l’avesse vista abbracciare un altro, per quanto straziante, la felicità di lei sarebbe stata la priorità.
Ciò che Hiroto non sapeva era che il cuore della ragazza oggetto dei suoi pensieri, al centro di tutti i suoi ragionamenti, batteva solo ed esclusivamente per lui. E, di certo, non poteva immaginare che la sua luce avrebbe presto diradato l’ombra in cui si ostinava a celare la realtà dei fatti.
 
 
Kilari era entusiasta, trovava ogni minimo particolare, dalle verdeggianti chiome degli alberi agli uccellini colorati, degni di nota ed esclamazioni di stupore riempivano la sua bocca. Non che non avesse mai visto un bosco prima, ma quel giorno aveva una ragione particolare per essere tanto felice. Quella ragione le stava camminando accanto con aria assorta da almeno dieci minuti. L’espressione persa di Hiroto finì per preoccupare leggermente la ragazza.
«Sembri su un altro pianeta! Non ti stai divertendo?» chiese, rivolgendogli un sorrisino imbarazzato. Non ottenne risposta. La ragazza, stupita, si chiese a cosa stesse pensando. Poteva forse esserci una vaga possibilità che i pensieri che lo distraevano al punto da non sentirla e che gli addolcivano lo sguardo fossero rivolti a lei? Scrollò la testa. Suo malgrado, Kilari dubitava seriamente che un ragazzo come Hiroto, carino, intelligente, dolce e gentile, potesse mai provare qualcosa di più di una semplice amicizia nei confronti di qualcuno come lei. Con ogni probabilità la considerava come una sorellina minore da accudire e proteggere. Kilari si considerava una persona positiva e ottimista, ma qualche volta veniva sopraffatta dalle insicurezze, come in quel caso. Si ripeteva che era troppo goffa e pasticciona e forse persino irritante. Per non parlare del suo difetto più grande, ossia di mangiare senza alcun controllo. Le sue amiche non finivano mai di ripeterle che non era elegante, ma lei di solito prendeva la cosa sul ridere e non se ne preoccupava. Ma, da quando aveva cominciato a provare sentimenti tanto forti, tutta l’ilarità era sparita e aveva finito per temere questo suo lato. L’unico pensiero che la consolava era che possedeva senza ombra di dubbio l’amicizia di Hiroto, che, anche se ben lontana dal tipo di relazione che sognava, la rendeva felice.
 
La voce dell’insegnante risvegliò entrambi dal vortice dei pensieri in cui erano sprofondati.
«Siamo arrivati! Sistemate le vostre cose nello chalet e poi tornate qui; ceneremo tutti assieme davanti al falò e poi andremo a dormire. Non metteteci troppo.»
Così, dopo essere entrata nella stanza che avrebbe condiviso con le ragazze e averle guardate sistemare le loro cose -lei aveva portato solo cibo-, tornò fuori, dove l’attendeva il falò già acceso che crepitava invitante. Tutti gli studenti si sedettero attorno al fuoco per mangiare, e presto il suono di tutte le voci sovrastò i rumori del bosco di notte, dei grilli e del vento che frusciava fra le foglie.
Si stavano tutti divertendo, inclusa Kilari, quando qualcosa al bordo del suo campo visivo attirò la sua attenzione. Qualcosa di piccolo e lucente.
«Una lucciola!» esclamò, meravigliata. Constatando però che nessuno l’aveva sentita e non volendo disturbare nessuno, si alzò in silenzio, non vista, e seguì la lucente creatura fino al fitto del bosco. Quando si accorse di non sentire più le voci dei suoi compagni, era troppo tardi: mise un piede in fallo, sotto le sue scarpe il terreno franò e lei precipitò lungo un ripido pendio, finendo ricoperta di terra in una piccola valle.
Si diede mentalmente della stupida, ringraziando di non essersi fatta male e cercando di rimettersi in piedi. L’eco dello spavento appena preso si rifletteva nel battito forsennato del suo cuore. Quando però si alzò, un’acuta fitta alla caviglia la costrinse a tornare seduta. Nel buio non vedeva con molta chiarezza, ma sembrava che si stesse gonfiando. Scoraggiata, rivolse lo sguardo indietro: il pendio era parecchio alto, non era sicura che sarebbe riuscita a risalirlo in condizioni normali, figurarsi con una caviglia slogata.
Con le lacrime agli occhi, prese un respiro per cercare di calmarsi e decidere cosa fare. Avrebbe potuto cercare un’altra via per tornare su, ma faceva fatica a camminare e avrebbe con ogni probabilità finito per perdersi e peggiorare ulteriormente la situazione. Non si ricordava se si fosse allontanata molto, ma sicuramente nessuno avrebbe potuto sentirla urlare, e avrebbe solo disturbato gli animali selvatici. Chissà se nel bosco ce ne erano di pericolosi? Concluse che la cosa migliore da fare era rimanere lì seduta, in attesa che qualcuno venuto a cercarla la trovasse. Ma, a stare ferma senza fare niente, non riusciva a impedire all’angoscia di assalirla, e scoppiò in lacrime.
“In che guaio mi sono cacciata?” si ripeteva, piangendo a dirotto.
Un rumore improvviso la costrinse a smettere, rimanendo col fiato sospeso.
«Kilari? Dove sei?»
«Hiroto! Sono qui! Aiutami!» cercò di alzarsi in piedi, ma il dolore alla caviglia era solo aumentato e tutto quel piangere le aveva regalato un terribile mal di testa, così finì solo per cadere nuovamente a terra con un singhiozzo.
«Kilari! Stai bene? Aspetta, vengo a prenderti!» disse il ragazzo, avvicinandosi al dirupo.
«No! Cadrai anche tu!» tentò di avvertirlo lei, ma ormai era troppo tardi: Hiroto fece la stessa fine della ragazza ruzzolando per il pendio e rovinandole addosso.
«S-scusa!» si alzò in fretta, rosso in volto. Ringraziò l’oscurità che non permetteva all’amica di vederlo. Kilari lo abbracciò di slancio. Lui ricambiò la stretta, accarezzandole i capelli e diventando, se possibile, ancora più rosso.
«Hey… va tutto bene… più o meno. Mi dispiace di non essere stato di aiuto.» le sussurrò.
«Non fa niente. Sto meglio ora che non sono più sola.» gli disse, scostandosi e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
«Stai bene?» le chiese allora Hiroto, preoccupato.
«Mi sono solo fatta male alla caviglia. Nulla di cui preoccuparsi!» cercò di sorridere, senza troppo successo.
«Ok… ma lo sai che potevi farti molto più male? Cosa ti è saltato in mente? Mi hai fatto preoccupare tantissimo!» la sgridò.
«Scusami! Stavo seguendo una lucciola…» spiegò lei, nel tentativo di alleggerire la conversazione.
«Una lucciola!? Tu sei matta da legare!» le disse, colpendola scherzosamente in testa con la bottiglietta d’acqua che si era portato dietro.
Kilari, che la notò solo in quel momento, si rese conto della sete che aveva.
«Ehm… potrei bere un po’? Ho davvero sete.» chiese al ragazzo.
«Ne ho già bevuta metà, va bene lo stesso?»
«Sì, certo.» aveva troppa sete per preoccuparsene, così prese la bottiglia e ne finì il contenuto.
«Va meglio?» chiese Hiroto.
«Sì, mi sento solo molto… stordita…» non appena disse queste parole, si accasciò addosso al ragazzo, che la sostenne, spaventandosi.
«Kilari!» esclamò, sedendosi con la ragazza in grembo. Lei alzò lo sguardo, puntando gli occhi in quelli scuri di lui. Erano abbastanza vicini perché, nonostante il buio, potesse scorgere chiaramente lo sguardo preoccupato. Senza pensare, allungò la mano, poggiando il palmo sulla sua guancia.
«È solo lo spavento. Sto bene, adesso.» sorrise debolmente, per poi rabbrividire a una folata di vento più fresca.
«Hai freddo?» le domandò Hiroto.
«Un po’…» rispose lei, imbarazzata dalla situazione e dalla vicinanza. Avrebbe voluto togliere la mano dalla guancia di lui, ma proprio in quel momento lui gliela prese, trattenendola. Poi si tolse la giacca, usandola per coprirla.
«Sarai stanca…» disse dopo qualche attimo di silenzio.
«Anche tu.» ribatté lei, respirando piano. La giacca del ragazzo le teneva caldo, ma era soprattutto il suo respiro sulla pelle a farla sentire bene.
«Penso che dovresti provare a dormire. Non ci troveranno tanto presto.» osservò lui.
«Avrei dovuto avvertire qualcuno prima di venire a cercarti da solo. Sono stato uno stupido.» si lamentò poi.
Kilari si accigliò.
«Sono sicuramente io la stupida fra i due! E comunque sono contenta che tu sia qui con me…» bisbigliò, poco prima di addormentarsi.
Il ragazzo la strinse a sé, seguendola poco dopo nel mondo dei sogni.
 
 
«RAGAZZI!»
L’urlo svegliò di soprassalto i due, che si allontanarono imbarazzati. Davanti a loro, la professoressa che li aveva portati in gita sembrava parecchio furiosa.
«Cosa vi è saltato in mente? Allontanarvi dal gruppo senza dire niente a nessuno! Siete due irresponsabili! Non potete scappare così per amoreggiare, la responsabilità se vi fate male è mia!» alle sue parole le guance dei ragazzi si tinsero di viola.
«…Mi scusi… è colpa mia. Mi sono distratta e allontanata un momento e poi sono caduta qui. Hiroto era venuto a cercarmi.» spiegò Kilari quando ritrovò la voce. Lo sguardo dell’insegnante si addolcì.
«Avrebbe dovuto avvertire qualcuno, Kazama. Ma almeno state tutti bene. A parte la sua caviglia, Tsukishima, che è chiaramente slogata. Adesso alzatevi, dobbiamo tornare al pullman; la gita è finita. Una volta a scuola andrà in infermeria, signorina. E poi entrambi in punizione. Diciamo che non porterò una classe gita per un bel po’ di tempo dopo oggi. Forza, andiamo.» aggiunse, aiutando Kilari ad alzarsi.
Alla luce, la ragazza poteva vedere quanto si fosse gonfiata la sua caviglia e distinguere chiaramente il grosso livido viola.
«Ce la fai a camminare?» le chiese Hiroto, ancora rosso in volto.
«No…» rispose lei. Il ragazzo allora la prese in braccio, portandola per tutta la strada fino all’autobus. Lei si aggrappò al collo nascondendovi il volto per celarne il rossore e, cullata dolcemente dal suo passo, ebbe modo di ripensare alla sera precedente.
Hiroto aveva corso un pericolo per andare a cercarla e tentare di aiutarla. Al pensiero le si stringeva il cuore. Poi era stato gentilissimo, sostenendola, dandole la sua giacca e la sua bottiglia d’acqua. Aveva dormito abbracciata a lui e adesso la stava portando in braccio.
Nell’insieme, non riusciva a considerare la gita il clamoroso fallimento che vedeva la sua professoressa. Sorrise, arrossendo ancora di più al pensiero.
Quando finalmente raggiunsero il pullman, tutti i loro compagni gli corsero incontro, tempestandoli di domande. I due assicurarono loro di stare bene, poi tutti salirono e ripartirono, ascoltando in silenzio per tutto il viaggio le lamentele dell’insegnante che parlava con l’autista.
 
A scuola, era andata subito in infermeria, dove le avevano fasciato e steccato la caviglia.
Era seduta sul lettino quando entrarono Miku e Sayaka, che sull’autobus non avevano fiatato e adesso erano piene di domande, con le quali inondarono la poverina che faticò a raccontare l’accaduto.
Quando però ebbe finito, le due ragazze stavano lanciando gridolini eccitati saltellando a più non posso.
«Che cosa vi prende adesso?» gli chiese, confusa.
«Scherzi? A parte il fatto che Hiroto è venuto a cercarti personalmente, avete passato la notte assieme e vi siete baciati?» le dissero, senza smettere di muoversi come due pazze. Kilari sgranò gli occhi, arrossendo violentemente.
«Baciati!? Ma che cavolo dite?» strillò, coprendosi la faccia con un cuscino e desiderando sparire dalla vergogna.
«Mai sentito parlare di bacio indiretto? Avete bevuto dalla stessa bottiglia, Kilari! È come se vi foste baciati!» la ragazza non poteva credere alle proprie orecchie.
Si distese sul lettino, cercando di far rallentare il battito del suo cuore che voleva a tutti i costi uscirle dal petto, missione impossibile dal momento che il solo pensiero di un ‘bacio indiretto’ con Hiroto la faceva impazzire.
Prese un profondo respiro, cercando di razionalizzare la cosa e convincersi che Miku e Sayaka avessero torto, ma riusciva solo a pensare alle labbra del ragazzo sulla bottiglia dalla quale anche le sue avevano attinto.
Si strofinò le mani contro la faccia, come a voler cancellare il rossore, lamentandosi.
Guardò per un attimo le sue migliori amiche mentre ballavano e lanciavano gridolini entusiasti, poi chiuse gli occhi.
“Un bacio indiretto…”




E ciao a tutti! Vogliate scusarmi per la lunga assenza, spero che il capitolo la compensi! Spero che vi sia piaciuto e che vogliate lasciare una recensione; mi farebbe davvero piacere!
Aufwiedersehen, ihre PiperBlue

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kilari / Vai alla pagina dell'autore: PiperBlue