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Autore: _Maeve_    24/01/2019    2 recensioni
[Raccolta]
Magna Mater: la feconda Madre Natura che abbraccia la totalità del reale, l'embrionale, "particolaristica" natura che è paesaggio/personaggio del mio Meridione, e per finire l'orrifica Madre Cibele, la latina (solo d'adozione) Magna Mater propriamente detta, il cui culto, legato alla Terra e alla maternità primigenia, si colorò sin dall'origine di sfumature fosche, torbide,irrazionali. Sono queste le tre anime di questa poesia, spesso immersa nella campagna, nelle sue diverse declinazioni e nei suoi echi antropici. E' un habitat che mi è molto caro, per tutto ciò che in esso c'è e c'è stato, e che unisce a memorie “genetiche” ormai irrecuperabili la segreta speranza di una continuità ideale, poetica e vera insieme.
Prendetelo, al di là di sicuri echi letterari, come un progetto autobiografico, una sorta di umile memoir in allestimento, o un affresco composto da più narrazioni e più tonalità.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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magna mater storie vere
Storie vere



A  G.C


Mamma ha negli occhi un fuoco che brucia gelido
e sterile, incartapecorito come la sua faccia
ora che è vecchia, ora che la vita le è passata addosso
come un camion sull’asfalto.
Dietro un bagliore lapislazzulo stanno arti che si contorcono
e sere-fiammelle così, congelate nel trauma dell’orrido
- ripete sempre le stesse storie, bambini che muoiono
in preda alle febbri, è un ritornello rotto che suo fratello liquida presto,
certe cose non le vuole sentire. La bocca di vecchia le trema.
Cavare fuori la vita dal tronco svuotato – essiccato – di un pioppo
è pericoloso. E quei bambini che soffocano le assillano i sogni e
le tirano   via    i    suoi
con gli artigli di demonietti capricciosi e perfidi, ormai dimentichi,
vorrebbero agguantare morti balocchi. Mentre lei si prosciuga in un letto
in un paese in cui non esiste l’inverno.
Mamma mi stringe e mi spinge via come un miracolo
(c’era un marito un padre una volta ma tanto tutti la lasciano)
e io sono bruna, torrida, forte e reggo i suoi arti di marmo
e i suoi occhi di specchio, le cambio il letto
bagnato, in cui è sicura stavolta che il suo turno è arrivato.






Note
Contro ogni pronostico sono qui, complice forse un'insperata apertura di stagione, decisamente post-feste e fuori tempo massimo per i new year's proposals, se vogliamo essere poco indulgenti, ma comunque qui. Nel turbinio di spremuta autocoscienza che mi era preso tra ottobre e dicembre mi pareva che l'idea al fondo di Magna Mater fosse lontana da me, distante dai miei fanciulleschi propositi ctoni. E anche da uno stile che sentivo di dover cambiare e che mi preoccupavo di cambiare, in meglio. L'unica poesia che mi son decisa a pubblicare a dicembre forse è stata un'involuzione, ma forse anche ai grandi poeti erano congeniali, le involuzioni e i ripensamenti. Con la prima di Gennaio sono riuscita a sollevare me stessa dall'incubo del dovere, scrivendo per puro piacere e soddisfazione di scrivere. E poi ho pensato: Magna Mater. Non c'è scritto da nessuna parte che è una raccolta estiva. Le Storie Vere sono storie estive, indubbiamente, e sono andate a parare un po' dove non avevo previsto, riprendendo in automatico i temi dell'ultimo capitolo: donna - maternità - pazzia femminile come colpa. Non so perché tali temi mi attraggano. Semplice foga da bardo scalcagnato? Comunque, anche se forse non credo più alla Terra con l'abnegazione risorgimentale che avevo prima (e quindi non so se questa mia prova possa essere giudicata sottotono, messa lì per puntiglio, o non so come), penso che volerci scrivere  su basti, perché la poesia è (anche) uno spazio per recuperare vecchi ideali, per trasmutarli e calarli in nuove vesti, come disse qualcuno. Quindi stile 'rilassato'. E sinceramente mi piace.
Spero anche a chi segue la raccolta, un po'. Non giudicatemi troppo male. Nella vita reale non sono così pomposa.
A presto.


   
 
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