Tourette
Turpiloquio:
velo sordo fra me
E il mio sangue,
che forte sgorga
Dal mio sentire.
Ho la pelle d’oca
quasi fa male:
Non riesco a gridare,
Sento troppo forte
Ogni singolo nervo
Sotto la punta di freccia
Che mi fa amare.
E piango acido,
E sputo veleno,
nettare di fiori,
Costringendo dentro
le mie malate emozioni.
Vorrei poter di nuovo imparare
L’arte del dolce parlare,
Vorrei sussurrarti canzoni,
Ed invece
scatto,
Distruggo
periodi e parole,
Io
e la Tourette
della società
scarto.
Vomiterò brandelli di lettere,
Ogni mio sussulto sarà tuono,
Poesia ogni tetro
singulto.
Diavolo!
Diavolo!
M’hai cosparso di miele il viso,
Imbevuto l’orecchio di zucchero,
Con dolci coperte mi hai protetto,
E tutto quello che posso è
Uno scatto
Un singulto,
Distorsione
D’ogni parola che vorrei
Fosse d’amore.
Ma è scarto,
Ogni mio scatto,
Le lettere raccoglie
E le rigurgita, acide,
Come l’urlo
Spoglie.
Vorrei poter di nuovo imparare
A poter dire
senza ruggire,
A poter sussurrare
senza arrancare
A poter impastare versi d’amore,
E invece
rammendo schegge,
Cumulo di vetro che mi trafigge
Ed il sangue dal cuore sgorga impazzito
Non come soave fiume
Ma come singulto,
Schizzo,
Urlo,
Un tenebroso e disperato
Grido.
Note dell’autrice:
Il secondo della raccolta è un pazzo nel vero senso della parola.
Deve essere davvero brutto aver dentro tante cosmiche e non poter parlare, poter far uscire parole mal digerite come scarti... deve essere terribile. Ma anche i tourettici (anche quelli veramente malati non in senso figurato) vogliono esprimere ciò che sentono: che la poesia salvi il mondo!
A presto,
Rhymesketcher