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Autore: SkyDream    25/01/2019    3 recensioni
«Posso chiederti una cosa?» le disse d’un tratto il mago, guardando i suoi capelli scompigliati. L’altra annuì e lui riprese a parlare.
«Se non ti piace come sei, hai mai provato a cambiare per qualcun altro?» chiese volgendo lo sguardo al tavolino che avevano posto poco più avanti, dove stava raffreddando la tisana che le aveva preparato.
Quante volte non ci accettiamo e finiamo per cambiare solo per attirare le attenzioni di qualcuno?
Quante volte non ci accorgiamo degli sguardi che ci sfiorano, che vengono attratti da ciò che siamo davvero?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajeel/Levy, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vai benissimo così
Quante volte
e un’altra ancora
non ti sei voluta bene.
Quante notti hai superato
sognando di riuscire
a toglierti di dosso
le catene.
Gajeel non aveva mai fatto l’amore con Levy.
Non che l’idea gli dispiacesse, tutt’altro, ma al momento riempirla di baci e sentirla accanto gli bastava. Come se avesse la sensazione che quei momenti si sarebbero perpetrati per l’eternità.
Un’eternità insieme, vicini, andando in missione o mangiando e discutendo alla gilda.
Non gli dispiacevano le loro lunghe passeggiate, dove la ragazza parlava del più e del meno con la sua solita allegria. Senza mai accennare a qualcosa di troppo personale.
Forse per questo, quando le aveva chiesto di andare a vivere insieme - dopo lo scioglimento momentaneo di Fairy Tail -, non si sarebbe aspettato di scoprire così tante cose su di lei. Scoprì di conoscere solo la parte che lei voleva mostrare, mentre nascondeva nella sua camera tutte le cose buie che teneva dentro.
E non erano poche.
Levy era insicura.
Era insicura su tante, tantissime cose ma, primo fra tutti, spiccava il suo aspetto.
Non che si trovasse brutta, semplicemente sosteneva di non poter competere di certo con le altre ragazze che si presentavano attorno a lei, e la cosa la pizzicava.
Avrebbe voluto sentirsi bella, ricevere uno sguardo d’ammirazione, sapere di essere il desiderio nascosto di qualcuno. L’avrebbe resa un po’ più sicura e si sarebbe sentita affascinante, seppur per poco.
Glielo aveva rivelato una sera, su una sedia a dondolo di ferro che Gajeel le aveva costruito per leggere comoda il pomeriggio. Ora erano seduti entrambi lì, vicini, e lei era avvolta da una coperta e con una tazza calda a mano.
Ci soffiava su, con aria pensierosa.
«Posso chiederti una cosa?» le disse d’un tratto il mago, guardando i suoi capelli scompigliati. L’altra annuì e lui riprese a parlare.
«Se non ti piace come sei, hai mai provato a cambiare per qualcun altro?» chiese volgendo lo sguardo al tavolino che avevano posto poco più avanti, dove stava raffreddando la tisana che le aveva preparato.
«Sì. L’ho fatto una volta per attirare un ragazzo, ma ho finito per peggiorare la situazione e mi sono vergognata tantissimo.» Levy abbassò gli occhi, sentendo un groppo di tristezza e imbarazzo alla gola. Non era da lei aprirsi così a Gajeel, seppur lo amasse davvero.
Il mago si sollevò dalla sedia, facendo cadere il discorso, e l’avvisò che stava andando a dormire. Levy rimase colpita, forse delusa, dal suo comportamento e lasciò la sua tisana lì sul tavolo chiudendosi nella sua stanza.
Si chiese se avesse sbagliato, in fondo, a dire certe cose a quello che poteva ormai definirsi il suo fidanzato. Eppure si guardò allo specchio e non vide altro che una bambina saputella.
Odiava, a volte, essere Levy McGarden.
Avrebbe voluto essere alta e attraente, capace di affascinare con i discorsi o con uno sguardo. Invece non faceva altro che diventare l’amica perfetta per tutti.
Solo Gajeel si era spinto a baciarla e ad accoglierla a casa sua. Seppur non avesse mai provato a sfiorarle nient’altro che il viso e le mani.
L’aveva stretta a sé quando aveva paura, paura di perderla per sempre, ma le sue dimostrazioni d’affetto non andavano oltre dei semplici piccolissimi baci.
Levy si infilò sotto le coperte, lasciando accesa una Lacrima vicino al comodino e si addormentò.
 
Gajeel aprì la porta della camera, sentì subito il profumo della ragazza e sorrise bonario nel buio, chiamandola per nome a bassa voce.
La ragazza si ridestò appena, sedendosi sul letto e guardando l’altro controluce.
«Gajeel, che è successo?» chiese strofinandosi gli occhi e cercando di coprirsi le spalle infreddolite.
«Nulla, mi andava.» rispose infilandosi sotto le coperte, senza nemmeno chiederle il permesso. Ci entravano perfettamente entrambi, se non fosse stato per lei che era rimasta seduta a fissare il vuoto, rossa in viso e con gli occhi lucidi di sonno.
«Speravo che un giorno lo avresti fatto.»  gli rivelò sorridendo e tornando a sdraiarsi. Con la sola luce della Lacrima a illuminare a sprazzi l’oscurità, Gajeel era diventato un gioco di luci ed ombre.
Luci ed ombre bellissime.
Levy gli toccò un braccio, timida, e poi si avvicinò fino ad accostarsi al suo corpo. Il battito di quel cuore di caldo ferro la fece rilassare e, senza rendersene conto, si ritrovò a fargli piccole carezze su e giù per la schiena.
Gajeel le baciò la testa, pronto a dar alito a tutte quelle piccole dolcezze che aveva avuto paura di esternare. Era pur sempre un grande e grosso Dragon Slayer del Ferro.
Ma, quando sentì Levy sorridere contro il suo petto, cercò e trovò il coraggio di fare quella richiesta che per tanto tempo si era tenuto dentro.
Dopo la discussione di quella sera era diventato quasi un bisogno e sentiva di aver raggiunto un grado di intimità e fiducia tale da chiederglielo.
«Levy?» la chiamò ancora, seppur non riuscisse a trattenere una voce tremolante.
Lei annuì scostandosi dal suo petto quel poco che bastava per vederlo in viso. Bello come poche cose. Non sapeva però che anche lui si era perso a guardare le sue gote in penombra.
«Posso-» si bloccò, il mago non riuscì più ad andare avanti, come se fosse stato bloccato da qualche paura. Forse quella di rovinare quel momento magico.
«A me puoi dire tutto, Gajeel, cosa c’è?» chiese l’altra, poggiando una mano sul suo viso. Ricevere quei gesti d’affetto le riempiva il cuore di gioia come nient’altro.
«Levy, posso poggiarmi al tuo seno?».
Calò il silenzio più totale, neppure le ombre della notte riuscirono a coprire il rossore delle guance di entrambi. Levy deglutì, poi lo guardò in faccia e annuì facendo spazio affinché l’altro restasse comodo.
«Mi dispiace non aver-» si bloccò, imbarazzata dal constatare che il suo ragazzo avrebbe avuto ben poco su cui poggiarsi.
Levy avrebbe voluto sotterrarsi.
«Fammi constatare prima di giudicare!» esclamò l’altro, posizionandosi comodamente di fianco alla sua compagna. Portò la testa sul suo petto e trovò la pace.
Sentiva il seno caldo e morbido sotto cui il suo cuore batteva velocemente, sentiva i polmoni riempirsi d’aria e poi svuotarsi con un ritmo tremolante.
Levy si calmò, poi sorrise e portò una mano sui capelli del suo ragazzo, coccolandolo.
Sapeva che Gajeel non si sarebbe dedicato molto spesso a quei momenti, ma avrebbe cercato di far buon uso delle poche occasioni che le riservava.
Lui, d’altro canto, si accorse che quello era diventato il suo nuovo posto preferito, e che avrebbe voluto dormirci su ogni notte.
«Dormiamo insieme ogni notte.» disse, facendolo risultare più un ordine che una proposta. Tipico suo.
«Va bene, Gajeel.» rispose lei, continuando a coccolarlo, regalandogli qualche piccolo bacio sui capelli. Si sentiva davvero felice nel vederlo così rilassato e protetto dal suo piccolo e gracile corpo.
«Comunque, Levy, vai benissimo così.» esclamò d’un tratto, in mezzo al silenzio, con un sorriso sulle labbra che lasciava intuire quanto la amasse. Quanto amasse tutto di lei. «E se non sei sicura di te stessa, è solo perché non vedi gli sguardi che ti rivolgono i ragazzi, e sono sguardi carichi di ammirazione e sì, anche di desiderio».
Levy trattenne il respiro, curiosa di sapere come avrebbe continuato. Era così tesa che aveva smesso di passargli le dita attorno alle ciocche.
«Levy McGarden, tu sei il mio desiderio. Credo non ci sia bisogno di ripeterlo più. Ora dormi, che non hai niente da cambiare, vai bene così».
Ma poi per cosa? 
Ma poi per chi?

Quante volte sei cambiata.
Ma ora basta.
Riposati.
Che per me
anima mia
vai benissimo così.1

 1) Poesia di Andrew Faber "Quante volte".

 Angolo rapido dell'autrice:
Lettori e recensori, eccomi con la mia prima GaLe.
In realtà è stata scritta tempo fa, ma ho voluto pubblicarla perchè - ahimè- passerà davvero molto tempo prima che possa pubblicare la long che stavo scrivendo (motivi di studio).
Non so quando tornerò, ma a tutti coloro che scrivono posso assicurare che di tanto in tanto darò un'occhiata alle loro opere <3
Spero vi abbia fatto piacere.
In stesura, per i prossimi mesi, ho in mente una long NaLu e Gruvia, una flash Gruvia angst e una one shot Gruvia romantico-sentimentale.
Chissà quando riuscirò a scriverle!
A presto <3

 
   
 
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