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Autore: Anil    26/01/2019    3 recensioni
Cosa succederebbe se Akito e Sana potessero leggersi nel pensiero? Basterebbe per risolvere le loro solite incomprensioni?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence, Un po' tutti | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“quando mi separerò da te, sarò io quello distrutto” l’aveva urlato e aveva pianto.
E io ci credevo, ci credevo davvero con tutta l’anima che lui mi amasse quanto lo amavo io.
Ed ero certa che ci credesse anche lui.
Ma poi sono successe le due cose più distruttive di tutte, quelle due cose che per loro natura sono ineffabili e difficili da cogliere se non quando è già tardi: il niente e l’abitudine
.
I messaggi, le e-mail e le telefonate erano diminuiti impercettibilmente nei primi due anni della sua partenza. Io avevo riversato tutto il mio dolore nel lavoro e avevo sempre meno tempo.
Lui dal canto suo, mi mandava risposte sempre laconiche e scostanti. Senza il calore dei suoi occhi a tranquillizzarmi, la sicurezza che mi avrebbe aspettato era vacillata.
Come si può chiedere ad un ragazzo di quindici anni che vive a Los Angeles di aspettare una ragazzina dall’altra parte del mondo?
Sicuramente aveva avuto le sue esperienze con altre, si era ricostruito una vita e mi aveva relegata in un angolino della sua memoria con un’etichetta appiccicata sopra: passato. 

Era un freddo venerdì di 5 anni fa quando ricevetti la telefonata di Tsu che mi diceva che Lui era tornato. Cosa si aspettava che facessi? Io cosa volevo davvero fare?
Il tumulto dentro di me era stato terribile: la paura di trovarlo cambiato si scontrava con il desiderio di vederlo e alla fine quest’ultimo prevalse. Ricordo la corsa sfrenata verso l’aeroporto, Rei aveva mandato con me un suo sostituto che guidava troppo lentamente, scalpitavo.Volai letteralmente fuori dall’auto e corsi tra la marea di gente che affollava la sala degli arrivi. 

Finalmente eccolo là, in mezzo alla folla vedevo solo i suoi inconfondibili capelli color miele, solo che ora erano su un ragazzo dalle spalle larghe e dall’altezza non comune. Anche se era di spalle ero certa fosse lui, il mio corpo l’aveva riconosciuto prima di me…
“Akito…” Il suo nome mi scivolò dalle labbra, ed era poco più che un sussurro, ma lui si girò ugualmente verso di me.
Tre interminabili anni, era lì proprio davanti a me. Il mio Akito. Era tornato e tutti i miei timori si rivelarono fondati: Davanti a me c’era un Akito diverso. Non c’erano stati abbracci, né parole che esprimessero la mancanza ed il dolore degli anni trascorsi. Aveva solo alzato la mano in un freddo saluto e aveva detto ‘Hi’
Mi ero sentita morire, anche se avevo vacillato, a tenermi insieme era sempre stata la speranza: una volta tornato Akito avrebbe distrutto tutte le mie insicurezze abbracciandomi. Invece aveva solo distrutto le mie ultime sicurezze e aveva distrutto me…Fu tutto inutile, le mie braccia e le mie gambe rimasero immobili nonostante comandassi loro di avvicinarsi, di abbracciarlo, di avvinghiarmi per non lasciarlo andare lontano da me di un solo passo.
E fu così che lo persi ancora, nel modo più terribile, cioè avendolo vicino ma senza poterlo raggiungere.”




 

Sarebbe un Mondo migliore se “Ti amo” e “Addio”
 si potessero dire una sola volta nella vita.
E mai alla stessa persona.
(mheathcliff, Twitter)
 
 
WEEK-END

POV. SANA


È passata quasi una settimana da quando sono sparita da casa. Le ragazze mi hanno chiamata almeno un centinaio di volte, ma non ho mai risposto.
Mi sento vagamente in colpa verso di loro…anche se ho sentito Nao chiamarle per rassicurarle.
Benedetto Nao! Non mi ha più chiesto nulla della scenata delle scale, e gli sono grata per questo. Si è limitato a coccolarmi (con tanto di baci) e a viziarmi (con tanto di abbracci in piena notte).
Ma oggi non posso fare a meno di tornare. Nao si è offerto di accompagnarmi, ma gli ho detto che non corro alcun pericolo in casa mia.
Le ragazze non farebbero entrare Hayama dopo quello che è accaduto. Credo. Tsu deve aver raccontato loro della scena delle scale.
Chissà se Fuka ha già picchiato Hayama. La immagino mentre gli urla epiteti poco carini e lo schiaffeggia con forza.
Le mie amiche…mi sono davvero comportata male con loro.
Dovrò dire loro prima o poi che andrò a stare per un po’ da Nao. E’ per questo che sto tornando, per prendere i vestiti…
Entro in casa e subito Aya corre verso di me.
“Fuka?” chiedo sciogliendomi dal suo abbraccio.
Un po’ spero che non ci sia, non sono pronta per le sue domande…
“Sana, potevi avvisare, ecco forse è meglio…”
Aya balbetta tormentando il bordo della sua camicia. Non è un buon segnale. E’ successo qualcosa.
“Che succede Aya?”
Aya si morde il labbro “ecco forse è meglio che torni in un altro momento…”
Ma cosa diavolo sta dicendo?! Ehi! Questa è anche casa mia. Ancora per poco, certo, ma questo lei non lo sa…
“Cosa stai dicendo?”
“Ecco vedi, Hayama è di là nella tua stanza, lui...” Ora che è riuscita a parlare Aya alza lo sguardo sul mio viso, in tempo per vedermi digrignare i denti.
“Che significa è di là?” sputo spostandola e avanzando verso la mia camera. Non ha nessun diritto di entrare nei miei spazi.
E’ la volta buona che lo ammazzo. Spalanco la porta prendendo fiato per urlare e…mi blocco.
Hayama è steso sul mio letto completamente vestito, di pancia in giù, la testa rivolta verso l’esterno. Dorme profondamente. Anche così posso notare quanto sia sconvolto.
Guardo Aya e deve aver letto la domanda sulla mia fronte: che diavolo succede?
“E’ così da quando sei andata via. Corre fino allo sfinimento tutte le notti, non mangia quasi più e quando torna viene qui a dormire. Abbiamo provato ad impedirglielo, ma ecco Lui...”
Sgrano gli occhi, è già successo tutto questo...
“Vuoi che chiami Tsu per aiutarti?” mi chiede Aya.
“No, posso fare da sola. Grazie Aya” le sorrido debolmente e chiudo la porta.
Mi avvicino a lui e mi abbasso ad altezza del suo viso. Non credevo che fosse così addolorato, ma ciò che non capisco è perché sia a dormire nel mio letto.
Sta mormorando qualcosa, avvicino l’orecchio alla sua bocca.
“Sa…”
“…na”
“Sono qui Akito” gli sussurro, Hayama apre pigramente gli occhi e allunga una mano verso il mio viso. Non so se è realmente sveglio. Mi accarezza piano una guancia.
“Sei tornata” mormora. Ora so che è sveglio perché con la coscienza stanno tornando tutti i suoi sentimenti. Dolore, un grande ed incontenibile dolore. Potrei esserne schiacciata.
Sento le lacrime che premono per uscire. Come fa a sopportarlo?
Invece che dai miei occhi, una lacrima scende dai suoi. Non posso permettere che stia così, non ce la faccio. Mi stendo accanto a lui e affondo la testa nel suo collo stringendolo forte.
Akito si aggrappa a me, accarezzandomi convulsamente la testa.
“Mi dispiace, mi dispiace così tanto” mormora con voce rotta nei miei capelli.
“Non è successo nulla Aki, sono qui ora.” Piango anch’io travolta dalla marea che sta distruggendo il nostro cuore.
Rimaniamo così avvinghiati per un tempo indefinito, finché ci calmiamo e riprendiamo il possesso della ragione.
 
 
POV. AKITO
Non credevo si potesse soffrire così tanto, avevo già sperimentato il dolore. Insomma si può dire che è tutta la vita che lo sopporto, ma questo… questo ha sfondato tutti i confini della sopportazione.
E’ un dolore che mi annebbia la mente.
Ho corso tutte le notti fino allo sfinimento. Solo il profumo del suo letto riesce a calmarmi, mi dà la debole sensazione che lei mi sia accanto e riesco a riposare un po’.
Ora però lei è davvero qui, la sento nelle mie braccia. Sento il suo cuore battere forte contro il mio petto, ho le narici piene del suo profumo e il suo calore mi sta riscaldando.
Mi lascio cullare dal suo abbraccio…
“Non è successo nulla Aki, sono qui ora.” Le sue parole sono come balsamo, sento un po’ di speranza irradiarsi nelle mie membra stanche.
Dopo un tempo troppo breve per me, Sana si stacca, ma rimane stesa accanto a me. Mi prende il viso fra le mani e cerca i miei occhi, non voglio guardarla.
Mi vergogno troppo di me stesso, ma ormai è inutile nascondersi, lei sente comunque tutto ciò che provo…
“Io sto bene Akito. Smettila di distruggerti.” Mi sussurra.
Le accarezzo la guancia e sento il suo stomaco contrarsi dolorosamente. Faccio un sorriso amaro, le dà fastidio…tolgo la mano.
“Non è come pensi, è solo…strano.” Mi accarezza la guancia e sento la stessa fitta allo stomaco. Inequivocabilmente mia stavolta.
“Visto?” dice sorridendo un po’.
Voglio sentire ancora quel dolore allo stomaco, voglio provarlo ancora… allungo ancora la mano e poso leggero il pollice sulle sue labbra. Sana chiude gli occhi. Il labbro le trema leggermente e sento nello stomaco un senso di vuoto che mi lascia senza fiato. E’ la sensazione più bella del mondo.
Sana riapre gli occhi e fa la stessa cosa con me provocandomi un identico vuoto. Sorridiamo.
“Cosa stiamo facendo?” mi chiede.
“Ci stiamo facendo del male” rispondo. Mai sentiti dolori più belli di questi. Ne voglio di più, voglio sentirli ancora. Mi voglio sentire vivo.
Mi avvicino lentamente al suo viso fermandomi appena prima di toccarle le labbra, posso sentirne il calore. Ah! Che bello! Non avevo mai pensato a quanto fosse bello il masochismo. Il cuore ci batte furiosamente nel petto e siamo scossi da un tremito che ci attraversa da dentro.
Credevo di essere troppo felice per permettere che qualcosa rovinasse questo momento, ma come si dice? Non bisogna mai abbassare la guardia.
Nella mia testa (direttamente dai ricordi di Sana) si affaccia l’immagine del volto di Kamura che sopra di me (sopra di lei) le bacia il collo scendendo verso il seno.
È una visione fugace, ma mi colpisce con la forza di un pugno in faccia. Quello di Nao appunto.
Mi sciolgo dal suo abbraccio nel giro di un nanosecondo e mi fiondo dall’alta parte della stanza. 
Sana mi guarda spaventata e si rinfila subito il cappello, forse per evitare che veda altre immagini di loro…
“Scusami, io non volevo” dice sull’orlo delle lacrime
“non so perché mi sia venuto in mente.”
Preso dal desiderio che tornasse e accecato dal dolore, non ho riflettuto sul fatto che ha passato l’ultima settimana da Nao, e che forse da quella sera ha approfondito il suo rapporto con lui. Che ora sta con lui…L’immagine di poco fa mi ritorna alla mente e fa a pezzi gli ultimi rimasugli della mia anima.
 “Non lo so perché mi è venuto in mente…” ripete.
“E’ solo colpa mia…io ti ho spinta” ammetto, ma non mi importa davvero. Voglio solo che lei non vada più via, che non si allontani dalla mia vita mai più. Potrei anche sopportare di vederla con Kamura, se questo la rende serena e felice, ma voglio poterla vedere sempre…
Esco dalla stanza, non voglio angosciarla ancora con questo marasma incontrollato che ho dentro. Ora che mi sono risvegliato credo sia meglio fare una doccia.
 
 
POV. SANA
Non so davvero cosa mi sia preso, vedere l’immagine di Nao in un momento del genere…forse ho solo avuto paura di essere così vicino ad Hayama, oppure senso di colpa dopo tutto quello che è successo fra me e Nao questa settimana. Non lo so, sono più confusa che mai.
Mi prendo la testa fra le mani, come se i miei palmi potessero in qualche modo contenere tutto questo caos che rischia di farmi esplodere.
“Sana?” Fuka entra in camera, ma non mi si avvicina. Sembra arrabbiata. Eccolo il momento che avrei voluto evitare.
“Ho visto Akito, sembra stare meglio.”
Annuisco. Cosa dovrei dire?
“Sana, dove diavolo sei stata? Avevamo bisogno di te. Akito aveva bisogno di te…”
Mi sento una piccola gomma da masticare spiaccicata su un marciapiede e pestata da tutti i passanti. Akito aveva bisogno di me…e io non c’ero… ehi! Aspetta un attimo, e io come potevo saperlo?!
“Ti abbiamo chiamato almeno un centinaio di volte! Non posso credere che tu non sia venuta sapendo ciò che stava succedendo. Non ti riconosco più!”
“Io non lo sapevo!” urlo a mia volta “Come facevo a saperlo se non vi ho risposto?!”
Io e Fuka ci guardiamo irate
“Io l’ho detto a Nao”
“Cosa?” Scatto in piedi come una molla, Nao sapeva?
“Non ti ha detto niente vero?”
Scanso Fuka e mi precipito a prendere il cellulare dalla borsa, non ci mette molto a rispondere.
“Si può sapere perché diavolo non mi hai detto niente?”
“calma Sana, ne parliamo di persona”
“cosa ti fa credere che voglia vederti?”
Pausa
“Mi dispiace, ho pensato che se lo meritasse…”
“Non chiamarmi più Nao”
Chiudo la chiamata e la mano mi trema leggermente. Non mi sono accorta che anche Tsu e Aya sono ora nel salotto e tutti hanno gli occhi puntati su di me. Sono abituata agli sguardi, alle attenzioni, sono abituata al palco e agli spettacoli. Ma questi sguardi che vogliono penetrarmi l’anima mi fanno sentire nuda.
“Sana vai da lui…avete bisogno l’uno dell’altra.”
Lo sguardo di Tsu è fermo e deciso. I miei tre amici hanno i volti stanchi ed infelici, ora capisco quanto profondo sia il legame che c’è tra noi. Siamo davvero una famiglia, se soffre uno soffrono tutti. “Aspetta” dice Aya prima che vada da lui “portagli questo” mi porge una barchetta piena di sushi “non mangia da un po’”
Mi avvio verso l’appartamento accanto, cammino lentamente per chiamare a raccolta tutto il mio coraggio. Cosa gli dovrei dire adesso? Ehi! Sai anche se prima ci stavamo per baciare possiamo tornare ad essere amici! Mi fermo davanti al portone, io non ho idea di cosa fare. Prima che il mio coraggio venga meno, Fuka fa una corsetta e bussa alla porta al posto mio. Poi sparisce nel nostro appartamento ammiccando. Maledetta Fuka, me la pagherà cara. Mentre formulo vendetta Akito apre la porta.
Ringrazio tutti i Kami del cielo perché indosso il mio cappellino, perché i pensieri formulati fanno vergognare persino me.
Akito ha un asciugamano attorno alla vita, i capelli bagnati e una faccia sorpresa. Sembra essersi ripreso.
Allungo la barchetta verso di lui abbassando la testa più che posso. Hayama prende la barchetta ghignando. Si è ripreso in fretta però.
“I-io ho pensato che volessi mangiare. Ecco mi hanno detto. Io non sapevo.”
Spero che capisca qualcosa del mio discorso sconnesso. Akito mi prende la mano e mi tira nell’appartamento.
“Basta parlare Kurata, ho bisogno di mangiare.”
Mi fa sedere accanto a lui mentre assapora il cibo. Sembra non badare al mio sguardo che percorre il suo corpo perfetto, i suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra.
Mangia l’ultimo pezzo e allontana la barchetta con uno schiocco della lingua compiaciuto. Torna ad appuntare il suo sguardo su di me e mi sento ancora avvampare.
“Stavi dicendo Kurata?”
“Ecco, io stavo dicendo che non sapevo cosa ti fosse accaduto, Nao me lo ha nascosto, altrimenti sarei tornata prima. Mi dispiace.”
Hayama diventa serio, ma non stacca i suoi occhi dai miei. Si alza e va in cucina a posare la barchetta. Lo vedo appoggiarsi al tavolo con entrambe le mani, credo si stia per sentire male e lo raggiungo.
“Perché ti dispiace?” mi chiede senza voltarsi.
“Perché non voglio che ti accada nulla di male…”
“E ora cosa farai col damerino?”
“Non aveva il diritto di decidere per me, gli ho chiesto di non chiamarmi più…”
“Quindi tu…non stai con lui?”
“No”
Akito si gira lentamente verso di me
“Kurata, voglio farti vedere una cosa…togli il cappello”
Sfilo lentamente il cappello…
 
POV. AKITO
Lo senti Sana?
Lascio andare tutte le mie censure mentali, tutti i miei tabù e tutte le mie regole di sopravvivenza. E so che ora può sentire perfettamente quanto la amo.
Sana sbarra gli occhi. Io non ci posso credere, non è possibile.
Ti amo anch’io Akito.
“Ti amo” ripete ad alta voce, come se tutto il suo essere non me lo stesse già gridando inondandomi di pura felicità.
Annulla la misera distanza fra le nostre labbra e mi bacia. Non credo che nella storia dell’umanità ci sia mai stato bacio più sentito di questo.
Le nostre emozioni si mescolano, non so più se è il mio cuore a battere così o il suo, non so se le farfalle sono nel mio o nel suo stomaco, non ho idea di chi sia questo piacere avvolgente, non importa chi sta ripetendo ‘ti amo’ nelle nostre teste.
Ci stacchiamo ansanti e storditi da tanta emozione.
E comunque non siamo, ecco, non siamo andati fino infondo, io sono ancora…
È arrossita all’inverosimile, Tutto torna al posto giusto.
Mi avvicino a lei e la prendo in braccio, Sana allaccia le gambe alla mia vita. Siamo occhi negli occhi.
“E ora che faremo?” mi chiede.
“Che domande Kurata. Ora ci amiamo.”


EPILOGO
POV SANA

"Akito quante possibilità ci sono che l'ascensore si blocchi un'altra volta?" Lo avevo detto e si rivelarono le ultime parole famose...ma si sa al destino non ci si può opporre.
La successiva vicenda che ci vide incastrati e svenuti nell'ascensore per un ora abbondante divenne fra i nostri amici una divertente barzelletta, ma per noi che ora siamo tornati "normali" è la prova che anche se provassimo a separarci, tutto il mondo complotterebbe per riunirci. E non serve leggerci nel pensiero per capire che è giusto cosi: io e Akito ci apparteniamo, per sempre. 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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