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Autore: Sbasby    27/01/2019    0 recensioni
Lily è diversa dagli altri membri della sua famiglia, ma in fondo l'ha sempre saputo.
Sa di essere l'unica Potter ad aver accettato quella parte di sé che aveva spaventato tanto suo fratello e persino suo padre, tanti anni prima. La ragazza non ha paura dei sotterranei, diventati ormai la sua casa, né delle serpi che sono diventate sue amiche.
C'è qualcuno, però, che lei teme come tutti gli altri.
O meglio che odia.
Ma quanto la sua doppia natura Serpeverde-Grifondoro la allontanerà da Sorpius Malfoy e quanto, invece, la avvicinerà a lui?
(storia riscritta e ripubblicata)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Soap
 
 
Quando tentò di sollevare le palpebre che sentiva pesanti, fu subito costretta a riabbassarle di colpo, la sua vista ferita dalla luce troppo intensa. La testa le doleva, la sensazione di una pressione pulsante all’interno del cranio pareva non volersene andare. La sua mente ancora abbandonata nella semi incoscienza sembrava rifiutarsi di ricostruire in ordine logico la sequenza degli ultimi eventi. L’eco di una risata sprezzante e familiare si fece strada nella sua memoria, seguita dalla sensazione di calore che fluiva velocemente verso il suo viso per poi inondarle la testa: la sua rabbia.
E infine il boato terrificante, il clangore di vetri frantumati, il forte dolore alla nuca e l’esplosione di urla terrorizzate le ritornarono in mente con improvvisa chiarezza.
Inspirò profondamente, cercando di scacciare il caos che le affollava i pensieri, concentrandosi su dove fosse. Il profumo delicato del sapone le invase le narici, assieme ad un’indefinibile nota asettica.  Al secondo tentativo per aprire gli occhi, la ragazza sapeva già di trovarsi nel chiaro stanzone dell’infermeria.
Il bianco delle pareti contrastava nettamente con l’oscurità al di fuori delle alte finestre e il silenzio sovrano si contrapponeva ai rumori soffocati provenienti dalla Sala Grande, udibili persino da lì.
Si mise cautamente a sedere, consapevole che la fretta di uscire da lì non valeva un altro svenimento. I lettini, ordinati su due lunghe file e ricoperti da candide lenzuola erano tutti vuoti, come prevedibile il primo settembre, ad eccezione del suo e di quello accanto. Alla sua sinistra, un intontito Scorpius Malfoy portava una mano alla testa, probabilmente dolorante, ancora posata sul cuscino. Le sue iridi grigie la trovarono immediatamente, fissandosi su di lei con uno sguardo carico di astio.
“Non ti smentisci mai, vero Potter? Neanche arrivata al castello hai fatto esplodere qualcosa”.
La sua voce roca e ancora impastata manteneva il solito tono di scherno. La mano pallida del ragazzo salì, passando tra i fini capelli biondi e scostandoli dalla fronte alta.
“Nemmeno tu. Uno scherzo cretino ancora prima di arrivare in stazione”.
Malfoy si tirò su con un colpo di reni, le sopracciglia aggrottate e la bocca semiaperta, evidentemente sul punto di risponderle a tono. Le lenzuola, scostate di botto, avevano rivelato il busto del ragazzo, fasciato da spesse bende che gli circondavano il torace e salivano sulla spalla sinistra. Lo sguardo di Lily cadde per un breve istante sulle fasciature, per poi spostarsi sul proprio stesso corpo, controllando di non essere a sua volta ferita o seminuda. Dal fondo della stanza, lo schiudersi di una porta li distrasse entrambi e Madama Bones uscì dal suo ufficio dirigendosi verso di loro a lunghi passi, con una smorfia di disappunto dipinta sul viso.
“Voi due disgraziati potreste anche sforzarvi di non finire qui così spesso”.
Lily si sforzò per apparire il più possibile colpevole e contrita, mentre una punta finissima di vergogna nei confronti di quella donna la feriva. La stima e l’ammirazione che provava per l’infermiera erano cresciute negli anni, durante le lunghe conversazioni in cui le aveva confessato il suo sogno di studiare medi-magia una volta diplomata. Il rapporto che avevano costruito era fatto di complicità e, spesso, di rimprovero da parte della donna. Accanto a lei, Malfoy aveva sfoderato il suo sorrisetto irriverente e soddisfatto.
“Come Madama, non è contenta di vederci? E noi che abbiamo messo su questo teatrino solo per passare del tempo con lei”.
“Signor Malfoy, se la risparmi, la mia pazienza è già al limite, visto che grazie a voi due non ho ancora cenato” rispose con tono esasperato.
Lily riservò un’occhiata obliqua al ragazzo, cui il messaggio parve arrivare chiaramente: sei un idiota.
“Ovviamente siete entrambi attesi nell’ufficio della preside. Signorina Potter, lei può avviarsi, mentre io cambio le bende al signor Malfoy”.
“Se voleva rimanere da sola con me bastava chiedere”.
Lily non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo, scuotendo la testa, mentre recuperava le sue scarpe da sotto il lettino, per avviarsi fuori dall’infermeria.
Madama Bones non parve, invece, particolarmente toccata dall’irriverenza del ragazzo e la ragazza credette non ci sarebbe stata nessuna conseguenza finchè, posata la mano sulla porta, non sentì l’urlo da animale ferito prodotto dal biondo.
“Oh scusa caro, ti ho forse fatto male?” domandò la donna con voce angelica.
Lily sorrise tra sé, gongolante, mentre si chiudeva alle spalle il portone e si avviava lungo il corridoio.
 
Di fronte alla statua del gargoyle che conduceva all’ufficio della preside Lily ebbe un momento di esitazione. Spesso era lei stessa a cercare e creare guai, ma questa volta, come era successo altrettanto spesso, i guai avevano trovato lei. Fece un lungo, profondo respiro e mormorò a fior di labbra la parola d’ordine.
“Bolide”.
Davanti a lei, il gargoyle si scostò, rivelando la familiare scala a chiocciola. Con un sospiro rassegnato, si fece forza  e salì. Arrivata davanti alla porta, fece per bussare, ma non fece in tempo nemmeno a sfiorarla con le nocche che essa si spalancò autonomamente. Lily alzò lo sguardo, al centro dell’ufficio. Dietro la sua scrivania di noce, sedeva un’ evidentemente alterata professoressa McGranitt. Il viso della donna, ormai segnato dallo scorrere del tempo, era contratto in un’espressione di forte disappunto e le sue labbra strette erano divenute tanto sottili da sembrare un’unica linea rosata sul volto della donna.
“Prego, si sieda signorina Potter, attenda insieme a me il suo collega” la voce della preside era suonata secca e determinata.
Lily non si fece ripetere l’invito due volte e accelerò il passo, per sedersi in una delle due poltroncine che fronteggiavano la scrivania. Il silenzio che cadde sulla stanza faceva da preludio alla tempesta che si sarebbe scatenata di lì a poco. L’unico rumore che riempiva la stanza era il ticchettio di un grande orologio a pendolo, che sembrava in quell’immobilità amplificato esponenzialmente. Fu quello stesso oggetto a dire a Lily che quindici minuti di silenzio imbarazzante erano passati prima che Scorpius Malfoy varcasse la porta dell’ufficio. Entrò con la camminata misurata e sicura che lo caratterizzava e che la ragazza avrebbe definito profondamente irritante. I ciuffi biondi gli ricadevano sul viso, attaccandosi alla fronte appena sudata e l’espressione sul suo viso era di puro fastidio. Salutò la preside con voce bassa e pacata, prendendo posto nella poltrona con lentezza grazia e che, Lily lo sapeva, non era che un’ostentazione di galateo mirata a far credere che qualunque cosa poco decorosa non fosse da lui nemmeno lontanamente contemplabile. In sintesi, una scenetta per farlo sembrare un beneducato figlio di papà incapace di creare guai di sorta.
Il sopracciglio sinistro della preside svettò verso la fronte solcata da rughe profonde, le labbra si assottigliarono ulteriormente e il suo sguardo parve affilarsi, segni del fatto che lei non fosse particolarmente impressionata dallo sfoggio del ragazzo e che, anzi, ne intendesse perfettamente l’intenzione.
“Ve lo chiedo in sincerità, cosa pensate che io debba fare con voi?” fu la domanda che la donna pose, in tono stanco.
In altri momenti, Lily avrebbe tentato di rispondere con una battuta, ma la calma che la preside stava ostentando le fece intuire quanto, nel profondo, lei fosse infuriata.
Entrambi i ragazzi tacquero, lo sguardo fisso su un qualche punto imprecisato alle spalle della McGranitt.
“Non posso ovviamente togliervi punti, visto che la Coppa delle Case non è ancora formalmente iniziata, e comincio a dubitare perfino dell’utilità dei castighi che posso affidarvi, dato che fin’ora non hanno sortito alcun effetto sulla vostra condotta. Mai, nella mia carriera ho visto due compagni di casa che si mal sopportassero come voi due”.
Lily rise internamente, convinta che definire il suo rapporto con Malfoy come mal sopportazione fosse un fantastico eufemismo.
“Quello che voglio dire … Siete stati smistati entrambi a Serpeverde per una ragione, dovrete pur trovare terreno comune su qualcosa santo cielo!”
I due si scambiarono un’occhiata in tralice, la medesima espressione scettica sul volto.
“Onestamente è l’unica soluzione che vedo a questa faccenda diventata ormai ridicola: che troviate qualcosa che vi unisca, dannazione … qualcosa che vi leghi”.
Dal volto della professoressa era perfettamente intuibile quanto lei stessa, vedesse l’ipotesi appena sollevata come molto lontana dal realizzarsi. Appoggiò pesantemente i gomiti alla scrivania, massaggiandosi le tempie con le dita, come a voler conciliare il flusso di pensieri.
Dopo qualche altro secondo di pesante silenzio la preside parve riscuotersi, il viso illuminato di una nuova idea.
“Normalmente non approvo le misure educative … anticonvenzionali. Ma visto che ogni punizione che vi sia stata assegnata negli ultimi anni non ha avuto successo …”
La perplessità si espanse sulle facce dei due studenti, convinti che la donna avesse ormai deciso di accontentare Gazza nelle sue manie di tortura.
“Professoressa, cosa intende?” chiese Lily, con una nota di preoccupazione perfettamente udibile nella voce.
“Quello che intendo, Signorina Potter, è che farò in modo e anzi mi assicurerò che lei e il Signor Malfoy iniziate ad andare d’accordo. Per il quieto vivere mio e dell’intera scuola”.
Entrambi rivolsero all’insegnante un’occhiata che rendeva palese quanto trovassero quell’idea ridicola.
Per tutta risposta, la preside estrasse la bacchetta dalla manica della veste verde smeraldo e, con un gesto svolazzante della mano compì un incantesimo non verbale.
Lily sentì istantaneamente una sensazione di bruciore al polso destro, che la portò ad abbassare lo sguardo. Quando lo fece notò, con orrore, quello che pareva un filo di luce argentea avvolto attorno al suo braccio, che si stava congiungendo con un’altra estremità, serrata sul polso di Malfoy.
Qualcosa che vi leghi.
Si trovò a pensare con ironia che la preside aveva ragionato sul letterale. Era questa dunque la sua punizione?
“Finché non imparerete a tollerare la reciproca presenza senza che qualcuno venga ferito  o che proprietà della scuola vengano distrutte, passerete ogni momento libero delle vostre giornate in compagnia l’uno dell’altra”.
 
 
 
Varcarono il portone della Sala Grande, lasciandosi investire dal brusio eccitato del corpo studentesco riunito. Vedendoli entrare, alcuni studenti al tavolo più prossimo, quello di Tassorosso, iniziarono ad ammutolire e a darsi di gomito l’un l’altro per essere certi che anche i loro beneamati compagni si rendessero conto della presenza dei due Serpeverde. Questo teatrino parve ripetersi più volte, in un’onda che proseguì per tutta la sala, ottenendo il risultato di catalizzare l’attenzione dell’intera scuola su di loro. Malfoy accelerò il passo, dirigendosi ad ampie falcate verso la loro tavolata, dove varie persone li guardavano sconfortate e scuotevano debolmente la testa. Molti di loro sembravano chiedersi se fosse possibile che l’ennesimo disastro combinato da quei due potesse far partire il punteggio della loro casa in negativo prima ancora che la Coppa fosse iniziata.
Lily, passando accanto ai Grifondoro, voltò lo sguardo verso i suoi fratelli e potè facilmente leggere sulle labbra di James un’imprecazione che a casa gli sarebbe valsa uno scappellotto da parte di nonna Molly.
Quando si sedettero, Ai loro fianchi i fratelli Zabini e Marcus di fronte a loro ad osservarli con aria giudicante, entrambi i ragazzi crollarono il capo stanchi ed esasperati.
“Forza, dì quello che devi, Marc, vedo che muori dalla voglia di farmi la filippica” sbottò il biondo con voce affilata.
Il maggiore dei Nott, per tutta risposta, si limitò a rivolgergli un’occhiata di sufficienza e a scuotere per l’ennesima volta la testa, per poi tornare a concentrarsi sul contenuto del proprio piatto.
“Beh, se lui è troppo signore per parlare allora lo dico io. Siete stati due cretini!” esclamò Calliope alla sinistra di Lily.
“Passino i vostri scherzi idioti, ormai ci abbiamo rinunciato tutti, ma esporvi così al rischio di essere espulsi …” la bionda inspirò profondamente.
“Avrebbero potuto esserci delle conseguenze non solo per voi, sarebbero ricadute su tutta la casa” Borbottò infine Marcus, decisosi ad esprimere la propria opinione.
“Questa scema fa saltare in aria un vagone e ti preoccupi delle conseguenze per la casa? Il peggio che sarebbe potuto succedere sarebbe stato la liberazione dalla sua fastidiosa presenza, non mi sembra male”.
“Certo… O poteva ferirsi qualcuno oltre a voi due. Ma lasciando stare questa ipotesi e tutto il discorso morale, cosa pensi che sarebbe successo se avessero espulso entrambi Scorpius?”
“Lo sai che ci servi, il cercatore di riserva è un disastro, non possiamo vincere la coppa del Quidditch senza di te”.
“Oh, grazie del nobile pensiero! è bello sapere che l’idea che io venga espulso vi tocca solo per questo!E comunque non sarei rimasto in squadra in ogni caso, quest’anno!”
Un silenzio sorpreso calò sul gruppo di amici, che rivolsero verso il ragazzo gli occhi sgranati.
“Stai scherzando?” domandò flebile Chase.
“No, sono mortalmente serio. E, che sia chiaro, non ho intenzione di ascoltare la vostra opinione a riguardo, quindi risparmiate il fiato”.
E, detto questo, iniziò alacremente a riempirsi il piatto.
Il giovane Zabini parve sul punto di protestare, ma richiuse immediatamente la bocca quando vide Marcus fargli un segno di diniego.
Sul gruppo di amici cadde per qualche minuto un silenzio imbarazzato, spezzato dal brusio che invece continuava attorno a loro.
“Beh basta io lo chiedo: che accidenti è quell’affare Lily?” esordì d’un tratto Elettra, indicando platealmente il filo metallico sospeso tra i due.
“Oh lo hai notato! È la nostra punizione. Pare che la McGranitt abbia deciso che il suo nuovo obbiettivo nella vita è farci andare d’accordo” rispose la ragazza in tono esasperato.
“Già, buona fortuna!” borbottò il biondo accanto a lei, avvicinando un calice colmo di succo di zucca alle labbra.
“Che idea ridicola”
“Io la definirei dolce ironia” celiò Cally, portandosi alle labbra un dolcetto al cioccolato.
Lily si trovò a pensare che quel genere di ironia non la divertisse affatto, mentre si dedicava con minuzia a svuotare il piatto, reduce da un’intera giornata a stomaco vuoto.
Più tardi, quando il gruppo imboccò la porta dei sotterranei diretto alla sala comune di Serpeverde, la ragazza realizzò quanto davvero quell’imposizione sarebbe risultata difficile sul lungo periodo, dato che la sua tolleranza a Malfoy era molto bassa e molto limitata nel tempo. Negli ultimi anni, complice l’avere amici comuni, avevano inevitabilmente passato del tempo insieme. Erano momenti, tuttavia, che non superavano mai le due ore filate, salvo poi sfociare in punizioni, esplosioni, ferite, o danni di altra natura a cose e/o persone. I prossimi giorni sarebbero stati un vero strazio, e dovevano trovare alla svelta una soluzione.
  
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