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Autore: _Glaucopis_    27/01/2019    0 recensioni
Deidamia ha lasciato il palazzo di Sciro, ed ora è sola con la sua serva e il suo pancione.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La serva, Menodora, non la lasciava quasi mai sola. Non che fosse particolarmente affezionata alla sua padrona: era lì solo perché quello era il suo lavoro, e, se si vuole avere qualcosa da mettere sotto ai denti e una possibilità di arrivare vivi al giorno che verrà, bisogna svolgere bene il compito che il Fato ci ha assegnato, soprattutto se è quello di servire qualcuno di potente.
Era una donna saggia ed energica giunta a metà del cammino fra giovinezza e vecchiaia, una margherita che cominciava a sfiorire.
Non era di grande compagnia, e Deidamia rimpiangeva le chiacchere con le sue sorelle, i balli, i canti e i pettegolezzi di corte. La servitrice era taciturna, così come tutto ciò che la circondava. Solo il vento, a volte impetuoso, altre debole come una carezza, e i rari passanti che sembravano richiamarla per poi fuggire rompevano il silenzio del quale si sentiva prigioniera. E poi c'erano quei singhiozzi che le scappavano ogni tanto, nonostante i suoi tentativi di darsi un contegno.

Quattro mesi. Erano passati quattro mesi.
Avrebbe giurato che fossero di più, molti di più.
Era stesa sul letto, la serva seduta compostamente alla sua destra, il capo volto a sinistra e lacrime che sgorgavano dai suoi occhi per poi finire sul cuscino. Prendeva respiri lenti e profondi, cercando di camuffare il pianto, e accarezzava dolcemente il ventre che andava ingrossandosi. Di tanto in tanto sentiva un rapido calcio del bambino, o un piedino che restava per qualche istante contro la sua mano, quasi a ricordarle che non era completamente sola. E allora l'accenno di un sorriso compariva sul suo volto, per poi scomparire come un raggio di sole oscurato dalle nubi.
Ripensò alle promesse di Teti.
Promesse di dolci parole bisbigliate nell'oscurità.
Promesse di occhi che l'avrebbero osservata stregati, incapaci di concentrarsi su altro.
Promesse di baci scambiati al mattino e alla sera.
Promesse di bambini nati dall'amore e guardati da entrambi i genitori con affetto e orgoglio.
Promesse di vita accanto ad un grande nome.
Promesse andate in frantumi.


Sette mesi.
Nella sua camera vi era una finestrella che dava su un sentiero poco trafficato.
Annoiata, stava osservando il mondo esterno.
Improvvisamente, due giovani entrarono in scena correndo come matti e ridendo.
"Non così veloce! Mi manca l'aria!"
Si fermarono per riprendere fiato e si lasciarono cadere sul ciglio della stradina, senza sciogliere l'intreccio formato dalle loro mani.
Il ragazzo alzò lo sguardo. Sembrò scrutare ogni singolo centimetro dell'edifico in cui si trovava Deidamia. La giovane si spostò immediatamente per poter osservare la scena senza essere vista.
Lui toccò la spalla della sua compagna, intenta ad accarezzare un gattino dal pelo bianco che la principessa non aveva notato prima.
"Vivremo in una casa come questa" disse sicuro.
La ragazza che gli sedeva accanto rivolse gli occhi all'abitazione e ridacchiò. - Come no...-
"Certo che sì! Lo giuro su..."
"Non giurare su ciò che è quasi impossibile" lo ammonì lei.
"Scommettiamo, allora" disse il primo alzandosi in piedi.
"Cosa?" chiese la seconda con un sorriso divertito "Non scommettere troppo. Sai che ho sempre ragione"
" Se vincerò, darai la cicuta a quell'orrendo coso" e indicò il micio che la giovane strinse a sé con fare protettivo - se invece la tua predizione si rivelerà veritiera, ti regalerò un animale domestico ad ogni tuo compleanno, anche a costo di trasformare l'abitazione in uno zoo".
La giovane sorrise, afferrò la mano che lui le tendeva e si tirò su. -Non mi sbaglio mai. Dovresti saperlo, ormai-.
"Vedremo."ed entrambi si allontanarono.
Deidamia rimase sola con il suo pancione, la serva, le speranze distrutte e un'invidia mordente.


Nove mesi.
Quel giorno faceva freddo.
Dopo ore di dolore atroce, un vagito riempì l'aria.
Deidamia rilassò i muscoli.
Menodora le posò suo figlio tra le braccia, e lei lo accolse con un pianto di gioia e un sorriso.
"Benvenuto, tesoro" sussurrò accarezzando una delle manine paffute e cullandolo.
Il neonato aveva occhi verdi e capelli color delle fiamme e sorprendentemente folti.
"Pirro" mormorò "Pir-ro"
"Neottolemo." sussultò nell'udire quella voce autoritaria. Teti era lì, maestosa come sempre. Deidamia fu tentata di fuggire con il bambino, andare in un posto nel quale lei non li avrebbe mai potuti raggiungere. "Il suo nome è Neottolemo, figlio di un figlio di dea, l'Aristos Achaion"
Si irrigidì e strinse i denti. "Benvenuta, divina Teti"
La ninfa le sottrasse Neottolemo. Lo osservò. "Il suo nome sarà conosciuto in tutta la Grecia".


Diciotto mesi.
Il bambino era stato svezzato. Teti si era ripresentò.
Attendeva che suo nipote le fosse consegnato.
"Non...non potrei tenerlo con me ancora per un po'?" la voce di Deidamia era esitante. La dea avrebbe potuto ucciderla con un semplice gesto, ma si limitò ad un tagliente "No".
Deidamia tornò ad essere sola.

   
 
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