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Autore: clairvoyant_disease    28/01/2019    1 recensioni
Perché di colpo il passato era tornato a bussare alla porta? Era certa di non aver fatto nulla che potesse farla sprofondare di nuovo nella malinconia, in quella “insensata mancanza” come l’avrebbero definita troppe persone che nella vita vivono di razionalità e non di emozioni, di sensazioni a pelle, di batticuori.
La vita le aveva insegnato che vivere con l’innocenza e la spensieratezza di un bambino poteva portare a dei dolori immensi. Così adesso, molti anni dopo, stava sempre così attenta a controllare le sue emozioni, moderava e selezionava molto bene quello che aveva voglia di dire o condividere con il mondo e ponderava sempre su cosa dire o meno su di Lui più che su tutti gli altri. Era diventata schiva, fredda, distaccata. Aveva smesso di vivere con quel senso di leggerezza di quando si è giovani, sognatrici ed innamorate della vita. Non necessariamente della propria, come nel suo caso specifico.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Qualcosa era cambiato, di colpo.
Si svegliò una mattina con la mente offuscata ed uno smarrimento forte che, per un momento, la spaventò tremendamente.
Dopo una forte ricerca di equilibrio ce l’aveva fatta a sentirsi normale. Voleva solo essere una persona comune con una vita tranquilla che si mischiava a quella di tanti altri, si sforzava di ridimensionare le sue assurde ambizioni, cercava di costruirsi quella che le persone se intervistate dopo una sua morte improvvisa avrebbero definito una “vita normale, tranquilla”.  
Si era sempre sentita diversa, le persone vivevano le sue sfumature scure come un difetto. Perché se lei fosse stata un colore sarebbe stata quel “blu oltreoceano” della confezione di matite Giotto.
Si sentiva come un’onda che si scagliava forte contro una scogliera, una serie di increspature su una superficie di seta. Si sentiva sbagliata e condannata perché aveva gusti diversi dalla massa o interessi inusuali, e forse agli occhi di alcuni un po’ inopportuni per una ragazza, che la rendevano cupa e torbida.
Lei si era sempre sentita bene in quella definizione che aveva ascoltato per chissà quante volte affibbiata a Meredith Grey. Cupa e torbida. Quanto meno dava l’idea di qualcosa che avesse consistenza in mezzo ad un etere di vuoto e trasparenza inconsistente.
Aveva faticato tanto nella vita, in ogni cosa. Anche nel cercare di essere ordinaria.
Di colpo fu rimessa alla prova e le venne a mancare di nuovo l’equilibrio. Si rese conto che aveva dovuto lottare così tante volte nella vita che in quell’esatto momento non ce l’avrebbe fatta e si lasciò sopraffare. Non aveva scelta, forse semplicemente non voleva farcela.
 
Feet don't fail me now
Take me to your finish line
Oh my heart it breaks every step that I take
 
 
Furono mesi difficili, gli ennesimi in mezzo ad una vita difficile, e si sentì davvero sola per la prima volta nella sua vita.
Quella stella che fino a qualche anno fa l’aveva guidata nel buio sembrava essersi eclissata da tempo lasciandola in balia di un bagliore flebile a suo confronto ma che le aveva fatto ritrovare un sentiero.
Non era la via di casa ma era pur sempre meglio del rimanere ferma in mezzo alle dune di un deserto arido e infinito che non offriva alcuna via d’uscita ne’ speranza all’orizzonte.
Come tutte le cose salvifiche anche quel bagliore vacillò per un periodo e anche una volta tornato non sembrò più così forte e affidabile. Si sentì vacillare ma si abituò alla cosa, cercò di rialzarsi nonostante tutto e di ritrovare quel sentiero che ora più che mai non sapeva dove l’avrebbe davvero portata.
 
Sometimes love is not enough when the road gets tough
 
 
Sembrava che ce la stesse facendo nuovamente. Non si sapeva bene come. Non sapeva spiegarsi come facesse a superare una prova dopo l’altra. Sembrava che la sua fosse la vita di una cinquantenne per quante prove e dolori aveva vissuto nei suoi venti e qualcosa anni.
Pensò ridendo da sola che dopo “cent’anni di solitudine” lei avrebbe potuto scrivere “trent’anni di dolore” e che Schopenhauer sarebbe stato fiero di lei e del suo pessimismo cosmico che, a dirla tutta, era lecito.
Le avevano detto che lei era un perfetto esempio di quello che si intende per resilienza in psicologia… oh se solo avesse parlato a cuore aperto del caos della sua mente probabilmente in questo momento sarebbe rinchiusa a subire elettroshock al massimo voltaggio nella speranza di salvarla da quell’universo cupo e torbido che era la sua psiche.
Aveva imparato a svelare piccole parti di se, esclusivamente quando doveva farlo, senza sopraffare gli interlocutori con cui lo faceva. Aveva capito che era l’unico modo di continuare a tenere vivo, seppur nascosto, quel frammento di lei che continuava a vivere nascosto in quel buco nero ma che la faceva sentire viva, la faceva sentire autentica e in un certo senso genuinamente felice perché era un po’ il riflesso di qualcuno che aveva trovato così simile a lei da rapirla cuore e mente anni prima.
Viveva di nuovo un momento di vuoto nella vita reale, quella vita in cui faticando e annaspando si mescolava ai miliardi di persone che vivono, respirano e camminano ogni giorno nel mondo. Nella vita apparentemente normale che non poteva accettare o comprendere quelle metafore visive con cui descriveva le sue emozioni, quelle reazioni emotive talmente forti da spaventare gli altri.
Si sforzava ancora tanto di risultare normale agli occhi altrui, di tenerli lontani da quel mondo contorto che si limitava alle pareti della sua calotta cranica e si illuse di esserci riuscita.
Aveva persino iniziato a credere di essere finalmente diventata normale, o almeno, fino ad una mattina qualunque in cui ebbe la conferma che sbagliava.
 
I feel so alone on a friday night
Can you make it feel like home, if I tell you “you're mine”
It's like I told you honey
 
Quando si svegliò quella mattina fu come svegliarsi fuori dal tempo.
Era come se di colpo fosse tornata indietro a diversi anni prima, quando tutto ciò che vedeva intorno era un buco nero che invece di spaventarla l’attraeva.
In quel buco nero aveva trovato la pace, o così si illudeva fosse.
In quel buco nero poteva rifugiarsi, chiudere gli occhi ed immaginare la vita ed il mondo che avrebbe desiderato. Non le interessava di risultare normale agli occhi delle persone, all’epoca.
Voleva tutto eccetto che la normalità: la verità è che si era chiusa a riccio in un sogno in cui poteva far finta che il mondo non le fosse caduto addosso in una qualunque mattina di un nevoso giorno di dicembre.
Era una vita colorata, movimentata e allegra quella che si era creata nella sua testa.
In quel posto felice tutti erano ancora al loro posto e lei sentiva quella sensazione frizzante di chi crede di aver trovato il proprio posto al mondo, il suo più grande sogno.
C’era lui al suo fianco e sembrava che fosse la sua unica e sola forma di felicità.
 
Heaven is a place on earth with you
Tell me all the things you want to do
 
Se per molti  quelli possono sembrare anni di sconforto ed isolamento, per lei erano stati anni felici.
Anche quando crescendo iniziò a mettere il naso fuori da quel buco nero, un respiro alla volta. Un secondo alla volta. Un sussulto di paura alla volta.
Forse fu la sua sanità mentale a ricordarle che prima o poi avrebbe dovuto riambientarsi alla vita vera perché si può scappare dall’infelicità e dal dolore, ma per quanto?
Fu allora che un centimetro alla volta cercò di uscire sempre di più dal suo confortevole buco nero, si trascinò con se quei finti ricordi che sembravano così vividi da essere veri e mise in cima la sua fonte di felicità a farle da stella cometa.
In un certo senso forse si potrebbe dire che non sapeva più distinguere completamente la cruda verità dalla sua fantasia, ma questo doveva importare a qualcuno fin tanto che non condizionava la vita altrui? No, si rispondeva lei.  Non lo permise mai a nessuno. Non permise mai a nessuno di conoscere a fondo quel buco nero che per lei era casa, solo pochi erano a conoscenza della sua esistenza e probabilmente ad una sola persona aveva concesso di entrarci per un po’.
Aveva imparato poi a vivere fuori da quel rifugio e nell’uscire aveva lasciato tutto quel dolore, quell’amore, quella mancanza e quei sogni infranti dentro chiudendolo come fosse il suo personale vaso di pandora.
Ma avete presente una valigia troppo carica di roba? In qualche modo finirà per rompersi: potrebbero essere le ruote a saltare oppure le cerniere che cercano di contenerla.
Quella mattina quel buco nero si riaprì senza un apparente motivo. Forse c’era qualcosa di ancora irrisolto che era rimasto in sospeso per troppo tempo fino a fare pressione e far saltare quel tappo.
 
But when you walked out that door, a piece of me died
I told you I wanted more, but that's not what I had in mind
I just want it like before
We were dancing all night
Then they took you away, stole you out of my life
You just need to remember....
 
Cinque anni di fatiche e tentativi sparirono dell’arco di una notte e si svegliò quella mattina a pezzi.
Confusa e disorientata. Si sentì inconsapevole di quale giorno fosse, dell’anno in cui si trovasse.
Di colpo era tornato quel dolore sordo che le annebbiava i pensieri e quella sensazione di buco nel petto e nello stomaco. Si guardò in giro e riconobbe la sua stanza nella versione 2.0. Erano cambiate molte cose in quegli anni, compresi gli arredi del suo nido e le facce nelle foto alle pareti.
Un tempo quel nido che si era progettata e sistemata interamente da sola era un mausoleo per la sua stella guida, non c’erano altro che ricordi di lui, sorrisi e scene di momenti di una vita in cui lei era stata solo una brevissima comparsa che gli aveva regalato un briciolo di felicità e di sorrisi.
Il nulla confronto a tutto ciò che aveva avuto nella vita Lui, ma era comunque essenziale per lei.
Quella mattina non erano passati 9 anni da quel giorno di dicembre ma solo pochi mesi.
La consapevolezza che era davvero finito quel momento di felicità che combaciava con l’entrata di lui nella sua vita la colpì dritta in faccia come 9 anni prima, come se fosse ripiombata in un giorno del passato.
Si sentì sopraffatta.
 
You  fit me better than my favourite sweater, and I know
That love is mean, and love hurts
 
Che tutto fosse colpa della sua ritrovata insonnia? Perché di colpo il passato era tornato a bussare alla porta? Era certa di non aver fatto nulla che potesse farla sprofondare di nuovo nella malinconia, in quella “insensata mancanza” come l’avrebbero definita troppe persone che nella vita vivono di razionalità e non di emozioni, di sensazioni a pelle, di batticuori.
La vita le aveva insegnato che vivere con l’innocenza e la spensieratezza di un bambino poteva portare a dei dolori immensi. Così adesso, molti anni dopo, stava sempre così attenta a controllare le sue emozioni, moderava e selezionava molto bene quello che aveva voglia di dire o condividere con il mondo e ponderava sempre su cosa dire o meno su di Lui più che su tutti gli altri. Era diventata schiva, fredda, distaccata. Aveva smesso di vivere con quel senso di leggerezza di quando si è giovani, sognatrici ed innamorate della vita. Non necessariamente della propria, come nel suo caso specifico.
Si tratteneva semplicemente per non fare torto al suo presente costruito con così tanta fatica e forza di volontà ma forse anche per continuare a rigare dritta e sicura verso quella che sembrava essere diventata la sua nuova vita normale, sicura, tranquilla.
Non era più da sola, ora, ma sapeva che questo voleva dire anche impegnarsi a non far del male a chi aveva deciso di camminare nella vita al suo fianco cercando di dimenticare e farle dimenticare se possibile quella parte del passato di cui lei non voleva mai parlare troppo e che forse, in un certo senso, non conosceva davvero nessuno eccetto che lei.
Come si suol dire, quando non sai risolvere un problema cerca di evitarlo in altro modo. Se non puoi attraversare o scalare una montagna, passale intorno. L’importante è aggirare l’ostacolo e proseguire oltre.
 
It's you, it's you, it's all for you
Everything I do
I tell you all the time
 
Nonostante una parte delle persone a lei più care sapessero benissimo quello che sentiva, quello che pensava e che non sarebbe mai cambiato verso Lui cercavano di aiutarla stando al gioco del silenzio.
Era come entrato in attuazione un veto: non ne parliamo, non soffriamo.
Ma era davvero d’aiuto questo? Probabilmente no e ci rifletté in quel momento di sconforto.
Tutto torna, pare. Soprattutto le cose lasciate in sospeso e lei pensandoci bene aveva molto in sospeso.
Aveva fatto a lui una promessa che purtroppo non era ancora riuscita a mantenere. Era l’unica a non averlo fatto e spesso si era chiesta se era stato davvero per forze avverse e contrarie tipiche di chi è abituata a vivere in un mare in tempesta che non fa altro che spezzare le vele e rubare tutto, un pezzo alla volta, con la forza delle sue onde o se in realtà non fosse lei stessa a sabotare le sue possibilità.
Era uno di quei dilemmi esistenziali che la affliggevano spesso visto che non riusciva mai a vincere su niente o ad ottenere quello che desiderava.
Ormai chiunque era stato a trovarlo, tutti eccetto lei che lo voleva più di chiunque altro.
E forse si sentiva in colpa perché rivolgeva le sue preghiere ed i suoi pensieri più profondi verso di lui troppo di rado rispetto a qualche anno fa, ma cercava solo di non sentirsi ancora così divisa a metà tra la vita reale e quello che non avrebbe mai potuto avere.
Pensò che la mancanza di sonno fosse il motivo per cui non riusciva a richiudere, seppur con un grande sforzo emotivo, quel vaso di pandora. Provò a dormire e ancora non ci riuscì se non per poche ore e la giornata che l’aspettò fu ancora peggio.
Quel senso di intorpidimento dovuto alla mancanza di ore di sonno sufficienti ad essere lucidi e riposati erano ampliati da questa costante sensazione di essere in una dormiveglia senza fine.
Si sentì assente tutto il giorno e lo notarono anche quelli attorno a lei che preferirono lasciarla stare giustificando tutto come l’ennesimo “problema fisico” che le si presentava.
 
There's no relief, I see you in my sleep
And everybody's rushing me, but I can feel you touching me
There's no release, I feel you in my dreams
Telling me i'm fine
 
La verità è che c’era un tumulto dentro di lei che la portava continuamente in un luogo diverso lontano dalla realtà che la vedeva sdraiata mezza addormentata sul suo letto freddo. Chiudeva per un attimo gli occhi e si ritrovava dentro quelle braccia forti, immersa in quei baci che non avrebbe mai potuto ricevere mentre stesi in un letto che non esisteva in questa vita si abbracciavano pieni d’amore; dentro ad una casa che avevano scelto insieme solo in quella vita lontana e irreale.
Nei brevi momenti di lucidità in cui riprendeva il controllo del suo battito e del suo respiro si sentiva in colpa, arrivò a chiedersi se c’era qualcosa nella vita attuale che non fosse abbastanza buona da farla tornare a rifugiarsi, seppur involontariamente, in quel sogno impossibile.
Arrivò a chiedersi se era possibile convivere tutta la vita con l’amore così forte per una persona che non avrebbe mai potuto avere e se amare due persone contemporaneamente seppur in modi diversi fosse davvero possibile o l’avrebbe portata al manicomio.
Non seppe rispondersi. In compenso però tornò a parlare, pregare, supplicare che fosse ascoltata da Lui nell’etere. Si scusò per aver cercato di dimenticare. Si scusò per decine di cose per cui probabilmente anche Lui le avrebbe detto che non doveva assolutamente farlo.
 
They say that the world was built for two
Only worth living if somebody is loving you
Baby now you do
 
 Quella sera chiuse gli occhi e sperò di dormire o di svegliarsi in quel posto magico in cui si sentiva a casa, chiese alla sua stella di tornare a splendere per farla continuare a muovere, a camminare… a prescindere da dove l’avrebbe portata alla fine.
Al mattino, al risveglio, era tutto tornato apparentemente al proprio posto. C’era ancora il pensiero di Lui nella sua mente ma era passato l’offuscamento. Finalmente riusciva a respirare ed a pensare in modo concreto. Sentiva ancora la mancanza ma era tornata tollerabile, riusciva ad analizzarla e gestirla di nuovo. Decise quindi di non respingerla ma anzi di abbracciarla, d’altronde aveva imparato che niente succede per caso. Si rese conto anche di aver dormito bene come non succedeva da troppi giorni e fu grata che il suo cervello le avesse dato tregua.
Ma la vita le avrebbe dato, allo stesso modo, un po’ di tregua?
Anche a questo non seppe rispondersi. Era bravissima a porsi domande a cui nessuno avrebbe potuto rispondere e spesso immaginava cosa le avrebbe risposto Lui. Riusciva a sentire nitidamente la sua voce, nella sua testa. Non era mai riuscita a dimenticarla ed era il suono più dolce che avesse mai sentito.
Aveva imparato a riconoscere il diverso tono delle sue affermazioni e ad immaginare quali gesti avrebbero accompagnato certe parole o quale espressione avrebbe fatto ascoltandola.
Si sentiva davvero come se avesse passato quegli anni con lui, come se lo conoscesse, come se fosse un libro aperto. Sapeva anche immaginare cosa avrebbe risposto o suggerito alle sue domande.
Immaginava nitidamente quel sorriso, riusciva a sentire la sua risata proprio come se lo avesse vissuto per un tempo infinito e non per una manciata di ore.
 
Your soul is hunting me and telling me
That everything is fine
But I wish I was dead (dead like you)
 
Si sentiva pazza a volte. Non nel senso comico del termine, ma in quello strettamente letterale.
Aveva pensato di farsi controllare da qualche medico raccontandogli tutto ma aveva paura di sentirsi dare ragione, lei, che non voleva altro che essere sempre nel giusto e poter dire “te l’avevo detto”.
Quella maledetta voglia di aver sempre la meglio, la ragione appunto. Un concetto così astratto e probabilmente assente in lei.
Altre volte invece vagava nella sua mente creativa e aperta all’impossibile e si convinceva che probabilmente non era stato tutto un sogno. Era durato troppo tempo ed era stato troppo reale.
Forse, ovunque lui fosse, aveva portato con se una parte di lei con cui stava davvero vivendo in qualche modo tutto quanto. Una sorta di proiezione astrale, vita parallela, paradiso nascosto; non lo sapeva neanche lei. Se così fosse stato forse quella piccola scheggia mancante di se ogni tanto tornava a ricongiungersi con la casa base, il suo corpo, e le mostrava quella felicità lontana.
Si poneva domande e dubbi ma non metteva mai in dubbio che Lui fosse ancora da qualche parte.
 
Everytime I close my eyes
It's like a dark paradise
No one compares to you
I'm scared that you won't be waiting on the other side
 
Non si rassegnava mai all’idea che la vita potesse semplicemente finire da un giorno all’altro.
Non avrebbe mai potuto sopravvivere con quell’idea che Lui e tutti i suoi cari che se ne erano andati fossero semplicemente parte di un bellissimo quanto doloroso passato.
Non era mai stata una persona di fede, intesa nel senso religioso del termine, ma aveva fede che il senso profondo della vita fosse qualcosa che andava ben oltre la morte, che quella fosse solo un passo necessario per proseguire oltre. Escludeva quindi la possibilità di sbagliare, non su questo. Mai.  
Si sentiva mancare l’aria all’idea che non avrebbe davvero più potuto rivederlo.
Ecco l’ennesima paranoia a cui non c’era risposta certa e con cui si sapeva tormentare per bene alle volte.
Rifletté sul fatto che se di nuovo era capace di perdersi in questi discorsi filosofici allora era tornata in se e quindi che è tornata al presente; lei è ancora assorta nel suo letto.
La sua mente è abbastanza rischiarata al momento e sta cercando di rimettere tutto al suo posto. Ha ripreso in mano il suo rapporto, la sua calma, la sua lucidità. Ha scelto di avere un’esistenza normale ed andrà avanti per quella strada ma si è promessa che non metterà più da parte la sua stella.
Si ripete come un mantra che certe cose non succedono per caso e che Lui  è tornato prepotentemente nei suoi pensieri ci sarà un motivo. Alla fine tutto fa parte di un quadro più ampio che si può comprendere solo alla fine. Intorpidita sotto le lenzuola calde del suo letto sospira, si sente emotivamente stanca e messa alla prova ma si sente allo stesso tempo serena. Quella piccola parte di lei probabilmente è ripartita verso l’etere ed è tornata nell’etere, la attenderà paziente a riportarle quel sorriso.
E sarà sempre quel sorriso che saprà guidarla anche nel momento più buio.
 
No one compares to you
But that there's no you, except in my dreams tonight,
Oh oh oh oh, oh oh oh oh.. I don't wanna wake up from this tonight

 
Credo che talvolta, quando si sta male ed in un senso di confusione prepotente ascoltare Lana Del Rey sia tutto eccetto che salutare.
E questo testo ne è la prova.
Dio che fatica che mi ha comportato scriverlo, c'è una parte importante di verità tra queste righe che voleva essere liberata.
  
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