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Autore: taisa    28/01/2019    5 recensioni
Bulma ha le potenzialità per realizzare tutti i suoi sogni, ma può riuscirci mantenendo un segreto chiamato Vegeta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bugie e segreti

Il culmine del piacere giunse proprio in quel momento. Il suo corpo ebbe un ultimo fremito di diletto prima che il resto del mondo cominciasse a solleticare i suoi sensi. La realtà tornò lenta e rumorosa, riportandola con i piedi per terra.
Quando si lasciò cadere sul materasso si accorse che la sua pelle era bollente, nonostante il freddo invernale di metà dicembre. In contrasto, la collanina dorata che portava al collo le diede un fremito quando toccò la cute. Il ciondolo attaccato alla catenina, una piccola sfera di colore arancione nella quale era incastonata una stellina rossa, le ricadde tra i seni.
Si voltò al suo fianco, per cercare il suo amante. Anche lui si era sdraiato sul letto, osservando il soffitto della stanza. Fuori il cielo si era schiarito dalle nuvole nere che avevano portato la neve nei giorni precedenti e in quella giornata il sole riusciva timidamente a risplendere. I suoi raggi entrarono dalla finestra illuminando il corpo dell'uomo che le stava accanto e Bulma poté notare il sudore sul petto atletico di lui.
Si avvicinò, appoggiandogli la testa sulla spalla. Lo costrinse a circondarla con un braccio che lei si sistemò come se fosse una coperta. Lui non disse nulla, la lasciò fare senza aprire bocca.
Se avesse potuto esprimere un desiderio avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, ma la magia non esiste e quando la realtà bussa alla porta non sempre è possibile fingere di non vedere.
La suoneria del suo cellulare rimbombò rumorosa nella stanza altrimenti silenziosa. Bulma l'avrebbe volentieri ignorata, se non avesse riconosciuto la tonalità che aveva impostato per essere quella esclusiva di sua madre.
I suoi occhi azzurri si fissarono sulla sveglia posta sul comodino dal lato in cui era sdraiato lui. Si accorse che era tardi e non le parve una buona idea non rispondere alla chiamata, correndo l'inutile rischio di farla insospettire.
Bulma balzò giù dal letto alla ricerca della giacca che faceva parte della sua divisa, consapevole che il telefono si trovava in una delle tasche. “Ciao mamma” salutò subito appena riuscì a rinvenirlo. Ascoltò la risposta “No, sono ancora a scuola” mentì “Sono rimasta a studiare con gli altri” aggiunse mentre i suoi occhi cercarono il motivo delle sue calunnie.
Vegeta si alzò dal letto in silenzio, ignaro che lei non lo stava perdendo di vista per un secondo. Impegnato nella ricerca di un paio pulito di boxer non si accorse che Bulma avrebbe voluto fermarlo per ordinargli di tornare a sdraiarsi sul materasso nudo com'era.
Fu davvero difficile concentrarsi per ascoltare le istruzioni che le venivano date e per poco si dimenticò che sua madre l'aveva appena informata che sarebbe tornata a casa entro una mezz'ora.
Recuperati un paio di pantaloni e una maglietta, Vegeta uscì dalla stanza, percorse il corridoio e raggiunse il bagno senza tuttavia premurarsi di chiudere nessuna delle porte.
“O... k allora ci vediamo a casa” disse infine Bulma, quando lui uscì dalla sua visuale. A dire il vero si stava facendo tardi, e se voleva rendere credibile la sua storia e fosse davvero rimasta a scuola con i suoi amici, quella sarebbe stata l'ora in cui tutti dovevano rincasare. Bulma abitava a poche fermate d'autobus dalla scuola, ma alcuni degli altri non erano così fortunati e quando capitava di rimanere nella biblioteca scolastica si salutavano sempre verso la stessa ora. “Sto andando a prendere la bici proprio ora” un'altra menzogna. Era diventata molto brava a raccontare bugie, ultimamente.
Vegeta riapparve, ora vestito, pochi istanti dopo il termine della telefonata. Anche Bulma aveva cominciato a recuperare i pezzi della sua divisa scolastica che aveva lasciato in giro per la camera da letto. Vedendola cercare le parti mancanti, fu lui e raccoglierle la camicia sulla quale era stampato lo stemma del liceo privato che la ragazza frequentava. Lo aggiunse con le altre cose sistemate sul letto.
Bulma si voltò a guardarlo infilarsi una felpa. Lo fissò per un momento, “Stai andando a lavoro?” gli domandò “Hn” rispose lui. Vegeta non era una persona di molte parole e Bulma aveva imparato ad accontentarsi di questi brevi suoni che sostituivano intere frasi.
Vegeta la baciò per un istante che le parve eterno e sempre troppo breve. “Chiudi la porta quando esci” le disse prima di voltarsi verso l’ingresso. Bulma gli afferrò l'orlo della felpa, “Promettimi che mi scriverai quando finisci” lui la guardò aggrottando le sopracciglia “Chiudiamo tardi, tu dovresti già essere a letto a quell'ora” le ricordò. Lei mise il broncio “Non importa! Voglio la buona notte, Vegeta! Promettimelo!”.
La guardò con un'espressione adirata per un attimo, poi sbuffò. “Sei una rompiscatole” brontolò e solo allora Bulma lo lasciò andare, consapevole che quello era il suo modo di assentire.

***

L'appartamento di Vegeta era situato sopra il magazzino del locale, doveva solo scendere una breve rampa di scale per entrare nel cortile circondato da un cancello, generalmente lasciato aperto per lasciar libero il passaggio allo scarico merci, e da alcune siepi dietro la quale Bulma era solita nascondere la propria bicicletta.
Il terreno era ricoperto da uno strato di neve che stava ormai scomparendo. Il tempo era decisamente migliorato rispetto a pochi giorni prima e, alzando gli occhi al cielo, le nuvole erano scomparse. Almeno per il momento non avrebbe più nevicato.
Non si poteva mai essere troppo sicuri tuttavia e Vegeta decise che era una buona idea spostare la propria moto sotto una tettoia all'interno del cortile, essendo stato costretto a parcheggiare allo scoperto a causa di un camion che stava recapitando un ordine e che ora si era allontanato.
Era una vecchia motocicletta che andava solo quando ne aveva voglia. Vegeta stava perdendo la pazienza con lei, ma al momento non aveva la possibilità di comprarne una nuova. Messo al riparo il motociclo, aprì la porta sul retro del magazzino e si diresse verso l'entrata del bar.
Era tardo pomeriggio, un orario in cui i clienti erano pochi, nonostante ciò il co-proprietario del locale era di servizio dietro il bancone. “Dove cavolo sei stato, Vegeta?” brontolò questi quando lo vide arrivare, “Sta zitto Nappa” tagliò corto l’altro.
Era inutile discutere con lui, era sparito senza dire una parola ed era ricomparso allo stesso modo. Quando non aveva voglia di parlare, che era la maggior parte delle volte, Vegeta era una cassaforte fatta di segreti.
Tuttavia Nappa si stava innervosendo! Erano un paio di mesi che Vegeta spariva senza spiegazione alcuna saltando costantemente il turno pomeridiano al bar. Sarà anche stato l'orario più tranquillo della giornata, ma c'era sempre molto lavoro da fare dietro le quinte.
Stava cominciando ad insospettirsi, se doveva essere sincero. Vegeta stava sicuramente nascondendo qualcosa, anche se ancora non sapeva cosa.

***

Aveva raccontato a sua madre che stava tornando a casa, prima di chiudere la telefonata. Non che questo fosse troppo distante dalla realtà, dopotutto si era precipitata dopo essersi resa presentabile. C'era solo un unico problema, l'appartamento di Vegeta distava quasi il doppio rispetto alla scuola, pertanto Bulma avrebbe impiegato altrettanto tempo a rincasare. Doveva quindi battere la madre sul tempo, e se aveva fatto i conti correttamente sarebbe riuscita nell'impresa.
Nonostante la sua sicurezza in fatto di tempistiche, tirò comunque un sospiro di sollievo quando si accorse che la macchina non era parcheggiata davanti al viale.
Rimediato a quella bugia doveva fare i conti con la seconda, sulla quale non poteva permettersi di transigere. Mentendo a tutti, amici e genitori, aveva raccontato che avrebbe studiato per tutto il pomeriggio. La realtà era che non aveva aperto un singolo libro avendo passato tutto il tempo con un uomo sette anni più grande di lei senza rivelare a nessuno della sua esistenza.
La sua relazione con Vegeta era un segreto.
Arrivata a casa si precipitò in camera per studiare matematica. Non poteva prendere un brutto voto al compito in classe di domani, i suoi risultati scolastici dovevano essere perfetti. E pur di mantenerli tali avrebbe studiato fino a notte tarda.
“Bulma aiutami a mettere via la spesa” disse la voce di sua madre che giunse dalle scale. Costretta ad abbandonare i suoi propositi di studio, la ragazza dovette uscire dalla propria camera. Tornò al piano inferiore per dare una mano portando i sacchetti in cucina e cominciando a svuotarli.
“Com'è andato lo studio con i tuoi amici?” le domandò allegra la donna, “Ho appena incominciato” pensò tra sé Bulma, “Bene” le rispose afferrando un pacchetto di patatine che ripose su uno scaffale in alto nel mobile contenente snack di ogni sorta “Ma vorrei studiare un altro po'” aggiunse frettolosa per giustificare il fatto che non avrebbe fatto altro per il resto della giornata.
Panchy estrasse delle verdure fresche e le ripose in frigo, “Non esagerare cara, se hai studiato tutto il pomeriggio dovresti rilassarti un po' prima di andare a dormire” suggerì alla figlia, “I tuoi voti sono ottimi” “S... sì, ma vorrei ripassare ancora alcune cose” mormorò Bulma cercando di restare sul vago.
La sua mano s'infilò in uno dei sacchetti estraendone un pacchetto di biscotti, una confezione di cereali e un succo di frutta. Li poggiò sul tavolo uno ad uno, soffermandosi ad osservarli.
Sua madre stava parlando, ma per un istante non le diede molto retta “Ehi, mamma, questi non sono i cereali che prendiamo di solito” le indicò. Panchy si voltò osservando la scatola senza notare nessuna differenza. “Cosa c'è che non va?” le domandò, la figlia le indicò il disegno sul cartone “Sono la solita marca, ma questi hanno l'uva sultanina” le fece notare “Lo sai che non mi piace” brontolò come una mocciosa mettendo il broncio. La donna alzò le spalle “Oh beh” minimizzò “Appena posso andrò a comprare quelli che ti piacciono” le promise.
Un po' contrariata, Bulma mise la confezione insieme alle altre nell'apposito scomparto del mobile.
“Stavo dicendo, Bulma” riprese Panchy, “Si hanno notizie sulla borsa di studio?” le domandò. Dopo aver riposto anche l'ultimo oggetto pescato dall'interno della borsa, Bulma si voltò verso sua madre “Non ancora, mi hanno detto che si saprà ad inizio gennaio” le ricordò. La donna giunse i palmi della mani “Oh, ci siamo quasi” cinguettò allegra.
Bulma era un po' nervosa per l'intera faccenda, aveva lavorato sodo anche solo per poter fare richiesta all'università.
Era una facoltà molto influente ed era difficile entrare. Ogni anno selezionavano i più bravi nell'intero paese, alla quale veniva data una prestigiosa borsa di studio e solo ad essi era concesso entrare senza il test d'ingresso che si teneva nei mesi estivi. Bulma voleva ad ogni costo quel privilegio, essendo un ateneo oneroso. Questo avrebbe permesso ai suoi genitori di non svenarsi economicamente pur di farle ottenere la laurea dei suoi sogni.
Voleva studiare ingegneria e voleva farlo nell'istituto che aveva frequentato anche suo padre. Per fare ciò doveva prima prendere un buon voto nel compito di matematica di domani e quindi doveva mettersi a studiare.


CONTINUA…

  
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