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Autore: gabryTheGift    29/01/2019    7 recensioni
Oscar e André tornano a palazzo dopo essersi scontrati contro i primi tumulti di Parigi, dopo la scena in cui André ha protetto la sua donna (come al buon Alain piace sottolineare). I due protagonisti, fianco a fianco, tornano a casa mentre Oscar cerca di capire quale sia adesso il suo rapporto con il suo amico di sempre e cosa sia rimasto della loro vita vissuta insieme. Un missing moment, la voce di una Oscar che ancora non capisce il sussurro del suo cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Percorro le scale quasi correndo.
Sono furiosa e anche tanto stanca.
Mi abbandonano tutti. Tutti.
E quella stupida lettera è l'ennesima presa in giro.
Perché madre? Perché? Davvero non conto nulla per te?
È davvero più importante la Regina, un'estranea infondo, che la tua stessa figlia?
Perché lei viene sempre prima di me? Fersen, tu, mio padre...
Non conto davvero nulla, per nessuno?
Mio Dio... non dovrei pensare certe cose...
Questo è tradimento... ma ormai non riesco più a distinguere i contorni, i confini che mio padre ha cercato di impartirmi da quando ho emesso il primo vagito su questa terra.
Tanti anni di disciplina, di punizioni fisiche, di studio, di dolore sembrano essersi dissolti nel nulla.
Davvero non spiegare cosa mi stia succedendo.
E non so cosa mai potrebbe dirmi ora André per chiarirmi le idee.
Dio... Non so nemmeno cosa voglio dirgli e se voglio parlargli del contenuto della lettera.
So solo che voglio vederlo.
Voglio parlargli!
Qualunque cosa andrà bene!
Potremmo anche discorrere di un argomento banale come del tempo, ad esempio. Non ha importanza.
Potremmo parlare del tuo amico, quello sbruffone di Alain, o dei turni massacranti a cui ti sottopongo.
Qualunque cosa, davvero!
L'importante è che non mi lasci sola, adesso!
Non respingermi André, ti prego.
Voglio solo godere della tua compagnia, proprio come un tempo.
È così impossibile esaudire questa mia richiesta?
So bene che potresti essere arrabbiato per le ore assurde che ti assegno ma non posso elargire favoritismi, certamente non a te.
Non voglio compromettere, ulteriormente, la tua situazione in caserma.
Cerca di comprendermi, André!
Voglio tenerti al sicuro, per quel poco che mi è possibile.
Ti prego, non abbandonarmi anche tu.
 
Sono davanti alla tua porta.
È tardi, lo so, e non dovrei essere qui ma ora nulla è più importante di questo, per me.
Busso piano, nel nostro modo segreto. Chissà se lo ricordi ancora!
Un piccolo sorriso compare sulle mie labbra mentre la mia mente si riempie del ricordo di noi due, bambini pestiferi che desideravano solo stare insieme, a dispetto di tutto e tutti. Vorrei davvero rivivere quelle emozioni.
Ma qui fuori non sento nessun rumore provenire dalla tua stanza.
Tutto sembra immobile e silenzioso.
Riprovo ancora e tutto tace.
Stai dormendo? Non sarebbe strano vista l'ora!
Una vocina, che somiglia tanto  a quella di quando ero bambina, mi suggerisce una soluzione che oggi sembra quasi un'eresia  mettere in atto.
Ma non sarebbe la prima volta che, questa sera, seguo il consiglio di quella Oscar dispettosa!
Mi guardo intorno e, con la certezza che nessuno mi stia osservando, abbasso lentamente la maniglia della porta ed entro nella tua stanza.
Chiudo la porta alle mie spalle e con la candela che ho in mano faccio un po' di luce nella stanza.
Il mio sguardo si posa subito sul tuo letto.
Chiaramente non ci sei.
Il tuo letto è intatto.
Dove puoi essere a quest'ora?
Che tu sia in città? Per incontrare qualche fanciulla? Per un appuntamento magari.
Forse era questo il motivo del tuo contagioso buon umore durante la nostra cena.
Che stupida... Sono davvero cieca.
Mi aspettavo davvero che fosse felice a causa della mia presenza?
Ridicola!
Sei solo una stupida Oscar. Una sciocca ingenua!
Dovrei solo pensare alle strategie militari.
Quella è l'unica cosa che mi riesce egregiamente.
Mio padre non ha completamente sbagliato a tracciare questa strada per me, infondo.
Sospiro e mi guardo intorno: la stanza di André è proprio come la ricordavo.
Non sembra essere cambiato nulla.
Sul comodino, posto accanto al letto, c'è un libro: "Il contratto sociale" di Rousseau.
Un libro decisamente proibito.
Se lo vedesse mio padre, sappiamo entrambi, André, che non sarebbe clemente.
Eppure lo tieni lì, in bella vista!
Sei sempre stato un silenzioso provocatore, lo so bene.
Decisamente contraddittorio, non c'è che dire!
Forse dovrei chiederti di prestarmelo, anche solo per smuovere i nervi del mio caro Generale!
Rido piano dei miei pensieri tuttavia vorrei davvero leggerlo, vorrei davvero capire e vedere il mondo come lo vedi tu.
Infondo ho sempre saputo che quella con seri problemi alla vista sono sempre stata io.
Intanto continuo la mia ispezione.
Sulla sedia posta davanti al tuo scrittoio c'è una giacca. La tua giacca.
L'accarezzo piano e mi sembra di percepire il tuo odore da qui. Che strana sensazione...
Allontano immediatamente la mano e nel farlo noto, sullo scrittoio, dei fogli pieni, chiaramente, della tua calligrafia.
Ecco la piccola Oscar fare un'altra volta capolino!
Darò solo un’occhiata, non può succedere niente di male, infondo. Forse qui c'è scritto dove sei.
Probabilmente non hai perso l'abitudine di appuntare ogni cosa della tua giornata.
Ricordo quando insieme leggevamo i pensieri scritti sui tuoi fogli.
Un'abitudine che crescendo abbiamo perso.
Un'altra cosa cara di te che è semplicemente scivolata via dalle mie dita.
 
Oscar, mia preziosa Oscar.
Vedo bene che qualcosa ti tormenta e so bene che, nemmeno questa volta, ti confiderai con me.
Come so bene che non troverò mai la forza di parlarti, di parlarti davvero.
Troppo ci separa ormai: la tua testardaggine, il mio peccato, tuo padre, la Regina, Fersen, il mondo intero.
Eppure, come un perfetto idiota, sono ancora qui solo per te e spero di poterti sentire mia, un giorno. Finalmente mia.
Mia tra le mie braccia. Mia da amare. Mia da venerare.
Vorrei tanto sentirti ridere, amore. Mi manca tremendamente la tua risata, mi mancano le nostre chiacchierate.
Parole scandite dall'orologio delle tue rigide regole che oggi mi farei bastare.
Perché mi manchi. Tanto. Troppo.
No, non è vero.
Questa è l'ennesima bugia che racconto a me stesso.
Io, Oscar voglio soltanto amarti, come un uomo ama una donna.
Voglio baciarti. Voglio sentire l'odore della tua pelle. Voglio baciare la tua pelle. 
Voglio portarti sul mio piccolo letto e mostrarti quanta bellezza è racchiusa dentro di te.
Se sapessi cosa sogno di te, di noi insieme.
Ti scandalizzeresti, mi passeresti a fil di spada con uno scatto felino ed un'agile mossa.
Lo so, lo so bene. Ma non posso farci nulla.
Sono i pensieri di un uomo. Un innamorato respinto è vero, ma pur sempre un uomo innamorato.
Innamorato di te con tutto il mio essere. Con ogni briciola del mio corpo e della mia anima.
So bene, tesoro, che non riesci a credere che qualcuno possa amarti.
So bene come sei cresciuta e cosa ti hanno insegnato, imposto. E questo mi fa male, tanto male.
Ti hanno fatto credere che provare passione è peccato, che non puoi essere donna che, semplicemente, non ti è concesso.
Ti hanno fatto credere che nessun uomo potrà mai provare un desiderio d'amore per te.
Ma amore, amore mio, se tu volessi almeno lasciarmi provare e spiegarti la bellezza di ciò che sento per te non avresti paura.
Te lo giuro.Non devi più pensare a quello stolto che si chiede perché tu sia nata donna.
È una follia e non merita uno solo dei tuoi pensieri.
Tu sei una rosa, che stavo calpestando è vero, e questo occhio malato è la giusta punizione per ciò che ho fatto.
Per averti vista e toccata senza il tuo consenso.
Il pensiero del tuo seno nudo e niveo scalda, ogni giorno di più, le mie viscere ma impongo alla mia mente di non pensarci.
Di non pensare a ciò che ho visto, di continuare ad immaginare, come ho sempre fatto, il tuo corpo, i segni tangibili del tuo essere donna, perché tu non volevi, piangevi e quindi non ne ero e, probabilmente, non ne sarò mai degno.
Ma amore, mia Oscar tu sei una rosa, una rosa bianca pura e splendente. Fragile e fiera.
Sei tante cose amore mio. Hai solo paura di guardarti dentro, di vederti davvero, di liberarti dalle tue catene.
E allora mia rosa, affidati a me. Lascia che guardi io per te, lascia a me il compito di spiegarti cosa sei e cosa potresti essere, se solo ti liberassi dalle medaglie che porti sul tuo piccolo e morbido petto.
Sei fiera, indomita, coraggiosa, generosa, testarda, orgogliosa, bellissima e forte e intraprendente e meravigliosa.
Tu sei Oscar, amore mio.
Uomo o donna che tu sia, nulla cambierà la tua essenza, la tua anima.
Sei una rosa meravigliosa, che vuole solo sbocciare. Io lo so, lo sento.
E allora lasciati amare, mia tenera rosa.
Io desidero solo amarti Oscar, da tutta la vita. Lasciati amare.
Lasciati amare mia Oscar.
 
 
Ripongo immediatamente, sullo scrittoio, il foglio con dentro la sua scrittura e scappo via dalla sua stanza.
Mi... mi manca l'aria.
Devo uscire da qui. Ora.
Devo fuggire da queste parole e dalle emozioni che stanno continuando a muoversi impazzite nel mio stomaco.
Sento le gambe cedere ma non ha importanza. Nulla può fermarmi.
Devo uscire da qui!
Scendo, trafelata, la scalinata e subito entro in biblioteca, luogo testimone di tutti i viaggi che questi libri impolverati hanno regalato a me e a te.
Dio... tutto in questa casa mi ricorda di te ed io ora devo fare in modo di toglierti, di strapparti dalla mia mente.
A qualunque costo!
Mi siedo sulla poltrona rossa posta davanti al camino ormai spento.
Ho freddo ma credo che nemmeno il fuoco riuscirebbe a scaldarmi.
Non ci riesco. Non riesco a non pensarci! Maledizione!
Che diavolo vuoi da me André?
Cosa vuoi, maledetto?
Come è possibile che tu possa riservarmi parole così vive e piene di passione, così vibranti della tua essenza?
Quando le hai scritte?
Cosa, quale episodio ti ha costretto a mettere su carta quei pensieri?
Pensieri che in quel momento ti erano insopportabili e che hai dovuto mettere nero su bianco per placare la tua anima.
Avrei dovuto bruciare quel dannato foglio! Se lo trovasse qualcuno passeresti dei guai, guai molto seri!
Potrebbe arrivare nelle mani di mio padre.
Qualcuno della servitù non si farebbe alcuno scrupolo se tradirti significasse ottenere qualche moneta in più nel suo salario!
Possibile che non te ne rendi conto?
Tu non sei certo una persona imprudente, anzi...
Maledizione!
Tornare in camera tua adesso è impossibile, potrei non avere la stessa fortuna di qualche attimo fa.
Che sciocca! Ho l'abitudine di mentire anche a me stessa.
La verità André è che preferisco perdermi tra questi pensieri piuttosto che analizzare le parole che hai scritto.
Parole che non posso dimenticare.
Parole che hai scritto per me. Solo per me!
Come? Come hai potuto farlo?
Come è possibile che proprio io abbia scatenato tutto questo in te?
Sei un uomo forte, gentile, buono, intelligente e... devo ammetterlo sei bello.
La tua non è una bellezza chiassosa e sfacciata come quella di Fersen, tu sei diverso da lui.
Non avete nulla in comune. La tua bellezza è quiete e calma, non grida per farsi ammirare ma riesce comunque a turbare l'anima perché ti entra dentro giorno dopo giorno e, quasi senza accorgertene, ne diventi schiava, dipendente.
Tu sei diverso da lui, lo sei sempre stato.
Avresti potuto avere una famiglia André, dei figli, una bella moglie innamorata di te...
Dio... lo meriteresti così tanto.
Meriteresti di vivere una vita felice, lontano da me, da questa strana donna vestita da uomo.
Invece sei rimasto qui, con me.
Solo per me.
Hai voluto condannare te stesso per starmi accanto.
Sei sempre stato troppo buono, ed io ne ho sempre approfittato.
Inconsciamente alle volte e altre volte con estrema lucidità.
Ma tu avresti dovuto pensare a te.
Liberarti dalla mia presenza.
Mi dispiace André, mi dispiace!
Qualcosa sta bagnando la mia mano.
Mi porto una mano sul viso... lacrime.
Che succede?
Che mi sta succedendo?
Sto piangendo e non me ne rendo conto.
Perché? Non capisco cosa sento, cosa ho dentro.
È per me o per te, André, che queste lacrime bagnano il mio viso?
Non sono più completamente padrona di me stessa.
Ad un tratto sento il rumore della maniglia della biblioteca che si abbassa.
Immediatamente volgo lo sguardo verso quel suono e nel buio scorgo una figura famigliare.
Sospiro. Non avrei mai voluto che mi trovassi così.
Ora non ho più difese, come farò a mentirti?

Non posso più nascondermi quando sento la tua voce chiedermi: "Oscar? Cosa ci fai qui a quest'ora?"
 
  
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