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Autore: milly92    29/01/2019    1 recensioni
“Io sono Alice, piacere. La mediatrice culturale”.
“La che?”.
Offesa, feci una smorfia: il mio era un mestiere come tanti, non di certo uno di quelli super fighi con il titolo tradotto in inglese giusto per sembrare ancora più irraggiungibili.
“La me-dia-tri-ce culturale” rispiegai pazientemente.
“Ah, mediatrice! A causa del viaggio sto così fuso che avevo capito meretrice, ecco perché ero confuso” ridacchiò, con un palese accento romano. “Salvatore, comunque. Piacere. Faccio questo mestiere da cinque anni e non ho mai sentito parlare di una mediatrice nel team!”.
“E’ un’eccezione, oltre agli inglesi ci sono gli spagnoli e l’azienda aveva bisogno di una traduttrice. Diciamo che è un esperimento... Scusami comunque, mi sono bloccata nel bel mezzo della strada perché ho appena ricordato di aver dimenticato l’adattore e il mio cellulare è appena morto”.
“Azzò, sei perspicace, Alice la Mediatrice. Spero non dimentichi le traduzioni delle parole così come dimentichi le cose essenziali”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Days 12- 14: Quello che succede dopo le quattro del mattino...
Capitolo 10
Days 12- 14: Quello che succede dopo le quattro del mattino...
Gli ultimi giorni di quelle due settimane furono decisamente fuori dal comune e per fortuna l'inizio dei miei ventisei anni non fu simile al resto dell'anno, altrimenti sarei davvero impazzita.
La lite telefonica con Luca aveva fatto scattare in me la consapevolezza che spesso tendevo a darmi mille colpe quando le persone si comportavano male con me ma in realtà la questione si poteva riassumere semplicemente con un diretto e liberatorio "Sono tutti stronzi e basta".
Ero davvero senza parole per ciò che mi aveva detto Maurizio, sia per il suo credere a quel farabutto di Alessandro sia per il suo accusarmi, quasi come se fossi un oggetto di sua proprietà che doveva rispettare le sue aspettative.
Non sapevo cosa fare e nell'indecisione, per non combinare nulla, optai per un semplice "niente", dicendomi di dovermi prima calmare.
Tendevo a seguire sempre questo schema nei momenti difficili e me ne rendevo conto ma non riuscivo ad agire diversamente, piena di lavoro e preoccupazioni a causa degli ordini sempre più difficile da gestire di Sandy e Jimena.
Presa com'ero da tutte queste questioni, non chiesi nemmeno a Saverio di raggiungermi per il solito caffè, tanto da farlo preoccupare e chiamarmi.
"Ehi, temevo non ti fossi svegliata" si scusò appena risposi, con la voce ancora assonnata.
"No, tranquillo, me la sono presa con calma, sono un po' stanca" mi giustificai, fingendo uno sbadiglio per provare ciò che stavo dicendo.
"Posso venire? Ho bisogno di un caffé, sarà una giornataccia" mi supplicò, sbadigliando a sua volta.
"Certo, certo, vieni, devo solo mettere le scarpe e sono pronta".
Sospirai, dicendomi che dovevo impegnarmi per non fargli capire nulla visto che volevo tenermi tutto per me per il momento anche se era una lotta assurda visto che Saverio riusciva sempre a farmi sentire a mio agio e a farmi confidare.
Quandi uscii dalla stanza lo trovai già in cucina, intento nel preparare la moka.
Si vedeva che era stanco, aveva delle occhiaie bluastre che non promettevano nulla di buono e sembrava muoversi a rilento.
"Buongiorno. Scusami ma stamattina il risveglio è stato traumatico" lo salutai, avvicinandomi e facendogli segno di lasciare stare visto che ci avrei pensato io.
Non si fece pregare e andò sul divano, socchiudendo gli occhi.
"Non me lo dire, dopo la riunione una ragazza del gruppo di Luigi lo ha chiamato per dirgli che un'altra era svenuta ed è stato un caos, a quanto pare ha avuto un calo di zuccheri, le amiche dicono che mangia pochissimo, fuma solo... Poi ha vomitato, ho dovuto disturbare Cristina per darle una mano a togliersi la maglia tutta sporca, Alessandro ha suggerito di farla dormire con una delle group leader per tenerla sotto controllo. Ho dormito meno di tre ore e oggi ho tutta la modulistica per il nuovo gruppo da compilare..." raccontò, sfinito.
"Io sono avanti con l'organizzazione, mi manca solo la riunione per metterci d'accordo per l'ultima sera, quindi oggi posso aiutarti" mi offrii, preoccupata nel vederlo così.
Ecco di nuovo il mio solito schema che si ripeteva: qualcosa mi andava male? Benissimo, perché affrontarlo quando potevo farmi in quattro per Saverio e impegnarmi per occuparmi di mansioni che non erano di mia competenza?
Non c'era nulla da fare, ero fatta così e mi odiavo ma allo stesso tempo facevo di tutto per evadere dalla mia vita e occuparmi dei problemi degli altri.
"Magari, grazie, ho bisogno di un paio di occhi in più, Mario è impegnato con il video di addio e non mi fido molto di Amanda".
Quella prospettiva capitava nel momento giusto visto che non chiedevo altro che essere utile a chi lo meritava davvero e avere una tregua dai drammi pseudo adolescenziali che stavano avendo luogo in quei giorni, inoltre ero molto più tranquilla visto che Saverio, stanco morto com'era, non avrebbe notato eventuali stranezze tra me e Maurizio.
Così, poco dopo ci avviammo verso la mensa per fare colazione e notai che c'era un senso di stanchezza generale tipico del terzultimo giorno del turno, tanto che Cristina aveva la testa appoggiata alla mano e Alessandro sbadigliava in continuazione.
"Cri, tutto bene? Ho saputo del casino di stanotte, come sta la ragazza?" chiesi, non osando immaginare tutta la paura provata quella notte.
Cristina scrollò le spalle, senza sapere bene cosa dire. "Aveva la pressione bassa, glicemia bassissima... Non mangia quasi niente, dice che il cibo spazzatura di qui la fa ingrassare! Ha dormito con me e stamattina andava meglio, prima le ho preso io una brioche, del latte con i cereali e ha promesso di mangiare, meglio non stare lì a guardarla, la prenderebbe come una mancanza di fiducia" sintetizzò, per poi dare un morso al suo toast.
"Speriamo, magari possiamo tenerla d'occhio in maniera discreta" ipotizzai, "Posso farlo io, basta che me la indichiate".
Continuavo a caricarmi di impegni e sapevo il perché, ma non riuscivo a farne a meno e me ne convinsi quando incrociai lo sguardo di Maurizio, che non riuscii a decifrare.
Durò mezzo secondo, poi abbassò lo sguardo sulla sua colazione con un'aria che non gli donava proprio.
"Sì, è quella seduta al terzo tavolo a destra, mora, con la coda di cavallo e la felpa verde" rispose Luigi, preoccupato a sua volta.
Annuii, finii di mangiare e mi congedai subito, alzandomi.
"Oggi devo dare una mano a Saverio con i documenti del nuovo turno quindi sarò nell'altro ufficio, ti lascio scritto ciò che devi fare sul planning, mi avvio già" dissi rapidamente a Maurizio, sforzandomi di essere professionale.
"Oh, ok" disse lui in risposta quando mi ero già alzata per andarmene.
Rapidamente, arrivai nel nostro ufficio, vidi le scadenze e gli scrissi di ricontrollare il numero di biglietti per la serata cinema e di sentire da Jimena e Sandy che idee avevano per l'ultima serata, poi andai nell'ufficio del resto dello staff, dove Saverio era già all'opera.
"Senti, facciamo così: andiamo in un altro ufficio, mi dici cosa devo fare e nel frattempo ti riposi. Oggi abbiamo la visita a Phoenix Park, poi puoi riposarti ancora lì" proposi, non riuscendolo a vedere più assonnato che sveglio. "Poi hai tutto il tempo di correggere".
Esitante, il coordinatore sembrò valutare la mia proposta, prese un foglio, annotò qualcosa, prese una cartellina zeppa di fogli e mi fece cenno di seguirlo.
Obbedii, pronta a perdermi in una marea di dati, nomi e studenti da dividere in stanze, persone a cui nel giro di pochi giorni avrei potuto dare un volto e che avrebbero sostituito tutte quelle con cui avevo a che fare ora.
Egoisticamente, da un lato non vedevo l'ora anche se mi dispiaceva per i group leader che erano davvero dolci e comprensivi e avevano dimostrato di essere molti uniti, solo che la prospettiva di non dovermi più preoccupare di Amanda e Alessandro era fin troppo allettante.
Dovevo essere forte e pensare che tutto sarebbe finito a breve, ero pronta per il nuovo inizio.
Con calma, una volta arrivati in un ufficio piccolo ma luminoso, ascoltai attentamente cosa dovevo fare e stilai una to- do list, felice di appurare che fare tutto mi avrebbe occupato tutta la mattinata.
Eppure, non riuscivo a non pensare alla discussione della sera prima, prima con rabbia, poi con risentimento, poi con tristezza.
La verità era che non stavo agendo per non perdere un ulteriore alleato, solo che non era giusto starmene lì, confinata in ufficio ed evitare di dire ciò che non vedevo l'ora di sputare fuori.
Mentre lavoravo, Saverio se ne stava steso su un divanetto e si riposava, prima vigile, poi profondamente addormentato.
Non riuscii a resistere e gli scattai una foto per poi inviarla a Nadia, scrivendo: "E io lavoro al posto suo!".
Erano ormai le undici e mezzo quando la porta dell'ufficio si spalancò e spuntò quell'uragano di Mario, chiassoso come al solito e con in mano il cellulare, che ormai sembrava far parte del suo corpo visto che non lo lasciava mai stare.
"Ali, muoviti, ascoltami" disse, iper attivo come sempre, "Ricordi che oggi a Phoenix Park abbiamo il laboratorio video e i ragazzi devono...".
"...Realizzare la sigla di un telefilm famoso dividendosi in quattro gruppi, sì. E allora?" finii la frase per lui, senza capire il punto della situazione.
"E allora io sono avanti con il video di addio, avevo tempo libero e ho deciso che anche noi come staff faremo una sigla, ma una tutta nostra, senza basarci su uno show" spiegò lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Mi mostrò un foglio che doveva essere una sorta di sceneggiatura, in cui si leggeva cosa doveva fare ogni persona o ogni gruppo di persone.
A causa della voce massiccia dell'activity leader, il coordinatore si svegliò biascicando un "Vaffanculo!" fin troppo deciso, per poi mettersi seduto e stiracchiarsi.
"Mario sei una piaga, ma perché ti crei lavori extra?" chiese.
"Perché io e gli altri activity leader stiamo facendo una gara a chi cura di più la pagina facebook ed Elena sarà la coordinatrice che giudicherà la migliore a fine stagione e modestamente io con le foto delle esibizioni dell'altra sera e questo sarò in netto vantaggio" rispose Mario con semplicità, scrollando le spalle.
"Come mi manca Elena" sospirai.
Saverio, dal canto suo, sospirò comprendendo di non poter fare nulla contro la decisione di Mario per questo si limitò a scrollare le spalle e a prendere il foglio dalle mie mani.
"Ah bella la scena in cui io fingo di dare ordini e voi obbedite. Ci sto, fatemi riprendere un attimo e partecipo. Ali a che stai?" domandò poi, continuando a sbadigliare.
"Ho sistemato i ragazzi nelle camere e trascritto i dati della nuova parte di staff, bisogna solo assegnare le camere ai group leader" dissi, mostrandogli la lista su cui avevo cancellato le cose che avevo fatto.
"Ok, questo possiamo farlo fare ad Amanda".
Andammo in caffetteria per il solito espresso delle undici, corsi in bagno per darmi una sistemata ai capelli e per mettere un po' di rossetto visto che dovevamo girare la scena in cui io portavo ben tre caffè a Saverio con tanto di inchino, con alcune persone che ovviamente ci guardavano, incuriosite.
In seguito, andammo in ufficio dove dovevamo girare una scena tutti insieme in cui eravamo in cerchio e facevamo una sorta di gioco della bottiglia per stabilire chi doveva fare il bucato con tutte le nostre divise, usciva Luigi e lo sommergevamo di magliette, poi toccò alla scena dedicata proprio ai Mediatori.
Maurizio era silenzioso e lo divenne ancora di più quando andammo nel nostro ufficio con Mario alle calcagna - non mi sorpresi nel capire che voleva pubblicare anche i dietro le quinte - che reggeva un pesante dizionario di inglese.
"La scena è molto semplice, ragà!" ci spiegò lui, mentre cercava la luce migliore. "State seduti dietro la scrivania, Maurizio finge di fare una domanda e tu fai un'espressione incazzata e lo punisci colpendolo col dizionario".
"Bella rappresentazione del reparto di Mediazione. Magari potessi colpire gli altri col dizionario..." sospirai, controllando il mio riflesso nel display del cellulare e poi prendendo posto dietro la scrivania.
Maurizio rise nervosamente, senza dire altro.
"Pronti?".
Annuimmo, così anche il mediatore si mise di fronte a me e Mario si sistemò mentre ci inquadrava con la videocamera del cellulare, dicendo "Azione".
La scena mi venne fin troppo naturale, tanto che l'activity leader lodò la mia espressione incazzata definendola "Vera" e Maurizio finse un riso nervoso che non gli donava affatto e che mi faceva venire voglia di prenderlo sul serio a pugni.


Vedere la nostra sigla in anteprima sul tablet di Mario mentre ce ne stavamo a Phoenix Park e i ragazzi correvano felici e spensierati per pensare alle varie idee per realizzare il loro video fu davvero divertente.
Come soundtrack, l'activity leader aveva scelto una canzone di cui ignoravo l'esistenza, "Il cielo d'Irlanda" di Fiorella Mannoia, una canzone dal ritmo incalzante e una melodia che infondeva allegria e speranza.
Appena le note della canzone iniziarono a diffondersi, comparve il titolo, "Storia di uno Staff", scritto in Rosso, colore che richiamava le divise dell'azienda, e la particolarità era che il video era tutto in bianco e nero se non per le nostre maglie rosse. Addirittura anche la mia e quella di Maurizio risultavano di quel colore!
Il video iniziava con un primo piano di Saverio nella scena in cui io gli portavo il caffè, con sotto scritto "Saverio Capone as Il Coordinatore", seguito da una parte in cui fingeva di dare ordini e tutti obbedivamo.
Poi, l'inquadratura passò ad una Amanda che guardava in chissà quale direzione mentre giocava con una penna ed ovviamente uscì la scritta "Amanda Salerni as La Team Leader", seguita da una parte in cui prima leggeva dei fogli e poi li gettava in aria con nonchalance.
Mi fece davvero strano leggere il mio nome nella scena con Maurizio, seguita da una in cui ero evidentemente stata ripresa senza saperlo visto che stavo controllando qualcosa su un quaderno e poi... Sbadigliavo! Che classe, che bella figura come al solito, ma devo dire che mi rappresentava molto.
Poi era il turno dei group leader che ridevano, giocavano tra loro per poi correre insieme stile Baywatch come se dovessero salvare chissà chi e si scopriva che quel qualcuno era Mario, circondato da Salvatore che scuoteva il capo con disapprovazione e Alessandro che provava a rianimarlo, salvo poi scoprire che era tutto uno scherzo visto che Mario saltava su e faceva la verticale.
Alla fine c'era la scena in cui eravamo in cerchio e devo dire che il risultato, concentrato in due minuti di sigla, era davvero fenomenale.
"Hai un talento naturale per queste cose, Mario!" si complimentò Monica, entusiasta, seguita da numerosi complimenti degli altri.
Per un istante pensai a quel video applicato allo staff dell'anno precedente e mi sentii lo stomaco ingarbugliarsi, per questo scacciai quell'idea e mi guardai intorno, mentre un gruppo di adolescenti rideva e si metteva in posa per fare una ripresa.
Avevamo comunicato tutto in anticipo, quindi i ragazzi si erano portati gli accessori necessari per la sigla che avevano scelto, infatti vidi alcuni con degli ombrelli in mano e pensai subito a quella di Friends.
Il vastissimo Phoenix Park era tutto a nostra disposizione, potevamo fare qualsiasi cosa mentre tutti erano impegnati con i video, così decisi di avventurarmi alla ricerca di qualche cervo dato che il parco era noto proprio per la presenza di questi animali.
Il resto dello staff ne approfittò per schiacciare un pisolino, così mi avviai verso quelle enorme lande desolate di verde che si potevano incontrare dopo la parte iniziale più popolata.
Stremata, dopo una ventina di minti di cammino arrivai in una zona dove c'era qualche turista, nei pressi di una collinetta su cui c'era un'enorme croce color oro, ma dei cervi non c'era nemmeno l'ombra.
"Anche tu cerchi i cervi?".
Mi ero appena seduta e cercavo di stendermi usando lo zainetto come cuscino quando udii l'inconfondibile voce di Maurizio alle mie spalle.
Esitai, prendendo un bel respiro per calmarmi prima di voltarmi e guardarlo freddamente.
"Cerco semplicemente un po' di pace e di silenzio" risposi, diffidente.
Il ragazzo non sembrava sorpreso dal mio atteggiamento, tanto che prese posto di fronte a me e mi guardò, incerto.
"Anche io sono qui perché cercavo un po' di pace, ma non di silenzio, o almeno non da parte tua. Alice, urlami contro, dimmi ciò che pensi di me, ma non ignorarmi, mi sento uno schifo, ieri ero stanco e...".
"Sono stanca anche io, Maurizio, sono stanca di sentire stronzate. Devo lavorare altre due settimane con te quindi preferisco ignorarti ma almeno essere professionale" lo interruppi, gelida come lo ero stata poche volte nella mia vita.
Non poteva comportarsi così, non poteva urlarmi di illuderlo e poi di criticarmi perché aveva creduto a quel deficiente di Alessandro per poi tornare con la coda tra le gambe e provare a impietosirmi.
"Puoi non essere professionale visto che con te non lo sono stato" mi ricordò, mesto, probabilmente ricordandosi della figuraccia faccia.
Sospirai, esasperata. Sentivo un grande fiume di parole affollarmi la mente e non sapevo da dove iniziare visto che erano ore ed ore che il mio cervello mi diceva cose a caso sul suo comportamento per renderlo ancora più cretino ai miei occhi.
"Partiamo dal presupposto che ognuno è libero di fare ciò che vuole se non è un partner e non deve essere giudicato per eventuali sue scelte, sei stato un coglione. Ma un coglione grande, immenso, di quelli epici! Ti ho aperto il mio cuore, abbiamo passato dei momenti che io giudico molto intimi, ti ho fatto capire che mi farebbe piacere rivederti al di fuori di questo contesto e tu che fai? Credi a quel deficiente? Lo sai che voleva portarmi a letto già la terza sera solo perché pensava che fossi una che se la fa con tutto lo staff? Ha smesso solo quando gli ho detto che doveva finirla e che avevo capito il suo gioco! Poi mi ha messo in mezzo nelle sue vicende con Amanda, ecco perché ho dovuto chiarire! Eppure con chi ho cenato io? Con chi mi sono confidata? Con chi ero alla mezzanotte del mio compleanno? Di certo non con lui!".
Se avevo iniziato in sordina, alla fine del discorso ero arrivata ad urlare quasi a pieni polmoni, incollerita, senza più filtri.
Volevo vedere Maurizio morire di vergogna, diventare di mille colori, scomparire o farsi piccolo piccolo, invece lui sospirò e annuì.
"Ti chiedo scusa. Il problema è che uno come Alessandro ti toglie l'autostima, mi sembrava tutto così chiaro quando vi ho visti sempre vicini, vi siete assentati insieme, poi lui ti mandava occhiate durante le esibizioni...".
"Io e te siamo sempre vicini, ci assentiamo insieme e ci mandiamo occhiate eppure non è successo niente o sbaglio?" lo bloccai, sentendomi come un avvocato che ha appena trovato il dettaglio che gli farà vincere la causa.
Il ragazzo aprì la bocca e la richiuse stupidamente.
Io lo guardavo con aria di sfida, sperando di fargli provare almeno un minimo di quello che mi aveva causato in quelle ore, ma alla fine lui non riuscì a ribattere e restò in silenzio.
"Quando avrai una risposta me la dici, nel frattempo vado a cercare i cervi" mi congedai, sentendo che ormai la voglia di riposare era andata a farsi benedire e alzandomi, lasciandolo lì in mezzo al prato, vicino alla collinetta con la montagna che sembrava essersi creata tra noi.


Passai il resto della giornata per i fatti miei, sistemando qualche dettaglio dei vari programmi e finendo per vedere Ocean's 8 alla serata cinema, decisa a disconnettere il cervello da tutto e da tutti per almeno due ore.
Quando fu il turno della riunione, ascoltai tutto con il cervello altrove e poi mi ritrovai a festeggiare il sedicesimo compleanno di una delle ragazze della squadra di Monica visto che in quanto staff le avevamo regalato una torta al cioccolato.
I due giorni successivi furono così intensi che non ebbi tempo di pensare alle varie questioni personali che affliggevano il mio strambo mondo e li trascorsi a fare letteralmente la schiavetta di Saverio che ormai, quando poteva, cercava di esonerare Amanda dicendole che essendo roba riguardanti le successive due settimane non poteva essergli d'aiuto.
Passammo ore ed ore a provare la soluzione migliore per le varie stanze visto che il mio planning non andava bene e a farli coincidere con le stanze dei group leader, in modo da distribuirne almeno uno per piano, poi fu il turno di comunicare alla mensa le intolleranze alimentari dei ragazzi e dello staff, visto che una group leader era allergica al lattosio e una al glutine.
Arrivati a mercoledì sera, dopo la cena di fine turno, io mi stavo chiedendo come era possibile che le due settimane fossero finite, quelle due settimane che erano iniziate in modo così pseudo drammatico che mi sembrava fosse passato un secolo.
Tuttavia, percepii un cambiamento nel mio modo di agire: mi sentivo disumanizzata, consapevole che quella fosse la fine e che al massimo in futuro avrei beccato qualcuno di loro in qualche altra città europea.
Davanti ai miei occhi, Mario presentava le sigle dei ragazzi ed io riuscivo solo ad applaudire, fiera di me stessa per quei cambiamenti forse un po' disumanizzanti ma positivi.
Ero felice di aver portato a termine il lavoro delle prime settimane con professionalità e senza danni, senza discussioni con Saverio e senza aver fatto la vittima.
Avevo agito, mi ero fatta valere, ero stata onesta con chi mi aveva creato problemi senza nascondermi dietro un finto buonismo che non mi apparteneva più e non avevo pesi sul cuore, anche se era stata dura esporsi e mostrarsi per ciò che ero.
Solo una lacrima mi solcò il viso mentre guardavo di nuovo il video dello staff e poi quello di addio fatto da Mario e non mi premurai di asciugarla, volevo che fosse lì come testimone del fatto che ora potevo contenermi ed essere meno malinconica del solito ma comunque mantenendo la prova dei sentimenti che provavo, sentimenti di affetto e di grande simpatia nei confronti di chi mi aveva strappato un sorriso.
Guardai Luigi e Gabriele che ridevano tra le lacrime mentre nel video si vedeva il loro saluto molto sui generis, Monica che abbracciava Cristina e si sorridevano e pensai che li avrei tenuti lì con me volentieri, ma non si poteva.
Alla fine della proiezione, Saverio salì sul piccolo palchetto insieme a Jimena e Sandy per ringraziarci e tutti noi, che piano piano l'avevamo raggiunto, alla fine chiedemmo un applauso per lui.
Ricordo quelle scene come quelle di un film in bianco e nero, forse perché segnarono un passaggio fondamentale in me in quanto membro della Emperor Travel: quello da lavoratrice affettuosa e attaccata a tutti a lavoratrice affettuosa ma consapevole dell'eventuale distacco.
"Ragazzi, a chi serve una mano per il check out delle stanze? Non ho altro da fare, voglio aiutarvi" mi offrii alla fine della serata, anche se me ne sarei andata volentieri a letto viste le ultime quarantotto ore di fuoco.
"A me, per favore. Partiamo alle due e non ho fatto i bagagli" disse Cristina con aria supplichevole.
Era stanca, lo potevo percepire dai suoi gesti e dagli occhi che quasi le si socchiudevano.
"Ma certo, dimmi pure".
Ci accordammo e decidemmo che io avrei fatto il check out mentre lei si preparava la valigia, ovviamente il tutto in maniera tacita e discreta.
Mi ritrovai a vestire i panni della group leader e come al solito fu piacevole, anche se un po' strano visto che non conoscevo perfettamente i nomi di tutti i componenti del gruppo.
Finii a mezzanotte passata e andai in camera di Cristina, trovandola intenta nel piegare le ultime cose. Mi offrii di aiutarla per finire prima e lei accettò di buon grado, sfinita com'era.
"Grazie, Ali, mi stai salvando. Sono stremata, non so come farò a gestire la trasferta in aeroporto" sussurrò, sbadigliando.
"Tranquilla, io domani posso dormire un po' prima dei nuovi arrivi. Volevo solo dirti che Saverio ci aspetta in ufficio per i saluti e le valutazioni" risposi.
Lei annuì poi, di punto in bianco, la vidi con gli occhi lucidi e mi strinse in un abbraccio caloroso, un abbraccio che definirei da aeroporto, uno di quelli di chi sa che probabilmente non ti rivedrà presto.
"Da quando ti ho visto mi hai ispirato fiducia, ne ho avuto la conferma quando ci siamo confidate a Galway. Sei speciale, Ali, ti ho visto lavorare con calma e tranquillità, ammiro il tuo rapporto di amicizia e rispetto con il coordinatore, avresti potuto approfittarne ma sei stata sempre la prima a lavorare, anche ora, non hai nulla da fare e sei qui... Io mi sono affezionata a te, ti considero un'amica" esclamò, senza smettere di stringermi e iniziando a piangere.
Ascoltando quelle parole non riuscii a trattenermi e scoppiai in lacrime anche io, memore dei piccoli ma importanti momenti che avevamo condiviso e probabilmente per scaricare tutte le tensioni accumulate in quei lunghi giorni di lavoro. Ripensai a quando ci eravamo confidate a Galway, alla sua storia, al nostro pranzo in quel pub e a tutte le risate che avevamo condiviso, all'esibizione di vari giorni prima... Cristina era un po' un equivalente di Nadia, seppur meno chioccia e saggia, ma dopotutto era una mia coetanea e come me aveva ancora tanto da capire su questo strambo gioco che è la vita.
Poco dopo ci recammo in ufficio per una rapida riunione visto che i tempi stringevano e non mi sorpresi nel vedere la solita espressione emozionata di Saverio a fine turno.
"Allora, eccoci qui" esordì, mentre si puliva gli occhiali con un piccolo panno e provava a fingersi disinvolto. "Non mi abituo mai a dire addio allo staff! Sono passate due settimane, ci siamo conosciuti e devo dire che sono soddisfatto del gruppo dei group leader, siete stati molto attenti e responsabili ma soprattutto una continua fonte di risate e di leggerezza, cosa che non guasta quando hai alle spalle quattordici ore di lavoro". Qui ovviamente non esitò a guardare Luigi e Gabriele che ridacchiarono prima di battere il cinque. "Ovviamente giudicherò solo la parte di staff che se ne andrà stasera. Per quanto riguarda te, Amanda, ti ho detto poco fa come la penso e ti invito a dirmi a tua volta il tuo giudizio su di me. Alessandro, come al solito non sta a me valutare l'operato dei dottori".
Amanda mi sembrava stanca, non più la solita battagliera con cui avevo discusso varie volte, era struccata, con i capelli legati in una coda scomposta e sembrava aver acquisito dieci anni in un secondo.
"Come ti ho detto, io e te abbiamo una concezione di Team Leader diversa. Detto ciò, grazie per i consigli e mi scuso per certi miei errori" dichiarò decisa ma un po' annoiata. "Io penso che tu stia sbagliando nel prendere questo lavoro così seriamente, prima o poi ti verrà un infarto, tutto qui".
"Nella tua critica io vedo solo un complimento" ribatté Saverio, sorridendole in un modo che avrebbe meritato un applauso.
"Raga ve faccio un caffé, che dite? Dovete viaggià de notte, ci sta".
A interrompere il silenzio ci pensò un Salvatore piuttosto assonnato che si alzò senza ricevere risposta e si mise all'opera.
Era una scena così strana e contrastante con il contesto che tutti scoppiammo a ridere.


Salutare tutti fu strano e magico allo stesso tempo per noi che dovevamo restare fino alla fine di luglio.
C'era Cristina che partiva alle due, Monica e Gabriele alle tre e Luigi alle quattro.
Ovviamente, i ragazzi piangevano, si scambiavano promesse, venivano ad abbracciarci con calore....
"Ci sentiamo, promesso" sussurrai a Cristina, abbracciandola per l'ennesima volta, con Mario che si comportava come al solito e si intrometteva stringendoci a sua volta.
Ogni volta che un pullman partiva, sembrava una sorta di conto alla rovescia come quello di un Capodanno visto che a breve, come a inizio anno, ci sarebbe stato un nuovo equilibrio.
Salutai i ragazzi con grande affetto e quando anche l'ultimo pullman divenne un puntino in mezzo alla strada illuminata dalla fioca luce dell'alba ci sembrò che tutto fosse improvvisamente nuovo, diverso.
Stranamente, lo paragonai al tramonto della sera in cui ero arrivata, pronta ad iniziare.
Ero davvero così stanca che mi sembrava di vivere in un mondo parallelo, dove tutto era diverso ed era concesso.
Alessandro non si sforzò nemmeno di dirmi "Ciao" mentre Amanda, sorprendendomi, mi strinse lievemente a sé e disse: "Ciao Alice" in un modo abbastanza gentile e fuori dalle sue corde.
Dopo quel gesto mi sentii strana, a tal punto da arrivare a pensare che, sì, all'inizio Amanda era stata una stronza ma che forse le dovevo un favore perché senza volerlo mi aveva fatto capire come si stava comportando Luca ed io mi ero regolata di conseguenza.
Piano piano tutti i pullman scomparvero, dando ufficialmente fine a quelle due settimane strambe ma di rilievo, almeno per quanto riguarda la mia storia.
Vidi lo staff andare a dormire con grande fretta ma io mi appoggiai su una panchina vicino la struttura ed esitai, rapita dai colori di un nuovo giorno che prendeva forma.
Sentii una mano sulla mia spalla ma non mi girai.
"Sono così felice che non sia toccato anche a te andare via... Averti ancora qui è straordinario, ho due settimane per farmi perdonare".
Conoscevo la voce, continuai a non voltarmi, come se avessi paura di spezzare un incantesimo.
"Io sono stanca di essere arrabbiata" dissi semplicemente, sospirando.
Avvertii Maurizio cingermi la vita con le braccia e, senza pensarci, appoggiai le mie mani sulle sue, chiudendo gli occhi e sentendo il suo respiro sul mio collo.
La mia parte più segreta chiedeva disperatamente un bacio unico ma lento su quel punto, per questo la mia parte più razionale si sorprese nel percepire un bacio lieve e gentile sulla guancia.
Mi sentivo pronta per un nuovo inizio spumeggiante e a ripartire da zero, lasciando via la negatività provata negli ultimi giorni che non mi aveva proprio fatto bene, anzi, mi aveva danneggiato parecchio.
"Una volta mi hanno detto che quello che succede dopo le quattro del mattino non esiste" dissi, senza aprire gli occhi e beandomi del calore di quell'abbraccio.
"Allora sopprimerò la voglia che ho di baciarti perché non voglio che non esista. E te lo sto dicendo perché comunque questa frase non esisterà più" rispose lui, con una voce roca che gli donava, per i miei gusti.
"Magari in futuro, prima delle quattro del mattino...".
"Oh, magari. Se mi dici quando lo aggiungo al planner...".
Come potevamo punzecchiarci così senza cedere e lasciarci andare, almeno per una volta? Non ero abituata a ciò, onestamente, ma da una parte lo apprezzavo visto che ero sempre dell'idea di non compiere mosse affrettate.
Fatto sta che quell'alba, con la sua magia e le sue non- confessioni, segnò anche l'alba di un periodo di cambiamenti per noi e per il modo in cui ci relazionavamo.


*°*°*°**


Salve gente!
Molto più rapida rispetto ai soliti standard eccomi qui con un capitolo fresco fresco!
Vi comunico che ho ufficialmente finito di scrivere la storia e, se vi va, sarò più rapida nell'aggiornare.
Fatemi sapere!
Il primo turno è finito, ora si inizia con il secondo e sembrano esserci delle "novità" tra Maurizio e Alice nonostante i vari problemi che hanno avuto.
Che ne pensate?
Come al solito vi lascio qualche spoiler:
Mi stampò un bacio su quel punto, seguito da altri piccoli nella zona circostante mentre le nostre mani intrecciate contininuavano a sfregarsi e a un certo punto, non riuscendo a trattenermi, ne portai una nei pressi del mio seno.


"Volevo farlo a Galway, dopo averti portato a pranzo, ma...".
"Cosa?".
Cosa succederà?
Preparatevi che ci sono delle novità in arrivo, eheh!
A presto,
milly.
  
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