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Autore: WhiteLight Girl    29/01/2019    1 recensioni
Marinette strinse la presa sulla camicetta che aveva tra le mani e sospirò, mentre la sagoma di Chat Noir svaniva nell’oscurità. Aveva Tikki al suo fianco, ben nascosta tra le spolette colorate della sua scatola di cucito, ma la sua presenza non la tranquillizzava come avrebbe sperato.
«Si prenderà di certo un raffreddore, questa volta.» borbottò.
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Praticamente una semplice Marichat. Un po' un esperimento; niente programmazione ossessiva di quel che deve accadere nei vari capitoli (potrebbero saltarsi addosso nel terzo, tipo).
Quel che è certo è che di sicuro è una fic fatta per vedere Marinette e Chat Noir che si rivalutano a vicenda, mentre si innamorano dell'altro anche dall'altra parte della maschera.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ODORE DELLA NEVE

In confronto all’aria gelida che aveva portato la prima nevicata della stagione, la cioccolata tra le mani di Marinette sembrava bollente, ma lei era sul terrazzino da così tanto tempo che era certa che ormai fosse soltanto tiepida e tutto il resto del calore fosse solo una sua sensazione.
Si strinse nella coperta, Tikki era appollaiata nel suo grembo, stretta a ciò che restava del suo biscotto.
«Mi riempirai di briciole.» la sgridò Marinette, sentendola muoversi contro il maglione.
Tikki le pizzicò il fianco provocandole un sussulto e si affacciò tra le pieghe del plaid, Marinette Le fece la linguaccia, poi il Kwami sparì ancora, mettendosi al sicuro dal gelo della notte.
Marinette prese un lungo sorso di cioccolata, il piattino con i pochi biscotti rimanenti era proprio lì affianco, ma lei si era già saziata.
Si mosse sulla sedia, il freddo e l’essere stata ferma tanto a lungo aveva fatto sì che le sue gambe iniziassero a formicolare, allora si alzò e spinse il bacino in avanti per far schioccare la spina dorsale. Si sentì subito meglio; meno intorpidita, più vigile. Inspirò forte il profumo della prima neve e tese il piede in avanti per premerlo su di essa, poi rimase ad osservare il suo operato sorridendo come se fosse l’impronta che vi era rimasta sopra fosse la più bella tra le opere d’arte.
Se avesse dovuto provare a immaginare cosa avrebbe potuto rovinare quel momento, Marinette non avrebbe mai potuto pensare che fosse il balzo maldestro di Chat Noir, che entrò all’improvviso nel suo campo visivo per uscirne con altrettanta velocità. Seguirono un rantolo ed un tonfo che, inaspettatamente, diedero vita ad una risata che Marinette fece fatica a trattenere.
Premette le labbra l’una contro l’altra e coprì la bocca con una mano, quando fu sicura che avrebbe potuto trattenersi avanzò piano fino alla ringhiera e guardò giù in strada.
Chat Noir era ancora disteso pancia all’aria e con il collo sollevato quel tanto che bastava perché potesse massaggiarsi la nuca.
Nel momento in cui lui parve notarla, le sorrise. «Sto bene, tranquilla. Solo le conseguenze dell’essere un supereroe.»
«Le conseguenze di fare l’idiota, vorrai dire.» borbottò Marinette.
Il sorriso di Chat Noir si spense.
«Guarda che ti sento.» la rimbeccò.
Marinette sentì Tikki ridacchiare, le diede una spinta con un dito e tirò una mano fuori dalla coperta. Una volta che ebbe spinto via la neve da sopra la balaustra in ferro, vi poggiò sopra i gomiti e rimase a guardare.
Chat Noir si mise a sedere e si tirò su, in bilico sul ghiaccio sottile che si era creato da una pozzanghera sul marciapiede. Le lanciò un’altra occhiata.
«Credevo che fossi una ragazza carina, dolce, sensibile.» le disse «E poi mi tiri fuori questa parte di te così sbarazzina e impertinente...»
Marinette sbatté gli occhi, di nuovo dovette trattenersi dal ridere.
«Mi trovi impertinente?» domandò.
«Assolutamente, madamigella.» rispose Chat Noir, strofinandosi una mano sul fianco. «Invece che offrirmi la merenda come conforto per questa caduta...»
«La merenda?» gli chiese Marinette. «Ma se è quasi mezzanotte...»
«Allora il classico spuntino di mezzanotte!» ribatté lui. «Sono il tuo supereroe di fiducia, non puoi negarmelo.»
Marinette strabuzzò gli occhi e si sollevò, il movimento fu tanto repentino che quasi perse l’equilibrio.
«Il mio cosa?» domandò. Sospirò, rassegnata agli occhi languidi di lui, che era in piedi sotto un lampione proprio come un attore sotto i riflettori. «Oh, che diamine! I biscotti vanno bene?»
Chat Noir sorrise ampiamente ed annuì, la luce si rifletté nei suoi occhi. Il primo passo che fece verso di lei lo fece incespicare e scivolare in avanti, ma lui fu abile a rimettersi in piedi e tese il braccio in avanti, il bastone stretto nel pugno che si allungò ed affondò silenziosamente sulla neve che ricopriva l’asfalto ed allo stesso tempo lo trascinava su.
Il ragazzo si lasciò ricadere in avanti, Marinette avvertì Tikki abbandonarla per tornare dentro proprio mentre lui serrava le palpebre ed accorciava il bastone per atterrare. Per primo atterrò su una gamba flessa, poi si sbilanciò in avanti e finì a faccia in giù sul mucchietto di neve che Marinette aveva spinto via da sedia e tavolino.
Lei rise, le fu inevitabile, ad alta voce e con il viso sollevato verso il cielo, poi si piegò in avanti con le lacrime agli occhi e si asciugò il viso con un lembo della coperta.
Chat Noir la fissava imbronciato.
«Scusa, ma è stato troppo divertente!» gli disse.
Lui gonfiò le guance. «Allora? Questi biscotti che mi hai promesso?»
   
 
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