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Autore: lmpaoli94    30/01/2019    2 recensioni
Giancarlo, un giovane ragazzo di soli ventidue anni partito per il fronte, si sente molto solo e dimenticato da tutti i suoi compagni di guerra e da tutta la sua famiglia.
Talmente solo che evita di scrivere ai suoi più cari ben sapendo che non tornerà mai più a casa.
Ma cosa succederà se il suo destino si incrociasse con la sua amata che non l’aveva mai dimenticato?
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Guerre mondiali
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Era un freddo madornale sulle rive del Carso nel Friuli Venezia – Giulia.
Dopo l’ennesima giornata passata a schivare le bombe degli austriaci, Giancarlo si prepara a dormire nel suo sacco a pelo cercando un posto riparato e caldo.
Ma in quelle condizioni estreme, Giancarlo non riusciva a trovare il giusto riposo.
Gli mancava l’affetto della sua famiglia, della sua fidanzata, un letto comodo su cui riposare e del buon cibo per ristorarsi.
“Servire una patria a cui non gli importa niente del mio futuro… Questa è la mia fine ed io non tornerò mai più a casa” pensava il giovane uomo di origini molisane ogni volta che non pensava alle bombe e ai proiettili dei suoi nemici.
“Mi manca la mia vecchia vita di contadino e le feste paesane che facevo quando ero un giovane marmocchio. Io non ho mai desiderato questa vita da soldato… Ma non posso tirarmi indietro ed essere accusato di diserzione.
Io non sono un codardo.
Ho sempre affrontato la vita a pieno petto in qualunque situazione.
Da quando mio padre mi prendeva a cinghialate fino a quando io e i miei amici non facevamo a botte per delle cavolate inaudite.
Mi manca la mia infanzia e la mia adolescenza.
Non avrei mai creduto che la vita da adulto fosse così rude e crudele.
Se solo potessi tornare indietro nel tempo…”
Ma prima che Giancarlo potesse pensare ai suoi più bei ricordi, fu svegliato malamente da uno dei suoi compagni con la tromba.
< Sei proprio un cretino, Frediano! >
< Perché? Almeno mi sono divertito un po’. Dovevo fare una scommessa con gli altri e devo dire che l’ho vinta. Ti sei spaventato come una donnetta. >
< Lasciami riposare! Il mio momento di guardia è finito. >
< Anch’io dovrei riposare, ma non riesco minimamente a dormire. >
< Questi non sono affari che mi riguardano. Sono problemi tuoi. >
< Potresti fari un po’ di compagnia… >
< Perché sei più ottuso di un asino? Non ho voglia di parlare né con te né con nessuno. Voglio solo dormire. >
< Adesso capisco perché non hai nessun amico qua al campo. Sei solo un solitario di… >
< Evita di dire brutte parole, grazie. >
< Altrimenti che mi fai? Chiami la tua mamma? >
Mentre Frediano stava facendo di tutto per rendere la vita impossibile a Giancarlo, quest’ultimo prese il suo fucile di battaglia per minacciare il suo compagno.
< Preferisci morire questa notte per mano mia o per mano di una bastardo austriaco? >
< Giancarlo, io stavo solo scherzando > replicò Frediano con la voce strozzata.
< LO scherzo è bello quando dura poco… Esci immediatamente dalla mia tenda o questa notte i miei compagni dovranno rimpiangere un buffone come te. >
Non sapendo che cos’altro dire, Frediano uscì dalla tenda del suo compagno spaventato come non mai.
< E di a tutti gli altri che la vostra scommessa stupida l’hai persa in partenza. Il prossimo che vorrà disturbarmi, se ne pentirà amaramente. Parola mia > gridò infine Giancarlo prima di rimettersi sotto il suo sacco a pelo cercando una volta per tutte di prendere sonno.
 
 
Quando Giancarlo si svegliò di colpo, gli austriaci stavano facendo di tutti per sfondare il confine e uccidere tutti gli italiani che erano in trincea.
“No. Questa non può essere la mia fine.”
Uscendo dalla sua tenda dopo essersi rivestito velocemente e aver preso il suo fucile, Giancarlo era pronto per combattere.
“Giancarlo, tu vai avanti. Noi ti copriamo le spalle.”
“Non ci pensare neanche, Frediano. Io non sono un assaltatore come te. Sta a te andare avanti per primo.”
“Assolutamente no. Non mi farò riempire il mio stomaco di mitragliate.”
“Questi sono problemi tuoi.”
“Invece di litigare come due poppanti, perché non andiamo tutti insieme?” fece un altro soldato spronando i due uomini.
“Io non andrò mai al macello… Mai!”
Ma senza accorgersene, il gruppo di soldati in trincea presenti sul Carso furono colti a sorpresa da una moltitudine di bombe che lì colpì impunemente.
Non potendo fare niente, il povero Giancarlo era ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, e quando vide un soldato austriaco aggirarsi in quelle vicinanze non poté fare niente che perire sotto il suo fucile.
“Du bist tot” gli fece il soldato in tedesco dopo averlo massacrato, spiaccicato la sua faccia nel terreno e prima di essere inondato da una secchiata d’acqua che riportò il giovane soldato italiano alla realtà.
< Svegliati, sognatore. È il momento di marciare > fece un suo compagno.
< Ma che diavolo… >
< Scusami se ti ho svegliato in questo modo, ma devi parlare con Frediano. >
< Quel Frediano sta scherzando con il fuoco. >
< Sarà meglio che tu pensi a lui quando ci saremo salvati la pelle anche questo giorno. Ci avviciniamo sempre di più al nemico. >
< Oppure il nemico si avvicina a noi? >
< E’ la solita cosa, non ti pare? Meglio che ti rivesti prima che il generale ti trovi in mutande. >
< Sono già vestito, grazie. >
< Dormi con i soliti abiti? Devono puzzare molto, terrone di un molisano. >
< Come mi hai chiamato? >
< Pensavo che eri senza cervello, ma non fino a questo punto. >
< Rimangiati quello che hai detto, altrimenti… >
< Ehi piccioncini, sono tutti pronti a parte voi due. Che cosa avete intenzione di fare? >
< Frediano, sai che cosa ti aspetta dopo vero? >
< Credi di farmi davvero paura? Beh, allora ti darò una spiacevole notizia… >
< Martelli, che cosa ci fai qui?! Questa non è la tua tenda! > tuonò il generale strigliandolo per bene.
< Mi scusi, non volevo. >
< E voi due? Non siete ancora pronti?! Sbrigatevi o finirete dritti alla corte marziale! >
< Sarebbe quasi la nostra salvezza… >
< Che cos’hai detto, stupido soldato senza cervello?! >
< Il mio nome è Giancarlo Roano e non sono senza cervello! Anzi, sono molto più intelligente di tutti voi messi insieme. >
< Ah sì? Mi hanno parlato di te, Roano… Dalla tua scheda risulta che non sei riuscito a superare nemmeno la seconda elementare… Sei veramente un asino come pochi. >
< Ho dovuto abbandonare la scuola per andare a lavorare con mio padre nei campi. La mia è una famiglia molto povera. >
< Non è vero! Io e gli altri superiori abbiamo parlato con i tuoi maestri e tutti ci hanno detto che eri la pecora nera della scuola. Non cercare di mentirmi. Sarebbe inutile. >
< Siete voi che state mentendo! >
< Come ti permetti?! > gridò il generale minacciando Giancarlo con la pistola < Rivestiti immediatamente o non supererai questa giornata. Fila! >
< Sono già pronto, Generale. >
< Io per te sono Signor Generale! Sistema subito la tua tenda. Ti aspetto fuori di qui tra tre minuti. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Sì, Signor Generale… >
< Non ho sentito bene! >
< Sì, Signor Generale! > gridò il giovane ragazzo trattenendo a stento la sua rabbia.
< Molto bene… E tu che cosa credi di fare? >
< Io? Sto venendo fuori con lei… >
< Tu e tutti gli altri non vi azzardate mai più a rompere i coglioni a questo ragazzo o vi faccio saltare le budella personalmente. Sono stato abbastanza chiaro?! >
< Sì, Signor Generale. Non capiterà mai più. >
< Lo spero bene… A più tardi, giovani senza speranza > disse infine il generale raggiungendo la prima fila del gruppo.
   
 
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