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Autore: Sylvia Moons    30/01/2019    1 recensioni
"Non sarebbe dovuto succedere, continuava a dirmi una voce nella testa. Non avreste mai dovuto incontrarvi."
Raccontino ispirato da un altro racconto ancora più breve e (almeno lui) sicuramente di fantascienza contenuto in un mio libro delle elementari, dal titolo: Io Terra! Io Terra!
Non so perchè, quella storiella me la tengo in testa dagli anni '90. Questo è un omaggio indegno.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno in cui l'ho visto stavo esplorando i fondali di una zona di caccia che conoscevo piuttosto bene. Forse per questo mi sono reso conto quasi subito che intorno a me c'era un'atmosfera strana. Come se ci fosse qualcosa di insolito che mi attendeva. Mi aspettavo di incappare in squali a caccia o in qualche sessione di gioco particolarmente agitata dei delfini... non certo di vedere quella cosa. Quell'alieno.

Nel blu proprio davanti a me, un'ombra scura si è addensata ed è venuta nella mia direzione, facendosi sempre più grande. Aveva le dimensioni di un'orca, così mi sono nascosto in fretta dietro uno scoglio, restando aggrappato a un bordo per continuare ad osservarla aspettando che passasse. Se mi avesse notato sarebbero stati guai.

Ma, quando si è avvicinata ancora, l'idea che fosse un animale, semmai esotico, di passaggio mi ha abbandonato immediatamente. Aveva piuttosto l'aria di uno scoglio innaturalmente liscio. Si muoveva senza toccare la sabbia del fondale, schivando lentamente ogni ostacolo, come se nuotasse. Ma non aveva niente che sembrasse fatto per farlo nuotare. Non somigliava a nulla che avessi mai visto in vita mia. Era talmente irreale ed estraneo all'ambiente che, ormai, non riuscivo nemmeno più ad accomunarlo a uno scoglio. Se non avessi visto i pesci spostarsi precipitosamente al suo passaggio, avrei creduto di star sognando.

Fortunatamente non sembrava avermi notato, perché non aveva minimamente modificato la sua rotta. È passato a poca distanza da dove stavo nascosto e... dentro quella cosa c'era qualcuno o qualcosa di vivo. Potevo vederne la sagoma e i movimenti dietro lo schermo scuro che era sul davanti dell'oggetto, ma anche in questo caso nulla di minimamente familiare.

A un tratto si è fermato e si è adagiato sul fondo, restando immobile per qualche tempo. E io, non so proprio perché, sono uscito dal mio nascondiglio e con pochi colpi di pinna mi sono avvicinato, restando basso e trattenendo il fiato per non farmi sentire. Avevo ancora la fiocina, ma non so neanche se o cosa intendessi farci. La cosa sembrava non avere più nessuna intenzione di rimettersi in movimento, così le ho nuotato intorno fino ad arrivare là dove iniziava lo schermo. Ero pronto a schizzar via in caso di pericolo... ma quello che ho visto mi ha paralizzato sul posto. La cosa viva, là dentro, si era voltata verso di me.

Aveva una testa enorme, una fronte gonfia, la pelle di due colori diversi e indefinibili, occhi minuscoli e sbarrati. Mi aveva visto. Ma non fuggiva, e così non sono fuggito io. Perché avevo scorto qualcosa, in quella faccia aliena, che avevo riconosciuto.

Ma questo non mi ha tranquillizzato affatto. Nel tempo che si dilatava ero sempre più spaventato e incapace di reagire, l'istinto mi diceva di fuggire ma, per la prima volta in vita mia, non l'ho ascoltato. Sono rimasto lì, con la fiocina stretta in pugno e il respiro accelerato, a guardare l'alieno che sollevava lentamente un arto. Lì la pelle era lucida e di un altro colore ancora, diverso da quelli del volto. All'estremità dell'arto c'era la sua mano, scheletrica e sottile, diversa dalla mia... ma non abbastanza. Tutto in quella cosa era diverso, ma non abbastanza. Sotto quei colori e quelle forme strane, si nascondeva qualcosa che mi era vagamente familiare, come lo era il gesto che stava facendo. Teneva la sua orribile mano aperta, distesa sullo schermo, rivolta nella mia direzione.

Mi guardava con i suoi piccoli occhi luminosi e muoveva la bocca, che si apriva e chiudeva rapidamente nella sua pelle disomogenea. L'essere comunicava, forse stava anche emettendo suoni, ma ad una velocità impossibile. E poi, proprio mentre pensavo che forse avrei potuto toccare anch'io quello schermo per vedere come avrebbe reagito, sollevò qualcosa con l'altra mano. Un oggetto nero e piccolo, che mandò un tenue bagliore rosso mentre lui mi osservava.

Fu allora che decisi di scappare. Diedi le spalle alla cosa, senza pensare a quanto fosse pericoloso, e nuotai come un forsennato verso gli scogli, cercando di tornare nella direzione da cui ero venuto. Non avevo mai desiderato tanto tornare a casa. Pensavo che mi avrebbe inseguito, che mi avrebbe in qualche modo attaccato per cercare di fermarmi... Invece, quando gli ho lanciato un ultimo sguardo senza smettere di nuotare, ho visto che era rimasto dove lo avevo lasciato, solo che ora saliva verso la superficie. Mi sono tuffato in una macchia di alghe per riprendere fiato e, in realtà, per guardarlo andar via dentro al suo guscio, sentendomi sempre più sollevato mano a mano che si allontanava.

Non sarebbe dovuto succedere, continuava a dirmi una voce nella testa. Non avreste mai dovuto incontrarvi.

 

   
 
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