Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: Ruta    30/01/2019    2 recensioni
Se lo uccido, Rey si ritrova a pensare con fredda lucidità durante una seduta di meditazione. Se anche riuscissi a distruggere l’oscurità che vive in lui, ci sarebbe pace nella galassia, ma per quanto? Una generazione di pace per dieci di guerra. Un giorno di pace vale mille giorni di guerra?
Una voce dentro di lei, così simile a quella di Luke, risponde: Mille giorni di guerra valgono un singolo giorno di pace.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey, Un po' tutti, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ii

Quella di Leia è la prima faccia che vede dopo aver fatto atterrare il Falcon

L’hangar è gremito di piloti e di meccanici al lavoro che a rigor di logica dovrebbero rendere difficile la sua individuazione nella ressa, ma il valore di una persona si misura in qualcosa di infinitamente più importante della fisicità. Principessa di un pianeta distrutto, senatrice di una Repubblica annientata e più volte ricostruita dal nulla, combattente ribelle e generale, Leia Organa ne è la riprova.

Nonostante la piccola statura, il suo portamento contegnoso è il ritratto della dignità e di una nobiltà d’animo che ben si distingue dalla fortunata coincidenza di avere i natali giusti. I suoi occhi sono luminosi come accade soltanto nelle occasioni in cui è veramente felice e custodiscono al loro interno un sorriso segreto che Rey, dopo più di tre anni, ha imparato a riconoscere.

Senza accorgersene, accelera il passo e in breve si ritrova circondata dal calore del suo abbraccio e dalla dolcezza del profumo di fiori che sempre l’accompagna.

“Bentornata a casa,” Leia le sussurra all’orecchio.

Ad occhi chiusi, Rey riesce quasi a dimenticare la delusione cocente del suo ennesimo fallimento. 

-

*

-

Leia non la spinge a parlare e non fa domande. Si limita a spingere verso di lei un piatto di dolci alle spezie e ad ascoltare con pazienza la sua frustrazione per il buco nell’acqua che la sua visita su Xay si è rivelata.

Rey descrive con dovizia di particolari le alte montagne boscose che ha dovuto scalare per arrivare al primo Tempio Jedi, il freddo pungente della bufera di neve che l’ha colta di sorpresa il quarto giorno.

Tace su quello che ha trovato una volta arrivata in cima, ma Leia ha occhi per vedere e una perspicacia che l’aiuta a riempire le lacune di quel racconto vaporoso. Osserva il peso che Rey ha perso, il suo pallore e l’espressione perseguitata che è scolpita nei suoi tratti scavati dalla fatica.

Sa cos’è che Rey sta cercando con tanto accanimento. E’ la stessa tenacia e testardaggine che un tempo l’hanno ancorata su Jakku nell’attesa di una famiglia che non sarebbe mai ritornata, quella che ora la spinge a cercare un modo per riportare Ben Solo alla Luce. 

Xay non è che l’ultima tappa di numerosi e altrettanto infruttuosi tentativi. Dagobah, Yavin IV, Stewjon, Malachor, Ilum.  

Oh, Ben, pensa, non per la prima volta e prova un sentimento che ha smesso da tempo di essere rabbia per trasformarsi in qualcosa di più gentile e indefinitamente triste.

-

*

-

“Perché sei ancora qui?” 

Se la voce di Rey è provata, quella di Kylo gronda genuina noia. “Potrei rivolgere a te la stessa domanda.”

Tipico di lui, pensa lei con irritazione. E’ tipico di lui attribuire a lei la colpa di quell’attaccamento che niente riesce ad intaccare. Rey lascia cadere il suo bastone a terra e ricaccia indietro con un movimento stizzito le ciocche di capelli che nella foga dell’allenamento si sono incollati alla sua fronte sudata. 

“Stai dando la colpa a me? Incredibile.”

Kylo si china a raccogliere il bastone. Anche lui indossa la tenuta d’allenamento. Rey incrocia le braccia sul petto e concentra la sua attenzione sullo scorcio esterno che le ampie finestre mostrano. Una foresta tropicale. Una pioggia torrenziale. Tutto pur di scacciare via l’illusione che l’immagine di lui, vestito in quel modo e con il suo bastone tra le mani, serve a creare. In un mondo diverso, lui potrebbe trovarsi lì con lei realmente e non come mero frammento di un legame che li vincola forzatamente l’una all’altro.

Lui le porge il bastone e Rey si protende per afferrarlo. E’ trascorso più di un anno e mezzo dalla battaglia di Crait e più di sei mesi da quando lei e Kylo si sono accorti di poter interagire con gli oggetti che li circondano durante le loro visioni.

“Tu vuoi che io sia qui.”

“Io non voglio che tu sia qui!” lei ribatte, ma si pente subito dell’irruenza della sua risposta. Kylo ha chinato la testa e lei artiglia più forte il bastone. Vorrebbe toccarlo. Vorrebbe confortarlo. Vorrebbe - 

Lui rialza la testa e incrocia fermamente il suo sguardo.

“Lo vuoi,” ripete e c’è un sentimento che lei non riesce ad afferrare nel profondo dei suoi occhi cupi. Un sentimento che è feroce e determinato e facinoroso e che ha la capacità di bloccarle il respiro in gola. “Lo vuoi tanto quanto lo voglio io.”

Rey vorrebbe odiarlo, ma come si può odiare qualcuno solo perché ha detto la verità, per quanto scomoda e complicata essa possa essere?

-

*   

-

“Snoke è morto.”

Nella caverna in cui ha trovato riparo sul pianeta ghiacciato di Ilum, Rey si rigira nell’abbraccio solido e ingannevole di Kylo Ren. Volente o nolente, lui le sta salvando la vita dalla prospettiva poco piacevole di una morte per assideramento.

Quando lui le sfiora la mandibola con il naso, lei vorrebbe ritrarsi. Non lo fa. La scusa del calore irradiato dal corpo di lui è sufficientemente credibile. 

“Lo so,” lo sente dire e lei può cogliere il sarcasmo ancora prima che lui concluda la frase. “Credo che avesse a che fare con la spada laser che lo ha tranciato di netto.”

Rey si ritrova a lottare contro il sorriso assurdo che preme insistentemente gli angoli della sua bocca verso l’alto. Si morde il labbro inferiore e tace.

Kylo si accoda a lei in quel silenzio stranamente calmante. Fuori la bufera infuria e i fasci di luci emessi dai cristalli proiettano l’ombra del suo corpo contro la parete di fronte a lei, affiancandolo alle antiche incisioni scolpite nella roccia.

Pochi minuti dopo è lui a parlare nuovamente. “Cosa stavi cercando di dire?”

Forse è la stanchezza ad avere la meglio o forse è lo stato di torpore in cui si trova. O forse è il fatto che in questa dimensione di neve dove la guerra è una realtà remota, tutte le controversie che li separano da insormontabili sembrano diventare improvvisamente insensate. O forse è la sensazione del suo corpo premuto contro il suo a stordirla. Il braccio che le cinge il fianco destro e la mano che lui le ha poggiato sullo stomaco. Il respiro che le formicola dietro la nuca. Il modo in cui ha sentito il petto di lui vibrare quando parlava. Forse è semplice debolezza, una dimostrazione di irrisolutezza da parte sua. 

“Se è stato Snoke a creare il legame tra di noi –” esordisce. 

Lui non la lascia finire. “Non è stato Snoke,” la interrompe bruscamente. Poi, con maggiore dolcezza, i pensieri di lui si fanno largo nella sua mente priva di barriere, travolgendola. Ci siamo richiamati a vicenda. Ancora prima di capire cosa fosse rimasto di noi, sapevamo cosa volevamo, cosa abbiamo sempre voluto. Il solito, vecchio desiderio.

Insieme, ad alta voce, braccia e gambe avvinghiate tra loro come tentacoli di una creatura marina, entrambi concludono turbati e completamente sinceri: “Non essere soli.”

-

*

-

“Tu non tornerai mai al lato chiaro della Forza.”

“E tu non passerai mai al lato oscuro.”

Ammetterlo, finalmente, non diminuisce l’ondata di disperazione e angoscia che quella semplice verità provoca.

Si trovano nella costruzione fatiscente che più di trent’anni prima è stato il Tempio Jedi e teatro del massacro passato alla storia con il nome di “Grande Purga”. Rey ha respirato nella polvere accumulata nei saloni l’orrore che tuttora sembra permeare l’intera struttura abbandonata. Ora è su un terrazzino che affaccia sulla grande città-pianeta che è Coruscant. Osserva in alto e quando le dita di Kylo si intrecciano alle sue sopra al parapetto, Rey lo lascia fare. Anche se fa male. Anche se in futuro tutto questo diventerà un problema, più di quanto non lo sia già. 

“Uno di noi finirà per uccidere l’altro.” 

Lo sente sussultare, ma non si volta ad osservare l’espressione angustiata che deve avere. Lo conosce così bene.

Non voglio piangere sulla tua tomba, pensa.   

Nemmeno io, Rey.

-

*

-

Yost è l’ennesima vecchia base della Ribellione su cui hanno trovato rifugio. 

Quando il Primo Ordine li trova, mentre Leia supervisiona l’evacuazione insieme a Rose e Poe e Finn affiancano le nuove reclute per lo scontro armato, Rey lascia il comando del Falcon a Chewbe e, sorda a ogni opposizione, esce ad affrontare il Leader Supremo.

Sull’holocron che lui le ha inviato tramite un’unità droide BB-9, mentre le chiedeva di affrontarlo, Kylo era a volto scoperto. Leia le ha poggiato una mano sulla spalla durante l’intera trasmissione del messaggio e con una fitta al cuore, Rey si è resa conto che probabilmente quella è stata la prima volta che Leia ha rivisto il volto di suo figlio dopo anni. La cicatrice che è stata lei a procurargli e che lo sfigura. 

Ora sono uno di fronte all’altra, attorno a loro le milizie del Primo Ordine affrontano le truppe della Resistenza e c’è un caos di colpi di blaster ed esplosioni. Due squadroni di caccia sfrecciano sopra le loro teste, sparando sui nemici sottostanti e innalzando una nube di terriccio.

E’ Kylo ad affondare il primo colpo, come sempre. Rey lo para, respingendolo facilmente. Quando si ritrovano con le spade laser incrociate all’altezza del volto, lei prova un dejà vu. La loro prima battaglia.

Kylo digrigna i denti, ma l’allenamento ha dato i suoi frutti e lei riesce a rispondere alla furia di lui con uguale furia e ad ogni colpo con pari efficacia.

“Lascia la Resistenza!” 

Sopra il boato della battaglia che impervia, delle detonazioni e del vento, per un attimo l’urlo di lui sembra sovrastare ogni altro rumore. E ancora più forte, il pensiero amareggiato che la raggiunge, prepotente come è lui e allo stesso tempo supplichevole, nell’ossimoro che Kylo Ren rappresenta ai suoi occhi. Ti prego.

Il ricordo dei grattacieli di Coruscant, così alti e magnifici da nascondere e offuscare la brillantezza delle stelle con la loro luce artificiale.

Nemmeno io, Rey

Nell’eco di quel ricordo, l’affanno smanioso e l’inquietudine sul volto di lui assumono un contorno appuntito, sofferente che lei condivide. Le sembra di respirare la sabbia del deserto, che le graffia ogni centimetro di pelle e si infila nel naso e nei polmoni, accecandola.

Rey sbatte la palpebre, riprendendo il controllo del proprio corpo. “Non posso,” sussurra con voce soffocata e il grido di rabbia e sconforto che lui emette la fa incespicare. Sono la mia famiglia, l’unica che ho mai avuto. 

Accade tutto velocemente. Un attimo prima sta fissando il volto di lui, trasfigurato dal rancore dell’ennesimo rifiuto, un attimo dopo lei è piegata su un ginocchio, la spada laser nella mano destra, mentre con la sinistra sfiora incredula la ferita che lui le ha appena inferto sul fianco.

“Avrei potuto esserlo io.” La tua famiglia. Hai preferito loro a me. Loro, dei perfetti estranei. 

Kylo emette un suono gutturale che le spezza il cuore e Rey non riesce a capire se sia per quello che lei ha detto o per il fatto che lei sia in ginocchio, mentre si mantiene una ferita che è stato lui a procurarle.

“Avresti potuto esserlo, ma a quale prezzo?” 

Intanto, pensa: Non mi hai dato scelta. Sai cosa provo, ma non posso perdere me stessa. Sarà mai abbastanza? Non finirà mai questo supplizio?

-

*

-

All’ennesima battaglia, questa volta su Berzite, per la prima volta è lei a cercare lo scontro. Si fronteggiano come non hanno mai fatto prima. Ognuno dei due è conscio di quello che sta per succedere, del proprio compito.

E’ la mia o la tua fine, questa volta.

Ogni colpo è brutale, preciso e devastante. Con una serie di movimenti mirati, Rey riesce a disarmarlo. Kylo Ren è ai suoi piedi e lei lo sovrasta, entrambe le spade laser nelle sue mani e incrociate in modo da tenerlo fermo sotto la giugulare. Il minimo movimento. Basterebbe la più lieve pressione e tutto sarebbe finito. Di Kylo Ren non rimarrebbe che il nome e di Ben Solo i rimpianti di una madre.

Kylo la guarda senza traccia di risentimento o avversione e tutta la calma padronanza che lei ha sfoggiato durante il combattimento si disintegra sotto un’ondata incommensurabile di emozioni contrastanti. 

Rey lascia cadere la spada laser di lui e scappa via, perdendosi nel tumulto del conflitto ancora in atto.

-

*

-

“Lo fai ogni volta. Cominciano a notare.”

E a parlare, è il pensiero a cui Finn non dà voce.

Rey continua a infilare oggetti alla rinfusa nello zaino. “Che parlino.”

“Rey.”

Lei fa un respiro profondo. Sa a cosa Finn si riferisce ed è il motivo per cui ha deciso di partire. Dopo Yost e Berzite ha avuto modo di affrontare Kylo in uno scontro frontale altre due volte e anche nell’ultima occasione avrebbe potuto avere la meglio, se solo avesse voluto. 

“Ho bisogno di spazio. Non sono abbastanza forte.” Forse non lo sarò mai.

Finn aggrotta le sopracciglia, chiaramente confuso e preoccupato.  “Abbastanza forte per cosa?”

Lei esita. C’è un improvvisa trazione nelle sue spalle che spera che Finn non noti. “Per ucciderlo.” Per lasciarlo andare.

-

*

-

A differenza del Maestro Yoda, Luke non la fa attendere un’intera settimana. La prima sera che lei trascorre a fissare l’albero bruciato che un tempo ha contenuto i testi più antichi e preziosi dei jedi, lui compare al suo fianco. Sembra più giovane e in pace e ha un sorriso beffardo che sembra rubato a Han Solo.

Se fosse di umore diverso, Rey sorriderebbe, invece fa una smorfia, stringe più forte i pugni e li preme contro la fronte. “Non posso andare avanti così. Non posso più farlo. Stavo per ucciderlo.”

“Ma non l’hai fatto. Cosa ti ha bloccato?”

“Deve esserci un altro modo. Un modo per mettere fine alla guerra senza ucciderlo.” Dentro di lei, continua a ripeterlo ininterrottamente. Deve. Deve. Deve. 

“Quello che mi hai detto,” lei prosegue. “Sulla luce e l’oscurità che occupano il loro posto nell’universo, che si completano…”

Luke non parla, la sua figura sembra farsi più trasparente ad ogni secondo che passa, ma i suoi occhi. Oh, i suoi occhi.

Rey sente che potrebbe crollare da un momento all’altro. “Deve esserci un modo.” 

-

*

-

Un dolore lacerante la colpisce alle spalle, così assoluto che un velo di tenebra le cala sugli occhi. L’ultima cosa che vede è il terrore negli occhi sbarrati di Ben Solo, il volto cinereo di chi vede avverarsi il suo peggior incubo. Quando cade all’indietro, non incontra il freddo e duro suolo, ma le braccia solide di lui a sorreggerla.

-

*

-

Il disertore non lo guarda con odio. Sembra disorientato. I suoi occhi dardeggiavano dalla figura prona e ferita di Rey, rannicchiata tra le sue braccia e così pallida da far temere il peggio, al suo volto stravolto e deformato dalla paura.

Una ragazza dai lucidi capelli scuri che indossa una tuta gialla si fa avanti, dando una gomitata all’altro per farlo uscire dal suo apparente stato di trance. Entrambi gli fanno spazio.

Kylo li segue all’interno del mercantile che hanno recuperato e poggia Rey sulla brandina. Le scosta i capelli dal collo delicatamente e poggia due dita sulla vena per controllare le pulsazioni.

Il sollievo nel trovarle, seppur deboli e infrequenti, è così potente da stordirlo.

Si permette un’ultima carezza al suo viso pallido prima di alzarsi, raddrizzando il busto e scrollandosi di dosso con quel gesto lo smarrimento che ancora prova. 

“Portatela via,” ordina in tono categorico e mentre si dirige verso l’uscita, sente entrambi seguirlo.

“Tu non vieni?” E’ stata la ragazza a chiederlo e Kylo sbatte le palpebre, stupito dall’assurdità di quella richiesta.

Ma poi l’immagine del corpo arcuato di Rey, il modo meravigliato in cui lei ha allargato gli occhi, la smorfia che le ha deturpato la bocca, tutto gli ritorna in mente con la violenza di un pugno e per un penoso, fastidioso momento la tentazione di rimanere a bordo - con lei - sembra un’opzione del tutto ragionevole e degna di essere presa in considerazione. Si riscuote con un sospiro e ogni traccia di energia sembra sparire con la velocità con cui il colore è scomparso dalle guance di Rey dopo che il colpo del blaster l’aveva centrata in pieno petto.

“Non posso.” Odia come la sua voce suoni strozzata. Odia ancora di più l’umanità negli occhi neri della ragazza, la sua espressione di simpatia e comprensione.

“Questa guerra finirà per uccidere sia te che lei,” lei dice, più saggia e vecchia di quanto appaia. “Capisci cosa intendo?”

Kylo non risponde, ma qualcosa dentro di lui si irrigidisce e qualcos’altro sembra incrinarsi irrimediabilmente. Volta le spalle con rinnovata risoluzione e il mantello si muove con lui, nascondendo alla vista i suoi pugni serrati mentre scende la piattaforma.

“La ferita di Rey…”

Kylo si volta e osserva da sopra la spalla FN-2187 e la ragazza. Finn. Rose, lo corregge gentilmente Rey.

“Cosa?” lui domanda aspramente.

Finn affronta apertamente il suo tono accusatorio, senza ritrarsi e senza il minimo barlume di timore. “Non è una ferita procurata da spada laser. E’ una ferita da blaster.”

“Chi gliel’ha procurata è già morto.”

Finn annuisce, impassibile. “Bene.”

Suo malgrado, Kylo sorride. “Bene,” ripete.

-

*

-

Rey riapre gli occhi, ma è costretta a richiuderli quasi subito. La luce è abbagliante e ci mette qualche istante ad abituarsi. Si trova distesa in un letto, in una stanza interamente bianca. Quando cerca di mettersi a sedere il dolore al petto è inaspettato e le impedisce di respirare. Un droide medico appare al suo fianco e le inietta qualcosa nel braccio.

La seconda volta che si sveglia, lui è lì.

E’ seduto sull’unica sedia presente. Per un attimo pensa che stia dormendo, ma poi, la tensione nella schiena e i minuscoli, impercettibili sussulti delle spalle le fanno capire quanto si sia sbagliata. E’ più forte di lei. Un istinto impossibile da sopprimere, un bisogno che è impossibile mettere a tacere. Allunga la mano per accarezzargli i capelli e lo sente trattenere il fiato. Lui non solleva subito la testa. Rey lo sente respirare rumorosamente, come se dovesse riprendere fiato dopo una lunga corsa. Sempre nascondendole il volto, lui prende la mano che lei aveva ancora tra i suoi capelli e se la porta alle labbra. Rey può sentire qualcosa di umido contro i polpastrelli quando lui glieli bacia uno ad uno.

“Non ti avevo mai visto piangere.”

Finalmente lui incrocia il suo sguardo, tutto arroganza e spavalderia nonostante i cerchi scuri intorno agli occhi arrossati e l’accenno di peluria sulle guance e sul mento. E’ più Ben Solo di quanto non sia mai stato. “C’è una prima volta per tutto.”

“Anche per morire,” Rey cerca di scherzare. “Solo che una volta provato, si preferisce non ripetere l’esperienza.”

Lui si incupisce istantaneamente e i suoi occhi scuri indugiano sulla fasciatura che le hanno bendato attorno al torace prima di soffermarsi sul suo viso con severità. “Non è divertente.”

Rey sospira. “No,” ammette, “non lo è.”

“Poteva ucciderti,” lui rincara, la voce che si è alzata di un’ottava e la bocca improvvisamente serrata in una linea insofferente e guardinga. “Saresti potuta morire.”

“Se non fosse stato per te.” Rey si allunga in avanti e nonostante il dolore che il movimento brusco comporta, cerca di riprendergli la mano. Lui la asseconda con fin troppa sollecitudine. “Tu mi hai salvato.”

Deve esserci qualcosa di strano sul suo viso, perché ora lui la sta fissando come non ha mai fatto prima. Come qualcosa di impossibilmente bello, incredibilmente caro, il cui ricordo vorresti tenere per sempre con te, al sicuro nella tua memoria.

Lui si porta la mano di lei davanti al viso e se la poggia contro la guancia. “Lo farò sempre.”

La luce le danza davanti agli occhi, splendente e abbacinante. Poi qualcuno si impadronisce della sua voce per sussurrare raucamente attraverso il suo corpo: “No, non sempre. Verrà il giorno in cui sarà la tua lama a trafiggermi il cuore.”

L’immagine profetica che accompagna la sua affermazione ha per sfondo le dune di un deserto insanguinato. Due figure avviluppate in un abbraccio senza tempo sullo sfondo di due soli al calar del crepuscolo. Non le dispiacerebbe una morte del genere. Se devo morire, l’ultimo viso che voglio vedere è il tuo.  

Quando riprende controllo di sé, si sente completamente svuotata. L’espressione di repulsione e sgomento nel viso di Ben la sconvolge, ma non quanto le parole di lui, scoordinate e scosse. “Non posso perderti di nuovo.”

La dolorosa contraddizione dell’intera situazione le frana addosso in quel momento. La presenza di lui, così cara eppure così amara. Così vicino, eppure mai davvero con lei, mai suo. Averlo senza averlo davvero. Una situazione che non ha vie d’uscita, che non offre altro che una dannazione perpetua e infelicità.

“Oh, Ben.” Rey districa la mano dalla presa coriacea di lui. Le sembra di avere un cristallo kyber al posto del cuore. Il freddo che ha provato su Ilum nella Grotte dei Cristalli è niente rispetto al gelo che prova ora, rifiutando di toccarlo. “Non puoi perdere qualcosa che non hai mai avuto.”

Lui si ritrae di scatto e la affronta con acredine. “E di chi è la colpa?”

“Mia. Tua. Ha davvero importanza?” 

La stanchezza la rende scontrosa e brusca. Per una volta non le interessa. Evita di guardarlo e reclina la testa all’indietro, chiudendo gli occhi come se la vista di lui le fosse diventata insopportabile. 

“Entrambi abbiamo scelto di combattere su fronti avversi di una guerra che non è nostra. Io più di tutti. Sono stanca di combattere. La solitudine. La verità sui miei genitori. Unkar Plutt. Il Primo Ordine. Te. Sono così stanca. Lasciami riposare. Domani combatterò di nuovo, ma adesso lasciami stare.”

“Rey…”

Lei non riapre gli occhi.

“Come desideri.”

--

*

--

“L’hanno dimessa troppo presto.”

Rose segue con occhi preoccupati Rey, mangiucchiandosi l’unghia dell’indice per il nervosismo. Rey che si aggira per la base come lo spettro di se stessa, che risponde a monosillabi a chiunque le rivolga la parola, che non scherza più con i piloti, non risponde più a tono ai flirt spudorati di Poe, non si lascia più seguire dappertutto da BB-8, non sgrida più i meccanici. Rey che sembra a malapena consapevole di quello che fa.

“Cos’ha che non va?” Rose insiste.

Finn non rialza la testa. Continua a pulire i compressori dello speeder su cui sta lavorando. “Ha cominciato a capire.”

“Capire cosa?”

“Che dovrà ucciderlo.” La pace, pensa con lungimiranza, ha il suo prezzo.  

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: Ruta