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Autore: marghee08    31/01/2019    1 recensioni
-Xiuchen-
ϟ Jongdae, per Minseok, fu come un fulmine a ciel sereno, inaspettato e spettacolare. ϟ
✿ Minseok, per Jongdae, fu come un fiore di ciliegio, delicato e bellissimo. ✿
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chen, Chen, Xiumin, Xiumin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«In the place where memories rest
Even in the warmth left at the tip of my fingers
You are there, you are there, your scent, your face»

Una dolce melodia si diffondeva nell'aria, viaggiava leggera col vento e arrivava alle orecchie del giovane. Il ragazzo suonava una melodia lenta e dolce, mentre veniva osservato dal suo insegnante.

Il dottor Jung era un uomo sulla cinquantina, piuttosto basso, qualche ruga sul viso ovale, gli occhiali con montatura sottile, i capelli grigi con la riga in parte e vestito, sempre, elegantemente.

Mentre il ragazzo castano continuava a intonare la melodia, di sottofondo si sentì il rumore di una sgommata, facendo intendere che fosse arrivato qualcuno.

I rumori di passi attirarono l'attenzione del ragazzo, che cercava di stare attento alla melodia.

Davanti alla finestra situata, difronte al castano, passó un ragazzo sui vent'anni, gli occhi marroni scuro, il colore della pelle molto chiaro e in quei vestiti la sua corporatura risulta magra. Indossava un lungo cappotto nero, un maglione a collo alto beige, dei jeans neri così come le scarpe.

Mentre lo stava osservando, il ragazzo, venne richiamato dal signor Jung e venne costretto a riportare lo sguardo sui tasti del pianoforte, e ricominciare la melodia. E il ragazzo misterioso scomparve dalla sua vista.

«Please look at me, look at me, look at me
I feel you, I feel you, I feel you like this
I tried to hold onto the way you speak, your smile
I tried to hold onto you»

Minseok, il castano, che ormai aveva finito la lezione si stava dirigendo verso la porta d'ingresso con a seguito un bodyguard, mentre mangiava noccioline. Lungo il corridoio gli passò accanto il ragazzo misterioso, che teneva stretto tra le braccia un libro, poté sentire il suo profumo, cioccolato e fragola. Non si era reso conto di essersi fermato e di aver chiuso gli occhi, finché l'uomo non lo spinse, per farlo camminare.

---

La portiera della macchina si aprì e Minseok scese, stringendo a sé i suoi pentagrammi. Aveva iniziato a scrivere una melodia, consultandosi con il dottor Jung. Si inchinò, salutando, il maggiordomo della villa e si diresse verso la porta principale.

Minseok si sedette davanti al piano, sistemó i suoi spartiti, quando sentì la voce di qualcuno. Quindi si girò, notando il signor Jung sgridare il ragazzo, che guardava le sue mani con espressione persa. L'uomo dopo aver finito la sua ramanzina se ne andó.

Minseok rimase a guardarlo incantato, l'altro non sembra nemmeno accorgersi di lui, come ieri, che segue il movimento della sua mano nel tentativo di afferrare una caramella. Ma le fa cadere per terra e, quindi è costretto a abbassarsi e prenderle. In ginocchio sul pavimento il ragazzo cerca le caramelle con le mani, e qua sale una domanda a Minseok "È cieco?"

Con la coda dell'occhio nota il maggiordomo e facendogli segno di avvicinarsi chiese «È cieco?» l'altro gli fece segno di silenzio, si guardò intorno, annuí e poi se ne andò .

Riportò gli occhi sulla figura del ragazzo, che ha aveva ripreso a suonare lasciando perdere le caramelle sul pavimento.

Minseok si guardò intorno e costatato che non ci fosse si incamminò furtivamente verso il ragazzo.

Si sedette accanto a lui e insieme a lui suonò, una melodia totalmente inventata. Il ragazzo sorrise «Ci conosciamo?» chiese con la sua voce melodiosa il bruno, smettendo di suonare.

«No. Sono Kim Minseok vengo qua per imparare al meglio a suonare il pianoforte, dal signor Jung tu?» rispose il castano appoggiando le mani sul pianoforte.

«Oh io sono Kim Jongdae -con la sua mano cercò quella dell'altro che strinse- io sono il pianoforte per hobby.»

«Prendi lezioni dal signor Jung?» chiese incuriosito.

«Jongdae con chi stai parlando» disse con il suo vocione il dottor Jung.

I due ragazzi sentirono dei passi farsi più vicino.

«Veloce nasconditi» gli sussurrò Jongdae, lasciando andare la sua mano. Minseok si nascose dietro il pianoforte, portando la mano, che aveva stretto quella di Jongdae, al cuore.

«Non ti stai esercitando?» domandò arrabbiato «E dove diavolo è finito il ragazzo?»

«Non lo so, ti sei dimenticato che non ci vedo?!» rispose sarcasticamente Jongdae.

«Porta rispetto ragazzino. Sono pur sempre tuo padre» rispose irritato il signor Jung. Minseok rimase scioccato da questa notizia.

«Già guarda che sfiga» rispose sottovoce «Magari il ragazzo se ne è andato a forza di aspettare i tuoi comodi.»

Il signor Jung non rispose e si sentirono passi che si allontanavano.

Minseok ritornò vicino a Jongdae, che gli riafferrò la mano. Il castano notò il suo polso ossuto sbucare dalla felpa nera che indossava, notò anche le sue clavicole sporgenti.

«So che ora sarai scioccato dal fatto che lui sia mio padre, ma stai tranquillo ha scioccato anche me» fece un risolino Jongdae.

«Ma non avete lo stesso cognome o cose in comune»

«No, quando i miei si sono separati ho preso il cognome di mia mamma. Ho preso tutto da mamma» rispose alzano le spalle.

«Non ti sta simpatico tuo padre?»

«No avrei preferito stare con mamma, ma lui le ha fatto causa. Non so il perché -fece un sospiro sconsolato- ma ormai mi sono rassegnato.»

Minseok strinse forte la sua mano, ma fece un respiro spezzato e portò la mano che stringeva quella di Jongdae a stringere il suo cuore. Prese il contenitore delle pastiglie e ne prese una. Jongdae prese tra le sue mani quelle del ragazzo e preoccupato chiese «Tutto ok?»

«Si non preoccuparti.»

«Sicuro?» strinse più forte la sua mano.

«Si, Jongdae.»

«Comunque non so quanti anni tu abbia» chiese Minseok.

«Venti te?»

«Ventidue»

«Oh. Che fai oltre prendere lezioni di piano hyung?» chiese curioso Jongdae.

«Studio le scienze educative, Dae»

«Fico... oh mi hai chiamato Dae. Io posso chiamarti Minnie?» chiese emozionato Dae.

«Certo» gli sorrise dolcemente, poi si ricordò che lui non poteva vederlo, quindi spostò lo sguardo sul pavimento dove c'erano ancora le caramelle e gli venne un'idea. Ne prese una rossa e la portò davanti alla bocca del ragazzo.

«Fai aaaah» come risposta ricevette uno sguardo confuso «Apri la bocca» disse infine.

«Non mi inviti neanche ad un appuntamento prima?» rise Jongdae, poi come richiesto aprì la bocca e Minseok ci mise la caramella.

 

---

«In the place we were together,
in the moments that I started to resemble you
I was so happy just by walking in the rain with you
But you're not here, you're not here
How can I live as I erase you?»

Minseok si sporse oltre al muro per vedere se ci fosse qualcuno, fortunatamente non c'era nessuno in giardino, quindi lo prese per mano e si sedettero in veranda.

«Sicuro che non finiamo nei guai. Non voglio che tu ci finisca per colpa mia» chiese ansioso Jongdae.

«Calmati Dae -lo prese per mano- non preoccuparti, siamo troppo giovani. Soltanto per oggi non preoccuparti, buttati» disse con tono rassicurante Minseok.

«Ok Minnie hyung», Jongdae alzò le mani e prese delicatamente il viso del maggiore. Percorse con la punta delle dita il contorno del suo viso, le sue guance piene, gli occhi piccoli ma allungati dal taglio felino, la piccola bocca, leggermente carnosa, e, infine, i capelli castani e lisci. Minseok profuma di menta e vaniglia, e Jongdae impazzì.

Minseok gli prese delicatamente la mano e la portò sul suo cuore, facendogli ascoltare il battito leggermente accelerato.

Jongdae fece la stessa cosa.

«Oh, batte forte!»

«È perché sei tu» disse mentre lo guarda negli occhi, arrossendo.

Minseok aveva lo sguardo fisso sulle loro mani quando sentì la mano di Jongdae appoggiarsi sulla sua spalla, spostandosi poi dietro al suo collo avvicinando la testa del maggiore alla sua, inclinando leggermente la testa di entrambi.

Minseok capì le sue intenzioni e portò la mano libera sulla coscia di Jongdae, entrambi chiesero gli occhi quando le loro labbra si toccarono. Il bruno iniziò a muoverle lentamente, seguito poi dal ragazzo, quindi il bacio diventò lento e passionale. Si staccarono per riprendere fiato quando Minseok attaccò violentemente le labbra dell'altro, introdussero anche la lingua e gemettero per il sapore dell'altro che gli inebriava il palato. Quando si staccarono si accorsero che aveva iniziato a piovigginare ma a loro non importava.

«Non ho il tuo numero di telefono» si accorse Jongdae.

«Allora dammi il tuo telefono» rispose Minseok. E così Jongdae fece, gli passò il suo telefono dove salvò il suo numero, mettendosi una suoneria speciale.

«Quando ti arriva un mio messaggio partirà questa suoneria», partì l'audio di lui dove "cantava" con voce infantile marshmallow.

«E se mi chiami?» chiese Jongdae curioso per la prossima suoneria.

«Ascolta» e sentì la voce del maggiore dire i love you".

«Ti amo anche io Minnie» disse con gli occhi lucidi Jongdae, ribaciandolo.

Dopo un altro centinaio di baci si staccarono, il maggiore prese la scatola delle medicine e stava per prenderle quando venne trascinato via dalle guardie del corpo del signor Jung, che li aveva visti dalla finestra. Le medicine gli caddero e mentre gli uomini cercavano di trascinarlo via, lui continuava a ripetere il nome di Jongdae.

Quest'ultimo si alzò dalla panchina e cercò di raggiungere la sua voce. Minseok riuscì a liberarsi e si fiondò sulle labbra del minore che strinse tra le braccia. «Aspettami Dae aspettami» e venne trascinato via, definitivamente.

---

«In the times we walked together
In the places where the memories
and lingering attachments were made
I'm standing there because I miss you so much

Look at me, look at me, look at me
I still feel you, I feel you, I feel you like this
After barely resembling the way you speak, your smile
After barely resembling you»

Jongdae venne svegliato dalla suoneria del telefono, una chiamata pensò sentendo la voce di Minseok che ripeteva sempre la stessa frase.

Lo afferrò e risponde, con la voce impastata dal sonno «Pronto? Minnie?»

«Ei, dolcezza. Ti ho svegliato?»

Jongdae arrossì al nomignolo usato.

«Si ma fa niente, perché sei tu» rispose con voce zuccherosa.

«Yah, così mi imbarazzi. Comunque volevo chiederti di incontrarci» chiese in un sussurro.

«Non so se mi faranno uscire» mormorò dispiaciuto Jongdae.

«Tu provaci, mi manchi.»

«Anche tu hyung. Un sacco. Cercherò di convincere mio padre. Ti amo Minnie»

«Anche io Dae»

Chiusero la chiamata e Jongdae si stese sul suo letto a pensare. Non era troppo presto per dire ti amo. No, non lo era. Si amavano. Ripensò alle sensazioni che gli aveva dato il bacio. Ripensò a quando aveva toccato il viso del maggiore, e cercò di immaginarselo per quanto un cieco potesse.

---

Era seduto a quel tavolo da una decina di minuti, Minseok, aspettava che dalla porta entrasse Jongdae, per l'ansia si stava mangiando le unghie. Gli aveva inviato un'audio, la sera prima, dove diceva il luogo e l'orario per il loro incontro.

La campanella del bar tintinnò e Minseok voltò subito lo sguardo verso la porta, ma vide entrare un gruppo di ragazzi. Stava per sbuffare quando vide Jongdae fermo davanti alla porta, mentre si torturava le dita.

Minseok andò subito da lui, quasi inciampando nei suoi stessi piedi.

«Dae» esclamò felice.

«Hyung» disse quest'ultimo mentre lo abbracciava stretto. Dio quanto gli era mancato quell'odore di cioccolato e fragola, lo condusse al tavolino dove prima era seduto. Jongdae spogliò la giacca, che sistemò sullo schienale della sedia, e intrecciò le dita con quelle di Minseok, dopo vari tentativi di trovare le sue mani.

«Dio è così bello riaverti qui»

«Non sono morto hyung e nemmeno resuscitato» risero i due ragazzi.

«Quanto sei stupido. Cosa vuoi ordinare?»

«Un blubble tea, scegli tu il gusto» gli sorrise il bruno.

Dopo aver ordinato due bubble tea, uscirono dal bar e andarono al parco lì vicino. Mentre camminavano Minseok circondò le spalle di Jongdae, poi gli baciò una tempia e ripresero a camminare, Jongdae con le guance in fiamme.

 

---

«In the place we were together,
in the moments that I started to resemble you
I was so happy just by walking in the rain with you
But you're not here, you're not here»

Jongdae accarezzava delicatamente il pelo del gatto di Minseok, Tan, mentre lo aspettava in salotto.

«Mi stai già tradendo?» chiese divertito Minseok.

Jongdae sobbalzò dallo spavento, si portò una mano al cuore, che batteva forte, e con voce stridula urlò: «MA SEI PAZZO? SE CI VEDESSI PRENDEREI IL MANICO DELLA SCOPA E TE LO FICCEREI SU PER IL CUL*! MA SI SPAVENTA LA GENTE COSÍ?! LURIDO PEZZENTE! -prese tra le mani un cuscino e glielo lanciò urlando- PIKACHU SCELGO TE!»

Sfortunatamente il cuscino finì ai piedi del castano che era scoppiato a ridere. Jongdae offeso si girò dall'altra parte incrociando le braccia e si imbronciò tristemente. Minseok squittì per quanto adorabile fosse Jongdae con quella faccia.

 

Minseok si sedette accanto al bruno, che si portò in braccio, e iniziò a strofinare il naso nell'incavo del suo collo, come un gatto.

«Sembri un gattino, Minnie» sussurrò con dolcezza, prendendo il viso di Minseok tra le mani e lo baciò.

Minseok lo fece sedere a cavalcioni su di lui, approfondendo il bacio. Sapendo cosa stava per accadere il castano si alzò in piedi, continuando a tenere Jongdae in braccio. Superò il divano, pestò il cuscino, lanciatogli prima dal bruno, arrivò all'inizio del corridoio quando lo sbattè contro il muro. Jongdae ansimò per l'impatto, sulle labbra dell'altro. Minseok scese a baciargli il collo, lasciando succhiotti, come Hansel e Gretel con le briciole di pane. Jongdae sorrise in modo languido ansimando ad un soffio dal suo orecchio.

 

Il maggiore riprese il suo percorso verso la camera da letto, lasciando dietro di sé il casino. Arrivato alla porta della stanza risbattè Jongdae contro essa e, continuando a baciarlo appassionatamente, aprì la porta.

Minseok si buttò sul letto sfatto, tenendo stresso Jongdae e sovrastandolo. Si divorarono le labbra a suon di baci voraci, si spogliarono con altrettanta voracità. Ingordi di baci e divorati dalla passione.

Minseok cercò di prepararlo al meglio per la sua prima volta, lo baciò per fargli provare meno dolore. 
Capì di doversi sbrigare quando i gemiti di Jongdae diventarono sempre più acuti e lui impazzì, ne voleva ancora, voleva sentire la sua fantastica voce urlare il suo nome. Quindi si sistemò tra le sue gambe e lo penetrò.

Quella notte si amarono.

Diventarono una cosa unica.

Le loro anime si toccarono.

Si donarono: cuore, anima, amore e semplicemente tutto.

Quella notte la loro anima trovò la gemella. La sua metà.

 

Si distesero sotto le lenzuola blu notte del maggiore, sudati e felici.

Minseok lo abbracciò e lui poté inebriarsi del suo profumo di menta e vaniglia, dio quanto lo amava.

Si addormentarono sussurrandosi frasi dolci, scambiandosi carezze e dicendosi, tra i baci, "ti amo".

---

 

Minseok accompagnò Jongdae fuori dall'appartamento.

«Sicuro che non devo accompagnarti?»

«Sicuro Minnie hyung. Dovrebbe arrivare la macchina tra poco» e lo baciò sulle labbra per rassicurarlo.

Un'auto si fermò proprio difronte a loro da cui scese il signor Jung.

«Lo sapevo» esclamò arrabbiato. «Non dovevo fidarmi di te stupido ragazzino» gli strattonò violentemente il braccio, a Jongdae.

«Papà mi fai male» disse con tono sofferente, la stretta dell'uomo si fece più forte.

«Muoviti» ringhiò tra i denti. Lo tirò a sé, più violentemente, e quando se lo ritrovò vicino notò i succhiotti sul suo collo. «Cosa sono questi? Eh? Rispondi Jongdae! Hai la voce o l'hai persa a forza di gemere, mentre ti lasciavi scopare da questo qua» tuonò arrabbiato, continuando a strattonarlo.

«NON MI ROMPERE!» urlò di risposta il bruno, cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea. Come riposta gli tirò uno schiaffo lasciando il segno della mano, Minseok cercò di muoversi verso di lui ma era tenuto dai bodyguard.

«JONGDAE» urlò disperato, quella scena gli sembrò un déjà-vu e sperò con tutto se stesso che non fosse così.

«MINSEOK -gli mandò un bacio volante- TI AMO RICORDALO»

«ANCHE IO DAE» e detto questo lo vide salire sulla macchina e scomparire.

---

«How can I live as I erase you?
I miss you so much

I can't erase your name that was barely permitted to me
My name that only you called out is asleep right here»


 

Jongdae era seduto sul divano, di camera sua, mangiandosi le unghie. Era angosciato. Aveva paura.

E se fosse successo qualcosa a Minseok? No no, non pensarci Dae. Lui sta bene. Continuava a ripetersi il ragazzo.

Teneva stretto, tra le mani, le pillole del ragazzo chiedendosi come stesse ma erano passati giorni e non si era fatto sentire, nessun messaggio o chiamata. Il nulla.

Sentì la porta di casa aprirsi e dei passi.

Poi silenzio.

Una dolce melodia si diffondeva nell'aria, viaggiava leggera col vento e arrivava alle orecchie del giovane.

Jongdae sorrise. Minseok era lì e stava suonando la melodia che aveva composto, il bruno sorrise ancora di più.

 

Ascoltò quella dolce melodia che venne interrotta dal fastidioso rumore dei tasti di pianoforte premuti contemporaneamente.

In quella casa regnò il silenzio.

A Jongdae vennero gli occhi lucidi e il sorriso cadde dalla su faccia. Era finita e lui lo sapeva bene.

Il corpo del ragazzo venne portato via da un uomo del padre. Venne caricato in macchina e riportato al suo appartamento. Lo lasciarono lì seduto sul divano con in mano la foto di Jongdae.

La dolce melodia continuò il suo cammino.

Ma lui lo sapeva. Ormai era finita. Le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi. Il dolore lo stava distruggendo. Sapeva che sarebbe stato un rischio innamorarsi di Minseok, ma lui se n'era fregato. Aveva voluto rischiare per amore, e quello stesso amore lo stava distruggendo.

---

 

«Vuoi che la rilegga?» chiese gentilmente Baekhyun. Jongdae annuì.

«Il chiaro di luna è sempre stato così bello?

Quando la notte si fa più profonda

Il desiderio che era nascosto alza lo sguardo

Le promesse che non sono state mantenute

Hanno iniziato a fluttuare come stelle

Il vento che soffia sulla lunga notte

Mi è sembrato il tuo respiro, mi ha torturato

Con la brezza che soffiava

I fiori di ciliegio che cadevano su di me ti assomigliavano

Quanto è solitaria questa sensazione?

Fa più male di una ferita con una lama

Quando ti ho inciso nel mio cuore

Oltre i ricordi del sentirmi male

I ricordi che volevo dimenticare brillano così chiaramente

I giorni che ho trascorso insieme a te brillano così chiaramente

Con la brezza che soffiava

I fiori di ciliegio che cadevano su di me ti assomigliavano

Quanto è solitaria questa sensazione?

Fa più male di una ferita con una lama

Quando ti ho inciso nel mio cuore

Quando la luna ha iniziato a svanire

Anche noi ci stavamo distruggendo

Se tutto cambiasse e potessi rivederti

Ti terrei stretto e ti direi così

"che i cento giorni di questo sogno sono stati più belli di qualsiasi altro

Che ti ho amato..."»

 

«Perfetta, ora proviamola» disse Jongdae.

Sarai fiero di me, mio amore.

---

«In the place we were together
In the times that we should have walked together
I'm holding on alone in the places where our future
and my hopes still have to be made
I'm standing there because you're gone»


 

Non aveva paura, in quel momento non ne aveva.

Aveva avuto paura quando Minseok era diventato invisibile. Lì aveva avuto paura.

Invece non ha avuto paura quando tra le dita stringeva il taglierino.

Non ha avuto paura quando aveva fatto scorrere la lama sul suo polso, quando aveva tagliato le vene.

Aveva provato fastidio, bruciore ma non paura.

Il sangue sgorgava dalle numerose ferite sporcando le lenzuola bianche.

Non aveva, neanche, paura in quel momento mentre la vita gli stava scivolando dalle mani, come il suo sangue.

«Sto arrivando, mon amour. -alzò lo sguardo verso il soffitto- Ti amo», sorrise e chiuse gli occhi Jongdae, mentre rilasciava il suo ultimo respiro.

 
   
 
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