Contest: Gara di Flash San Valentino 2019 indetto dal gruppo Takahashi Fanfiction Italia (primo turno).

Prompt: “I tramonti sono la prova che anche i finali possono essere belli.”

Conteggio parole: 415.

Spazio autrice:

Di recente ho aperto una pagina Facebook, Le storie di Visbs88, per cazzeggiare un po’, condividere piccole anticipazioni sulle mie storie, spargere amore per i miei fandom e molto altro. Qualsiasi tipo di supporto sarebbe immensamente apprezzato, se vi piace quello che leggete di mio. <3 a proposito, per quei pochi stoici che ancora la seguono, l’aggiornamento di Breath non è così lontano come sembra. (?)

Finito il momento dell’auto-promozione… mi riterrò molto fortunata a non essere calciorotata fuori dal contest al primo turno, ma il prompt mi ha ispirato all’istante questa idea e ho ascoltato l’istinto. Nulla di che, ma mi ha emozionata, quindi spero vi piaccia <3 buona lettura!

Part of your end

Il suo più grande rimpianto era che lei lo avesse visto piangere.

Non era neppure arrivata in silenzio – come avrebbe potuto, lenta e impacciata come era diventata? –, ma quel poco preavviso non era stato comunque abbastanza per asciugarsi il viso e fingere che gli fosse entrato qualcosa nell’occhio. E nemmeno era riuscito a scacciarla con un’imprecazione brusca, come avrebbe fatto così facilmente anni prima. Tanti, troppi anni prima.

Aveva ancora un viso dolce, china su di lui a domandargli cosa stesse succedendo; ma gli era sembrata calma, come se in verità avesse già capito molte più cose di lui.

– Stai morendo – le aveva confessato, la voce rotta, sfiorandole con un artiglio le labbra rugose, così fragili che gli era parso che si screpolassero sotto al suo tocco.

Non era certo una sorpresa, né un avvenimento improvviso. E non gli interessava che fosse meno bella, meno agile, perfino un po’ meno allegra. Ma lo sentiva nel suo odore, una traccia di inesorabile, di infinito, di qualcosa di terribile…

Kagome aveva annuito, ma sorridendo. Meno bella, meno agile, ma più saggia.

– Vieni con me – gli aveva detto, prendendolo per mano. E a passi lenti, incerti, lui l’aveva seguita finché la foresta non si era aperta e non si erano affacciati, un po’ in alto sulla collina, sui bei campi del villaggio.

Era il tramonto.

– Qualcuno della mia epoca ha detto… o meglio, dirà – aveva cominciato lei con una risatina, mentre Inuyasha la aiutava a sedersi sull’erba con lui – Che i tramonti sono la prova che anche un finale può essere bello.

Gli aveva sorriso e poi gli aveva appoggiato la testa sulla spalla, serena.

Inuyasha avrebbe voluto ribattere, dire che se non esisteva un finale in cui lei sarebbe rimasta con lui per sempre non gli interessava un accidenti dei tramonti, maledizione… ma era rimasto in silenzio. Perché aveva capito che, di sicuro, importava a lei.

Ci erano tornati il giorno dopo, e quello dopo ancora, e ancora, per così tante sere d’estate, crepuscoli e campi rosa e oro che Inuyasha aveva quasi dimenticato la prima volta.

Ma alla fine, sul principio di una notte particolarmente bella, quando fu ora di tornare a casa, Kagome non alzò la testa dalla sua spalla.

Le sue lacrime le caddero sui capelli bianchi, sulla fronte rugosa che ormai sarebbe rimasta per sempre tranquilla, immobile. Capì che quello, per lei, era stato un bel finale, quello che si era meritata.

E capì anche quanto fosse stato fortunato a esserne parte.