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Autore: Elgul1    02/02/2019    18 recensioni
Nell'epoca Sengoku nei grandi Damyo di Sorachi, Kubo e Takahashi si accusano momenti di grave pericoloi: tradimenti, guerre e sfiducia regnano sovrani in questo momento di fragile equilibrio. Riusciranno gli eroi dei rispettivi regni a portare una pace a lungo persa e che sembra sempre più lontana e irragiungibile?
Genere: Drammatico, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Tokugawa Shige Shige, Tsukuyo
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Kenshin continuò a seguire quello strano tipo per le vie della capitale della regione.
 Mentre si avvicinavano all'interno della città aveva notato come, quel tipo, venisse riconosciuto dalla gente del posto e che essi chinavano il capo in segno di  rispetto.
 
 " Ehm, una domanda..." Disse all'improvviso il rosso mentre superavano il mercato centrale pieno di vita.
 " Si, dimmi pure." Rispose immediatemente il bianco girando la testa con fare annoiato.
 " Ho notato che, sia i soldati che alcuni cittadini, ti fanno cenno mi spieghi chi sei tu?" Chiese infine il rosso curioso. 
Gintoki sorrise e, nel mentre, si fermò di fronte a un piccolo locale di ramen che sembrava aver visto giorni migliori. " Dai, mangiamo e ti spiegherò tutto." Gli rispose aprendo la porta scorrevole e entrando dentro. 
 
Il locale era molto piccolo, cinque tavoli di legno semi vuoti erano ancorati alla parete destra. Sulla sinistra, un vecchio, stava preparando delle porzioni di udon per alcuni avventori infondo alla sala. 
 
" Ohi Madao!" Gridò Gintoki facendo voltare il castano.
 " Mi chiamo Hasegawa. Quante volte te lo devo dire!" Sbraitò gridando mentre continuava a disporre la pietanza nei piatti. Il bianco rise. 
" La padrona dove sta?" Chiese mentre si sedeva al unico tavolo libero vicino alla porta d'ingresso.
 " E' andata con Otae a prendere la roba al mercato, tornerà tra un'po." Rispose lui mentre portava rapidamente le ciotole al tavolo per poi tornare al banco.
 " Vuoi il solito?" Disse ancora mentre girava il pentolone
 Il bianco annuì. " Fanne due. Uno per me e uno per il mio amico qui." Rispose indicando il rosso seduto davanti a lui. " Ricevuto!" Urlò di rimando lui rimettendosi a lavoro. 
" Lo so, come locale può sembrare una bettola..." Gli mormorò a bassa voce Gintoki. " Ma fanno uno dei ramen migliori che si possa mangiare." Aggiunse. 
" Ti ringrazio per il pasto che mi stai offrendo e anche per avermi aiutato prima." Rispose Kenshin chinando la testa. 
" Non c'e bisogno che mi ringrazi. Infondo avevo bisogno di fare esercizio e adesso mi è venuta fame perciò sto solo facendo il mio interesse." Rispose ridendo Gintoki. " Dove sei diretto comunque?" Domandò ancora diventando stranamente serio e fissando il viaggiatore. 
" Verso Kyoto. Però, vedendo la stagione che sta arrivando, pensavo di passare almeno i prossimi mesi qui." Rispose lui di rimando. 
" Si, immagino. Arrivare fin laggiù è un viaggio piuttosto lungo oltre che dispendioso. Spero per te che tu sia pieno di liquidi." Disse di risposta Gintoki iniziando a ridere. 
"  Purtroppo no." Mormorò Deluso. " Durante questa stagione ho lavorato poco e niente. Ho poco più di cento yen con me." Ammise ancora imbarazzato. Gintoki stava per replicare quando, la porta, si riaprì di botto. Mostrando una dozzina di uomini in armatura.

Kenshin si allarmò e, la mano, scivolò d'istinto sull'impugnatura della sua spada. 
" Ecco dove diavolo ti eri cacciato!" Sbraitò un moro alto e dallo sguardo arcigno rivolto proprio al loro tavolo. Kenshin stava per scattare quando, il moro, agguanto per la collottola Gintoki.
 " Come capitano della guardia dovresti essere sempre a disposizione se il Damyo ti chiama razza di scellerato!" Urlò ancora furibondo.
 " Dai Hijikata, ero stufo di aspettare e sono andato a fare un giro." Rispose lui con calma. 
" Un giro..." Borbottò quello con uno strano timbro di voce. " Per colpa tua il nostro signore è su tutte le furie!" Aggiunse cercando di strangolarlo. 
" Dai, sai bene che non è così grave." Disse un uomo enorme dal fisico massiccio dai corti capelli neri cercando di calmare gli animi. 
" Kondo è già la terza volta che scappa dai suoi doveri alla fine ci metterà nei guai lo sai." Disse ancora lui mollando la presa dal collo del superiore. 
" Il sommo Shigeshige lo adora sai benissimo che non accadrà mai." Gli ricordo lui severo. Lui sbuffò di rimando voltandosi e fissando torvo Kenshin ancora confuso da tutta quella faccenda. 
" Ohi Gin e questo chi cazzo è?" Chiese indicandolo. Madao poso due piatti di ramen e si dileguò non voleva guai soprattutto con quei tipi. 
Gintoki, mentre prendeva le bacchette, rispose:" Si chiama Kenshin. L'ho trovato lungo la strada maestra e l'ho aiutato con una banda di criminali."
 " Cioè vai a giro per la campagna e ti metti a salvare tipi a caso?" Chiese confuso Hijikata.
 " Lui non è un tipo a caso..." Rispose con la bocca piena. 
" E cosa sarebbe allora?" Insistette il moro notando anche la curiosita di Kenshin. Gintoki, pulita la ciotola, mise sopra le bacchette di legno in direzione di Kenshin.  E, sorridendo, mormorò:" Lui sarà la futura guardia privata del nostro signore." Tutti i samurai rimasero di sasso lo stesso Kenshin rimase così sbalordito da spalancare la bocca e far cadere il boccone che aveva tra i denti. 
" Stai... scherzando vero..." Disse Kondo allibito ancora dalla notizia.                     
 Il bianco si alzò di slancio e, lanciando una moneta dorata a Madao, rispose:" Assolutamente no, anzi andrò proprio adesso a parlarne con lui. Visto che mi cercava." Kenshin fece per alzarsi ma il bianco lo bloccò. " Ohi Kondo, potete tenere d'occhio il mio ospite?" Chiese all'improvviso mentre si dirigeva verso la porta. " Ehm, ok va bene." Disse confuso l uomo mentre il bianco usciva di scena. 
 
 
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Il mercato della città di Karakure come al solito era affollato. Ovunque, mercanti di ogni dove, avevano messo le loro bancarelle mostrando merci provenienti anche da oltre il loro paese.
 " Odio tutto questo caos..." Borbottò un giovane dai corti capelli arancioni a spazzola che, a stento, riusciva a farsi largo con quella  corazza per le vie strette e piccole della città.
" Sei tu scemo Ichigo a voler essere venuto con me al mercato conciato così... non stiamo andando in guerra!" Sbottò esasperata una figura minuta e gracile al suo fianco che alzò i suoi occhi violacei verso di lui a mo di ammonimento stufa dei suoi continui lamenti peggio di una donna. 
" Sono una guardia del Daimon non posso certo farmi  vedere in abiti civili Rukia..." Replicò l altro mentre, la ragazza, si fermò di fronte a una bancarella su cui erano esposti vari frutti.
 " Anche io lo sono però, almeno, ho la decenza di mettermi in abiti comodi anzichè stare come uno stoccafisso incapace perfino di chinarsi per mettersi apposto le vesti." Disse con lo stesso tono indicando alcune mele e facendole insacchettare. Lui si mise una mano sugli occhi come a volersi calmare. 
" Mi spieghi perché mi hai portato fin qui... avevi detto che volevi parlarmi." Mormorò lui cambiando discorso. Lei annuì mentre, col sacchetto nella mano destra, si avviò lungo la strada. " Ho saputo, da fonti certe, che il sommo Sotaisho  Yamamoto ha deciso di ritirarsi a vita privata." Mormorò lei con tono confidenziale. 
Lui la guardò di sbieco abbastanza sfiduciario. 
" Chi te l'ha detto?" Domandò Ichigo alzando un sopracciglio. 
Lei avvampò e sussurrò:" Una fonte sicura..." 
" Si, immagino la tua fonte sicura." Rispose sarcarcastico il ragazzo pensando subito a quel pettegolo di Renji.
 " L'ha sentito da alcuni uomini fidati di Yamamoto e sai chi sono i due presunti successori?" Disse lei a bassa voce. Ichigo ci pensò. Nella corte pochi erano coloro che possedevano l'acume e la mente adatta a un simile incarico.
" A pensarci mi vengono in mente solo due nomi: il karo Aizen e Shunsui Kyōraku." Rispose infine. Lei annuì con la testa.
 " Quello che mi ha detto anche lui." Confermò la ragazza seria in volto. 
" Sono entrambi ottime scelte: Aizen si è distinto nella precedente invasione scacciando i nemici di Takahashi dalle sue terre, invece Shunsui ha conquistato vari territori del paese dei Quincy. Come minimo la corte si dividerà in due." Disse rimuginando il giovane. Sapendo bene come, chi ottenesse quella carica, avesse la possibilità di elargire benefici a destra o a sinistra ma anche di poter danneggiare i propri avversari politici.
 " Se dovesse succedere accadrà come l'ultima volta lo sai vero..." Mormorò Rukia. 
" Intendi una guerra fra sostenitori?" Domandò lui allarmandosi.
 " Esatto. Per ora sono pochi a saperlo però, ben presto, la voce si diffonderà e avremo sul serio il caos nella capitale." Borbottò la ragazza riprendendo a camminare diretta verso casa. 
" Cambiando argomento credevo che foste ai ferri corti tu e quel rosso da strapazzo." Disse Ichigo cercando di cambiare argomento. Odiava la politica quasi quanto detestava Aizen e compagnia bella uomini che, solo per nascita, si prendevano il diritto di comandarlo a bacchetta solo perché lui era di umili origini. 
" No, abbiamo fatto pace.... per sua fortuna." Disse Rukia con uno strano tono di voce tra il furioso e il sadico. Ichigo sospirò rassegnato. Ancora si chiedeva come, quei due, potessero stare insieme avendo due caratteri così agli antipodi.
 " Che aveva fatto di male stavolta?" Domandò lui, più per curiosità che per vero interesse. 
" Si è rifiutato di fare da scorta alla carovana che sta portando le tasse alla capitale ti rendi conto? Solo perché lo trova noioso!" Sbottò lei inviperita attirando occhiate anche da parte di alcuni passanti spaventati dal suo tono. 
" Non ci trovo niente di strano. E' Renji sai bene che si movimenta solo in combattimento scortare una diligenza è una noia mortale..." Rispose lui cercando di difendere, l'indifendibile. La mora lo fissò male come se volesse tagliargli la gola con lo sguardo.
 " Si... credo proprio che farò una chiacchierata con una certa persona stasera..." Sussurrò lei maligna aumentando l'andatura della camminata. Ichigo si bloccò poi, capito a chi si riferisse, gli ando dietro. 
" No, Rukia tutto ma non a lei ti prego!" Urlò terrorizzato. Mentre i due continuavano lungo la strada a battibeccare la mendicante, al bordo della strada, alzò gli occhi neri come la notte e, abbozzando un sorriso sornione, si alzò in piedi in tutta la sua statura elevata poi si diresse verso l'uscita della città aveva molto di cui parlare coi suoi compari.
 
 
-
 
 
La residenza del Damyo lo lasciava sempre a bocca aperta. Posta su una piccola altura di una collina ,presentava una vista totale di tutta la città sotto l'altura. La casa era circondata da un  muretto di pietra alto circa due metri,che la costeggiava completamente facendo apparire, qua e la, degli alberi rigogliosi all'interno del giardino privato del suo signore.
 
Mentre superava l'arco di pietra e si avviava lungo il sentiero sentì delle risate gioise. Sorrise riconoscendo quelle risate spontanee e allegre. 
" Guarda  chi si vede." Disse rivolto alle due ragazzine intente, come al solito, nell'ennesima marachella.
 " Ciao Gin-san!" Esclamò contenta di vederlo una ragazzina minuta dai lunghi capelli neri e i brillanti occhi marroni con indosso un kimono verde smeraldo. 
" Che state combinando Soyo?" Domandò lui sorridendo. 
" Niente di niente." Si affrettò a dire una ragazza dai lunghi capelli rossicci e due profondi occhi verdi e uno strano vestito rosso fuoco. Gin le fissò tutte e due.
" Kagura, ti conosco sin da quando sei arrivata nel nostro paese, siete due pesti e dov'è la terza?" Chiese notando l'assenza della loro guardia personale.
" Nobume non c'e aveva una commissione da fare." Disse una voce di donna che riconobbe subito. Gintoki si voltò trovandosi davanti una giovane donna alta poco meno di lui dai lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia, i suoi occhi azzurri si posarono sulla figura del samurai. 

 
" Ciao Tsuky anche tu qui oggi?" Domandò lui sorridendo alla vista della donna bionda. 
" Visto che lei non c'e oggi tocca a me badare a queste due." Borbottò lei stizzita senza distogliere lo sguardo da Gintoki. 
" Ah capisco, bhe il signore mi aspetta..." Disse lui abbassando lo sguardo e iniziando a incamminarsi verso l'ingresso. " Ci vediamo più tardi nel caso." Concluse voltandosi ed entrando dentro l'edificio in pietra.
Mentre si avviava nella sale dei ricevimenti saluto con un cenno i vari servi poi, giunto al separè lo aprì.
 
Seduto sopra lo scranno si trovava un uomo alto dai capelli neri raccoli tutti in un nodo alto. Lo sguardo serio lo faceva sembrare ligio e severo ma, i suoi profondi occhi marroni trasmettevano un senso di tranquillita e spensieratezza che sembravano appartenere più a un uomo qualunque e non a un vero signore. 
 
" Ben arrivato Gin-san." Disse con un tono di voce pacato.
  " Eccomi di fronte a lei mio signore." Mormorò con fare solenne Gintoki chinando la testa. 
" Alza pure la testa, qua, infondo siamo solo io e te." Lo tranquillizzò lui sorridendo infine radioso. 
" Di cosa voleva parlarmi?" Domandò andando dritto al punto il più giovane. Shige si versò del tè caldo all'interno della tazzina di fronte a se. 
" Dimmi Gintoki. Cosa sai della situazione all'esterno del nostro paese?" Cominciò dicendo il damyo.
 Il bianco ci riflettè qualche istante. " Takasugi e Sakamoto se ne intendono molto più di me ma, da quanto so: il paese di Kubo è in una specie di tregua con noi, non ci sono scontri con loro da oltre dieci anni, col il paese Takahashi la situazione è più spinosa ci sono spesso scontri lungo il confine e cambi di fronte. Gli altri paesi limitrofi, almeno per il momento, sono tranquilli e commerciano tranquillamente con noi." Spiegò lui brevemente. 
Shige annuì con la testa. " Esatto. Più o meno è questa la situazione di tutta quanta la regione però non è così semplice come l'hai esposta." Replicò lui severo." Alcuni, dei paesi attorno a noi, nell'ultimo periodo hanno iniziato strani movimenti l uno contro l altro. Grandi pericoli si annidano in essi." Aggiunse con una aria preoccupata sul viso. 
Gintoki si portò la mano destra al petto. " Se il paese è in pericolo sa bene che può contare su di me. Guiderò la nostra armata dovunque si annidi il nemico." Disse sicuro con uno sguardo colmo di determinazione. Doveva tutto a quell uomo lo aveva accolto alla sua corte quando era poco più che un fanciullo strappandolo dalla miseria e dalla poverta. Avrebbe reso quel debito fino alla morte. Shige lo fissò per qualche istante e sorrise con fare paterno.
 " No, non ci sarà bisogno che, lo Shiroyasha, scenda in campo. Almeno per ora." Annunciò facendo imbarazzare il giovane. 
" La prego, non usi quel nome..." Borbottò lui seccato e innervosito da quell'epiteto.
 Da quando aveva iniziato a combattere era diventato temuto sulla maggior parte dei campi di battaglia tanto da prendersi quel soprannome che, ormai, era sinonimo di morte per i loro nemici. 
" Vista la situazione stiamo cercando di creare una specie di unione." Rispose il damyo cambiando discorso.
 " Un unione? E con chi?" Domandò curioso Gintoki. Pochi erano i paesi disposti a unirsi in quel momento. Aggregarsi per via matrimoniale oppure, in via commerciale, poteva essere preso come segno di debolezza o creare scompiglio interno. Shige sembrò titubante dal rivelare il nome finché, con un sussurrò, disse: " Takahashi."
 Con solo quella parola Gintoki rimase a bocca aperta. Fra tutti i loro vicini quel paese era il  peggior alleato possibile.  " Perché proprio con loro?" Domandò tornando in se dopo la notizia. 
" Ho discusso della cosa sia con Katsura che con Sakamoto per entrambi, tra tutti, era il più utile sia in termini di vicinanza che per obiettivi. Unirci col nostro peggior nemico potrebbe portarci un enorme vantaggio." Spiegò brevemente. Gintoki annuì ancora confuso. 
" Hanno già accettato la proposta?" Chiese il bianco serio. 
Shige scosse la testa. " Il messo sarà giunto oggi dal loro damyo prima di domani l altro non avremmo notizie certe." Rispose lui sicuro. 
" E perché mi ha richiesto oggi?" Domandò ancora il giovane. 
" Non appena avrò ricevuto il responso, vorrei che fossi tu a guidare la spedizione verso il paese di Takahashi." Rispose di rimando. " Sei uno dei miei migliori uomini e, inoltre, non affiderei mia sorella a nessun altro se non a te." Aggiunse fiducioso.
 " Sa che odio lasciare la sua corte." Rispose l altro.
 " Non ti dovrai preoccupare di nulla. Qui con me avrò Okita e Takasugi che prenderanno il controllo di tutto. Non ci saranno problemi." Replicò sicuro Shige.
 
 Gintoki sospirò amareggiato. Odiava lasciare la sua posizione non era mancanza di fiducia nei suoi compagni ma, ogni volta, avvertiva un senso di disagio a lasciare la sua città. " Comunque, mio signore, lungo la via maestra ho trovato una persona interessante..." Annunciò cambiando discorso. 
" Che tipo di persona?" Domandò l uomo curioso. 
" Da come appare può sembrare uno sprovveduto ma, dentro di lui, percepisco l'anima di un vero samurai." Disse brevemente ricordando lo sguardo determinato e pronto a tutto che aveva lanciato non appena aveva visto le guardie entrare nel locale. " Vorresti che diventasse parte delle nostre forze." Mormorò avendo già capito dove volesse andare a parare il suo pupillo.
Lui annuì. " Ovviamente, dovrà fare una prova sempre se lo vorrà lui e se lei sarà d'accordo." Ammise subito lui. Shige sorrise. " So benissimo che mi romperesti le scatole da qui alla fine del mondo per farlo provare quindi accetto, ti farò sapere ora e avversario per la prova." Replicò l uomo.
" Magnifico. Bhe, se non c'e altro, io me ne andrei." Annunciò lui col massimo rispetto.
 " Mentre te ne vai, toglimi una curiosita Gin." Disse il damyo con uno strano tono di voce. " Perché, quando vedi persone simili, le accogli sempre attorno a te? Hai incontrato Hijikata, Kondo, Okita e Shinpachi e mi hai chiesto di poterli assoldare. Perché vuoi attorno tutte queste persone?" Domandò infine.
 Gintoki si giro. " E' stato lei a influenzarmi..." Ammise sorridendo. " Prima di conoscerla ero solo un misero ladruncolo di strada che aveva perso tutto. Lei mi ha accolto come un figlio e reso quello che sono oggi. Quando incontro gli occhi delle persone vedo una luce in loro che cambia da persona a persona. Queste persone, che lei ha preso, sono tutti uomini che hanno un anima come la mia. Persone che hanno bisogno di uno scopo, persone perse..." Aprì la porta. " E non me la sento, di lasciar scivolare via queste persone nell'oblio." Concluse uscendo dalla stanza. Shige, ancora in silenzio, si versò dell altro tè nella tazzina e, sorseggiandolo, sorrise al pensiero dell uomo che aveva cresciuto.







ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col secondo capitolo e anche l'introduzione del regno di Bleach :D lentamemte, in questi capitoli, mostrerò i vari paesi con i vari personaggi che ne faranno parte. Ci vorrà un'po visto che non ho mai fatto un crossover. Grazie a chi sta leggendo e a chi recensirà alla prossima.
   
 
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