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Autore: coronaborealis    02/02/2019    0 recensioni
Un uomo se ti ama veramente prenderà la tua mano, ti toccherà il culo mentre ti bacia, metterà la sua mano nella tua vita. Cancellerà il trucco che ti sei messa di proposito e ti riderà in faccia e ti dirà che sei più bella senza trucco. Lui ti farà felice,ma anche ti deluderà a volte, perché così come te, lui non è perfetto.
Genere: Dark, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Era la quarta volta che ripetevo il mio nome alla infermiera. “Scusa tesoro..come hai detto di chiamarti?” “Cèleste. C, E accentata, L, E, S, T, E. Cèleste!” “S,T ed E.” la sentì ripetere a bassa voce mentre tentava di scrivere. Avrà avuto all’incirca 63 anni, e probabilmente la scorsa notte si era addormentata alle 3 e mezza del mattino. Aveva i capelli bianchi raccolti in una specie di chignon e aveva gli occhiali sulla punta del naso. Appoggiato allo stipite della porta c’era Mr. Simpatia che continuava a guardarmi ed io non capivo il perché. “Okay tesoro, puoi andare a casa se vuoi. C'è qualcuno che può accompagnarti? Ad esempio questo bel giovanotto che ti sta guardando da un bel pezzo!” ridacchiò tra sé. “ah..la vostra età è la più bella che ci sia.” “Grazie Signora Jenkins, ma sto benissimo. Rientro in classe.” le sorrisi e scesi dal lettino. “va bene, stai attento la prossima volta giovane!” guardò Nathan sorridendo. “Certo Signora.” Sorrise e lì, notai che aveva anche le fossette. Gli passai davanti e camminai per la mia strada. Sentii prendermi il polso da dietro, mi girai e lo vidi. “Non mi ringrazi nemmeno?” “E per cosa dovrei ringraziarti? Per avermi sbattuto la porta in faccia? Beh, grazie.” Mi guardò spazientito. “Sì, senti la prossima volta a colazione beviti una camomilla al posto del caffè.” Se ne andò ed io spalancai la bocca. “A me non piace nemmeno il caffè, pensa un po'!” urlai così da farmi sentire. E in quel momento suonò la campanella che segnava l'ora di pranzo. Tirai un sospiro e alzai gli occhi al cielo. Come si faceva ad essere così stronzi? Era così arrogante e mi dava sui nervi. Non lo sopportavo. “Ehi Cece!” April mi abbracciò da dietro. “Cos’è successo? Sembra che tu abbia visto un fantasma! Sei più bianca del solito.” “Tutti simpatici oggi eh.” Mi sorrise e ridacchiò. “Dai, lo sai che scherzo! Andiamo a mangiare? Ho una fame terribile!” “Andiamo piccola stronza.” Le sorrisi ed entrammo in mensa. Nella nostra scuola, la mensa era il putiferio più totale. Un po’ come il Limbo nella Divina Commedia: code che non finiscono più, gente che sbraita, che si bacia, che si spintona. “Ho il pranzo da casa, per fortuna.” Mi guardò ed io la seguii verso il tavolo numero 5; non era il tavolo degli sfigati, ma non era nemmeno il tavolo dei VIP, era un tavolo normale. Vidi Tristan messaggiare con il telefono e gli tirai un coppino. “Ahia!” mi guardò male e poi sorrise. Risi guardandolo e mi sedetti fianco a lui. “Ragazzi, oggi ero sola durante l’ora di storia perchè il ragazzo nuovo non era ancora arrivato.” Un momento, quale ragazzo nuovo? “ad un certo punto, entra un ragazzo altissimo, bellissimo e..stramegabellissimo!” sbiancai. Non poteva essere lui. Tristan rise. “Oddio April..” “Era il ragazzo nuovo!” squittì. “Cece, stai bene?”mi guardò.“Io..sì sto bene, non sono stata molto bene oggi quindi penso tornerò a casa per..uhm riposarmi, già..” mi alzai e presi il telefono. April aveva la fronte corrucciata e dal suo sguardo capii che voleva spiegazioni. “Vi scrivo sul gruppo di Whatsapp!” azzardai un sorriso ed uscii dalla mensa. Guardai le notifiche di Instagram e vidi alcuni post in cui spottavano già il ragazzo nuovo, o meglio, Nathan. Guardai il suo profilo Instagram e mi fermai fuori da scuola. “Testa di cazzo.” Sussurrai e ritirai il telefono in tasca. Adoravo il tempo nuvoloso, non faceva nè freddo, nè caldo e poteva mettersi a piovere da un momento all’altro. Tirai fuori dalle tasche un pacchetto di Marlboro Light e accesi una sigaretta. Chiusi gli occhi spirando. “Non dovresti fumare” mi girai di scatto. “Fa male.” Spirò anche lui e mi guardò negli occhi. “Adesso fai lo stalker?” “Eri tu quella che stava guardando il mio profilo Instagram 5 minuti fa.” Mi sorrise e spense la sigaretta. Diventai paonazza, ma che dico? Diventai rossa come tutto l’inferno. “Vuoi un passaggio Cece?” sussurrò. “Puoi andartene a fare in culo per quanto mi riguarda.” Lo guardai con odio e me ne andai spegnendo la sigaretta. Che gusto c’era di fumare quando intorno c’era un soggetto del genere? Lo sentii ridere di gusto. “Guarda che si mette a piovere!” Gli mostrai il dito medio e proseguii per la mia strada. Lo odiavo con tutta me stessa. Prima la porta, poi Instagram e poi..sentii una goccia cadermi in testa. “Dio, ti prego. Ti prego, non ora.” Le preghiere non funzionarono perchè mi ritrovai a metà percorso da casa mia fradicia e come se non fosse bastato aveva iniziato anche a tuonare. Maledissi Nathan, perchè alla fine era stata colpa sua. Tutti sanno che se dici la frase:”dovrebbe piovere”, poi piove. È scientificamente provato. Credetemi! Sentii una macchina passare fianco a me per poi fermarsi. “Cece!” “Mamma?” “Cosa ci fai lì sotto la pioggia? Per l'amor di Dio sali subito in macchina!” salì in macchina ed iniziò a farmi il peggior interrogatorio della mia vita. Non stetti nemmeno ad ascoltarla perché tanto sapevo che da un momento sarebbe scoppiata in lacrime dicendo che sono un disastro e dandosi la colpa su come mi aveva educato. E infatti, iniziò a singhiozzare. “mamma..ti prego” “dovevo mandarti in collegio! Ma la colpa é solo mia! Lo so benissimo! Che cosa ho fatto al buon Dio?” sospirai. Questo era il colmo. “domani volevo andare in chiesa.” Smise di singhiozzare e mi guardò. “veramente? Cèleste non farmi questi scherzi.” “no, veramente.” “Perché non stasera?” parcheggiò davanti casa. “allora andiamo stasera?” sorrisi lievemente. Mi guardò e mi accarezzò la guancia. “questa è la mia piccola Cèleste.” Mi guardai allo specchio e pensai che forse non mi ero vestita adeguatamente per andare in chiesa, così mi cambia per la quarta volta. Optai per un jeans e un maglioncino preso a caso dell’armadio, tanto avrei messo sopra il giubbotto quindi nessuno avrebbe visto il mio bellissimo maglioncino color rosa evidenziatore. Scesi di sotto e vidi mia mamma già pronta. “papà?” mi misi le sneakers. “È andato in trasferta.” “di nuovo?” la guardai cercando di decifrarla. “di nuovo. Dai, ora andiamo.” Il viaggio per andare verso la Chiesa, lo intesi come viaggio della speranza; mi stavo già per addormentare in macchina, non volevo pensare in Chiesa cosa avrei fatto. Trovammo parcheggio (no, Dai? Chi è che va a messa la sera?) ed entrammo dentro. Mi guardai intorno e non c'era gente, a parte 4 persone. Mia madre andò a sedersi di fianco ad una signora la quale la salutò calorosamente tanto da farmi pensare che fossero amiche di vecchia data. La seguii e salutai la donna. “Alice, questa è mia figlia Cèleste!” “Oh, ma che bella ragazza! Ha preso tutto da suo padre!” “E Nathan? Come sta?” Nathan? Quel Nathan? “Oh, Nathan mi fa sempre tribulare! Non capisco questi giovani d'oggi! Dovrebbe arrivare a momenti. L'ho obbligato sai? Primo giorno di scuola ed è già andato in presidenza.” “Ti capisco benissimo Alice. La mia non è da meno. Vero Cèleste?” mi guardò. “Mamma dai..” Alzò gli occhi al cielo e rise insieme ad Alice. Ci invitò a sedere con lei e suo figlio ma io rifiutai l'invito. Mia madre mi fulminò con lo sguardo ed io in quel momento ebbi veramente paura. Mi sedetti mostrando uno dei miei sorrisi più belli e sinceri (non è vero) che avevo, e iniziai di nuovo a pregare affinché Nathan non venisse. “Cèleste la smetti di fare sceneggiate? Per l’amor di Dio.” Mi sussurrò. Sentii il portone della Chiesa aprirsi per poi chiudersi di nuovo e lì, capì di essere nuovamente fottuta.
   
 
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