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Autore: Sylvia Moons    04/02/2019    0 recensioni
"Non sarebbe dovuto succedere, continuava a dirmi una voce nella testa. Non avreste mai dovuto incontrarvi."
Raccontino ispirato da un altro racconto ancora più breve e (almeno lui) sicuramente di fantascienza contenuto in un mio libro delle elementari, dal titolo: Io Terra! Io Terra!
Non so perchè, quella storiella me la tengo in testa dagli anni '90. Questo è un omaggio indegno.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È passato del tempo da quello strano incontro, ma ne abbiamo parlato talmente tanto che sembra successo ieri. Il risultato è una riunione dell'intera comunità.

Per ora si tratta soltanto della nostra città, ma da quel che decideremo oggi dipenderanno molte cose. Prima fra tutte, la diffusione della notizia. Ho ripetuto la mia storia fino allo sfinimento e questa volta, davanti a tutti, non sarà di certo l'ultima.

Mentre spiego perché ho deciso di dirlo e cosa ritengo sia meglio fare, un brusio sempre più forte si diffonde tra i miei ascoltatori...

Qualcosa si avvicina. Qualcosa di grosso e di pericoloso. Non abbiamo idea di cosa sia, non riusciamo ancora a vederlo, ma lo sentiamo tutti e la sua realtà è indubitabile, come se fosse già qui. È come riuscire a prevedere l'arrivo di una catastrofe naturale e non poter fare altro che attenderla, pregando che ci lascerà il tempo di affrontarla.

E poi, quando ormai siamo sul punto di scappare dal nulla che avvertiamo intorno a noi, dal pericolo senza nome che ignoriamo eppure avvertiamo così distintamente, un rumore assordante che sembra provenire da tutte le parti contemporaneamente ci avvolge e ci schiaccia. Un'ombra enorme piove dall'alto e sembra precipitare sulle nostre teste.

È un guscio nero e oblungo, simile a quello che ho visto io ma molto più grande e complesso. Potrebbe contenere centinaia di quegli esseri. Dal guscio, a un tratto, si sprigionano fasci di luce accecante come non ne abbiamo mai visti. Rimaniamo paralizzati, ora non riusciamo neanche più a tenere gli occhi aperti, il frastuono ci disorienta e ci impedisce di ragionare. E gridiamo come impazziti, senza quasi riuscire a sentire la nostra stessa voce. Molti fuggono alla cieca urtandosi tra loro, i piccoli piangono, gli anziani perdono i sensi. Dall'oggetto nero, con un orribile cigolio, escono due arti lunghi e dall'aspetto solido, con delle estremità piatte e circolari che puntano dritto verso alcuni anziani, che non riescono a muoversi per la paura. Urlano e urlano coprendosi la testa con le braccia, ma nessuno li aiuta. Sono lontanissimi da me, ma i loro occhi enormi e pazzi di terrore sono l'unica cosa che vedo, finché non spariscono sotto quella cosa mostruosa che li schiaccia come lumache.

E io non aspetto di vedere altro. Mi volto e scappo più veloce che posso insieme ad altri, muovendomi con loro come fossimo un unico blocco compatto. Tutto il nostro mondo trema al tocco del mostro che atterra. Quel rumore assurdo e le urla dei nostri compagni in fuga ci inseguono e sappiamo già che, se anche riuscissimo a sfuggire agli alieni, risuoneranno per sempre nella nostra testa e che niente sarà come prima.

Niente, mai più. Ed è colpa mia. Non avrei mai dovuto avvicinarmi a quella cosa. La mia curiosità ci ha condannati tutti.

Non siamo ancora arrivati ai confini della città che incrociamo un branco di delfini, spaventati quanto noi, che si agitano e gridano davanti a quello spettacolo orrendo.

Mi viene un'idea. Ma tardi, troppo tardi.

Ne fermo uno a caso, che si divincola alla mia stretta.

- Che cos'è? Che cosa sono quegli esseri? Voi lo sapete! - urlo disperatamente, seguendolo nella sua fuga e battendo la coda più velocemente che posso per restargli vicino.

Lui non mi ascolta, ma io gli stringo forte la pinna dorsale e lo strattono.

- Voi li conoscete! Li avete incontrati molto lontano da qui, dove terra e mare si toccano! Cosa sono? -

Finalmente si accorge della mia presenza. Ruota verso di me un occhio acceso dall'orrore, da un'incredulità quasi dolorosa, e folle.

- Umani! - mi grida. - Umani! -

   
 
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