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Autore: Debbie_93    04/02/2019    2 recensioni
L'innocenza era solo un mezzo per un fine, quando sembrava tutto perduto. Nelle voragini dell'anima al riparo dalla luce risorgevano i demoni del passato senza ringraziare.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore palpitava frenetico all'alba di una nuova generazione di sentimenti nati dal desiderio di sopravvivere. In quella paura che non era sconosciuta a nessuno nuotava sotto le labbra tremanti di essere umani vivati al sacrificio. Le loro urla cibavano gli animi delle eterne tormentate anime, fino a consumarle nel lento lamento che le accompagnava all'inferno.
I morti risorgevano, le speranze cadevano e del sole rimaneva solo un pallido ricordo. A denti stretti la vita veniva strappata a morsi per sfuggire dagli incubi che seguivano come un'ombra fredda e appiccicosa il destino di ognuno.
Attimi di paura, attimi di follia e le sbarre sembrano stringere il cuore e farlo a pezzi. L'innocenza era solo un mezzo per un fine, quando sembrava tutto perduto. Nelle voragini dell'anima al riparo dalla luce risorgevano i demoni del passato senza ringraziare.
Respirando l'angoscia di una lama al collo pronta a fendere la tenera carne e il desiderio di fuggire pervadeva ogni pensieri fino a portarlo alla completa pazzia.
Il cuore emetteva i suoi ultimi battito prima di essere trafitto e fatto a pezzi. Giocava con la punta del coltello fino a sfigurare ciò che rimaneva di quel corpo. Rideva, mentre i suoi canini affondavano senza pietà nel collo e ne strappavano brandelli di carne ormai morta. Le mani ferme ed immobili sapendo che stavano facendo. In un perfetto quadro macabro. Nel tentativo di capire se stesso. Lontano dalla civiltà, lontano dal mondo nascosto fra gli alberi. Rifugiato al chiarore del sole, nella distesa di una foresta senza nome. Lo sguardo perso nella disperata ricerca di risposte fino alla consapevolezza di sé. Il proprio incoscio trafitto da mille spine del passato e una sola salvezza.
Coltivava da anni la necessità di vivere a lungo, di porre fine alle sofferenze della propria mente. Era stato cacciato, era stato messo alla prova e infine era finito sull'orlo del baratro. Le sue mani erano poste accanto ad un piccolo altare, dove riposavano quattro teschi umani e su ognuno c'era una candela accesa. I suoi occhi cavi erano concentrati su fotografie sbiadite di anni, e accarezzavano le sagome di veterbre inchiodate al muro in senso orizzontale. Un teschio di cervo guardava il resto della stanza.
Le labbra del ragazzo erano curvate in un sorriso, prima di carezzare un croce in ferro posta al centro. Il tempo veniva scandito dal tochettio di un orologio a pendolo posto sulla parete parallela. Fuori la notte avvolgeva le vecchie abitazioni che occupavano quel pezzo di terra dimenticato da tutti.
La vita segreta di cannibali lasciati a morire nella loro stessa pazzia. Il credo di un dio che avrebbe ribaltato le situazioni, fornendo a loro la conoscenza per divenire qualcosa di unico.
I resti umani lasciati a marciare in un campo disseminato di scheletri ed ossa cave. La volontà d'individui nella caccia alle prede più deboli. Il confronto diretto con la profonda metà di una realtà dipinta dal sangue delle proprie vittime.
Il divertimento, il gioco e infine la tradizione di una comunità costruita su un totem di ossa che ricordavano riti oscuri e lontani dalla luce del sole. Fra gli alberi e l'erba l'odore nauseante del ferro e della carne bruciata.
Innocenti erano gli occhi degli abitanti. Pazzi erano i loro gesti e meschine le decisioni che conducevano ogni indivudio all'omicidio.
Gli sguardi si confevano con il pallore della luna sopra le nuvole, mentre le lanterne si agitavano una contro l'altra producendo suoni metallici che facevano eco fra le montagne e le nude rocce.
La fuga non era un'opzione. La lotta era un altro modo per morire, fino a che i sensi non spegnevano e poi il vuoto avvolgeva tutto. Sopravvivere era una regola fondamentale, vivere faceva parte del passato.
La bestia era stata liberata e vagava indisturbata fra le abitazioni e l'incoscenza di chi la incontrava. Il prezzo da pagare era alto e la fame d'informazioni nutrivano i più curiosi che capitavano in mani sbagliate. Vie di scambio, trappole e false speranze alimentavano i sentimenti della comunità che senza pietà si cibava delle proprie vittime fino a che non era soddisfatto il sacrificio.
Ciò che restava erano solo un cumulo di urla lasciate divagare nella profonda coscienza di aver perso la partita.
 
   
 
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