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Autore: sexy_sadie    04/02/2019    0 recensioni
Clara è una ragazza sveglia, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. E' una neo diciottenne pronta alla vita. Ama divertirsi e uscire con i suoi amici di sempre. L'amore non le interessa molto, frequenta qualcuno occasionalmente ma è ben lontana dal cadere ai piedi di un ragazzo, per quanto bello possa essere.
Forse però non è lei che vuole stare lontana dall'amore; forse è l'amore che ancora non l'ha minimamente sfiorata.
Per il momento..
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Sento un rumore di sottofondo che disturba il mio sonno. Lasciatemi dormire per altri cinque minuti, vi prego. Qualcuno entra nella mia stanza: sento i suoi passi ed una luce fastidiosa mi costringe ad aggrottare la fronte. Tiro le coperte fin sopra la faccia ma la persona che sta cercando di svegliarmi mi frega togliendomele del tutto. Un grugnito esce fuori dalle mie labbra.

 

«Chi sei e cosa vuoi dalla mia vita» pronuncio, ancora con gli occhi chiusi e senza alcun tono interrogativo.

«Sono Irene e vedi di alzarti dal letto che tra mezz'ora prendo il treno».

 

Lentamente riapro gli occhi ancora addormentati e prendo coscienza di chi sono io, di chi è la persona davanti a me e di come ci sono finita a letto se mi sono addormentata su mio padre.

 

«Se te lo stessi chiedendo, ieri ti ha portato in braccio papà fino al letto e io e mamma ti abbiamo messo il pigiama. Dormivi così profondamente che non ti sei svegliata neanche con le bombe».

 

Lentamente ricordo della cena, degli amici dei miei genitori e dei due fratelli. Ma soprattutto ricordo quegli occhi verdi così caldi addosso a me. Brividi.

Bella figura di merda che ho fatto ad addormentarmi. Non riuscivo più a restare sveglia.

 

«Ho dato un'ottima prima impressione, devo dire... Vabbè». Guardo l'orologio del cellulare. Sono le 07:05. Non mi svegliavo così presto da anni. «Come mai parti così presto?» chiedo ad Irene, maledicendola per questa orrenda scelta.

 

«Ho bisogno di studiare per la sessione e ci sono dei fascicoli lasciati dalla professoressa nella biblioteca dell'università. Senza di quelli non riesco a preparare per intero l'esame. Dai, alzati che ci prendiamo insieme il thè caldo».

 

«Ma quale thè, io la mattina ho bisogno del caffè! Doppio in tazza grande. Facciamo anche in un barile, và».

 

Mentre mia sorella va in cucina a preparare la moka, che sicuramente mia madre avrà già finito come sempre, inizio ad alzarmi dal letto. Molto lentamente. Proprio oggi non ho alcuna fretta, dato che fino alle 8 Martina non arriva.

 

«Buongiorno dormigliona» mi saluta papà con fare dolce. Sembra particolarmente di buon umore oggi. Sono felice che ieri si sia divertito ed abbia passato una grande serata. «Che sei stata carina ieri ad addormentarti su di me come facevi fino a qualche anno fa».

 

Oddio, ora si emoziona pure. «Per qualche anno fa intendi dieci anni fa?»

 

«Si ma è come se fosse ieri» e mi da un abbraccio affettuoso. Che sentimentalista, così mi imbarazzo... Aah i papà, che teneri.

 

«Eccoti il caffè» Irene mi porta la tazza e il latte a parte, nel caso lo volessi macchiato. Ma sono tutti particolarmente carini oggi o è impressione mia?

 

«Che vi succede oggi? Siete tutti così... teneri» e la cosa mi inquieta particolarmente.

 

Mio padre mi guarda con un sorrisino dolce e allo stesso tempo pauroso «Sei stata davvero dolce ieri a regalare uno dei tuoi cd. Questo vuol dire che ti sono piaciuti i nostri ospiti.»

 

Beh sì, è stata una bella serata, abbiamo riso tutti molto tra mio padre e Mauro, sono stata contenta anche per mia madre e la sua amica Roberta, finalmente ritrovata. Inoltre Alfredo ha l'aria di essere un buono e non mi è dispiaciuta la loro compagnia. Solo non sono riuscita ad inquadrare bene Edoardo, per me rimane ancora avvolto nel mistero. Passa da un estremo all'altro: al primissimo impatto mi è stato sulle palle, mentre quando eravamo in balcone, su da me, ho intravisto come un ombra ma anche una sorta di maturità. Non so come spiegarlo. Non l'ho capito.

 

«Ma sì dai... siamo stati tutti bene ieri sera. Mi ha fatto piacere conoscerli. E sono felice che siano simpatici, dato che già mi immagino ci frequenteremo spesso.»

 

«Esatto, li vedremo molto spesso. Infatti ti volevo chiedere...» io lo sapevo che arrivava la fregatura. Tutti troppo gentili.

 

«...dato che i ragazzi sono appena arrivati e non hanno mai vissuto qui e quindi non conoscono nessuno, pensavamo io e tua madre che potreste uscire insieme qualche volta. Anche con i tuoi amici magari. Fino a quando non si ambientano meglio. Potrebbe anche darsi che più in là diventerete amici anche voi. Sarebbe bellissimo se le nostre famiglie si stringessero in una bella amicizia su più livelli di generazione», pronuncia con ancora quel sorriso stampato in faccia. Quanto ci tiene...

 

Immaginavo che tutta questa attenzione di stamattina avesse un fine particolare. Ho un fiuto su queste cose che Conan ciao proprio.

Quindi in teoria dovrei tipo invitarli fuori al pub. Sorseggio il caffè mentre ci penso. Quanto è buono di prima mattina, una cosa indescrivibile.

Va bene, farsi nuovi amici non fa mai male. Soprattutto se dovrò stare a stretto contatto con loro da qui all'eternità. Meglio fare in modo che ci sia un buon rapporto.

 

«Sì, okay. Non c'è nessun problema. Magari stasera li invito a prendere una birretta al pub e a farci due chiacchiere».

 

Neanche avessi detto che ho vinto alla lotteria, mio padre viene pervaso da una gioia immensa «Vi siete già scambiati i numeri di telefono??», chiede.

Ah ecco perché.

 

«No pà, non ho nessun numero. Però ieri sera mentre chiacchieravamo in balcone, abbiamo parlato anche della scuola e Edoardo mi ha detto che frequenterà il classico. Quindi ci sta che lo veda oggi e gli posso chiedere se vogliono venire con me».

 

Mio padre si alza da tavola euforico e, continuando a dire «bene, bene, bene» in loop, si allontana dalla cucina. Un «brava Claretta» esce invece dalla bocca di mia sorella, seguito da un rumoroso bacio sulla guancia. E niente, tra poco mi aspetto una chiamata dal Papa per decidere il giorno più adatto per la mia santificazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La ricreazione.

No, parliamone. La ricreazione è quel momento fondamentale nella vita di un adolescente costretto a stare seduto per cinque ore provando ad ascoltare lezioni, alcune più interessanti, altre meno, tenendo la stessa concentrazione per ognuna di esse (mission impossible). La ricreazione equivale ai dieci minuti di ora d'aria di un qualsiasi studente. La ricreazione è quella cosa che ti dà energie per continuare la giornata scolastica: ti permette di mangiare, bere una caffè, giusto perché non se ne ha mai abbastanza, fare un giro in cortile e fumarsi una sacrosanta sigaretta. La ricreazione ti permette di riprendere un po' di dignità. La ricreazione come diritto fondamentale degli studenti. La ricreazione come patrimonio dell'umanità.

 

Al primo accenno di campanella, sia io che Marti e Noemi ci alziamo dalle sedie e ci catapultiamo fuori per arrivare prima alle macchinette e non perdere tempo, così da guadagnarlo per restare in cortile.

 

«Ed anche oggi... prime!!» urla Noemi slittando davanti alla macchinetta con le braccia in aria, neanche fosse una rock star.

 

«Ah io oggi niente snack, solo caffè. Ieri ho mangiato così tanto che ancora adesso non ho fame.» dico mettendomi davanti a quella per le bevande calde.

 

«Già ma tu ieri avevi la cena dei “nostalgici”. Come è andata?» chiede un esemplare di Martina curiosa.

 

«Molto bene, sembrano delle brave persone. Anche una bella famiglia, devo dire. Più che altro mi fa piacere per i miei».

Cavolo, dovrei cercare Edoardo! Me ne stavo già dimenticando... bene così!

 

Prendo il caffè e decido di uscire in cortile. Edoardo fuma, quindi probabilmente se non sta mangiando, sarà sicuramente nell'angolo fumatori. E se non c'è adesso, sicuramente arriverà prima del suono della campanella.

 

«Ragazze, io vado ora a fumare, tanto non mangio. Appena avete fatto ci vediamo là».

 

Percepisco un «d'accordo» non troppo sicuro alle mie spalle. Individuo con lo sguardo la mia meta e tra gli altri ragazzi noto proprio colui che sto cercando. Ma sono troppo forte. Ripeto: Conan, scansati.

 

Mentre mi incammino decido di iniziare a prendermi una sigaretta. Ma mannaggia a me e a quando non guardo a chi mi viene incontro, che Marco, ancora non mi spiego come, riesce a farmela cadere dalle mani e a schiacciarne una parte con la punta delle sue dannatissime scarpe.

 

«Dai cazzo ma era l'ultima!!» ringhio contro di lui. Forse alzando un po' il tono della voce, tant'è che diverse persone si girano verso di noi, tra cui il mio ricercato.

 

«Oddio scusami tanto, non l'ho fatto a posta! Perdonami!». Ma Dio Santo, perché a me?

 

«Cosa c'è Marco?» chiedo, ancora più irritata. Irritata perché invece l'ha fatto a posta! Ogni volta a ricreazione deve correre a cercarmi e appena mi vede mi viene incontro. Stavolta non guardandolo mi è finito addosso e addio fumata post caffè.

 

«No, niente. Volevo sapere come stavi e se per stasera avevi qualche programma..» ha la faccia da cane bastonato e la cosa non mi intenerisce per niente.

«In realtà sì, stasera sono impe...»

 

«Tieni». Non finisco di terminare la frase che Edoardo spunta di fianco a me con una sigaretta tra le dita mentre me la porge. Oggi ti voglio bene.

 

Un «grazie» davvero sentito mi esce dal cuore. «Volevo parlare proprio con te. Andiamo a fumare». Lascio alle spalle un Marco preoccupato, e forse deluso, ma io non gli ho mai dato nessuna speranza, perciò deluso di che?! Poi oggi è meglio se mi lascia stare. Per fortuna capisce l'antifona e si allontana, probabilmente per cercare il suo amichetto.

«Mamma mia che pedante. Per fortuna ti sei avvicinato. Grazie anche per questo». Gli sorrido, davvero grata.

 

«Figurati. Ti ho vista in difficoltà». Dice, guardandomi negli occhi. Stavolta non deve essere difficile, dato il maglione enorme che porto.

 

«Comunque ti volevo parlare. Sempre che tu voglia parlare» la metto un po' sull'ironico con il sorriso sulle labbra, visto che già ieri sera gli avevo chiesto se alle volte capitasse che parlasse.

Mi sta scrutando, lo percepisco. Forse anche lui cerca di studiarmi. Non so, mi sento un po' una cavia in questo momento.

 

«Sì certo, dimmi pure» quanto è cordiale oggi. Gli è presa bene. Meglio così, la conversazione sarà più semplice.

 

«Ti volevo chiedere intanto come sta andando questo primo giorno di scuola» faccio, cordiale.

 

«Bene, ma sono sicuro che andrà meglio nei prossimi giorni. Essendo il primo mi devo presentare ad ogni professore che entra in classe e la cosa un po' mi mette a disagio. Ma va bene comunque, non posso lamentarmi.» Certo che quando parla, parla per davvero. Anche se non posso nascondere un mezzo sorrisetto pensando a lui che si presenta più volte nello stesso giorno, dato l'imbarazzo e il silenzio di ieri sera.

 

«Beh, spero tu dica giusto qualche parolina in più rispetto a ieri allora! Scherzo eh... non vorrei fraintendessi i miei modi di fare», oh al momento sorride. È un buon segno credo. Giusto?

 

«Non preoccuparti, credo di averti capita». Ma guarda te che sbruffone.

 

«Tu dici? Mm.. ne devi fare ancora di strada! Ma dai, sono molto buona come persona, quindi ti aiuto volentieri! Stasera se non hai impegni possiamo andare al pub vicino casa. Sta praticamente vicino alla tua abitazione, per come mi ha spiegato mio padre dove state. Si chiama “Ninkasi”. È molto carino, fanno musica live nel fine settimana e hanno diverse scelte di birra». Continua a sorridere. Se mantiene questo mood andremo sicuramente d'accordo. Sorrido di rimando.

 

«Certo, vengo molto volentieri». Bingo.

 

«Ottimo! Dillo anche a tuo fratello se vuole venire. Ti lascio il mio numero e ci mettiamo d'accordo, okay?»

 

«Mi sembra un ottimo piano». Sento già la chiamata del Papa in arrivo.

  
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