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Autore: inzaghina    04/02/2019    8 recensioni
A pochi giorni dal fatidico 2 maggio 1998 Harry, Ron, Hermione e Ginny s'interrogano su quale sia il modo giusto per ricominciare a vivere, lasciandosi alle spalle i brutti ricordi, ma senza dimenticare le persone che si sono sacrificate per un mondo migliore. Al contempo, George dovrà affrontare per la prima volta un mondo senza il suo gemello, ritrovando la capacità di ridere; Percy dimostrerà che ha sbagliato e, con l’aiuto di una ragazza che lo capisce davvero, ricucirà il rapporto con i suoi familiari; Bill e Fleur cementeranno la loro unione e un ritorno inaspettato ridarà speranza al gruppo.
Uno sguardo sul periodo post-bellico e sulle difficoltà affrontate da tutti loro, e dai loro cari, per ritornare veramente a vivere, preoccupandosi solo del proprio futuro, dell'amicizia che li lega e degli amori che potranno finalmente godersi con serenità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista | Coppie: Angelina/George, Audrey/Percy, Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is bigger than anything in its way'
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Capitolo 8 – Take a leap of faith

 


 
“Take a leap of faith and see
that these troubled waters have no power over you
 unless you give it to them, and even then they lie.”
Ted Dekker 



  
Il dipartimento Auror di Sydney era diverso da quello londinese, che Ron ed Hermione avevano visto di sfuggita durante le loro visite al Ministero britannico. C’erano una quiete ed un clima rilassato che non si vedevano da anni nella controparte inglese. Quando gli adolescenti ebbero raggiunto il terzo piano, dove una receptionist aveva indicato loro l’Ufficio Auror in un open space posto sulla destra del piano, i due avevano trovato il posto semi deserto, vista l’ora. Il contatto di Kingsley, comunque, li attendeva seduto ad una scrivania stipata di pergamene, stravaccato su una sedia con le gambe allungate con malagrazia sulle carte che avrebbe, probabilmente, dovuto archiviare. Ron si schiarì la gola nervosamente, stringendo la mano di Hermione nella propria. “Noah Campbell?” domandò, rendendo nota la loro presenza.
L’uomo, un tipo ben piazzato sulla quarantina, dai capelli biondi e spettinati diede loro una lunga occhiata prima di annuire. “E così voi siete i due terzi del trio che ha sconfitto Voldemort?” chiese loro, allungando la mano prima ad Hermione e poi a Ron.
Il commento fece trasalire i due ragazzi, sentire qualcuno, che non aveva idea di quanto fosse stata cruenta la guerra, parlare di loro così a cuor leggero fu piuttosto strano. “Hermione Granger, piacere,” rispose infine lei, stringendo una mano che era due volte la sua.
“Ron Weasley,” aggiunse Ron, in tono impacciato.
“Sapevo che eravate giovani, ma dimostrate si e no sedici anni…” continuò l’australiano, inarcando le sopracciglia biondicce sul volto scurito dal sole.
“Ne abbiamo diciotto,” chiarì Ron. “Siamo quindi maggiorenni,” aggiunse poi, stirando le labbra in un sorriso non convinto.
“Kingsley me l’ha detto…” ribatté Noah, facendo un gesto noncurante con la mano. “Sembra incredibile che dei ragazzini come voi abbiano sconfitto uno dei maghi più oscuri del secolo,” aggiunse poi, fissandoli, chiaramente colpito.
“Siamo stati aiutati,” rispose Hermione, ricordando a Ron una delle frasi tipiche che era solito pronunciare Harry.
“So anche questo! Siete famosi anche quaggiù!” esclamò l’uomo, strizzando l’occhio ai due. “Ovviamente non tanto come in Inghilterra, ma… siamo pur sempre una ex colonia, noi.”
I due si scambiarono un’occhiata incerta, che non sfuggì all’Auror australiano.
“Scusate, ho parlato troppo! Mia moglie lo dice sempre che dovrei chiudere il becco a volte… voi sarete stanchi, immagino, e io vi sto annoiando con le mie parole inutili,” fece loro un grande sorriso, che mise in mostra le sue fossette.
“Non ci sta tediando,” lo rassicurò Hermione, ricambiando il sorriso.
“Ma in effetti siamo un po’ stanchi e soprattutto vorremmo sapere se è riuscito a rintracciare i genitori di Hermione,” aggiunse Ron.
“Certo!” si voltò nuovamente verso la sua scrivania, scartabellando un po’, prima di recuperare una pergamena e passarla alla ragazza. “Rintracciare Wendell e Monica Wilkins è stata una passeggiata, i due si sono stabiliti in un sobborgo di Sydney dallo scorso agosto e hanno aperto uno studio dentistico che ha raggiunto un discreto successo…”
“Ottimo, quindi ha l’indirizzo da darci?” chiese Ron, osservando Hermione leggere febbrilmente quanto scritto sulla pergamena.
“Certo che sì, ma sarà mio dovere accompagnarvi…”
“Dovere?” domandò Hermione.
“Sì, qui nel Down-Under siamo un po’ rigidi sull'esecuzione di magie sui babbani… deve essere presente un Auror, anche se voi siete venuti qui per sollevare l’incantesimo della memoria e loro sono i tuoi genitori, le regole rimangono…”
Lei annuì. “Mi sembra giusto… quando possiamo andare?”
“Beh, domani è domenica e lo studio è chiuso anche di lunedì, ma potremo andare martedì mattina, quando riapriranno dopo il weekend.”
“Okay,” sussurrò lei, pensando che mancava davvero poco a rivedere i genitori che non abbracciava da dieci lunghi mesi. Mesi che l’avevano cambiata, era maturata forse troppo in fretta, aveva combattuto una guerra, aveva rischiato la vita, aveva visto persone care morire, ma era sopravvissuta e non avrebbe più permesso a nulla di mettersi tra lei e la felicità dei suoi cari.
“Può suggerirci un posto dove cenare e soggiornare?” domandò Ron, accorgendosi che la sua ragazza sembrava persa a riflettere.
“Mia moglie si offenderebbe se non vi portassi a cena da noi, ha preparato un ottimo barbecue di benvenuto e, se per voi va bene, abbiamo anche una camera degli ospiti… dovrete stringervi un po’, ma sempre meglio che in un hotel a parer mio.”
“Che ne dici, Mione?”
Lei sollevò gli occhi castani, incontrando le iridi azzurre del ragazzo. “Mi sembra un’idea meravigliosa… magari domani e lunedì potremmo esplorare un po’ la città, fare i turisti…”
“George mi ha fatto promettere di fare una foto ad un canguro,” ribatté, sorridendole.
“E tua sorella ci ha ricordato che dobbiamo anche divertirci…”
“Io e Diane saremo felici di suggerirvi dei posticini carini da visitare, mi dispiace solo che sia inverno, ve li sareste goduti di più a dicembre.”
“Prima di andare a casa sua, le dispiacerebbe se spedissimo un magigramma internazionale?” domandò Hermione. Ron la osservò dubbioso e lei scosse la testa divertita. “Abbiamo promesso ai tuoi e ad Harry che gli avremmo scritto al nostro arrivo… non vorrai far impensierire tua madre!”
Le sue orecchie diventarono vermiglie. “Meno male che te ne sei ricordata, chi l’avrebbe sopportata mamma, sennò?”
L’uomo li precedette lungo il corridoio, lanciando loro occhiatine divertite, mentre parlottavano a bassa voce tra loro, era evidente che quei due fossero innamorati, così come era lampante che lei provasse una certa ansia all'idea di rivedere i genitori. 
 
***

Seduto tra Angelina e Lee, George ascoltava i presenti chiacchierare dei piani per l’estate incombente. L’estate era sempre stata sinonimo di libertà, di lunghe giornate afose passate in attesa dell’arrivo del crepuscolo e di nottate ancor più lunghe, di progetti per allietare le giornate sonnacchiose. Lui e Fred avevano pensato di fare un viaggio, quando la guerra fosse finita, ma ora la sola idea di partire metteva George in ansia. Perché nulla era più come prima, da quel fottuto 2 maggio.
“Sarebbe bello passare almeno qualche giorno al mare,” stava dicendo Leanne.
“Facile per voi a dirsi!” la rimbeccò velocemente Katie, roteando vistosamente gli occhi.
George, Angelina e Lee si voltarono verso l’ex compagnia di squadra, puntando tre identici sguardi interrogativi sulla moretta.
“I genitori di Graham hanno una villa ai Caraibi!” chiarì la scozzese.
“Wow,” commentò Lee. “Io ho dei parenti in Jamaica, ma nessuno che abbia una villa.”
“I miei sono benestanti,” borbottò l’ex Serpeverde, vagamente a disagio.
“Se io avessi una villa ai Caraibi a disposizione, non passerei di certo l’estate nella triste Inghilterra,” commentò Oliver, cercando di distrarre i presenti dal fidanzato di Leanne.
“Poco ma sicuro!” annuì Cormac, stringendo la mano di Eloise nella propria.
“Beh, in realtà i miei ce la fanno usare a piacimento…” ammise infine lo Spezzaincantesimi. “Certo, potreste correre incontro al rischio di incontrarli e rimanere vittima di una profonda crisi d’identità…”
Leanne, Cormac, Eloise, Katie e Oliver scoppiarono a ridere, presto seguiti da Alicia.
Ancora una volta furono George, Angelina e Lee a rimanere interdetti per qualche secondo, in attesa di delucidazioni.
“Per loro io sono Lou-Anne, o Lausanne” chiarì la bionda, sopprimendo una risatina alla vista dello sguardo truce del fidanzato.
“Se è per questo Graham viene chiamato sia Kain che Craig,” aggiunse McLaggen, scuotendo la testa.
Lee scrollò le spalle. “Possono anche chiamarmi Aberforth per quanto mi riguarda…” commentò, scoppiando in una risata, che riuscì a far sollevare gli angoli della bocca anche a George.
“Beh, potremmo davvero organizzare… sarebbe bello non pensare più alla guerra per un qualche giorno,” ammise infine Graham, grattandosi pensoso il mento.
“Io tornerò in Australia per un po’ a trovare i miei,” comunicò Alicia, spingendosi dietro alle orecchie i ciuffi di lisci capelli chiari.
“Mio fratello è laggiù proprio ora,” buttò lì George, quasi senza rendersi conto di essere stato lui a parlare.
“Quale di loro?” domandò Lee.
“Quanti ne hai esattamente?” chiese invece Graham.
“Sei,” rispose senza fermarsi a riflettere George, prima di bloccarsi e rimanere un attimo interdetto. “Cinque, ora…”
Le facce del resto del gruppo assunsero tutte la medesima espressione contrita, tranne Graham, che rimase a fissarlo, cercando di rimanere neutrale, immaginando che George non avesse affatto bisogno di compassione da parte dei suoi amici.
“Sono sempre sei, amico,” dichiarò Lee, riprendendosi per primo.
George annuì. “Già…”
“Non ci hai detto chi è andato in Australia,” continuò Angelina. George incontrò gli occhi scuri della ragazza, non vide traccia di pena in essi, ma solo genuino interesse e quindi prese un respiro, prima di annuire. “Ron ha accompagnato Hermione laggiù… lei ha effettuato un incantesimo della memoria sui suoi convincendoli ad andare a vivere in Australia, in modo da farli sfuggire a Voldemort ed ai Mangiamorte, visto che è una Nata Babbana.”
“Coraggiosa!” esclamò Graham.
“Si tratta pur sempre una Grifondoro,” ribatté Oliver.
“Quindi ora stanno insieme?” domandò McLaggen, ripensando fugacemente al fiasco della festa di Lumacorno in compagnia della Granger; Eloise assottigliò gli occhi, puntandoli sul ragazzo, che si affrettò a posarle un rassicurante bacio all'angolo della bocca.
 “Finalmente sì,” rispose George, grattandosi la testa, prima di annuire.
“Beh, credo che tutti sapessero del loro amore, tranne loro due…” disse Katie, ripensando alle numerose litigate in Sala Comune tra i due, mentre le altre ragazze le davano manforte. “Ricordate quella volta al Ballo del Ceppo?” chiese Angelina, mentre tutti annuivano. “E la volta del topo scomparso?” aggiunse Alicia.
“Per non parlare di tutti i compiti che lei lo ha aiutato a fare… nessuna avrebbe passato il tempo a rivedere compiti già conclusi, se non per una buona ragione,” terminò Eloise.
“Sì, chissà cosa ci vede in quella testa dura di mio fratello,” si lasciò andare George, riuscendo a sorridere.
“Sai dove sono?” domandò quindi Alicia.
“A Sydney… Kingsley ha un amico al dipartimento Auror laggiù che ha rintracciato i signori Granger per loro.”
“Kingsley?” Graham strabuzzò gli occhi. “Conosci personalmente il nuovo Primo Ministro?”
George si grattò il collo, a disagio, prima di annuire. “Ero un membro dell’Ordine della Fenice anch'io, quindi ci conosciamo piuttosto bene…”
“Sembra un tipo che sa il fatto suo,” commentò Leanne, notando quanto il vecchio compagno di scuola fosse in difficoltà, cercando di spezzare la tensione.
Ancora una volta George annuì. “È uno a posto e non sembra che il nuovo ruolo lo abbia cambiato, o almeno così mi è parso qualche giorno fa…”
“L’hai visto di recente?” Alicia non riuscì a trattenere la sua curiosità.
“È venuto a casa nostra per parlare con Harry, Ron e Hermione; li ha invitati ad unirsi al corpo Auror, visto che c’è bisogno di nuove reclute…”
“Senza nemmeno diplomarsi?” si stupì Eloise.
“Già…” fu la risposta concisa del gemello sopravvissuto.
“Hermione non avrà accettato…” commentò Angelina, mentre le sue iridi scure incontravano quelle nocciola di George.
“Ovvio che no,” sorrise lui. “Ha ringraziato Kingsley per il pensiero, ma ha specificato che ci tiene molto a completare la sua educazione.”
“Non avevo dubbi!” esclamò Lee. “Tuo fratello e Harry invece?”
“Loro hanno finto di pensarci un attimo prima di accettare, ovviamente…”
“Grandi!” dichiarò Katie.
“È un peccato che Harry non voglia tentare la carriera nel Quidditch professionistico…” borbottò invece Oliver, ricordando il talento cristallino del Cercatore.
“Diventare Auror è il suo sogno già da qualche anno, è giusto che lo persegua… potremmo sempre coinvolgerlo nell'organizzazione un torneo di Quidditch tra amici per continuare a praticarlo,” ribatté George, senza fermarsi a riflettere su quanto sarebbe stato strano giocare senza Fred.
Gli occhi di Oliver s’illuminarono al sentire il vecchio compagno di squadra parlare di un torneo di Quidditch, ma prima che l’ex Capitano potesse proferire parola, Angelina bloccò qualsiasi sua velleità. “Sai che noi non possiamo prendere parte a simili tornei, Oliver! Siamo professionisti…” gli ricordò la ragazza, trattenendo una risatina.
“Per un attimo l’avevo scordato!”
“Chissà come mai l’avevo capito,” disse la Cacciatrice, vagamente esasperata, facendo ridere il reso dei presenti.
Katie strizzò il braccio del suo fidanzato, confortandolo con il semplice gesto ed incontrando i suoi occhi delusi, prima di scambiarsi un veloce cenno d’intesa con lui.
“Katie ed io abbiamo un annuncio da farvi, che è poi la ragione per cui vi abbiamo invitati tutti a cena…” disse il Portiere, attirando tutti gli sguardi dei presenti sui padroni di casa.
“Oddio!” esclamò Leanne, convinta di aver già capito quanto i due avrebbero confessato al gruppo. Graham lanciò un’occhiata perplessa alla fidanzata, che però non lo stava nemmeno degnando di uno sguardo, presa compera ad agitarsi.
Katie cercò di evitare le iridi della sua migliore amica, per non rovinare l’effetto sorpresa, strinse la mano di Oliver nella sua e sorrise al ragazzo, prima di sollevare la mano sinistra e mostrare il semplice anello che faceva bella mostra di sé sul suo anulare. “Abbiamo deciso di sposarci,” confessò, con voce rotta dall'emozione. Le voci dei presenti si sovrapposero l’una all'altra, creando una confusione che riportò George alle feste in Sala Comune dopo le vittorie di Grifondoro, all'anticipazione che precedeva le visite ad Hogsmeade e ai periodi festivi, sempre allegri tra quelle quattro mura... gli ci volle più del previsto per riuscire a sollevare gli angoli della bocca in un sorriso che si augurava fosse convincente. Era davvero contento per Oliver e Katie, due grandi amici, due ragazzi innamorati, sopravvissuti alla guerra, due persone che si meritavano di essere felici per sempre. La mancanza di Fred però, si sentiva ancora di più in questi momenti e non pensava che sarebbe avrebbe potuto avere una reazione diversa, per lo meno nel breve periodo... Tutti stavano abbracciando i due futuri sposi, le cui guance arrossate ed occhi lucidi rendevano evidente la gioia provata e la volontà di condividerla con loro. Tutti li attorniavano tranne Angelina, che era stata tra le più veloci a mormorare le proprie congratulazioni, per poi tornare al fianco di George, porgendogli una burrobirra ghiacciata. “Sembrava che ne avessi bisogno…”
Lui accettò l’offerta, prendendo un lungo sorso, prima di annuire. “Avevo anche bisogno di questa serata…” ammise.
“Io ci sono, George, e lo stesso vale per tutti loro,” rispose, accennando al resto del gruppo, dove Lee e Cormac stavano dando grandi manate sulle spalle di Oliver, Leanne, Alicia ed Eloise osservavano rapite l’anello, cimelio della famiglia Wood, e Graham sorrideva, alle spalle della fidanzata.
“Lo so,” sussurrò George. “Grazie davvero, Angie…”
La ragazza lo colpì alla spalla destra, inarcando un sopracciglio infastidito. “Credevo che l’avessi imparato al primo anno che non mi dovevi chiamare Angie!”
George sorrise al ricordo di Fred che si era permesso di chiamare la ragazza Angie, scatenando le sue ire, l’undicenne ci aveva tenuto a precisare che nessuno ad eccezione di suo padre poteva chiamarla in quel modo, perché lei non era un tenero fiorellino, ma una fiera combattente, che avrebbe fatto il culo a tutti a cavallo di un manico di scopa. “Ci avevi terrorizzato,” le confidò.
“Era quello che mi auguravo che sarebbe successo…”
“Grazie, davvero, di avermi invitato stasera.”
“Io ero solo il messaggero, l’idea era di Katie e Oliver.”
“Beh, mi ha fatto piacere rivederti,” confessò, incrociando nuovamente il suo sguardo.
“Ha fatto piacere anche a me.”
George si alzò in piedi, raggiungendo il resto del gruppo, per abbracciare i due fidanzati e fare le proprie congratulazioni.
“Proporrei un brindisi” disse l’ex Battitore.
“Mi sembra giusto!” aggiunse Lee, con espressione furba.
“Che hai in mente?” domandò Angelina.
“Potrei avere proprio qui con me una rara bottiglia di Ogden stravecchio…” ribatté quello, facendo spallucce.
“A noi non interessa come tu ne sia entrato in possesso, fintanto che lo condividerai con noi…” lo rassicurò Oliver.
“Ovviamente ne avevo tutte le intenzioni,” chiarì il ragazzo.
“Sapevo che c’era un motivo se cominciavate a piacermi, voi Grifondoro,” commentò Graham, abbracciando Leanne, mentre Katie appellava dei bicchieri e Lee li riempiva, prima che Oliver li facesse avere a tutti i presenti.
“A Katie e Oliver!” esclamarono tutti in coro, facendo tintinnare i bicchierini, prima di ingoiare il liquido ambrato in un unico sorso.
George assaporò l’ottima bevanda, correndo con il pensiero alla prima volta che lui e Fred l’avevano provata, pensando che la strada fosse ancora lunga, ma che ce l’avrebbe messa tutta.
Doveva farlo per Fred.
 
***
 
Ginny era più che sicura di aver già visto una foto della ragazza bionda abbracciata a Lily Evans alla Tana, ma, per le mutande di Merlino, non riusciva a ricordare in quale stanza l’avesse vista e questo infastidiva non poco la ragazza.
“Vedrai che ti verrà in mente quando meno te lo aspetti,” cercò di convincerla Harry, osservando la ragazza buttare all'aria tutte le sue cose.
“Probabilmente non era nella mia camera,” rispose distrattamente lei, prima di raccogliersi i capelli in una coda disordinata.
“Non preoccuparti, davvero…” la rassicurò il moro, avvicinandosi.
“Mi preoccupo perché potrebbe esserti utile in qualche modo e mi da fastidio non ricordare!”
“Vedrai che risolveremo, Gin,” sussurrò Harry, posandole un bacio tra i capelli profumati e strappandole un sorriso. La ragazza si girò nel suo abbraccio, annullando la distanza che li separava, posando le labbra su quelle di lui e infilando le mani tra i suoi capelli disordinati. Harry mordicchiò piano il labbro inferiore di Ginny, che mugolò in segno di approvazione, spingendo il ragazzo ad insinuare la lingua nella sua bocca, sperando di  riuscire a strapparle altri gemiti appagati. Le mani di Ginny scostarono la maglietta di Harry, sollevandola per accarezzare il suo basso ventre, risalendo poi la schiena per raggiungere le spalle del ragazzo, trascinandolo con sé sul pavimento ingombro di oggetti della sua stanza. Lui disseminò il suo collo candido di baci, mentre la ragazza gli sollevava nuovamente la maglietta, levandogliela per sfiorare ogni centimetro di pelle lasciata scoperta. Anche le mani di Harry si fecero strada sotto il cotone leggero della semplice maglietta gialla indossata da Ginny e la ragazza sospirò di piacere, quando lui sfiorò la pelle coperta dal reggiseno. Senza staccare le sue labbra da quelle di lui, Ginny armeggiò con la chiusura dell’indumento intimo, liberando i propri seni, subito sfiorati dalle dita inesperte di Harry. Un suono gutturale scivolò dalle labbra di Ginny, spingendo Harry a liberarle per poter osservare il viso della ragazza, che sfoggiava un’espressione trasognata, abbinata alle guance rosate ed alle labbra tumide.
“Sei bellissima,” le sussurrò, massaggiando i suoi capezzoli inturgiditi dalle sue carezze.
“Mmmh, non sei affatto male nemmeno tu…” sussurrò lei, accarezzando la sua schiena.
Harry la baciò di nuovo, esplorando con lentezza la bocca che sapeva ancora delle fragole mangiate a pranzo, prima di sorridere contro le sue labbra, sospirando di piacere.
“Credo che saremo soli ancora per un po’…” mormorò Ginny, inarcandosi verso di lui e sfiorando con il proprio corpo l’erezione di Harry.
“È una proposta davvero allettante, Gin…” ribatté, a fatica.
“Ma?” lo spronò lei.
“Ma vorrei che la nostra prima volta fosse speciale.”
Lei gli sorrise. “Vuoi dire che ci hai pensato?”
Il ragazzo annuì.
“E cos’avresti in mente?”
“È una sorpresa…” la rimbeccò, baciandola di nuovo.
Qualche minuto dopo, i due si risistemarono, lasciandosi alle spalle la stanza di Ginny e scendendo in cucina, dove l’ultimogenita Weasley si mise a cercare tra gli album fotografici di famiglia.
Charlie li trovò seduti sul pavimento, con due album aperti davanti a loro e la foto che Remus aveva lasciato ad Harry in mezzo ai due.
“Hey ragazzi, tutto bene?”
“Si, stiamo cercando qualcuno…”
“Qualcuno chi?” domandò l’allevatore di draghi alla sorella.
“Se lo sapessimo non la staremmo cercando,” rispose lei, sbuffando.
Il nuovo arrivato si lasciò cadere accanto alla sorellina, guardandola mentre girava le pagina velocemente, osservando le foto alla ricerca della ragazza bionda, conosciuta anche dalla mamma di Harry.
“Volete una mano?” domandò, notando poi la foto di Lily e Lexie sul pavimento. “Ma quella è zia Lexie…”
Zia?” chiese Ginny, spalancando gli occhi.
“Certo!”
“E perché io non me la ricordo questa zia?”
“Eri davvero piccola l’ultima volta che la vedesti, normale che non te la ricordi,” le spiegò Charlie.
“Mia madre conosceva vostra zia, quindi?”
“Sì, erano migliori amiche,” rispose il secondogenito di casa.
“Ma perché io non mi ricordo di lei?” insistette Ginny.
La risposta di Charlie fu interrotta dall'arrivo di Molly, che emerse dal camino in quel momento, tallonata da Arthur e Percy.
“Ne parliamo da soli,” sussurrò Ginny, chiudendo con un colpo secco gli album.
“Va bene,” rispose suo fratello, rispedendo gli album al loro posto.
Harry strinse la mano di Ginny nella propria, sentendo il cuore rimbombargli nelle orecchie, che questa Lexie potesse svelargli qualcosa sul passato dei suoi genitori?
 
***
 
Quella stessa notte, una squadra di Auror comandata dal Comandante Proudfoot in persona, dopo dieci giorni ininterrotti di pedinamenti, e indagini proseguite incessantemente sin dalla sua sparizione subito dopo la Battaglia di Hogwarts, intervennero in una delle tenute della famiglia Rosier. Il padrone di casa, un distinto signore canuto considerato da sempre tra i più fidi sostenitori di Voldemort, si rifiutò di arrendersi, ingaggiando un duello all'ultimo sangue con gli Auror, conclusosi solo quando il suo Avada Kedavra lo uccise, dopo aver rimbalzato sullo scudo dell’Auror Hestia Jones.
 
Dall’altro lato dell’Oceano Atlantico, nell'ospedale magico newyorkese, una donna, in coma da quasi quindici anni, sbatté lentamente le palpebre, prima di aprire gli occhi e cercare di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava.

 

Nota dell’autrice:
Buonasera a tutti, cari lettori.
Mi scuso per il ritardo di questo capitolo, ma è stato un periodo molto ricco di scrittura, ho pubblicato una One Shot, oltre che aggiornato la mia altra long e iniziato una nuova mini long… insomma, il tempo è quello che è, ma non rinuncerò a nessuna storia, lo prometto!
Finalmente Ron e Hermione sono arrivati in Australia e nel prossimo capitolo incontreremo i Granger, chissà come andrà?
George si sta facendo forza, anche se è faticoso, però ha imboccato la strada per la guarigione e non si arrenderà... di sicuro i suoi amici gli staranno accanto e ci tenevo a coinvolgerlo in un momento gioioso come la scelta di sposarsi fatta da Katie e Oliver. Ancora una volta ringrazio Adho che ha scritto delle splendide storie riguardanti questi due adorabili Grifondoro, oltre che aver caratterizzato splendidamente Graham Montague e Leanne Kaplett e Cormac McLaggen ed Eloise.
Harry e Ginny hanno quasi svelato il mistero che avvolge Lexie, grazie a Charlie, anche se il ritorno di Molly ha interrotto ogni spiegazione… per quelli di voi che hanno letto “Promesse da mantenere” e il suo seguito, confesso che concorderete con me sul fatto che la Lexie che ho creato non sarebbe mai sparita senza ragione. Nel prossimo capitolo sveleremo quanto le è successo e mi auguro che l’idea vi piacerà… questa storia è decisamente la più sperimentale tra quelle che ho scritto finora. Il Rosier che non si arrende è il padre di Evan, che nel mio headcanon era compagno di Tom ai tempi della scuola.
Vi ringrazio per il supporto continuo e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
Un abbraccio,
Francy

 
 
   
 
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