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Autore: Fiore di Giada    05/02/2019    1 recensioni
Shaheen, estenuato dalla fatica, piega le ginocchia. Finalmente, è riuscito a fermare quel terribile mostro.
Stringe i pugni e ferma le lacrime, che minacciano di tracimare dai suoi occhi neri.
– A cosa è servito? – sussurra, la voce tremante. La scomparsa di quell’uomo crudele e sanguinario ha liberato il mondo da una minaccia crudele, ma il suo cuore non è felice.
Anzi, sanguina di dolore e amarezza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il corpo di Kazuya Mishima, con un tonfo sinistro, cade al suolo in una posizione scomposta, come quella di una bambola rotta.
Un ampio squarcio si apre sul suo petto e il sangue si spande attorno al corpo in una pozza sempre più grande.
Shaheen, estenuato dalla fatica, piega le ginocchia. Finalmente, è riuscito a fermare quel terribile mostro.
Stringe i pugni e ferma le lacrime, che minacciano di tracimare dai suoi occhi neri.
– A cosa è servito? – sussurra, la voce tremante. La scomparsa di quell’uomo crudele e sanguinario ha liberato il mondo da una minaccia crudele, ma il suo cuore non è felice.
Anzi, sanguina di dolore e amarezza.
Alza la testa verso il cielo, grigio di nuvole, e stringe la mano sul petto. La realtà della morte del suo amico più caro resta, dura, inesorabile, crudele.
Niente ridarà al freddo corpo di Najir Abl el Krim.
I suoi grandi occhi castani resteranno chiusi in un sonno assai lungo.
La sua giovinezza, che tanto avrebbe potuto dare al mondo intero, è stata spezzata e lui non avrebbe mai potuto esaudire i suoi sogni di pace e di giustizia.
Come oppresso da un peso gravoso, il giovane china la testa sul petto. Vorrebbe controllare il dolore, che opprime il suo animo, ma non ci riesce.
Il ricordo del funerale di Najir si spiega davanti ai suoi occhi, come un film crudele.


Il sole di maggio illumina il cielo di Casablanca, d’una trasparenza quasi assoluta, come quella d’una acquamarina.
Si è svegliato e, per alcuni istanti, ha scrutato le strade della cittadina marocchina, palpitanti di vita. Tutto, in quel momento, gli è parso privo di senso.
Di solito, è interessato a quelle manifestazioni di energia e vitalità, ma, in quella lugubre giornata, gli sembrano dei fantasmi privi di consistenza.
Ha trattenuto a stento un singhiozzo. Presto, ci sarà la cerimonia di sepoltura del suo amico Najir.
Allah, nella sua infinita misericordia, lo avrebbe accolto tra le sue braccia.
Ha stretto il pugno, il corpo percorso da un fremito d’ira. L’autopsia ha classificato la morte di Najir come accidentale, ma lui non ha mai creduto ad una simile affermazione.
Quando ha visto il corpo del suo caro amico, si è ben accorto dell’errore grossolano dei medici.
Hanno attribuito la sua morte ad una caduta, ma non si sono accorti dell’inconsueto pallore del suo volto.
Come hanno fatto a non rendersene conto?
Sono stupidi? Oppure sono stati corrotti dall’assassino di Najir?
Ha avvertito la morsa del dolore stringergli il cuore e la sua mano, d’istinto, ha sfiorato quel viso ormai gelido in una timida carezza.
– Ti vendicherò… Troverò il tuo assassino, amico mio… – ha promesso, triste, calmo, risoluto. Nessuno ha tentato di dare una spiegazione a quella morte così crudele.
E questo non era giusto.
Najir non meritava una sorte tanto ingiusta.
La sua morte atroce chiedeva giustizia.
E lui gliela avrebbe data.


Si è recato alla moschea della Kutubiyya. Lì, in quel luogo carico di storia, avrebbe dato l’estremo saluto al suo fraterno amico.
Nel corso del funerale, per poco, non si è sciolto in lacrime, malgrado il suo addestramento militare. Il padre di Najir, Karim, di solito deciso e fermo, è crollato a terra sul corpo inerte del figlio, lanciando lunghe urla di disperazione.
Ha evocato il nome del suo amato figlio, quasi sperasse di ridare al suo corpo bendato il calore della vita.
In quel momento, il suo cuore si è infranto, come un vaso di cristallo colpito da una forte martellata.
Il dolore di Karim ha travolto la sua anima, come una forte ondata, e ha faticato a mantenere il suo contegno dignitoso.
Lo strazio dei genitori e della sorella di Najir, Noor, ha sopravanzato la sua pena.
Ha stretto i pugni, cercando di calmare il tremito delle sue spalle. Si è sentito quasi in colpa per la sua presenza.
Gli è parso di profanare quel momento, che doveva essere dedicato al gruppo familiare di Najir.
Perché era lì?
Doveva andarsene.
Ad un tratto, una mano leggera si è posata sulla sua spalla e lui, colto di sorpresa, ha sussultato e si è voltato.
La giovane sorella di Najir, avvolta in un ampio velo bianco, lo ha fissato con i suoi grandi occhi neri, rassomiglianti a diamanti.
– Che cosa c’è? – ha chiesto lui, meravigliato. Noor è sempre stata riservata e timida, eppure ha osato avvicinarsi ad un uomo.
Perché?
La ragazza, avvedutasi del suo stupore, ha accennato ad un triste sorriso.
– Grazie. –
Quella semplice parola lo ha turbato e non è riuscito a dire nulla. Qualsiasi frase, per quanto bella e struggente, gli è apparsa inopportuna e retorica.
Non avrebbero dato sollievo a quella famiglia distrutta, che pure gradiva la sua presenza.
E, per questo, si è limitato a seguirli nella cerimonia funebre.


Una pioggia furiosa si abbatte sulla città e il rombo cupo del tuono interrompe il silenzio.
La luce livida del lampo illumina le case e il vento spazza le strade, sollevando cartacce e polvere in turbini di forma sempre diversa.
Con un gesto deciso, Shaheen sguaina la scimitarra e fissa il suo volto nel metallo, lucido di pioggia.
Sono io?, si domanda, esterefatto. Come uno specchio, l’acciaio gli restituisce l’immagine di un viso scavato, bianco di sofferenza, gli occhi neri circondati dall’alone cupo delle occhiaie.
Che cosa gli è accaduto?
Non si riconosce più.
Quel volto, così duro e triste, non gli sembra il suo.
Cosa ne è stato del ragazzo vivace di un tempo, capace di gustare le voluttà della vita e di combattere con ardore, pur di proteggere qualcuno?
Accenna ad un sorriso amaro. La ricerca della vendetta si è presa l’intera sua essenza.
Non può negarlo.
Ha dedicato a tale scopo un lungo segmento della sua esistenza.
Si è negato qualsiasi possibilità di gioia, quasi vergognandosi della sua possibilità di vivere.
In quegli anni, la serenità gli è parsa un’offesa alla triste sorte di Najir, che non ha potuto godere di nessun piacere, a causa della sua morte prematura.
Ha consacrato la sua vita al dolore e alla vendetta contro l’impero malefico di Kazuya Mishima.
Ma, in quell’istante, tutto si è compiuto.
Kazuya Mishima giace sul duro asfalto, immerso in una pozza di sangue.
Ha pagato per i crimini commessi contro l’umanità.
Le sue vittime hanno trovato il giusto riposo, da troppo tempo cercato.
La sua vita è libera da quell’imperativo ferreo, ma giusto.
Con uno scatto deciso, Shaheen solleva la testa e ride, il corpo agitato da singulti dolorosi. Finalmente, è libero.
La sua forza ha affrancato il mondo dalla minaccia di un uomo crudele, dedito a sogni di dominio e indegno di qualsiasi speranza di redenzione.
Il suo cuore, da tempo inaridito, può aprirsi ai sentimenti, senza alcuna vergogna.
Con fatica, si rialza e, barcollante per la stanchezza, si allontana, il cuore libero da ogni angoscia.

1) moschea di Kutubiyya: ho immaginato l’amico di Shaheen come marocchino. E questa è una moschea presente in Marocco.
Gli ho creato un minino background intorno e, per quanto possibile, gli ho dato un nome.



   
 
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