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Autore: cin75    05/02/2019    4 recensioni
Quando si ama davvero, che cosa si è disposti a fare?
Anche la follia più "folle" diviene una strada giusta da poter e dover percorrere.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Che stai facendo ?” chiese Jensen mentre vedeva l’uomo a cui fino a pochi minuti prima, aveva concesso tutto se stesso.

“Mi sto vestendo.” rispose lui, rimanendo seduto sul bordo del letto, intento a raccattare il pantalone sul pavimento.

“Questo lo vedo, ma perché?” fece con tono sorpreso. No! Forse deluso.

“Vado via!”

“Mi ripeto: perché?!” e ora era decisamente irato.

“Perchè è meglio così, Jensen. Perchè questo….questo non doveva succedere!” sbottò Jared, voltandosi verso di lui finalmente e mostrandogli le lenzuola ancora smosse dal loro appassionato incontro amoroso.

“Questo….non doveva succedere?!” replicò stranito, Jensen, indicandogli anche lui, il letto sfatto.

“No, cazzo. No!!” più deciso.

“Fammi capire!!” ed ora anche Jensen gli parlava con voce ferma e decisa. “Esci con me per due settimane. Mi tratti come se fossi un gioiello prezioso. Mi baci come se baciarmi valesse l’aria che respiri e la vita stessa e quando “quello che non doveva succedere” succede, tu ti vesti e te ne vai dicendomi che è stato tutto un errore?!” disse ricordandogli i giorni passati insieme.

“Jensen...”

“Che gran bastardo!!” esclamò furioso, coprendosi meglio con il lenzuolo che fino a poco prima gli arrivava a mala pena sulla linea dei fianchi ben torniti.

“Jensen, no!”

“Invece sì! Sei un bastardo figlio di puttana!! Se era una semplice scopata a cui stavi puntando in questi giorni, potevi dirlo la prima sera che siamo usciti. Te ne avrei indicati a decine di ragazzi disponibili ad una botta e via!” sembrò volerlo offendere.

A quella ben poco nascosta allusione ad una semplice sveltina, Jared, si sentì lo stomaco torcere. Non aveva mai pensato ad una cosa del genere con Jensen, tanto meno con qualcuno che nemmeno conosceva.

E poi, Jensen era diventato importante. Troppo e in troppo poco tempo. “No!!!!” ribadì quindi con decisione.

“E allora perché?? perché ti stai comportando così??!” replicò il biondo quando, nel tono dell’altro, scorse frustrazione. “Manca solo che mi lasci una pezzo da 50 sul comodino per farmi stare buono!”

“Non osare!!!!” lo rimproverò Jared, offeso da quell’ultima affermazione.

“No! Tu non osare. Perché è così che mi stai facendo sentire, Jared!!” replicò offeso, il biondo.

“Jensen...tu lo sai che lavoro faccio! Cosa sono!” fece quasi a volergli ricordare che era un capitano del Corpo dei Marines.

“Sì, certo. Ma questo che cosa...” fece e poi si fermò quasi scioccato dall’idea che gli si era flashata in quel momento. “Non vorrai dirmi che tu….che l’esercito ancora non accetta quelli come...”

“Cosa?? No!!….l’epoca “niente gay nell’esercito” è finita da tempo ormai!!” lo rassicurò Jared.

“E allora cosa?!” fece Jensen, mentre Jared sospirò all’ennesimo richiamo.

“Me lo hanno comunicato solo ieri...” fece dispiaciuto.

“Cosa ti hanno comunicato?!”

“Tra una settimana dovrò ripresentarmi al comando e lì mi affideranno una nuova missione. Si parla di Iraq o Afghanistan. E si parla di molti mesi, forse più di un anno.”

“Cosa ?..più di un...” trasalì Jensen.

Sapeva che prima o poi Jared avrebbe ripreso servizio, ma non così presto e non per così tanto tempo.

“Già.” ammise sconsolato Jared, che ora , si era spostato a sedersi meglio accanto a Jensen e non più ai piedi del letto. “Stavo bene con te. Sto bene con te.” disse. “Cavolo, se ci sto bene.” precisò con più entusiasmo. “E quando mi hanno comunicato di questa missione, io non volevo lasciarti come se niente fosse. Ma mi ero ripromesso che non sarei andato oltre, che non ti avrei fatto la carognata di venire a letto con te e poi sparire per chissà quanto tempo. Non era giusto, non lo meritavi. Non lo meriti.” disse accarezzandogli la spalla , giù fino alla mano che teneva ancora il lenzuolo stretto al corpo.

“E cosa è successo ieri sera , allora?” e questa volta nel tono di Jensen, non c’era più astio, ma solo dolcezza.

“Tu. Sei successo tu, Jensen.” quasi sussurrò Jared.

“….” non disse niente. Dolcemente stranito.

“Il modo in cui mi hai guardato tutta la sera, come mi hai abbracciato quando sono venuto a prenderti, il modo in cui mi hai ascoltato , mi hai parlato. I tuoi occhi sempre attenti ad ogni mio mutamento. Il contatto continuo delle tue mani sulle mie. Il modo in cui mi hai baciato in quel parco. Ti sei preso tutto di me e al tempo stesso sembrava come se ti stessi arrendendo a me e alle mie braccia che ti stringevano. Hai vinto.” disse sorridendogli. “Mi hai sconfitto. Su ogni fronte. O forse ti ho lasciato vincere perché infondo infondo ti volevo disperatamente. Ma ora...ora...”
"Ora vuoi andare via!" fece con rammarico, ma senza rabbia.
Non gli piaceva, affatto. Ma , alla fine, aveva capito il comportamento del compagno.

"Sì!” fece poco convinto Jared e poi: “No!” invece con più decisione. E poi ancora: “Dovrei!”

“Vedo che sei deciso, capitano!!” lo provocò Jensen, carezzandogli la gamba.

“No! Porca miseria, no. Non voglio andare via!!" ammise felicemente frustrato.

“E allora non farlo!”

“Jensen...”

Il biondo si drizzò a sedere, lasciando cadere sulle gambe il lembo di cotone che ancora gli copriva il torace. Afferrò con decisione le mani dell’altro e le strinse forte tra le sue. “Lascia decidere a me se devo o non devo fare il fidanzato frustrato dalla tua lontananza. Io non sono uno dei tuoi soldati a cui dai ordini e che deve obbedire. Posso e so prendere le mie decisioni da solo.”

“Lo so! Cavolo, se lo so!!” convenne Jared, portandosi quelle mani alle labbra, per poterne baciare le nocche.

“Allora io decido che ti voglio, che voglio stare con te, nonostante tutto. Nonostante la tua partenza.” proclamò convinto. “Ci sentiremo. Ci scriveremo. Ci sono le videochiamate e possiamo...”

“Cosa?? avere una relazione a distanza?!” sembrò scherzare.

“Sì. Se mi vuoi, sì. Se tieni a me, come dici di tenere a me, sì, Jared. Avremo una relazione a distanza e poi una molto più ravvicinata quando e ogni volta farai ritorno.” promise.

Jared sorrise , non più tormentato, dopo quella promessa di Jensen.

Vide i suoi bellissimi occhi verdi brillare entusiasti come la prima volta che lo investirono. Rivide il suo dolcissimo sorriso impertinente. Sentì di nuovo quel meraviglioso calore che pareva avvolgerlo ogni volta che Jensen gli era vicino.

“Molto ravvicinata?!” fece il giovane , ammiccando appena.

“Estremamente ravvicinata!” rispose a tono Jensen, avvicinandosi appena.

“Estremamente??!!” azzardò ancora, Jared.

“Decisamente.” e le sue braccia erano di nuovo al collo dell’altro, pronte a riportarlo su quel materasso, tra quelle lenzuola.

“Jensen...” sussurrò Jared, mentre si sdraiava di nuovo accanto a Jensen.

“Si?!” rispose l’altro, mentre con movimenti sensualmente lenti, spingeva Jared spalle al materasso e lui, gli saliva cavalcioni.

“E se mi stessi innamorando di te?!” domandò con naturalezza, Jared, mentre iniziava a carezzare voluttuosamente il torace nudo del compagno.

Jensen sorrise, radioso. Si sistemò meglio e piano scese , fino a raggiungere con il suo viso quello dell’altro. “Io farei di tutto perché tu lo faccia, Jared. Non sai quanto io voglia che tu ti innamori di me!!” confessò, prima di mordergli delicatamente il labbro inferiore.

“Sul serio?!”

“Sul serio!”

“Perchè?!”

“Perchè io mi sono già innamorato, idiota!!!” confessò senza ombra di dubbio.

Jared strabuzzò gli occhi, ma non per l’ansia, quanto per la felicità di essersi sentito dire una cosa del genere.

Gli bastò un movimento deciso e potente, per ritrovarsi ad essere lui quello che ora sovrastava il corpo muscoloso di Jensen.

“Dimostramelo!” esclamò malizioso al biondo.

Jensen, non si lasciò sorprendere più di tanto e infatti prese il soldato decisamente contropiede.

Gli colpì il braccio che Jared teneva teso per tenersi sospeso su di lui. Lo colpì all’altezza del gomito così che il braccio gli si piegasse e Jensen approfittando di quella perdita improvvisa di equilibrio, riacquistò la sua posizione di predominio.

“Whoa!!!” esclamò sorridendo Jared. “Credo di averti insegnato qualche trucco di troppo!” fece ancora cercando di giustificare quel suo momentaneo ko.

“Già!! sono uno che impara in fretta , soldato!” replicò soddisfatto Jensen, mentre si sistemava meglio sul corpo del compagno e mentre gli fermava con movimenti decisi ma gentili , i polsi, al di sopra della testa. “Ora, caro capitano di prima classe, sta’ fermo così e lascia che io ti dimostri in quanti modi mi sono innamorato di te!” e così dicendo , Jensen, baciò quasi con devozione ogni parte di corpo che riusciva a raggiungere dalla posizione in cui era.

Poi , quando vide, che Jared si era definitivamente arreso alle sue labbra lussuriose, gli lasciò i polsi e iniziò a scendere verso il torace e poi lo stomaco e poi il ventre teso a causa del mal trattenuto ansimare.

E poi….e poi ancora giù, verso quel paradisiaco inferno di piacere.

E quando , Jensen, vinse , anche su quel campo di battaglia, Jared non potè che lasciare che il suo corpo si inarcasse , preda di un piacere intenso, mentre la bocca calda e la lingua vellutata del suo intraprendente amante, lo portavano sull’orlo di un estatico precipizio e quando tutto sembrava star per finire, il calore dal suo basso ventre, sparì.

Jared, strabuzzò gli occhi e si costrinse a guardare verso il basso, dove incontrò dei magnifici occhi verdi, liquidi di desiderio e lussuria.

“Abbandoni….la contesa?!” ansimò Jared, allungando una mano per carezzargli il viso arrossato.

“Mai. È solo che non voglio vincere così….in fretta!!” lo provocò con tono malizioso.

Jared sorrise anche se non sapeva cosa volesse fare l’amante, quando all’improvviso, vide Jensen mettergli una mano alla parte posteriore del ginocchio. Gli fece flettere la gamba e in un attimo, la lingua del biondo carezzava quella parte intima e segreta che era la porta del piacere del soldato.

“Gesù!!!!” esclamò in estasi , Jared.

Le sensazioni di piacere gli esplosero nella testa e nello stomaco e più sentiva Jensen conquistarlo in quel modo, più una follia lasciva lo confondeva magnificamente. “Jen…..Jens...Jensen!!” riuscì a chiamarlo finalmente, con il nome per intero.

“Te l’ho dimostrato abbastanza, mio capitano!” sussurrò vittorioso Jensen, mentre anche dentro di lui, sentiva ormai, un impellente piacere farsi strada con furia.

Jared, era uno spettacolo a letto. Sia come amante che come amato.

“Sì...sì...sì. Ma ora basta. Vinci questa guerra!” lo stuzzicò, sistemandosi meglio contro il corpo dell’altro.

“Ai tuoi ordini!” sibilò al limite anche Jensen.

E piano, con movimenti mirati e sensuali, conquistò definitivamente e profondamente, il corpo del compagno, che ormai perso in quel piacere, gli si concedeva , lasciandogli il pieno potere per quell’amplesso che stava per esplodere definitivamente.

Jensen, si ubriacò della sola visione di Jared. Si perse dentro di lui. Si abbandonò quando sentì l’altro abbandonarsi a lui e alle sue spinte cadenzate. E quando il piacere urlò dentro di loro la voglia esasperata di voler esplodere, le spinte divennero incessanti, i gemiti affannati, i baci sempre più voraci, le mani sempre più ansiose di toccare e accarezzare, i muscoli si contrassero in una spasmodica attesa e i due amanti, si lasciarono andare e insieme godettero di quel momento di pura estasi.

 

Quando i respiri, dapprima affannati e sincopati, divennero pian piano di nuovo regolari, Jared e Jensen, ancora non riuscirono ad allontanarsi l’uno dall’altro. Rimasero stretti in quel loro abbraccio per un tempo indefinito.

Tra le loro labbra un sussurrato “Ti amo!” e poi più dolorosa e amara , si fece avanti la consapevolezza di un prossimo futuro.

“Sarà difficile lasciarti, Jensen!”

“Sarà difficile lasciarti andare, Jared!

 

Circa una settimana dopo, come previsto. Jared dovette ripresentarsi al comando. Lasciare Jensen fu dura. Lasciare andare Jared fu terribile.

Ma i due si erano fatti una promessa. Di sentirsi almeno una volta a settimana così come permetteva il comando comunicazioni. E così fu.

Jared gli parlava delle perlustrazioni e della gente , brava gente, che incontrava e che nulla aveva a che fare con quelle guerriglie che ancora danneggiavano il popolo Afghano. Jensen gli diceva di come andassero bene le cose al Birrificio. Del nuovo capannone che aveva allestito per i suoi corsi da artigiano.

Progettavano dove passare quei giorni di licenza che Jared, diceva, gli avrebbero concesso. Mare, montagna...o semplicemente chiusi in camera da letto!!!

Tutto sembrava andare bene.

Sembrava.

 

Circa sette mesi dopo.

Ackles?

“Sì!”

Parlo con Jensen Ackles?!” chiese ancora la voce al telefono.

“Sì, sono io. Con chi parlo?”

Salve! Io sono Misha Collins. Il dottor Misha Collins del distretto militare …..

“Mish??” lo appellò sorpreso, Jensen.

Come scusi?!” fece, invece, l’altro, stranito da quel soprannome che solo uno usava per chiamarlo.

“Sei Mish?, l’amico dottore di Jared?!”

Io...io….sì. Sono io!” ammise.

“Oddio!! Jared mi ha parlato di te così tanto. Mi ha detto che siete amici da una vita e che quando lui si è arruolato , tu ti sei laureto in medicina e lo hai imitato. Ti sei arruolato nei corpo medici.”

Sì...a quanto pare ti ha parlato davvero di me!” e parve quasi sconsolato nell’ammetterlo.

“Sì, davvero. E mi ha confessato anche qualche vostra idiozia giovanile!”

O per l’amor del cielo, dimmi che non ti ha parlato del mio periodo biondo mechato!!

“Ok! Come vuoi. Non me ne ha parlato!” fece ironico Jensen. E poi: “... come non mi ha parlato del suo periodo “fascia in fronte alla Rambo”!!”

Non mi ci far pensare. Dio!! com’era ridicolo. E comunque...giuro che lo uccido!!

“No, ti prego. Perchè vuoi privarmi di così tanti meravigliosi aneddoti. Ma dimmi? Come mai mi chiami? Non che non mi faccia piacere, ma...”

Già! Veniamo alle cose serie!” così come, improvvisamente era diventata seria la voce di Misha.

“Serie? Misha è successo qualcosa?!”

Ascolta Jensen...

“Mio Dio. E’ successo qualcosa a Jared. Sta male? È stato ferito?!” chiese allarmandosi.

Sì, sì e ancora sì a tutte le tue domande, Jensen!

“Dov’è? Voglio andare da lui. Voglio stare con lui. Misha devi dirmi tutto. Vengo al comando.” fece deciso.

No!!” lo fermò autoritario Misha.

“Perché???quasi gridò.

E’ per questo che ti ho chiamato. Non puoi venire al comando. Vediamoci al bar all’angolo tra la Decima e Roosvelt.” gli riferì.

“Tra la Decima e Roosvelt. Sarò lì tra mezzora.”

Ok! Io sono più vicino. Ti aspetto lì.

 

Arrivare in quel bar , per Jensen, fu come fare il giro del mondo a piedi. Un percorso infinito. Ma quando riuscì a trovare parcheggio poco lontano dall’ingresso del locale, si catapultò fuori dall’auto e raggiunse quasi di corsa il bar. Entrò , facendo tintinnare con forza, la campanella posta sopra la porta di ingresso. Guardò gli astanti e tra loro, non potè sbagliare e individuò Misha. Bruno, perennemente scapigliato, faccia da finto innocente, occhi incredibilmente blu. Esattamente come, tante volte, glielo aveva descritto Jared.

 

“Jensen?!”

“Misha?!”

“Sì! Vieni, siediti.” lo invitò il bruno.

“Dimmi tutto. Che cosa è successo a Jared. Come sta? Dov’è?”

“Ok! Una cosa alla volta. C’è stato un attacco nelle zone in cui operava la squadra di Jared…”

“Un attacco?” quasi esalò, il biondo.

“Sì. Erano in perlustrazione su un terreno accidentato. L’Humvee su cui viaggiava Jared è stato colpito da una granata interrata. Lo scoppio ha sbalzato il mezzo in aria e lo ha ribaltato. È finito in una scarpata. Il soldato che era con lui purtroppo non ce l’ha fatta, mentre Jared è rimasto gravemente ferito.”

“Gravemente….cosa….cosa...” e ora Misha poteva vedere e sentire chiaramente il panico sul volto e nella voce di Jensen. Ma continuò comunque il suo resoconto.

“L’urto esplosivo lo ha sbalzato fuori del veicolo attraverso il parabrezza e l’Humvee gli è finito addosso. Ha le gambe messe male, davvero davvero ridotte male.”

“Ma lui...sì, insomma, lui rischia di...” fece senza avere il coraggio di finire la frase e quella parola assurda e inaccettabile.

“No, Jensen. Non è in pericolo di vita. È stabile e i parametri vitali sono buoni, date le sue condizioni. I soccorsi sono stati tempestivi e veloci e soprattutto efficienti.” sembrò volerlo rassicurare.

“Dio ti ringrazio!! Ma allora cosa….perchè non sembri esserne sollevato?!” si ritrovò a chiedere Jensen, vedendo sul volto del suo interlocutore uno sguardo come apprensivo e preoccupato. “Che altro c’è? Cos’è che non mi dici?”

“Il problema è questo e che sia chiaro che quello che ti sto per dire, deve rimanere tra noi. Io non ti ho mai detto quello che sto per dirti. Chiaro?” fece severo.

“Misha ma cosa...”

“Jensen devi giurarmelo o rischio il congedo con disonore, oltre che l’espulsione dall’albo medico.” lo avvisò, timoroso.

“D’accordo! D’accordo!” lo rassicurò, Jensen.

Misha respirò affondo e dopo essersi guardato attorno, si sporse meglio verso Jensen, che istintivamente , compì lo stesso movimento col busto.

“L’ospedale in cui adesso è ricoverato Jared non ha né i mezzi né lo staff medico per curargli le ferite alle gambe. Quel tipo di ferite.”

“Ok! Trasferitelo!” asserì semplicemente, il biondo.

“Non è così facile. Jared non ha familiari stretti come ben sai. La richiesta di trasferimento può venire solo da un consanguineo diretto o da qualcuno legalmente legato a lui. In caso contrario , il paziente, in questo caso Jared, resta dov’è e deve accontentarsi delle cure che può avere. L’esercito non si assume responsabilità di sorta in casi simili. E’ una sorta di tacito accordo tra Governo e Stato Militare.”

“Ma di che rischi stai parlando Misha? Di che situazione stai parlando per ...”

“Amputazione.” lo spiazzò, Misha.

No, anzi. Lo scioccò definitivamente.

“Co...sa?”

“Nelle condizioni in cui è adesso Jared, i medici stanno valutando l’amputazione di entrambe le gambe, non potendo intervenire in altre maniere!”

“Nooo!!!!” quasi gridò, battendo il pugno sul tavolo.

“Jensen, calmati!” lo richiamò Misha, dato che quella reazione aveva attirato l’attenzione dei pochi clienti su di loro.

“Calmarmi? Calmarmi??? un gruppo di medici inetti sta decidendo come tagliare le gambe a Jared e tu mi dici di calmarmi?” fece in un sibilo rabbioso.

“Jensen...” sembrò volerlo ancora calmare.

Jensen chiuse per un attimo gli occhi. Nella sua mente il corpo del compagno: perfetto, le corse che facevano sulla spiaggia e le loro passeggiate interminabili nel parco. Un attimo dopo: la triste immagine del giovane seduto su una sedia a rotelle.

I suoi occhi fiammeggiarono di rabbia quando li riaprì sul medico di fronte a lui.

“Ok! Come lo porto via da lì? Cosa serve perché io possa avere la possibilità di richiedere il trasferimento immediato di Jared nel Politrauma di Houston? Lì c’è un mio amico, il dott. Morgan. Un chirurgo ortopedico in gamba. Lui saprà cosa fare!”

“Jensen, io...”

“Jared non accetterà mai una vita su una sedia a rotelle. È un soldato, uno sportivo. Non sta fermo nemmeno quando dorme. Se gli tagliano le gambe non farà altro che rimpiangere di non essere morto. Quindi, se sei l’amico che lui mi ha detto che sei...dimmi cosa cazzo posso e devo fare?” disse con decisione.

Misha lo ammirò perché in quelle parole potè trovare e scorgere tutti i sentimenti che legavano Jensen a Jared. Ed erano sentimenti sinceri e profondi. Quindi decise di aiutarlo, anche se ciò che stava per dirgli era qualcosa che non era da tutti.

“Non sei un consanguineo ma se potessi provare che sei legalmente legato a lui, potresti….insomma….tu come...”

“Legalmente legato…..vuoi dire...sposato?” azzardò Jensen. Sorpreso. Spaesato più che altro.
“...” e Misha fece solo spallucce.

“Ma noi non...”

“Lo so….lo so. E’ un….. non so come ...lo so, è un’idea folle...” si tirò indietro , il medico. Forse era un passo troppo azzardato. “Non saprei nemmeno come potresti fare a ...”

“Forse posso renderlo reale.” lo spiazzò immediatamente dopo, Jensen, fermandolo

“Sul serio?” esclamò sorpreso, Misha.

“Quando decideranno sull’operazione?!” si informò, mentre metteva mano al cellulare.

“Un paio di giorni, al massimo tre. Poi dovranno agire o le ferite andranno incontro ad infezioni, dato che non stanno facendo niente in previsione dell’amputazione. Potrebbe rischiare una situazione setticemica.”

“Ok! Mi serve un giorno per quello che voglio fare. Tu comincia a spargere la voce che il marito di Jared sta mettendo insieme i documenti per richiedere il trasferimento del compagno presso la sede ospedaliera di Houston.”

“Il….marito….di Jared?” balbettò Misha, mentre vedeva Jensen alzarsi e porgergli la mano.

“Piacere. Jensen Ackles Padalecki. La partecipazione e la bomboniera te le manderò quando Jared sarà qui in Texas!!”

   
 
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