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Autore: Sacchan_    06/02/2019    0 recensioni
Una serie di oneshot collegate tra loro e basate unicamente sulla canzone ECHO di CrusherP feat Gumi.
1) Che diavolo sta succedendo? Puoi dirmelo, per favore? [Echo by MafuMafu&Nqrse] [Len/Yuuma]
Partecipante e terza classificata al contest "Oltre i nostri limiti" indetto da Akimi sul forum di EFP
2) Riflesso nello specchio, qualcuno che non sono io. [Echo by Mes] [Yuuma/Kiyoteru]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Introduzione: in questo capitolo scopriremo un po' del passato di Yuuma e del suo ultimo incontro con Hiyama Kiyoteru, l'amico suicida. Come nella precedente one-shot non è necessario conoscere i Vocaloid per leggere la seguente fanfiction.
Stavolta la canzone usata è Echo nella versione di Mes.




RIFLESSO NELLO SPECCHIO, QUALCUNO CHE NON SONO IO



La prima cosa che Yuuma notò quando mise piede nell'appartamento di Kiyoteru fu l'aria viziata che vi aleggiò dentro. Le tapparelle abbassate e le finestre chiuse contribuivano a tenere all'interno un odore nauseabondo e di chiuso, tanto che il ragazzo dovette coprirsi il naso con la mano e raggiungere a tentoni l'interruttore della luce in cucina per fare luce all'interno. Per iniziare bisognava assolutamente aprire le persiane e lasciare che l'aria fresca del mattino rinfrescasse quella casa, rinvigorendola e illuminandola della calda luce solare. Yuuma tornò a respirare solo quando uno spiffero lo investì in pieno volto, supportandolo a lasciar andare il suo naso, respirando a pieni polmoni quella brezza che sapeva così tanto di fresco e di pulito. 

Tuttavia, quando finalmente si girò per ispezionare il bilocale dove il suo migliore amico viveva, quasi gli venne un colpo. Più che un appartamento lo avrebbe giudicato una discarica: la spazzatura strabordava dai sacchetti della raccolta differenziata, le stoviglie erano ancora nel lavello sporche e incrostate di cibo, le tovaglie cadevano malamente dai tavolini, a terra erano sparse scie di briciole e i cuscini del divano, buttati alla rinfusa contro gli angoli del muro, si presentavano lacerati come se fossero stati graffiati più e più volte. Yuuma si passò una mano sulla fronte sospirando affranto. 
Ricordò Lily e il suo supplicargli di andare a trovare l'amico Kiyoteru perché troppo preoccupata delle sue condizioni e del fatto che non rispondeva ai messaggi e alle chiamate da settimane ormai. Lily, l'ex ragazza di Hiyama e, da quest'ultimo, lasciata di punto in bianco senza alcuna spiegazione, l'aveva avvicinato a fine turno del suo lavoretto part - time, il cui stipendio serviva a pagarsi gli studi, sperando di ricevere da lui una motivazione dietro quella separazione così improvvisa.
Immediatamente Yuuma ricordò la sera in cui dovette restare più di un'ora attaccato al cellulare a cercare di consolarla, a promettergli che avrebbe parlato col suo amico e gli avrebbe fatto cambiare idea. O quantomeno sarebbe riuscito a trovare la spiegazione dietro a quell'improvviso addio: Kiyoteru e Lily erano una coppia stabile e fedele da ben più di cinque anni, non c'era il benché minimo senso logico dietro a tutto questo. 
Certamente Yuuma era a conoscenza delle difficoltà che il suo amico stava attraversando: lui e la sua ragazza avevano da poco deciso di andare a convivere insieme e, forse, a fare anche un passo in più, quando improvvisamente la ditta per cui lavorava si era ritrovata sull'orlo del lastrico finendo col chiudere i battenti, lasciandolo senza lavoro e i genitori vivevano lontani, troppo lontani per fare affidamento. Però Lily mai una volta gli fece pesare la cosa, dopotutto non fu certo colpa sua quanto successo. Ma era davvero possibile che questo improvviso ritrovarsi licenziato in tronco lo aveva ridotto in questo stato? C'era dell'altro? Qualcosa che non aveva mai notato? Yuuma decise che era giunto il momento di affrontare di petto la questione e senza remore spalancò la porta della camera da letto. 
L'odore di chiuso che lo investì fu più maleodorante del precedente; non si trattava solo della puzza di uno spazio tenuto al chiuso per troppo tempo, piuttosto era quello del sudore e dello sporco che vi si mischiavano in mezzo. 
"Ehi!" Lo richiamò Yuuma puntando alla coltre di coperte dove sotto vi era sicuramente seppellito colui che stava cercando. "Da quanto tempo non ti fai una doccia, eh?" 
Vide una mano guizzare da sotto il piumone per andare ad afferrare gli occhiali posti sul comodino accanto alla testiera del letto. La testa di Kiyoteru finalmente sgusciò da sotto quell'ammasso intricato di lenzuola e coperte, guardandosi attorno in modo spaesato, mentre Yuuma già si adoperava per scostare le tende e lasciare che la luce del sole riportasse un po' di luminosità anche in quella camera. La reazione dell'amico fu immediata: lamentandosi del fastidio andò a rifugiarsi nuovamente nel fondo del letto, cosa che portò Yuuma a innervosirsi ancora di più, ad afferrare le coperte e a scaraventarle via. 
"Senti un po'" Sibilò tra i denti. "Adesso te ne esci da lì, fai una doccia e vieni fuori con me! Lily dice che sono giorni che non esci da casa tua e non mi pare il modo giusto per cercare un nuovo lavoro, che dici?" 
"Cosa? Ma sei tu, Yuuma?" Mormorò Kiyoteru ancora assonnato; l'interpellato si passò una mano sulla fronte e tra i capelli esasperato. 
"Certo che sono io, chi vuoi che sia? Solo Lily è in possesso di una copia delle chiavi del tuo appartamento, o hai scordato anche questo?" 
"Lo avevo scordato, lo ammetto." Gli rispose strofinandolsi il volto, in un vano tentativo di riprendere il contatto con la realtà. Yuuma esalò un respiro per poi sedersi sul bordo del letto, aspettando che l'altro facesse quanto avesse appena detto. Ma nonostante i minuti passarono nessun cenno di volersi alzare da lì arrivò: Hiyama Kiyoteru, il suo migliore amico di sempre, perseguitava a restare immobile, in quella posizione semi-sdraiata sul materasso, con lo sguardo vacuo e fisso davanti a sé. Solo quando capì che di tempo ne stava passando fin troppo riprese con gli occhi il suo amico, esortandolo con un cenno del mento a dare un segnale di vita. Cosa che arrivò difficilmente, se non grazie a un movimento del capo di Kiyoteru che, insistentemente, teneva fisso lo sguardo allo specchio davanti a lui. 
Allora Yuuma si alzò e si portò davanti all'oggetto in questione per studiarselo e capire cosa non andasse: non trovò nulla fuori posto, ovviamente, ma Kiyoteru continuò a non dare segnali di voler distogliere l'attenzione dal suo riflesso. 
Era ormai sul punto di rinunciare a capire quando finalmente lo udì parlare. 
"Lo hai visto? Quello non sono io."
Che cosa aveva appena ascoltato? Yuuma non fu sicuro di avere compreso bene. 
"Cosa stai dicendo? Certo che sei tu, chi altri dovrebbe essere?" 
Kiyoteru negò col capo. 
"Sbagli quello è solo un eco di me stesso. A volte è lì che mi rimprovera di essere ancora qua."
Yuuma deglutí pesantemente: che non avesse ancora realizzato la vera gravità della situazione? Che si fosse focalizzato troppo sul motivo per cui era giunto lì e non sul suo amico vero e proprio. Con uno scatto gli afferrò il braccio, scoprendolo più debole e magro di quanto ricordasse, solo osservandogli la pelle intuí di avere aspettato fin troppo tempo per andarlo a trovare. Avrebbe dovuto darsi una mossa prima, così come avrebbe dovuto farlo Lily e invece... 
"Hiyama! Cosa sono questi?" 
Occhi privi di vita lo guardarono spaesati. 
"Perché? Da quanto tempo vai avanti così?" 
Perché non mi hai chiesto aiuto?
Rimproverò a se stesso abbassandogli il braccio inerme. 
Solo silenzio gli rispose; silenzio cupo, agghiacciante. 
"Perché questa paura che mi porto dentro è più di quanto io possa sopportare."
Le labbra di Yuuma iniziarono a tremare. 
"Senti, Hiyama, mi dispiace di averti trascurato. Mi dispiace di non essere venuto qua prima, i miei impegni e i miei esami mi hanno sommerso, ma..." 
Due dita gli chiusero la bocca. 
"Non dirlo. Non tu. Evita di farmi sentire più miserabile di quanto già io non sia."
Ci fu una debolezza tale in quelle semplici parole che Yuuma avvertì una stretta al cuore, una sensazione di disgustosa impotenza, di nulla. A Kiyoteru serviva un aiuto arrivato da nessuno, uno di quelli professionistici di cui solo una mano amica avrebbe potuto mettere parola: non si sarebbe mai salvato da solo, non ne aveva la forza né mentale né fisica... Avrebbe semplicemente seguito la corrente per poi andare a sbattere contro la deriva, inerme. 
Yuuma si rialzò in fretta in piedi, con il cuore accelerato e la voglia impellente di uscire da lì: senza volerlo aveva abbandonato il suo migliore amico, il suo fratello non di sangue ma per scelta. Con quale diritto ancora rimaneva in quella casa? 
Non tutto era perduto, giusto? 
Con il corretto aiuto tutto si sarebbe sistemato, bastava solo trovarlo. 
Incamminandosi verso l'uscio Yuuma iniziò a balbettare. 
"Non preoccuparti, tornerò. Ti porterò qualcuno che ti possa davvero aiutare. Devi solo darmi ancora un po' di tempo, per favore..."
Ricevette solo un sorriso triste, di quelli spenti e senza speranza e nessuna parola di conforto in risposta. 
Ma quella sera l'appartamento prese inaspettatamente fuoco e il cadavere di un giovane dai capelli castani venne rinvenuto sotto un ponte, grazie alla segnalazione di un passante per caso. 
A distanza di un anno circa Yuuma continuò ancora a chiedersi cosa andò storto e quali segreti si portò in realtà con sé nella tomba Kiyoteru. 
Se lo chiese persino quando vide quel ragazzino biondo chiudere la porta dell'ambulatorio dietro di sé: cosa spingeva un giovane a soffrire in questo modo fino ad avere certi pensieri? 
Ancora non aveva in mano una risposta, ma ormai non importava: era arrivato l'orario anche della sua terapia. 
 
   
 
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