“…
Jo… mi senti?” domandò per la terza
volta
Gretchen, scuotendo leggermente il braccio del marito.
Riprendendosi
da quel ricordo condiviso, lui le sorrise a mezzo, ancora un
po’ frastornato e
la donna, stringendo un poco la mano sul suo braccio,
mormorò: “Pensavi a Theo?
Per questo hai curiosato anche nella mia testa?”
Annuendo,
Joshua scrutò la giovane Sherry, ancora impegnata a
rispondere alle domande di
alcuni lupi, e mormorò: “Sentir parlare del suo
Theo, ha riportato alla memoria il mio.”
“Non
mi stupisce. E’ stata una storia maledettamente triste, e se
Keath sapesse che
ti ho raccontato tutto, mi staccherebbe la testa a morsi”
ammise Gretchen,
facendo sorridere Joshua per diretta conseguenza.
“Keath
non sa cosa voglia dire condividere l’aura, l’anima
e la mente con una lupa,
perciò non ha idea di quanto profondamente le due persone
siano interconnesse.
Sarebbe stato assurdo mentirmi, perché lo avrei scoperto al
nostro primo
amplesso… e sarebbe stato dannatamente peggio”
replicò Joshua. “Inoltre, come
già dissi a Theo, non mi pentirò mai di averlo
amato, ma non mi prenderò
neppure carico dei suoi disagi, perché niente è
stato fatto perché lui si
sentisse inferiore a me.”
“Lo
so. Ma Keath ti vuole bene, e voleva proteggerti”
chiosò Gretchen, intrecciando
un braccio a quello del marito.
“Quella
canaglia…” ghignò Joshua.
“…fa tanto il gradasso, ma poi è peggio
di una
chioccia con un unico pulcino.”
La
sola idea di Keath nei panni in una gallina paffuta con il suo piccolo
pulcino
al seguito fece scoppiare a ridere Gretchen e, dopo un istante, Joshua
si unì a
lei.
Era
inutile rivangare il passato. T.J. era stato suo amico e,
finché era durata,
era stato bello averlo al suo fianco, ma non aveva dubbi sulla sua
decisione
finale.
Un
traditore di tal fatta poteva essere punito in un unico modo. Anche se
dalla
sua aveva sempre avuto l’amicizia di Fenrir.
***
Eirwyn
sorrise divertita nel vedere Gretchen scoppiare a ridere di gusto,
subito
seguita dal marito.
Le
loro espressioni corrucciate l’avevano portata a pensare che
la coppia avesse
qualche grave problema da affrontare, ma vederli nuovamente sereni la
rese
felice.
Quella
prima riunione tra clan stava andando a meraviglia, e desiderava che
proseguisse così fino al suo completamento.
Brianna
colse quel momento per avvicinarsi a lei e, sfiorandole il braccio con
la mano,
esordì dicendo: “Allora, come ti sembra fino a
qui…”
La
giovane wicca non
terminò mai la
frase e, al pari di Eirwyn, sgranò gli occhi e si
lasciò andare a una visione
potente quanto imprevista.
Fluenti
capelli biondo platino, una cascata d’immane bellezza, un
uomo dai capelli
scuri, bellissimo e imponente, e una bambina.
Il
tutto durò solo qualche secondo, fu un’apparizione
velocissima ma chiara e portò
entrambe le donne a guardarsi confuse e chiedersi curiose cosa fosse
successo.
“Ehm…
cos’abbiamo visto, esattamente?”
biascicò Brianna, sbattendo freneticamente le
palpebre.
“Una
visione del futuro, immagino, perché non ho mai visto i
volti che ci sono
apparsi nella mente. Hai riconosciuto qualcuno, per caso?”
ammise Eirwyn,
sbuffando per la sorpresa e scuotendo il capo come se avesse bevuto
troppo, e l’equilibrio
le fosse manchevole.
A
volte, con visioni particolarmente forti, le capitava.
“No,
nessuno. E anche il paesaggio che ho intravisto non mi dice nulla.
Molto bello
e suggestivo, ma del tutto sconosciuto. A occhio e croce,
però, non sembra
inglese. Non abbiamo montagne così alte e impervie, in Gran
Bretagna, né
cascate del genere.”
“In
effetti, non sembrava un paesaggio nostrano”
assentì Eirwyn, ancora un po’
scombussolata.
“Comunque,
non mi è parsa una visione pericolosa… insomma,
ne ho avute altre dove ho
rischiato di lasciarci le penne, e la sensazione di disagio qui non
c’era”
sottolineò a quel punto la wicca,
pensierosa.
“No,
non sembrava affatto una minaccia. Può darsi che queste
persone verranno in
contatto con te, in qualche modo” si limitò a dire
la donna, sorridendole più
sicura.
“Una
donna bionda, un gran bell’uomo – cosa che
farà felicissimo Duncan – …”
ironizzò Brianna a quel punto, facendo ridere Eirwyn.
“… e una bambina dai
capelli neri. Vedrò di tenere a mente i loro volti, e Fenrir
farà lo stesso.
Lui ha più tempo di me per badare ai volti che incrocio
giornalmente.”
Non
sono un
detective, e neppure una videocamera, tengo a precisarlo.
“Ma
sei molto
bravo a farlo, sappilo” celiò Brianna.
Eirwyn
sorrise mesta a quelle battute e, con un leggero sospiro,
mormorò: “Volesse il
cielo che avessi avuto a suo tempo visioni su ciò che
Sebastian aveva in mente.
Forse, ti saresti evitata un sacco di problemi, e il tuo amico sarebbe
ancora
vivo.”
Il
pensiero di Leon procurò a Brianna un brivido, ma lei lo
scacciò con decisione.
Era
già venuta a patti con la sua morte a suo tempo, e pur
sapendo che almeno un
po’ si sarebbe sempre sentita in colpa per la sua fine
tragica, sapeva anche
che lui le aveva dimostrato il suo affetto, seguendola.
Avrebbe
ricordato questo, di Leon, e il dolore – alla lunga
– si sarebbe annebbiato nei
suoi ricordi, facendole rammentare solo cose belle.
Con
un mezzo sorriso, Brie asserì: “Ho imparato a mie
spese, e nel modo più
doloroso possibile, che certe cose sono inevitabili, e che non si
può essere
infallibili. Anche con i poteri che abbiamo. Hel era potente e
sfuggente come
il padre, perciò non fa specie che tu non l’abbia
vista. Loki si nascondeva a
sua volta, facendo prendere decisioni ad altri, così che le
mie amiche völur
non potessero scorgerlo, o avessero visioni confuse e
imprecise.”
Eirwyn
assentì, carezzando distrattamente i capelli rossicci di
Hope, che teneva tra
le braccia.
“Forse,
se mettessimo nero su bianco ciò che abbiamo visto, potremmo
ampliare il nostro
raggio di azione e permettere a questi futuri visitatori un nostro
appoggio più
immediato” ragionò la donna, sorridendo dubbiosa a
Brianna, che però assentì
entusiasta.
“E’
un’ottima idea. Non sapendo quando potranno comparire nelle
nostre vite,
sarebbe anche difficile avvertire chi di dovere perché
presti attenzione.
Potremmo sfruttare la presenza dei Fenrir di ogni branco per estendere
la
nostra richiesta, così da poter essere avvisati di un
eventuale incontro”
dichiarò sorridente la wicca.
“Conosci
qualcuno che sappia disegnare bene?” si informò
allora Eirwyn.
Annuendo,
Brianna le disse di seguirla e, assieme, si avviarono verso Beverly e
Thor,
völva e stregone del clan di Bradford.
***
Thor
terminò di tracciare le ultime linee del disegno che aveva
appena creato, mentre
Beverly stava osservando soddisfatta il proprio, ammirandolo sotto la
luce
artificiale di una torcia elettrica.
Alec
e Duncan, al pari degli altri Fenrir presenti – che avevano
accerchiato i due
improvvisati artisti per ammirarne le gesta – si guardarono
dubbiosi e il
padrone di casa, storcendo il naso, mormorò: “Così bello, Beverly?”
Le
donne presenti risero divertite e la völva, assentendo,
dichiarò: “La visione
di Brianna era chiarissima. Mi spiace, Duncan.”
Brie
sorrise spiacente al marito, che si limitò a una scrollata
di spalle,
asserendo: “Gli farò i complimenti, ma solo dopo
essermi accertato che non
abbia mire verso qualcuna delle mie lupe. Sono geloso del mio
branco.”
Alec
ghignò a quel commento, replicando: “Tu sei geloso
della tua streghetta… ma
credo non ci siano pericoli in merito. Inoltre, pare che
arriverà qui scortato
da una bella biondina e, a quanto pare, da una bambina. Forse, la
figlia di
entrambi, o di uno di loro.”
“E’
possibile” ammise Duncan, preferendo soprassedere sulla
battuta dell’amico.
“Ciò che mi chiedo è… perché? Cosa vorranno
da noi? Ci sono un sacco di lupi errabondi che viaggiano in giro per il
globo,
eppure non mi sembra che nessuna di voi abbia mai avuto visioni del
genere, su
di loro.”
Eirwyn
scosse spiacente il capo, così come Elspeth – che
si era unita al gruppo di
Glasgow per raggiungere Matlock e rivedere Brianna.
Beverly,
dopo uno sguardo d’intesa con Thor, disse:
“Ciò che ho percepito nello scrutare
i ricordi della loro visione condivisa, mi dice che queste persone
proverranno
da molto lontano. Non hanno intenzioni bellicose, ma sono piene di
domande e,
forse, di sorprese. Non so dirvi altro.”
Thor
si dichiarò d’accordo e, nel porgere il proprio
disegno a Duncan, aggiunse: “Io
ne farei delle copie, così che le sentinelle di ogni branco
siano a conoscenza
dei loro volti e possano, un domani, essere pronti a riconoscerli. Da
lì in
poi, ci faremo guidare dalle loro parole e valuteremo di
conseguenza.”
Duncan
assentì e, nello scrutare il volto della bellezza bionda
disegnata con mirabile
maestria da Thor, disse dubbioso: “Non pare essere in salute.
E’ molto magra.”
“Forse,
necessitano del nostro aiuto in campo medico. Dopotutto, i Santuari non
abbondano, né qui né in Scandinavia e, immagino,
neppure da dove provengono
loro” chiosò Alec, facendo spallucce.
Vi
furono molti assensi e Brianna, nel lanciare un’occhiata
pensierosa ai due
ritratti, mormorò tra sé: “Tu
che ne
pensi, Fenrir?”
Tutto
è
possibile, Brianna ma, se avete avuto questa visione congiunta, non
saranno di
sicuro visitatori qualunque. Avete comunque scelto per il meglio.
Essere pronti
è sempre la risposta giusta al dubbio che può
nascere in noi.
“Spero
soltanto
non portino guai. Ne abbiamo già avuti a sufficienza per due
vite.”
Casualità
ed
equilibrio, Brianna, lo sai.
“Una
volta o
l’altra te le farò mangiare, queste
parole” brontolò Brianna, prima
di
prestare nuovamente attenzione ai suoi ospiti.
A
ben pensarci, era però vero che la casualità e
l’equilibrio avevano giocato un
ruolo molto importante, in quel particolare frangente.
Se
lei ed Eirwyn non si fossero trovate nello stesso posto e nello stesso
momento,
forse la visione non avrebbe avuto luogo. Se non vi fosse stata la
riunione tra
clan, inoltre, non avrebbero potuto neppure ricevere l’aiuto
di Beverly e Thor
così tempestivamente, o affidare subito ai vari Fenrir i
ritratti estrapolati
dalla visione.
Fenrir
rise sommessamente nel seguire i suoi pensieri e Brianna, con un
borbottio,
lasciò perdere per dedicarsi completamente alle persone
presenti.
Quando
– e se – i visitatori fossero giunti, loro
sarebbero stati pronti. Quanto al
dare soddisfazione a Fenrir, era un altro discorso.
Joshua
le sorrise, forse avendo avvertito il battibecco mentale con Fenrir e,
studiando i ritratti con espressione meditabonda, disse: “Il
novantacinque
percento dei lupi errabondi arriva a Londra tramite aereo o attraverso
il
tunnel sotto la Manica. Terrò d’occhio la
situazione grazie ai miei lupi e alle
mie spie umane. Vedrai che qualcosa salterà fuori.”
“Incrociamo
le dita e speriamo bene. Non possiamo fare altro, mi pare. Non dipende
da noi,
ciò che faranno queste persone” gli sorrise lei,
dandogli di gomito.
“Già,
non dipende da noi. Quel che possiamo fare, è solo
impegnarci al massimo.”
“Come
sempre” chiosò Brianna.
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N.d.A.:
e qui termina la storia su Joshua e il suo passato.
Come
avrete intuito, le persone che si intravedono nella visione avranno a
che fare
con la long fic che andrò a postare dalla prossima
settimana, e che avrà come
titolo “Claire de Lune”.
Ci
trasferiremo in Canada, nelle terre delle tribù dei Piedi
Neri, e avremo a che
fare con lupi che non sanno nulla del proprio passato, ma sono ben
intenzionati
a scoprire tutto di se stessi.
A
presto, e grazie per avermi seguito fino a qui!
P.S.:
la cartella delle OS rimarrà aperta per future, nuove
storie. Non si sa mai
cosa possa venirmi in mente.