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Autore: Lila_88    06/02/2019    0 recensioni
Cosimo è scosso, dopo l'agguato in cui hanno perso la vita gli Albizzi. Non è l'unico.
Dal testo: "l’unica cosa a cui riesco a pensare che tu sei vivo e io non ho dovuto piangere sul tuo cadavere freddo e pallido"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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FAMIGLIA



Cosimo era seduto in poltrona, nella sua confortevole casa, ancora scosso dopo la morte degli Albizzi. Aveva concesso al suo rivale l’esilio per risparmiargli la morte, tuttavia era incorso ugualmente in un destino crudele. Alzò di poco la testa, udendo dei passi in avvicinamento. Quando vide Contessina entrare nella stanza, il suo sguardo tornò a fissare il pavimento. Non voleva pietà o compassione. Non c’erano parole di consolazione che potessero farlo sentire meglio. Il senso di colpa che provava l’avrebbe accompagnato fino alla morte, molto probabilmente. Contessina si fermò davanti a lui e, stupendolo, si buttò in ginocchio, posando le mani e la testa sulle sue gambe. Solo a quel punto, Cosimo la guardò in faccia. La donna aveva un'aria sconvolta e i suoi occhi erano gli occhi di una donna che aveva appena smesso di piangere.

“Che succede, Contessina?”


“Dopo aver visto la sofferenza di Madonna Albizzi, non posso che scoprirmi ancora più felice di averti risparmiato la morte, lottando perché tu fossi condannato all’esilio. Se allora potevo solo immaginare le atroci sofferenze che avrei subito se tu fossi morto, quest’oggi le ho potute vedere sulla faccia di quella povera donna.”


D’un tratto più calma, la donna si rialzò. Cosimo continuava a seguire con lo sguardo ogni suo movimento,


“Quando ci siamo sposati, non ci amavamo. Nessuno dei due voleva questo matrimonio. Eppure, con gli anni ho imparato ad amarti e rispettarti. Posso avere avuto una debolezza verso Contarini, quando tu mi hai respinto, non perdonandomi la colpa di averti salvato la vita e lasciandomi a Firenze da sola, ma non ho mai smesso di amarti. Quando sei tornato, con quella schiava al tuo seguito... Non pensavo avrei trovato la forza per accettare una cosa del genere... Dopo oggi, tuttavia, l’unica cosa a cui riesco a pensare che tu sei vivo e io non ho dovuto piangere sul tuo cadavere freddo e pallido.”


Quel pensiero sembrò farla rabbrividire e tornò ad avvicinarsi a lui. Questa volta, invece di inginocchiarsi davanti a lui, gli prese una mano fra le sue.


“Ti amo, Cosimo. Anche quando faccio qualcosa che non gradisci, io cerco sempre di agire per il bene della nostra famiglia. E' questo che siamo io e te; ci abbiamo messo anni a costruire quello che abbiamo. E io no sono disposta a rinunciarvi.”


Contessina non aggiunse altro, lasciò la stanza in silenzio, mentre Cosimo osservava la sua figura allontanarsi, con un'aria pensierosa e corrucciata sul volto. Aveva odiato sua moglie, nel momento in cui lei gli aveva dato la notizia dell'esilio, che aveva creduto avrebbe segnato la fine della famiglia Medici. Eppure, mesi dopo, non solo era di nuovo a Firenze, ma aveva di nuovo potere nella vita politica della società. Se Contessina non si fosse battuta per la sua vita, cosa ne sarebbe stato della sua famiglia? Suo figlio non era ancora capace di prendere su di sé le redini del potere e, forse, non lo era neanche suo fratello Lorenzo. Per la prima volta prese in considerazione l'idea di essere stato troppo duro nei confronti della moglie. Pensò a Maddalena. Non ci aveva pensato due volte a portarsela dietro, al ritorno da Venezia. Pensava davvero di essere innamorato di lei, quando lo aveva fatto. In quel momento, tuttavia, le sue sicurezze sembravano vacillare. Forse il suo era stato solo un capriccio, trovarsi un'amante come ripicca nei confronti della moglie, che aveva osato scavalcare la sua autorità, seppure per cercare di salvargli la vita. Maddalena forse era un capriccio, ma Contessina era la sua famiglia. Era sempre stata al suo fianco e ci era rimasta anche quando aveva cercato di ripudiarla dal suo cuore.


  
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