Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    06/02/2019    0 recensioni
Fanfic ambientata in seguito agli eventi raccontati nell'oav "Message". Ryo e i nakama si sono ritrovati e capiscono che non possono più separarsi e che il senso della loro esistenza lo troveranno solo nello stare insieme. Ma Realizzare tale sogno potrebbe non rivelarsi così semplice.
Dinamiche polyamorose. Non si trova tra la opzioni così lo diciamo nell'introduzione: possiamo definirla una fivesome più che threesome :P
Questa fanfic andrebbe letta dopo la nostra "Owari no mae ni owari".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome
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CAPITOLO 01
 
La sabbia era tiepida al tocco, sottile e un poco umida, tanto che finiva per attaccarsi alla pelle con grande facilità: Shu non aveva resistito neppure un attimo senza camminare scalzo su quella spiaggia deserta di primavera.
Quando si erano ritrovati accanto al mare, era stato Shin a guidare i loro passi nella direzione di quel luogo tranquillo e solitario: era ancora lontana l'estate, anche se il tepore di quel giorno di Marzo alimentava speranze per una primavera dai toni caldi.
In lontananza il cielo vibrava già verso l'imbrunire, un rosso tramonto colorava il cielo più distante affondando in un mare troppo blu e serenamente calmo. Sui loro capi, scacciate da venti troppo alti per essere uditi, nuvole che avevano portato tempesta quel giorno e che, ora, lasciavano spazio a quella calma tanto dolce da poter cullare anche i cuori più tristi.
I ragazzi avevano fermato i loro passi nei pressi di un tronco, abbandonato dalle onde sulla spiaggia: Shu era rimasto in piedi a lungo, guardando con aria distratta le proprie dita giocare con il calore e la ruvidità di ogni singolo granello di sabbia. Era silenzioso, forse era stato il più silenzioso fino a quel momento.
Guardò Shin scivolare a sedere sul tronco, lo sguardo perduto e tremante sulla sabbia, le mani incrociate sotto il mento, sul viso un'aria così seria da far accrescere ancora di più il nervosismo in Shu.
Spazientito da quel silenzio, che dentro di sé non aveva spazio, si lasciò cadere a terra, a pochi centimetri da Shin, ma con lo sguardo rivolto al mare e alla luce che, lentamente, moriva nell'acqua.
La stessa luce si rifletteva negli occhi e nei capelli d'oro di Seiji, anche lui muto, le braccia incrociate sul petto, più grande e maestoso che mai. Di quella luce anche il suo sguardo si nutriva e sembrava tenerla in vita, fino all'ultimo istante, anche se, prima o poi, avrebbe dovuto lasciarla inghiottire dall'acqua.
Touma non l'aveva più lasciato e, rinvigorito dall'averli tutti lì, intorno a lui, restava alle spalle dei due nakama seduti, come a vegliare su di loro, mentre i suoi occhi cercavano quelli del capo ritrovato, nuovamente fiero, nuovamente forte, ma con la mano che non aveva più abbandonato Byakuen, quasi temesse di perderlo ancora. D'altronde, la tigre strofinava il muso, senza sosta, dava l'idea di non avere intenzione di smettere.
Non era Touma l'essere impaziente del gruppo ma, doveva ammetterlo, quel momento di stallo pareva fin troppo infinito per la salute dei suoi nervi. Voleva che qualcuno parlasse per primo, perché lui non si sarebbe azzardato a dire la prima parola: in fondo temeva di potersene uscire con qualcosa di troppo audace o troppo stupido. E avrebbe finito per rovinare tutto.
Sarebbe servito Seiji... ma pareva perso in se stesso, forse meditava anche lui un discorso.
E Ryo allora? L'ansia sembrava ancora attanagliarlo, come se ancora non si fosse reso conto di come tutto quello fosse... reale.
Shu... Shu attendeva, come lui. Sembrava essere diventato ancora più bambino, ancora più indifeso in quei mesi.
Allora, Shin... che era perso nei suoi ingarbugliati pensieri. Tanto ingarbugliati che spesso mettevano in allerta i suoi nakama, temendo il peggio.
Touma si ritrovò a stringere i pugni, mordendosi le labbra nel tentativo di zittire ogni parola che, da lui, non sarebbe uscita perfetta.
Fu propria l'ultima figura che aveva osservato la prima a dare un segno di vita; Shin sentiva l'acqua, il mare così vicino. C'era un motivo, in fondo, se era venuto proprio lì, se proprio lì aveva voluto guidarli. Sentiva di dover loro qualcosa, ma come riuscire a scappare dal labirinto intricato che aveva in testa se non aveva vicino l'acqua?
Sarebbe riuscito ad essere il primo? Sarebbe riuscito ad essere... grande?
Trasse un profondo respiro, si nutrì del suono leggero delle onde sulla sabbia... onde e sabbia... quell'unione eterna...
E le prime parole fluirono, non alte, ma in quel silenzio fuori dal tempo, lontano dai rumori del mondo reale, ogni minima voce poteva risultare assordante:
“Dobbiamo parlare...”.
Ryo sussultò, il viso di Seiji si mosse, la direzione del suo sguardo, ora, fu la nuca di Shin, ma rimase inespressivo, per quanto attento.
Shu rabbrividì e, per la prima volta, riuscì a volgere con sicurezza il proprio sguardo su Shin: lo vide col capo chino, intimidito dalle sue stesse parole, quasi tremante. Sembrava sull'orlo di cadere in mille pezzi e Shu avrebbe voluto avvolgerlo nelle proprie braccia, per evitare un inevitabile tracollo, ma... qualcosa lo legava, qualcosa che teneva quelle gambe tremanti a terra e le paure ancora troppo a galla.
Touma fece un passo incerto verso il ragazzo dell'acqua, la mano si alzò, tremante, rimanendo sospesa nell'aria, in attesa di un cenno o anche solo di una lacrima.
Ma furono altre parole che vennero da Shin, parole che, a dispetto di tutto, risuonavano coraggiose e forti.
Anche se le mani, nervose, si intrecciavano l'una con l'altra, la schiena del ragazzo dell'acqua si chinò in avanti, come a voler creare una protezione in cui rinchiudersi.
“Vi chiedo... vi chiedo scusa... per tutto”.
Ryo strinse le labbra, le lacrime giunsero a pungergli gli occhi, mentre lo sguardo di Seiji si addolciva vistosamente, anche se il ragazzo di Sendai rimase fermo, a fissare Shin. Ma quello sguardo era già, di per sé, come un abbraccio.
Shu scosse il capo, ma non riuscì a dire nulla, non ancora.
Solo Touma fu in grado di muoversi davvero, di fare qualcosa di concreto; girò intorno al tronco, si portò davanti ai due ragazzi seduti e si acquattò davanti a Shin. Questa volta la sua mano arrivò a toccarlo, si posò sul ginocchio del nakama; era partito con l'intenzione di dire qualcosa, ma nel momento in cui si trovò lì, di nuovo così vicino a lui, dopo tanto tempo, semplicemente ogni sillaba si spense sulle sue labbra.
Shin invece proseguì, con tono dimesso, tremante, gli occhi fissi a terra:
“Ho tanto bisogno... di sapere che ci siete... che non mi lascerete mai, che...”.
A quel punto, la voce si incrinò in un lieve singhiozzo, il ragazzo dovette deglutire per sciogliere un nodo che gli impediva di respirare.
La voce, le parole di Shin furono come una medicina per l'immobilismo di Shu che, scivolato sulla sabbia, si accoccolò col capo sul suo grembo, la lingua ancora incapace di parlare, solo il proprio corpo come messaggero del suo cuore.
A quel punto, rotto il ghiaccio, Touma riuscì a trovare il coraggio di riaprire bocca, con un lieve e accorato sussurro.
“In realtà ci siamo sempre stati gli uni per gli altri, solo che... non ce ne rendevamo conto”.
C'era stato un muro, un limite insormontabile... ed ora erano liberi.
Liberi di essere felici, gli uni con gli altri.
Una mano di Shin scese, si posò tra i capelli di Shu, la sua voce fu un soffio leggero come la sua mano:
“Perdonami, scimmietta”.
Lo sentì rabbrividire sotto di sé, ma nuove parole gli morirono in gola nel momento in cui vide, con la coda dell'occhio, la sagoma di Seiji che si abbassava, sentì le dita del samurai della luce intrecciarsi alle sue; poi vide l'altra sua mano che raggiunse i capelli di Shu e lo accarezzò, come avrebbe fatto con un bambino ed appariva, di nuovo, il più tranquillo Seiji, il primo che riuscì a sorridere.
“Nessuno di noi è esente da sensi di colpa, ma piuttosto che continuare a chiederci perdono l'un l'altro credo che, a questo punto, siamo tutti pronti per ricostruire”.
Gli occhi di Shin si strinsero, annebbiati dalle lacrime, si aggrappò, come un naufrago, alla mano di Seiji intrecciata alla sua, ripiegandosi su se stesso.
“Credete di... di potermi dare... un'altra possibilità?”.
“Ce la daremo tutti!”.
La prima voce squillante, il primo 'ordine', dato così perentoriamente, erano stati di Touma: non si era più trattenuto quando quello spiraglio di speranza si era aperto davanti a lui. Non voleva più trattenersi, voleva essere felice, dovevano esserlo tutti. Non avrebbero più continuato con la loro vecchia vita, non era possibile.
Shu lo guardò, curioso e perplesso; poi passò lo sguardo a Shin che, come uno specchio, aveva il viso dipinto delle medesime espressioni. Alle sue spalle, Seiji guardava con aria pensierosa il capo arruffato del ragazzo del Kansai, già in viaggio sulla soluzione più semplice e intrepida: era pervaso da una tale energia che pareva quasi un cagnolino in attesa solo del proprio osso.
“Ricominciare...”.
La prima parola di Ryo, pronunciata quasi per caso, fu catturata dalle onde che la portarono via con loro.
Abbassò il capo, cercando il muso di Byakuen. Una parte era già ricominciata, giusto?
Sospirò.
“Ricominciare... come?”.
Oh, a volte i suoi nakama erano duri di comprendonio! Davvero, la risposta era davanti al loro naso!
Touma sbuffò, si spostò in mezzo a loro, raccogliendo tutta la loro attenzione.
“Io credo che non dovremmo più restare così lontani... neanche fisicamente”. Quattro paia di occhi lo fissarono come se gli fossero spuntate delle vere e proprie orecchie da panda: il ragazzo arricciò il naso, con fare spazientito. “Beh? Che facce sono?”.
Nessuno si arrischiò a parlare, solo Seiji gli chiese direttamente cosa il suo Q.I. avesse architettato.
“E come facciamo?”.
Touma guardò per un attimo il ragazzo di Sendai, ma poi lo sguardo cadde inevitabilmente sulla soluzione inevitabile per tutti: Shin.
Non era mai stato un sensitivo, non certo come Shin o Seiji, ma lui riusciva a leggere dentro il ragazzo dell'acqua con una semplicità che a volte rasentava l'assurdo. E sapeva perfettamente i desideri più nascosti e forti del ragazzo dalla folta chioma rossa... erano fin troppo chiari.
Ma la paura lo frenava, come spesso accadeva.
E Touma era il suo unico portavoce.
“Abbiamo anche una casa a disposizione qui!”.
Riuscì a strappare una risata - da quanto non si levava un suono simile, da loro, in gruppo? Era una risata strana, un po' forzata, simile a quelle di chi finge di ridere per una barzelletta non realmente compresa... perché tutti pensavano, in effetti, ad una battuta.
Solo Shin non rise, il suo volto scomparve un po' di più tra le spalle raccolte.
Touma sbuffò, stavolta il broncio era molto più marcato: mise le mani sui fianchi, alzò un poco il naso al vento, chiuse gli occhi e assunse il tono più saccente e piccato della storia:
“Veramente io non stavo scherzando!”.
A quel punto scese il silenzio: nessuno osò fiatare.
Il cuore nel petto di Ryo perse un colpo, poi un altro, si sentiva confuso, non sapeva bene come reagire, non sapeva cosa pensare, non sapeva cosa si stesse, improvvisamente, agitando in lui.
Sentì il bisogno di dare le spalle a tutti, cominciò a camminare, come un sonnambulo. Perché lo stesse facendo non era in grado di spiegarlo neanche a se stesso, voleva provare?
Provare... e vedere... se l'avrebbero seguito, come un tempo, se loro erano tornati davvero quelli che erano... o qualcosa di diverso, ma comunque insieme, che importava?
Doveva camminare, solo questo sapeva, e voleva sentirli dietro di sé, insieme a lui, insieme a Byakuen, i cui passi percepiva accanto ai propri.
Quando lo vide partire, Shu rialzò il capo, seguendo con gli occhi i passi lenti e meditabondi: senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a seguire le sue orme, nette e precise, sulla sabbia, ma mentre il passo di Ryo pareva sicuro, quello di Shu era tentennante, incerto, come quello di un bambino ai primi passi nella propria vita.
Qualcosa in Shin si spezzò, un improvviso dolore al petto; che stavano facendo, Ryo e Shu? Non l'avevano perdonato allora? Dove stavano andando? Si stavano allontanando da lui, ancora.
“Non di nuovo...” mormorarono le sue labbra.
Lentamente si alzò, barcollò, non credeva di potersi reggere in piedi, ma si impose di muoversi, prima qualche passetto incerto, poi una piccola corsa, mentre la sua mente pensava, nervosamente:
Non lasciatemi indietro, non mi abbandonate, voglio restare con voi!
Non riuscì a dire niente sul serio e rallentò quando fu a pochi passi da loro. Non voleva che se ne andassero senza di lui, ma sarebbe, comunque, rimasto indietro, lui doveva stare dietro di loro, solo dietro di loro aveva senso.
Touma, accanto a Seiji, lo chiamò con lo sguardo e avanzò un passo veloce e ansioso verso i propri compagni, almeno fino a quando la voce del ragazzo di Sendai non lo fermò, con una domanda.
“Lo sai cosa potrebbe implicare questo?”.
Touma chinò il capo, pensieroso.
“Niente di irrisolvibile...”.
Seiji si passò una mano tra i capelli, fissando lo sguardo sulla sua schiena.
“Si tratterebbe... di sfidare la mia famiglia intera”.
“E per te sarebbe un problema così insormontabile?”.
C'era nervosismo ed eccessiva energia nella sua voce, anche se Touma conosceva le difficoltà del compagno, ma... era difficile accettare una risposta che non fosse quella che desiderava: non avrebbero potuto tornare alla vita di prima, non avrebbe avuto alcun senso dopo quello che avevano passato.
Non ora che si erano ritrovati dopo tutto quel tempo.
Passarono lunghi istanti di silenzio, Touma attendeva Seiji, Seiji lo guardava pensieroso; infine, mani in tasca, quest'ultimo si strinse nelle spalle.
“Non dico che non sia difficile come affrontare un intero esercito di youja, ma... credo ne valga la pena”.
Continuò a camminare, come se niente fosse; sapeva benissimo che Touma si era immobilizzato, ma Seiji infilò le mani in tasca ed abbassò il mento sul petto, sorridendo sotto i baffi. Il sorriso si accentuò, nel momento in cui udì dei passetti veloci dietro di sé, seguiti da un borbottio incerto, un po' stranito:
“Mi stai prendendo in giro? A volte non capisco... quando mi prendi in giro o...”.
Seiji interruppe quello che si sarebbe, sicuramente, trasformato in un fiume di parole incoerenti e si fermò così bruscamente mentre si voltava verso Touma, che quasi questi gli caracollò addosso.
“Io sono sempre serio quando si tratta di cose importanti”.
Poi riprese i propri passi tranquillo, mentre Touma si era nuovamente immobilizzato.
Era serio... per le cose importanti... certo che lo era stato, sempre, anche troppo, ma ora... ora...
All'improvviso il suo corpo si tese verso l'alto, le braccia volarono al di sopra del suo capo e un urlo liberatorio uscì dalla sua bocca con la gioia più pura dipinta sul viso.
“HA DETTO DI Sĺ!”.
E poi le gambe volarono letteralmente sulla sabbia, superarono lo stesso Seiji e lo portarono dagli altri tre ragazzi, fermi come piccole statuine poco più avanti.
Il primo a fermarsi fu Shin, parve che una scossa elettrica attraversasse il suo corpo, mentre si voltava verso Touma; Ryo e Shu, poco più avanti, sembravano in attesa, le espressioni stralunate, ancora incapaci di comprendere.
Byakuen, invece, si strusciò tra i due, dava l'impressione di sorridere.
Touma li osservò uno ad uno, aspettandosi un gesto, una parola, qualcosa, ma tutti sembravano avere paura di parlare... o paura di avere realmente capito?
Ormai si era lanciato, per lui era tutto già deciso, perché non dicevano nulla? Non avevano capito? O non ci credevano?
“Seiji... Seiji ha detto sì” ribadì con fare nervoso. “Se lui ha detto sì... insomma... si può fare, no?”.
Intanto, Seiji si era portato al suo fianco e... stava sorridendo, le mani sempre in tasca, un po' sornione.
Gli occhi quasi terrorizzati di Shin passarono dall'uno all'altro, ma poi non resse più, imbarazzato, impaurito, non voleva capire e illudersi, cosa ne sarebbe stato di lui se si fosse ancora illuso?
Ryo fece qualche passo indietro insieme a Byakuen e il gruppetto risultò più compatto, ma ancora nessuno rispondeva a Touma. Anche Seiji se ne stava zitto, in fin dei conti lui aveva già dato la risposta.
“Il mio sì è ovvio, lo sapete!” esclamò Touma, sottolineando quel sì con tutta l'energia possibile. Poi andò a posare lo sguardo su Shu che, ancora, non aveva avuto alcuna reazione: se ne stava in piedi, le braccia abbandonate ai fianchi, lo sguardo perso nel vuoto. L'aveva almeno sentito?
Touma prese un lungo respiro e, fatti due passi verso di lui, alzò il mento di Shu e andò a far cozzare in malo modo le loro fronti.
“Shu?”.
Ora che poteva vedere i suoi occhi, li vide immensi mentre lo guardavano: sembrava che tutto di quel viso avesse fattezze di bimbo.
“Ma... voi...”. Finalmente un sussurro dal ragazzo della terra, un tremore nel labbro inferiore: deglutì, spaventato per quel che stava per dire, temendo la smentita. “State parlando... di vivere insieme? Tutti insieme?”.
Se non fosse stato abbastanza bravo, da quegli occhi immensi avrebbero potuto riversarsi mari di lacrime. Touma mosse teneramente la fronte su quella di Shu, un sorriso intenerito sulle labbra. Poi, con uno sguardo malandrino, gli indicò Shin ed il sorriso si trasformò in ghignetto divertito.
“In fondo qualcuno si è dimostrato previdente, tempo fa”.
Shin non sembrò realizzare subito che quello sguardo e quelle parole fossero rivolte a lui; decisamente, nessuno di loro aveva le reazioni proprio attive in quel momento, se si escludevano, forse, Seiji e Touma. Gli ci volle qualche secondo per ponderare sulle parole di Touma e, allora, sussultò, il suo sguardo, un po' imbarazzato, un po' imbronciato, tornò a fissare la sabbia ai suoi piedi. Era ancora troppo, troppo confuso, tutto correva così tanto, non sapeva ancora come comportarsi.
Una persona meno delle altre aveva, per il momento, mostrato le proprie reazioni, per questo gli occhi di Seiji cercarono quelli di Ryo; il samurai del fuoco se ne stava... sulle sue... perché? Cosa lo turbava a tal punto?
Quando gli occhi d'ametista incontrarono quelli color zaffiro di Ryo, questi fremette, un pugno si strinse, mentre l'altra mano si tese nella pelliccia di Byakuen. La tigre, percependo in quel cambiamento una sorta di richiesta d'aiuto, rispose strofinandosi, con insistenza. Anche Byakuen stava dicendo qualcosa, che a tutti parve di udire nel medesimo istante:
“Aspettavo questo per tornare... è il momento giusto”.
Per Ryo fu il segnale, fu l'appoggio e la sicurezza che cercava, sentì se stesso parlare, finalmente, piano, con lentezza, ma sapeva che mai, come in quel momento, le parole erano proprio quelle che desiderava pronunciare:
“Di perdervi ancora non se ne parla... fare l'asociale stanca alla lunga, quando si hanno nakama come voi, da tenere stretti come un tesoro”.
Seiji gli sorrise, rassicurante, gli posò una mano sulla spalla, ma il suo sguardo, ora, si rivolse a Shin. Ryo lo imitò e così fecero Shu e Touma, persino Byakuen.
Tutti quegli occhi fissi su di lui... cosa si aspettavano? Non poté fare a meno di indietreggiare, non erano tutte scomparse le sue paure. Non sapeva dove posare i propri di occhi e, infine, caddero su Touma: come poteva essere altrimenti? Alla richiesta di aiuto, l'espressione di Shin parlava:
Dì qualcosa tu per primo, ti prego ti prego ti prego!
Il pesciolino... il pesciolino con troppi dubbi e troppe paure.
Ma d'ora in poi non sarebbe più stato così.
D'ora in poi sarebbero stati assieme, per sempre.
“Ti va... di dividere la tua casa con noi?”.
Ecco la richiesta ufficiale: solo quella mancava.
Gli era ancora difficile rispondere, tremò, una parte di lui avrebbe voluto sorridere, ma era una parte ancora troppo incredula e i suoi occhi, invece, si riempirono di lacrime.
Sollevò il braccio per asciugarsele, mentre tutti si stringevano intorno a lui, sentì le loro braccia, la loro vicinanza, il loro affetto, dopo tanto... troppo tempo.
Avrebbe retto a tanta felicità? Sarebbe stato in grado di non temere nuove illusioni?
Alcune parole stentate uscirono, tra i singhiozzi:
“Non aspettavo... altro che questo... non sapevo ammetterlo neanche a me stesso ma... è tutto ciò che ho sempre desiderato”.
Tutti lo desideravano, non era chiaro? Touma gli si fece vicino, stringendolo contro Shu che, così messo, sembrava ancora più piccolo di quanto non fosse.
Avvicinata la bocca all'orecchio di Shin, Touma gli sussurrò:
“Cosa ti avevo detto? Io l'ho sempre saputo...”.
Fin da quando aveva visto quella grande casa che, come aveva detto una volta Seiji, era troppo grande per una persona sola.
Si sarebbe riempita, finalmente. Di voci, persone e casino... e tanta, tantissima vita, a tal punto che Shin avrebbe finito per volerli cacciare.
Ma no che non l'avrebbe fatto. Era Shin e aveva sopportato i suoi raid nel fine settimana, i suoi caffè, il suo rompere le scatole e il punzecchiare infinito.
Non l'avrebbe mai fatto. Anzi, facilmente li avrebbe tenuti a casa il più a lungo possibile.
Touma ridacchiò.
“Shin tornerà ad essere la nostra mamma”.
La battuta smosse soprattutto Shu che, con aria indignata e assieme incredula, replicò:
“Il mio pesciolino!”.
Ryo sollevò i pugni, agguerrito:
“La mia fochetta!”.
L'emozione di Shin era tale che barcollò all'indietro, per essere raccolto dal petto e dalle braccia di Seiji, stretto da esse con una foga che era difficile aspettarsi dal samurai della luce. Shin arrossì in maniera esplosiva, udendo le parole del ragazzo di Sendai:
“E tra tanti litiganti, si è donato spontaneamente a me”.
Touma sbuffò, infilando le mani in tasca.
“Tanto che ci siamo, potremmo anche...”.
Qualcosa sfrecciò nella mente di Touma e, un attimo dopo, si ritrovò a spingere Seiji - e quindi Shin - sulla sabbia. E lui addosso ad entrambi in quel che doveva essere un abbraccio, ma che sembrava più che altro uno... spiaggiamento.
“TOUMA, SEI MATTO?!”.
E questo era Shu che, con fare molto cavalleresco, si era gettato a terra e cercava di liberare Shin dal dolce peso del panda.
“Un po’ lo sono!”.
E Touma cercava di avvinghiarsi ad entrambi i ragazzi.
Shin si lasciò trascinare dalle braccia di Shu, mentre Touma era ancora aggrappato sia a lui che a Seiji il quale, dal canto suo, lottava per invertire le parti, scoppiando a ridere in quella maniera un po' burbera che era tipica del samurai della luce.
Ryo era rimasto lì, a guardare, perplesso, sbattendo le palpebre; un tempo sarebbe stato lui uno dei primi a dare il via ad una simile lotta giocosa, tuttavia c'era Byakuen, ben deciso a riportare le cose al proprio posto. Ryo si sentì spingere, con poca grazia, dal muso della tigre, quindi piombò nella mischia, con un'esclamazione di disappunto.
Touma scoppiò a ridere e, in quella azzuffata di corpi, riuscì a spettinarlo per poi spedirlo verso Shin e Shu che, in qualche maniera, erano riusciti ad uscire dalla matassa.
“E con Ryo, siamo al completo!”.
Il trio rimase immobile, più intimidito che mai. Seiji spinse Touma che si ritrovò a quattro zampe sulla sabbia e si mise sopra di lui, spuntando oltre le sue spalle:
“Sono così carini che sembrano dei cuccioli, non credi?”.
Touma voltò per un attimo il viso verso Korin, per poi tornare sui tre 'bambini' avvinghiati in un inevitabile e strano ammasso di corpi.
“Ryo, se non ti risvegli penserò di usare la tecnica di Shin con te!”.
Shu si girò a guardare il ragazzo del fuoco, poi guardò Shin, così silenzioso e imbarazzato e ... felice. E sorrise.
E si chinò a baciarlo.
“Ah! Shu ha già fatto il primo passo, sei in ritardo, Ryooooo!”.
Inutile, quel giorno Touma era preda di un attacco di infantilismo acuto.
Shin accolse il bacio rintanando la testa tra le spalle, esplodendo nel suo solito rossore che gareggiava con il colore della yoroi di Rekka, mentre Ryo, scosso da un impeto d'orgoglio, scattò in piedi.
“Ah, la mettiamo così!”.
Con due gesti decisi si sfilò le scarpe, senza curarsi di arrotolare i jeans si lanciò nell'acqua e, dopo qualche passo, si voltò verso di loro e prese a spruzzarli, con foga, mettendosi finalmente a ridere.
Era fresca, frizzante. Era ancora un po’ inverno, anche se presto i ciliegi sarebbero fioriti. E poi le viole avrebbero riempito i prati ed il sole avrebbe sciolto i geli di quel lungo inverno. La primavera era vicina, si sentiva nelle loro promesse, nei loro occhi pieni di speranza.
Presto sarebbe nata una nuova vita e quel giorno ne era solo la premessa.
  
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