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Autore: Le VAMP    06/02/2019    2 recensioni
Quando un coltello richiama a sé le luci, una rosa richiama l'attenzione e l'arte s'avvicina alla ferocia.
Benvenuti a teatro.
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Scritto elaborato assieme a Valeria.
Genere: Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elaborato a quattro mani con Valeria, qui il link.

La Rosa
 
Venghino, signori! Venghino!
Suvvia, non siate timidi... Lo spettacolo non è ancora cominciato e, se avete fortuna,
c’è ancora qualche posto libero in sala.
Siete curiosi, non è vero? E fate bene ad esserlo.
Permettete che sia io ad aprirvi la porta e a dirvi
benvenuti nella Sala delle
Meraviglie.
Il brusio si acquieta, il pubblico prende posto mansueto...
Eccoli. I violini.
Comincia con uno stacco audace, e le zampe del ragno continuano a tessere la tela
all’angolo di quella sala, seguito dal ritmo delle loro corde taglienti e massacrate per
dar vita a quel coro che la bella, la più bella, pretendeva per sé sulla scena.
 
Oh, narcisista come sempre! Lei è Rosa, signore e signori, la nostra stella.
Ecco i tamburi! Accompagnati dalle luci fievoli e scarlatte che prendono vita propria,
andando a pulsar come il cuore di un agnello sacrificale.
Occhio da gatta di strada, quello, seducente per ammaliar l’umano, scattante per
afferrar il topo che l’avrebbe sfamata.
Ecco, l’arrivo dell’artiglio... Il mio momento prediletto di tutta l’opera.
E poi le braccia pallide, dai movimenti impeccabilmente precisi che si accingono a
cavar via il fiato dal pubblico, rapito dalla scena e dalla sua eleganza; oh, che
meraviglia!
E ora giunge il musolabbra sorridenti, pronto a rivelar i suoi bianchi canini...
Anche il pubblico di questa sera è stato incantato.
Oh, non vi avevo visto... Siete arrivati tardi, non è vero? Anche voi, gentil lettore,
vorreste assistere allo spettacolo?
Benvenuto, benvenuto! Non se ne pentirà, prego, si accomodi alla sua poltrona che il
prossimo spettacolo inizierà a momenti. Non conviene sbriciar le quinte, si rovinerà
la sorpresa!
____________

Lo spettacolo è terminato, ogni sera per questo mese potrete continuare a godere delle
sue seducenti grazie! Adesso, gentili spettatori, vi pregherei di abbandonare la sala.
Vi ringrazio e vi auguro una gentile nottata.
Ma eccola ancora lì, non riesce proprio ad andarsene. Ogni volta si ferma ad
ammirare quel pover’uomo al suo servizio, che, anche oggi, ha fatto un ottimo lavoro
con tutto quel sangue caldo sul palco.
Paolo era veramente un brav’uomo. O forse si chiamava Francesco?
Me lo dimentico sempre.
Però so bene che è un brav’uomo, il genio dell’allestimento, colui che permette
all’arte di compiersi; grassoccio e con occhiali spessi. Qualche anno fa, appena
assunto, poteva vantare una sublime chioma bionda, andatagli a fuoco,
metaforicamente parlando, nel corso dei lavori.
Stress, diceva lui.
Calore, dicevo io. E ho tuttora la ferrea convinzione che siano caduti a causa dei
continui, ed improvvisi, picchi di calore del suo capo, ogni qualvolta questi si
accingeva a partorire una nuova idea; con particolare intensità al termine di ciascuno
degli splendidi spettacoli.
Ma come poteva evitarlo? Quella sera, come da copione, era accaduto di nuovo.
Solo lui conosceva la perfetta angolazione delle luci, abbastanza abbaglianti da far
scintillare il metallo, ma abbastanza tenui da non consumare l’occhio. E la corretta
distanza tra attori e microfoni, per non disturbar l’orecchio con le acute grida.
____________
 
Prima sollevò il suo bel ventaglio, e allora tutti a danzar replicando la mossa.
Poi fu la volta del grigio metallo, che s’avvicinava sul palco con tutte quelle catene
strascicanti, e allor toccò poi al valletto che le portò i coltelli.
Ma prima ancora del grande show, ci si assicurò che tutte le luci fossero disposte
correttamente, belle e rosse, sarebbero servire per mascherar il sangue.
Le giravano tutte attorno, dei piccoli fari che la avvolgevano e contenevano nelle sue
infinite piroette.
Le labbra di Rosa erano fiere, come il suo sorriso. Sorriso d’un
fascino intoccabile dallo sguardo. E decantavano chiare:
“E un.
E dos.
E un, dos, tre.”
Poi ci fu il primo lancio, mentre da bel bocciolo ella stava ancora danzando.
L’esultanza degli spettatori si levò dal nulla come la grande onda marittima che
origina gli tsunami.
E tu, mio caro, so che vuoi guardarne ancora; no, non uscire dalla porta!
Sei forse indignato? Dove vorresti andare?
Ah, vedo che continui a fissare.
Non eri quello che, poco fa, andava a lamentarsi che non c’era più nulla di
stimolante?
Ottimo. Lo so, lo so che ti piace ciò che vedi.
La luce rossa è andata via, ma tutto quel liquido che potete sentire al buio...
Quello, miei cari, è reale.
Da cosa si capisce che lo spettacolo è giunto al termine?
Dal volo delle rose sul palco e dal sorriso, ancora incrostato di sangue, degli
spettatori.
Vi è piaciuto? Bene, bene... Ne ero certo.
Gli effetti, le luci, la storia erano perfetti, ma soprattutto l’attrice, bella quanto
l’essenza stessa dell’abilità che si accingeva a esibire.
 
   
 
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