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Autore: Bloody Wolf    06/02/2019    10 recensioni
Storia nata per una challenge sul gruppo Hurt/Comfort Italia.
Due personaggi sorteggiati a caso e un tema da seguire mi hanno portato a scrivere questa piccola storia.
Non Sense Pairing ovvero Bucky e Stark che si innamorano per via di un incantesimo misterioso.
Partecipante al Contest "Diamo spazio alle Crackpairing!" indetto da Elettra.C sul forum EFP
[2863 parole | Love Spell | Vado a nascondermi]
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Tony Stark/Iron Man
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata dalla challenge CARNIVAL/VALENTINE CHALLENGE - come as you are (not) del gruppo Hurt/Comfort Italia; la sfida in questione dava, random, delle coppie e un elemento obbligatorio su alcuni fandom a scelta. Devo essere sincera nel dire che, dopotutto non mi è andata malissimo visto l'incognita del "Love Spell" che mi ha permesso di giocare un pò con i personaggi, a mio piacimento ovviamente.
Nelle note ho messo CrackPairing e Nonsense perchè diciamo che chi ha visto Civil War può affermare assieme a me quanto Bucky e Stark non si annusino nemmeno di striscio. Spero di non aver scritto una cavolata assurda e soprattutto di essere rimasta, a grandi linee, nei personaggi (io per correttezza ho messo OOC, perchè non si sa mai).
Spero che la lettura vi piaccia perchè io, nonostante tutto, mi sono divertita lasciandola un pò sul vago, spero di aver reso  l'idea ma bando alle ciancie e diamo il via alla lettura di questa... cosa!
 

Quella mattina si era svegliato di soprassalto, un dolore al petto lo aveva fatto fremere impotente e disorientato per via del sonno.

Il suo respiro era spezzato e gli sembrava quasi di essere trafitto da mille aghi contemporaneamente, si portò una mano al petto stringendosi la maglia tra le dita, disperato.

“FRIDAY controlla i miei parametri vitali, c’è qualcosa che non va in me.”

Parlò con un filo di voce, dentro di sé un leggero sentore di panico si stava facendo strada dentro di lui; l’intelligenza artificiale si mise a scansionare l’uomo facendogli, man mano, un resoconto chiaro e completo sulle sue condizioni fisiche.

“Il suo cuore sta benissimo, signore. Il dolore deve avere un’altra origine.”

Un’altra origine? Diede ordine di tenere sotto controllo quel malessere, se il suo cuore stava bene cosa c’era che non andava in lui?

Più i minuti passavano e più quel dolore scemava, diminuiva fino a rimanere, presente ed opprimente, nel suo petto.

Le ore passarono ma il pensiero del genio rimaneva ancorato a quel dolore così vivo e caldo che aveva provato dentro di sé… Cosa diavolo poteva averglielo causato?

“Terra chiama Stark. Che succede amico?”

Lo sguardo di Occhi di Falco gli trapassò il cranio da parte a parte, si ritrovò in una posizione scomoda decidendo di schiarirsi la voce e di sistemarsi gli occhiali dalla montatura costosa con disinvoltura, cercando inutilmente di riconnettersi in quella riunione che pareva inutile ai suoi occhi.

***

Un gemito si levò dalla bocca di Tony che, con le palpebre serrate, strinse tra le mani le lenzuola con alcuni spasmi delle dita. Il piacere si diffondeva nel suo corpo mentre spalancava gli occhi e, ansante, si guardò attorno con attenzione.

Quei sogni lo rendevano sempre irrequieto, eccitato da quei sogni bagnati che lo tormentavano in continuazione da quando aveva sentito quel dolore al petto… non poteva essere una coincidenza, non ci aveva mai creduto nelle coincidenze.

Scostò il lenzuolo con un movimento veloce rivelando i propri pantaloncini macchiati, si portò una mano al volto ed imprecò ad alta voce. Era tornato ai tempi in cui bastavano due seni e un bel volo per farlo venire come un moccioso?

“Avanti, cosa diavolo ho sognato per avere una simile reazione?”

Il suo cervello si rifiutava di ricordare, eliminava ogni singola traccia dei sogni quando si svegliava e la situazione era frustrante, era insopportabile voler ricordare qualcosa che si dissolveva non appena apriva gli occhi.

L’uomo si alzò da quel letto che iniziava a non sopportare più e si incamminò verso il bagno privato, i suoi passi rallentarono nel momento in cui la propria mano andò ad afferrare il pomolo della porta: lo specchio attaccato all’armadio lo stava semplicemente riflettendo, come avrebbe dovuto fare ogni singolo specchio in quel mondo eppure…

Le immagini nel suo cervello si presentarono, una dopo l’altra sempre più sconce e improbabili.

“No. No. No, no no no no no!”

Si portò le mani ai capelli scompigliandoseli con forza, cercando di farsi del male per eliminare quelle immagini dal proprio maledetto e malato cervello.

Era sbagliato, era una cosa incredibile ed assurda! Nonostante avesse serrato gli occhi fino a sentirne dolore, poteva ancora vedere quel volto sconvolto dal piacere e sentire quel corpo vibrare assieme al proprio.

Lui era l’assassino dei suoi genitori, era un maledetto bastardo che era stato controllato dall’Hydra e che lui non tollerava minimamente! Non poteva aver davvero sognato quello che stava ricordando in quel momento, non era vero, non poteva esserlo.

Bucky era tornato alla base -assieme a Steve- dopo che avevano vinto contro Thanos, era stato difficile all’inizio accettare la sua presenza all’interno dell’edificio ma ci era riuscito, si era morsicato la lingua parecchie volte e, altrettante volte, aveva cambiato stanza per evitare di richiamare l’armatura.

Al grande Tony Stark dava più fastidio la presenza di quell’assassino redento che la presenza di Loki che, nonostante tutto, non aveva mai chiesto scusa per le proprie azioni.

***

Erano due settimane che passava le notti insonni per via di quei sogni, erano quasi quattordici giorni che si ritrovava a lavorare nel laboratorio passando la maggior parte delle ore lì, collassando nel pomeriggio ma svegliandosi comunque fradicio per via di quegli “incubi”.

Stava cercando di evitare qualsiasi forma di vita all’infuori di se stesso e ci stava riuscendo alla perfezione visto gli orari indicibili a cui si stava sottoponendo.

Le mani sprofondarono all’interno delle tasche dei jeans che indossava per lavorare in laboratorio, sbuffò camminando verso la cucina, aveva bisogno di caffeina per restare sveglio visto che erano le tre del mattino.

Girò l’angolo aprendo la bocca per iniziare uno sbadiglio colmo di stanchezza e di fatica, si bloccò con la bocca spalancata e con gli occhi lucidi di lacrime.

Di fronte a lui c’era Bucky, immobile e appoggiato al bancone del bar, aveva delle occhiaie eccessive anche per lui; erano a meno di un metro di distanza l’uno dall’altro e Stark sospirò negando con il capo mentre alzava gli occhi al cielo.

“Barnes, che dispiacere vederti qui.”

L’uomo abbassò lo sguardo e Tony guardò la macchinetta del caffè con un desiderio di sparire in quella bevanda scura che stava desiderando con tutto se stesso.

Erano restati fermi, stavano cercando di muoversi il meno possibile e l’aria tra loro iniziava ad essere pesante; il silenzio era palpabile e l’imbarazzo aleggiava senza un motivo apparente per entrambe.

Stark si ritrovò a camminare di lato per dirigersi alla penisola della cucina, diede le spalle a quel “nemico” che aveva dovuto imparare a non temere più e, con movimenti rapidi, iniziò a versarsi il caffè nella propria tazza.

Lasciò che lo sguardo cadesse in maniera furtiva sulla figura dietro di sé, gli occhi saettarono veloci per investigare se quell’ossessione (poteva davvero chiamarla così?) era una cosa reciproca oppure fosse solo una cosa sua.

Si ritrovò ad osservare gli occhi del soldato d’inverno mentre cadevano sul suo corpo, improvvisamente il corpo di Tony si scaldò, andò in escandescenza di fronte alla consapevolezza di essere accarezzato da quelle iridi. Una reazione improvvisa e violenta come una saetta che cade a ciel sereno.

Non andava bene, per nulla.

“Stark io...”

Il miliardario si ritrovò a girarsi quasi di scatto di fronte a quel tentativo di approccio da parte dell’uomo, poggiò senza la ben che minima delicatezza la tazza che teneva saldamente tra le dita e soffiò stringendo i pugni con sicurezza, non lo voleva guardare altrimenti i suoi occhi velati di desiderio avrebbero reso palese il proprio stato interiore.

“Silenzio. Non voglio sentire una singola parola uscire dalla tua bocca, è meglio per tutti e due.”

Lo sguardo di Bucky era afflitto da un terribile dolore, era sofferente ed estremamente afflitto, sembrava quasi che quelle parole avessero colpito nel segno. Non poteva essere normale tutto quello, erano mesi che andavano avanti così, per inerzia tra loro ma ora, qualcosa li aveva portati a quel punto, fermi in un baratro di domande e di gesti mai compiuti.

Stark aveva una voglia assurda, un irrefrenabile desiderio di afferrare quella testa e, invece di sbatterla contro qualche superficie, voleva solo affondarci le mani e baciare quella bocca carnosa. Era malato, era ufficiale nella sua testa.

La lingua che, lieve e veloce aveva accarezzato le labbra del soldato lo aveva fatto insospettire, che forse non fosse l’unico che si ritrovava in quel maledetto circolo passionale insensato?

***

Camminò a passo di carica, con la testa bassa e il pensiero fisso su quel problema che lo stava affliggendo da tanto; fece per battere le nocche sul legno duro di quel portone antico ma si ritrovò nella hall, un mano alzata pronta a battere qualcosa che ormai gli stava alle spalle…

“Strange…”

Lo stregone era apparso in cima alle scale, lo stava fissando con un sopracciglio inarcato, attendendo le parole del collega con una velata sorpresa dipinta in volto.

“Cosa ci fai qui, sta per arrivare qualche minaccia interplanetaria?”

Stark si ritrovò a sbuffare mentre alzava gli occhi al cielo per quella frase, tra loro c’era sempre stata quella lieve rivalità e, ogni volta che si incontravano, si accentuava.

“Dobbiamo parlare di una cosa seria, riguardo alla magia.”

Il Dottore trasportò entrambe al piano superiore, facendo ritrovare l’uomo seduto su una poltrona rossa con, tra le mani, un bicchiere di pregiato whisky. Accavallò le gambe incrociando le dita di fronte al volto, serio ma allo stesso tempo curioso.

“Non ti inizierai ad occupare anche di magia, Stark… ”

Tony negò con il capo per poi sbuffare e, per la seconda volta, alzare gli occhi al cielo. Non amava fare giri immensi di parole, voleva risolvere quella questione e pretendeva di farlo il più velocemente possibile.

“Ho bisogno di sapere se qualcuno ha lanciato contro di me una maledizione, o qualche incantesimo…”

Lo stregone inarcò le sopracciglia incuriosito e divertito allo stesso tempo, guardò il suo interlocutore e spinse la testa in avanti di qualche centimetro, fingendo di non aver sentito bene.

“Per favore, Strange. Non far diventare tutto più difficile di quanto già non sia.”

Il mistico si ritenne soddisfatto di quelle due piccole e quasi sussurrate parole soffiate dalla bocca del miliardario, mosse le mani facendo apparire dei cerchi di energia e, mettendosi sul limite della seduta, si mise ad analizzare il corpo dell’altro.

“Umm.”

Passarono alcuni brevi secondi prima che tutte quelle linee magiche sparissero e lasciassero uno stregone palesemente divertito assieme ad un, sempre più irritato, Stark.

“Parla per l’amor di qualsiasi divinità!”

Si alzò dalla sedia con un movimento veloce che obbligò Tony a tirarsi indietro per non essere colpito dal mantello. Si mise sull’attenti, pronto per seguirlo fino alla libreria ma decise di rimanere in attesa. Non resisteva più, era stato inutile andare fino a lì, Strange era inutile!

“Al diavolo! Me ne vado!”

Fece per andarsene ma una forza sconosciuta ed invisibile lo riportò seduto sulla sedia di prima, legandolo lì con sorprendente bravura.

“Sto cercando qualcosa di simile, è inutile che io ti dia delle mezze informazioni. Attendi un poco e non perdere la pazienza.”

Si girò per continuare a leggere quel libro con un sorriso divertito sul volto di fronte all’espressione esasperata di Tony. Aveva puntato tutto su quell’uomo e avevano vinto, avevano scovato quell’unica possibilità che avevano contro quel mostro, così remota da sembrare irraggiungibile. Erano diventati quasi amici ma si divertivano a stuzzicarsi in ogni momento, dopotutto erano entrambi nati per primeggiare nel loro ambito…

“E’ chiamato anche l’incantesimo dell’amore, ce ne sono di diverse forme, alcune portano addirittura alla morte ma da quello che ho visto la tua è una maledizione blanda, debole oserei dire.”

Alle prime parole dello Stregone, Tony, si era subito messo sull’attenti, aveva guardato quella figura mentre gli andava incontro con quel tomo e assimilava quelle parole con sete di conoscenza.

“Chi me lo ha lanciato? Come faccio a disfarmene? Suggerimenti?”

Gli occhi del mago si alzarono dalle parole incise sulla carta per fermarsi sul volto dell’uomo che aveva di fronte, Stark non sapeva nulla di magia e la cosa lo divertiva.

“Una cosa alla volta. Non si può sapere chi lo ha lanciato, è così debole che chiunque abbia praticato la magia almeno una volta potrebbe farlo.”

Nella mente del genio balenò una risposta crudele sull’incapacità che aveva quello stregone di risolvere le questioni lavandosene solo le mani, ma si morsicò la lingua per evitare ritorsioni maggiori.

“E’ un incantesimo a due facce, non sei il solo interessato e, visto quanto sei disperato, penso che tu abbia già trovato l’altra metà della moneta, sbaglio?”

Sospirò portandosi le mani nei capelli, quanto poteva essere improvvisamente imbarazzante quella discussione?

“Essendo così debole e avendo tu trovato l’altra metà la soluzione è semplice...”

Chiuse il libro di scatto, puntando lo sguardo serio e senza la ben che minima sbavatura di beffa negli occhi distrutti dalla stanchezza di Tony.

“Devi baciare quella metà. Potrei rimuovertela io questa maledizione ma ti assicuro che, più sono semplici da effettuare più sono complesse da togliere.”

Alzò una mano in modo elegante per impedire all’altro di interromperlo in quel discorso a senso unico che stava facendo.

“Rischieresti di trasformare la tua anima in un mezzo per la trasmissione dell’oscurità dal...”

Un mezzo urlo esasperato lo obbligò a fermarsi da quella spiegazione così dettagliata dei danni che poteva causare una cosa simile, obbligandolo a chiudere la bocca e guardare irritato quell’uomo.

“Ok! Se non lo faccio?”

Strange sbuffò alzando un sopracciglio, aspettò prima di parlare e semplicemente alzò le spalle aprendo le braccia mentre negava con la testa.

“Più aspetti e più il legame si intensifica; adesso è al primo stadio ed è risolvibile con un semplice bacio ma più aspetti più la posta in palio aumenta.”

***

Pensò e ripensò alle parole dello stregone, doveva semplicemente baciare Barnes… semplicemente, sì come se fosse una cosa semplice baciare un assassino ed inoltre erano già passati giorni, non poteva più attendere.

Tony si ritrovò a camminare per strada, il silenzio lo stava accompagnando quasi come un’ombra mentre nella sua testa si ripresentavano le immagini di quegli amplessi che avevano avuto nei suoi sogni. Imbarazzante.

“Tsk.”

In quegli incubi sembrava tutto così reale, tutto così inondato da un candido velo di amore da fargli venire il volta stomaco. Sentiva quasi la disperata necessità di sentire quelle dita su di sé, quella bocca che avida lo baciava ed era tutto così strano nella sua testa che lo rifiutava.

Doveva solo baciarlo no? Uno sfregamento di carne e ognuno poteva tornare ad essere quello di prima, semplice ed efficace.

Qualcosa nella testa si Tony gli diceva che era impossibile che bastasse così poco per spezzare tutta quella tensione sessuale che si era creata tra di loro, non era umanamente possibile fermarsi ad un bacio, non dopo ciò che i suoi sogni gli avevano presentato, non dopo che aveva sentito quegli occhi su di sé!

Si stava forse innamorando per colpa di quell’incantesimo? Stava forse iniziando a vedere cuoricini ogni volta che lui entrava nella sua stessa stanza?

Maledizione.

Entrò in ascensore e FRIDAY lo accolse con la sua voce frizzante, portò lo sguardo verso l’alto e sbuffò. Doveva chiarire quella situazione, doveva farlo a tutti i costi; si era comportato male quella mattina con Bucky, lo aveva trattato come se fosse una sudicia pezza per qualcosa che affliggeva entrambe, doveva rimediare al tutto e doveva farlo al più presto.

“Dove si trova Barnes?”

L’AI si ritrovò a direzionare l’uomo verso la camera da letto di quest’ultimo, salutando poi il suo creatore quando le porte si aprirono permettendogli di uscire.

Camminò lungo tutto quel corridoio, una mano affondata nella tasca mentre l’altra era artigliata al proprio cellulare con le nocche bianche dallo sforzo.

Bussò con decisione aspettando quasi con impazienza che quel lieve spessore di legno venisse aperto; l’uscio si aprì rivelando il soldato a petto nudo che, non appena lo vide, si ritrovò a spalancare gli occhi e ad irrigidire la mandibola per la sorpresa.

“Dobbiamo chiarire una cosa, io e te. Posso entrare?”

La domanda fu soffiata nei denti con una nota di agitazione tra le lettere, avevano cercato in tutti i modi di non rimanere soli ma ora necessitavano di quella privacy.

Bucky si fece da parte lasciando passare il moro chiudendo la porta alle sue spalle, incrociò le braccia al petto e lasciò che fosse Stark a iniziare il tutto.

“Ho consultato Strange e… non so chi ma sappi che ci hanno lanciato un incantesimo d’amore e per distruggerlo dobbiamo baciarci.”

Gli aveva dato le spalle per non doverlo guardare negli occhi, per evitare che quello sguardo lo facesse scaldare più del dovuto.

Un sospiro si levò nella stanza mentre il genio si girava per vedere cosa stesse facendo l’altro ma, così facendo, se lo ritrovò a pochi centimetri dal volto con uno sguardo che non ammetteva repliche.

In fondo ora che lo vedeva da vicino non sembrava così pericoloso e non era nemmeno malvagio come lineamenti, non era brutto per niente. Forse lo aveva davvero sempre criticato male per quel fatto però ora era cambiato e doveva accettarlo nella propria squadra, nel proprio cuore…

Occhi negli occhi e il braccio meccanico di Bucky salì a rimuovere quegli occhiali dalle lenti arancioni che indossava il miliardario, per poi lasciarli cadere sul letto con un leggero tonfo.

Non c’era più posto per le parole in quel momento, l’incantesimo andava spezzato e le loro labbra dovevano incontrarsi e scontrarsi assieme alle loro lingue fameliche.

Nessuno dei due seppe dire se quello che si sprigionò nell’aria fosse amore oppure odio ma ciò che era certo fu che non bastò un semplice bacio per spezzare l’incantesimo.

***

La mano di Strange si allungò in maniera elegante verso l’altra persona seduta che aveva di fianco, tra l’indice e il medio teneva una piccola pietra dorata. Sbuffò mentre, con la mano libera, chiudeva la finestra temporale che aveva aperto sulla camera di Bucky con rabbia mal celata.

“Hai vinto ancora tu, devo smetterla di scommettere con te su queste cose. Ingannatore.”

Il Dio afferrò quel pegno sorridendo in maniera divertita e, una volta alzatosi in piedi, si sistemò la giacca nera con eleganza per dirigersi all’uscita del palazzo facendo saltare quella pietra tra le mani.

“Maledetto Dio dell’Inganno.”

[.The End.]
 


Ora che siete arrivati alla fine, vi faccio i complimenti per aver avuto il coraggio di leggere codesta COSA,
davvero, avete avuto un buon cuore e un buono stomaco per conto mio <3
Se avete voglia di lasciare un commentino anche solo per dirmi che vi ha fatto schifo, sate liberi di farlo.
Vado a nascondermi nella cuccia del cane, addio =)
Donne che shippano Starker, Stony o... altre, non odiatemi.
Grazie <3 

 
   
 
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