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Autore: cin75    07/02/2019    4 recensioni
Quando si ama davvero, che cosa si è disposti a fare?
Anche la follia più "folle" diviene una strada giusta da poter e dover percorrere.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jensen uscì di fretta dal locale e non appena fu di nuovo nella sua macchina, si affrettò a digitare il numero che gli serviva.

“Osric?!”

Chi parla?!” rispose la voce giovanile dall’altro lato

“Ackles...Jensen Ackles!”

Ohi!!! professore. Come mai questa telefonata?!

“Senti , lo so che per mesi ti ho detto di stare lontano dai guai, di stare attento alle amicizie , a chi frequentavi. Che durante i corsi al birrificio ti dicevo che i computer ti avrebbero incasinato la vita...”

Ehi, prof! Non so che cosa ti abbiano detto, ma….non sono stato io!! e poi….” si mise già sulla difensiva il giovane ex corsista.

“Osric….ho bisogno del tuo aiuto.” lo fermò.

Del mio….

“E anche di quello di quella tua amica hacker!” precisò, Jensen.

Dimmi dove e quando e sarò lì prima di te, prof.” concluse Osric, senza indecisione, poiché sapeva che se Jensen gli aveva fatto una simile richiesta, la cosa in ballo era davvero grossa e importante.

 

Infatti sia lui che la sua amica Felicia, rimasero senza parole, mentre Jensen raccontava tutto. Di Jared, di come si erano conosciuti e innamorati. Della partenza di Jared , del suo ferimento e di quello a cui andava incontro se non fosse riuscito a riportarlo in Texas.

“Wow!!” esclamò quasi commossa la ragazza. “E’ così romantico e triste….e romantico….e...”

“Triste, sì!!” la fermò Jensen, guardandola stranito. “Comunque, questa è la storia. Dall’inizio alla fine, cioè due ora fa. Mi serve quel documento, Osric. Mi serve un certificato di matrimonio che sembri talmente valido da fregare lo Zio Sam. Puoi farlo? Potete farlo?” chiese con apprensione. Forse speranza.

Felicia si tolse dal viso l’espressione da amante di libri Harmony e rispose per Osric.

“Tesoruccio, ho hackerato il Norad quando avevo 15 anni. Vuoi che non riesca a farti diventare un uomo onesto e maritato in meno di tre ore?!”

“Tre...ore? Solo….tre ore?” ripetè spiazzato, Jensen.

“E me la prenderò con tutta calma!” precisò quasi seccata, lei.

“Oh! credimi prof, è brava. Davvero davvero brava!!” convenne orgoglioso, Osric, mettendo mano già al pc della ragazza, e porgendoglielo.

Jensen vide i due mettersi all’opera immediatamente. Cliccare velocemente sui tasti mentre finestre di siti dell’archivio di Stato, si aprivano con una facilità, manco fossero stati semplici video youtube. Lavoravano in perfetto sincrono e si passavano con nonchalance le informazioni che recuperavano nel Deep-web.

Così li lasciò fare e decise di chiamare e avvisare Misha.

 

“Misha?”

Sì, dimmi!” fece la voce attenta del medico.

“Stasera ti porterò i documenti.”

Cosa? Stasera?” rispose sorpreso.

“Firmati e timbrati. Fa’ quello che devi e riportami Jared.”

Non che io non ne sia felice, ma….Jensen che hai fatto?!” domandò alquanto preoccupato.

“Tutto ciò che dovevo. Per amore di Jared.”

 

Come deciso, il giorno dopo, verso sera, Misha consegnò all’ufficio preposto i documenti con la richiesta di trasferimento del Capitano di prima classe Jared Padalecki presso l’Ospedale Politrauma di Houston. Richiesta presentata dal coniuge dell’ufficiale, nella persona di Jensen Ackles.

Due giorni dopo, dopo averlo stabilizzato e preparato per il lungo volo, Jared atterrò allo Houston Airport, dove un elicottero ospedaliero lo avrebbe portato al politrauma.

 

“Jeffrey….è arrivato? Quanto manca? Dov’è?” continuava a chiedere nervosamente Jensen.

“Jensen datti una calmata!” lo richiamò il chirurgo. “Sono il primario di chirurgia ortopedica e non pensi che se un paziente nelle condizioni di Jared, arrivato dall’Afghanistan, e affidato a me per richiesta del suo compagno legale, fosse arrivato, non lo saprei? Non te lo direi?” gli fece presente anche se in tono ironico, ma più che altro per tranquillizzare l’amico in ansia.

“Hai ragione….scusa...scusa. Hai ragione!” provò a calmarsi.

“L’elicottero che lo porterà dall’aeroporto a qui, arriverà a minuti. Quindi tranquillo. Tra un po’ rivedrai….tuo marito!” e questa volta era davvero ironico.

“JD!!” rispose esasperato, notando quel tono. “Non adesso!!”

“Lo so , lo so. Ma prima o poi dovrai spiegarmi come cosa e quando, ragazzo!” fece deciso.

“Sì. Ok!” e in quel momento una dottoressa richiamò l’attenzione del chirurgo.

“Dott. Morgan?!”

“Sì, Kim?!”

“L’elicottero è quasi sulla piattaforma. Un paio di minuti. Ci hanno comunicato che il paziente aveva i parametri leggermente sfasati a causa del volo e delle sue condizioni attuali e hanno preferito sedarlo.” riferì.

“D’accordo. Avvisa tutti che preparino il necessario e che siano pronti. Voglio la macchina della Tac pronta e comunica di allestire la sala operatoria 2. Non avremo molto tempo se le condizioni delle gambe sono esatte e sono quelle che mi hanno riferito. Io vado sul tetto.”

“Vengo con te!” si fece avanti , Jensen.

“Assolutamente no. Non sei un medico e non sei autorizzato e poi mi faresti solo perdere tempo.” lo bloccò il medico.

“Ma io….”

“Tu...devi restare qui e fare il bravo. Ti prometto che prima di portarlo in sala operatoria te lo farò vedere. Ma ora devi fare quello che dico io e devi fidarti.” lo rassicurò.


“E forse puoi fidarti anche di me!” fece , la voce di Misha, poco fuori l’ufficio dell’ortopedico.


“Misha!!!!” fece Jensen, felice di vederlo.

“Il dott. Collins?!”

“Sì!” fece l’altro medico porgendo cordialmente la mano che venne prontamente stretta.

“Ho sentito parlare molto bene di lei e non solo dal nostro ragazzo qui. Le va di affiancarmi?! Due mani in più mi farebbero comodo.”

“Non chiedo di meglio!” rispose Misha e poi rivolgendosi al ragazzo in trepidazione, provò a rassicurarlo. “Tranquillo, Jensen. Jared se la caverà e tornerà da te con tutti i pezzi originali!!” gli disse facendogli l’occhiolino.

Jensen lo ringraziò solo con lo sguardo e poi: “Ve lo affido. Ma vi prego...vi prego...”

“Ci prenderemo cura di lui!” fece ancora Misha, prima di seguire il chirurgo ortopedico verso il tetto.

 

Pochi minuti dopo, il rumore assordante e ritmico delle pale dell’elicottero avvisò che Jared era arrivato. I due medici e i vari assistenti lo accolsero con professionalità e velocità. Gli furono applicate flebo nuove, misurata la pressione, preso il ritmo cardiaco e non appena tutti insieme, varcarono le porte dell’ascensore e si ritrovarono nei corridoi ospedalieri, Morgan , ordinò che il soldato venisse portato immediatamente nella sala Tac. Voleva una visione immediata del danno a cui si andava ad approcciare.

Le immagini apparvero dopo qualche momento che Jared fu nel macchinario.

“Cavolo!!” esclamò Morgan.

“Già...è messo male!” convenne Misha, vedendo i danni al ginocchio destro e al femore sinistro. Le varie fratture. Sarebbe stata davvero un'impresa rimettere a posto tutto. Se qualcosa andava male, Jared, sarebbe rimasto o paralizzato o , nella migliore delle ipotesi, vistosamente claudicante.

“E l’infiammazione non aiuta. Quegli sciagurati non gli hanno somministrato né antibiotici né altro. Erano già pronti a tagliare tutto!”

“Lo so ed è per questo che ...”

“Ci ritroviamo con i promessi sposi!” ironizzò Morgan.

“Dott. Morgan...” lo richiamò Misha, intuendo l’apprensione con cui quella specie di battuta era stata fatta.

“Tranquillo, dottore. Il padre di Jensen era il mio migliore amico e quando è morto, ho fatto in modo che a quel ragazzo non mancasse niente. So che ha la testa sulle spalle, non ha mai chiesto niente e si è creato una vita e una carriera tutto da solo. In quel birrificio c’è il suo sangue e il suo sudore e di nessun altro. Quindi se ha fatto qualcosa di….strano...” azzardò come parola. “Avrà comunque il mio appoggio e il mio sostegno, perché so che lo ha fatto per la ragione giusta.”

“E ci sarò anche io!”

“Sicuro, Misha?!” lo spiazzò il medico più adulto.

“Certo. Perché questo dubbio?!”

“Sei un medico, ma anche un militare e quello che è stato fatto, se ti coinvolge in qualche maniera, ti mette parecchio rischio!” gli fece presente.

“Jared è come un fratello per me. Mi è stato vicino nei momenti più brutti della mia vita e se, oggi o in futuro, avrà bisogno di me, io ci sarò!”

“Mi fa piacere sentirtelo dire!”

“Mi fa piacere dirlo!!” e nel mentre di quell’amichevole scambio, un infermiere entrò nella sala tecnica e avvisò che tutti gli esami di Jared erano pronti.

“Ok! Portatelo in stanza e preparatelo per l’operazione. Voglio tutte le immagini in bella vista in sala 2!”

“Si, dottore.” e andò via.

“Ora, che ne dici...mentre io inizio a prepararmi, tu porti il nostro Jensen a vedere la sua dolce metà!” scherzò.

“Sì, credo sia meglio o gli verrà un infarto se non lo facciamo!!” rispose sorridendogli.

 

Jensen quasi corse lungo il corridoio quando Misha lo richiamò avvisandolo che poteva vedere Jared prima che lo portassero in sala operatoria. Ma entrò di soppiatto nella stanza , quando vide che il compagno aveva gli occhi chiusi.

Si avvicinò piano al letto. Il ragazzo aveva ancora i segni dell’incidente sul viso. Sul sopracciglio e un taglio vistoso sulla guancia.

Stava per sfiorargli piano il profilo quando Jared girò il volto verso di lui e i loro occhi si incontrarono di nuovo.

E tutto quello che provavano l’uno per l’altro esplose di nuovo libero. Forte.

 

“Ehi!!” fece con un filo di voce Jared, stordito dalla sua situazione e dai medicinali che , prontamente, a Houston, gli avevano somministrato.

“Ehi, soldato! Ciao, come stai?!” domandò con dolcezza, per non farlo agitare , anche perché vide Jared un attimo confuso dalla situazione e infatti….

“Jen….Jensen...Che ci fai qui? Come hai fatto ad arrivare fino...fino a... a Kandahar?!”

Jensen deglutì decisamente ansia. Si sedette con attenzione sul bordo laterale del letto e provò a spiegare a Jared quello che era successo e che stava per succedere, ma decise di evitare di spiegargli con precisione quello che aveva fatto lui a causa della situazione delle sue gambe.

“Jared...Jared...non sei più in Afghanistan. Sei stato ferito vicino Sangin e sei stato trasportato all’ospedale medico più vicino al sito americano: Kandahar. Ho fatto richiesta di farti rientrare in patria così che tu potessi essere curato a dovere, dato che nell’ospedale in cui ti trovavi non avevano i mezzi e le possibilità per farlo.” raccontò in breve.

Jared lo fissò stranito. Era confuso, sì. Ma le regole le ricordava bene.

“Ma come…..come….Solo un parente o un...un coniuge...può ...può fare una simile richiesta.” riflettè perplesso.

Jensen lo guardò sorridente, con quel sorriso che aveva conquistato Jared fin dalla prima volta che lo aveva visto dietro il bancone del suo birrificio.

“Beh! Ben tornato a casa , caro marito!”

“Cosa...cosa hai fatto, Jensen!?” trovò la forza di chiedere con decisione, prima che i medicinali somministratigli per l’operazione facessero effetto.

“Tutto ciò che dovevo. Per amore tuo, Jared!” fu la risposte immediata.

“Jensen...”

“Ma tu tienimi il gioco, o finiremo nei guai. In molti guai. Ok, soldato?!” tentò perfino di scherzare, Jensen. Jared lo guardò perplesso, o meglio, lo guardò preoccupato perché non riusciva a capire il bentornato che Jensen gli aveva rivolto.

Stava per chiedere altro, quando Misha fece ingresso nella stanza.

“Ok! Padalecki. Vediamo di rimetterti a posto!”

“Mish..lo operate adesso?” si fece avanti Jensen.

“Ho visto i risultati degli esami radiologici. E anche Morgan e concordiamo che non possiamo aspettare, rischia un infezione diffusa se non interveniamo immediatamente.” spiegò.

Jensen annuì e poi rivolgendosi di nuovo a Jared, gli sorrise di una dolcezza che forse Jared non gli aveva mai visto.
In quel sorriso c’era tranquillità, c’era preoccupazione, c’era pace, c’era ansia. C’era apprensione e conforto. E poi forte e potente più di ogni altra emozione visibile, c’era amore. L’amore che Jensen provava per lui.

“Ok!Ok!….Ci vediamo dopo! Sarò qui quando ti sveglierai!” gli disse il biondo, accarezzandogli la fronte sudata e lasciandogli un bacio veloce ma sincero sulle labbra screpolate.

“Jensen...”

“Ti amo, Jared.” disse , fermandolo e sorridendogli ancora.

“Jensen, io….” ma ormai lo stordimento era troppo forte.

“Lo so, lo so….me lo dirai dopo!” e così dicendo lasciò che Misha e gli altri due operatori , lo portassero via.

 

L’operazione durò a lungo e aspettare in quella sala d’attesa fu snervante per Jensen.
E fu sicuro anche di aver avuto un leggero infarto quando due ufficiali lo avvicinarono come marito del capitano di prima classe Padalecki, e gli chiesero aggiornamenti su come stava andando il tutto l’operazione. Jensen rispose che anche lui ne sapeva poco, ma poi, cercando di rimanere relativamente tranquillo, assicurò ai due di comunicare qualsiasi nuova notizia , non appena anche lui ne avrebbe avuto.
I due militari gli fecero un saluto militare accennato e andarono via.

 

Dopo quell’incontro, passarono altre due ore e poi finalmente Misha lo raggiunse e lo accompagnò nell’ufficio in cui c’era già Morgan ad attenderli.

 

“Com’è andata?!” chiese ai due medici, non appena la porta fu chiusa.

“Più che bene, Jensen. Più che bene!” fece Morgan

“Davvero? Non mi prendete in giro?” chiese stupidamente. “Misha?!” lo richiamò a chiedere conferma.

“Jensen, andiamo. Potremmo mai mentire??!” lo ammonì amichevolmente Misha. “Il dott. Morgan è davvero un grande. Ha rimesso a posto ossa tendini e muscoli in un modo magistrale. Gli ha letteralmente salvato entrambe le gambe. Certo…..” con un attimo di apprensione.

“Cosa?” si fece avanti con ansia , Jensen

“Jared dovrà fare molta fisioterapia. Sarà dura, molto.” rispose Morgan. “Ma lui….”

“Ma lui è un soldato e ce la farà.” finì Jensen. “E poi io farò in modo che lui non sia mai solo ad affrontare niente di tutto quello che gli aspetta.”

“In salute e in malattia?!” lo spiazzò Misha e in quel momento, entrambi i medici sembravano di aver visto finalmente la consapevolezza di ciò che Jensen si era reso conto di aver fatto.

Il biondo si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia su cui era seduto.

“Dio!!! non riesco ancora a credere di averlo fatto.” disse. “Non che non volessi. Io..io lo rifarei altre mille volte. Ma comunque...io ho….Mio Dio!!...Io ho...ho… è illegale e io ho...ma lui...lui stava male e io non potevo lasciare che lui...O Dio!!” balbettò quasi preso da un attacco di panico. Misha gli prese un bicchiere d’acqua e glielo porse, invitandolo a bere, per calmarsi. “E ora...ora.. di certo dovrò spiegargli tutto quando si risveglierà.”

“Andrà bene, vedrai.” Convenne anche Morgan, mentre Misha gli batteva amichevolmente una mano sulla spalla.

“Ora vieni, ti accompagno da lui. Ormai sarà in camera.”

E così dicendo e dopo aver ringraziato ancora e calorosamente il dott. Morgan, i due si avviarono verso la stanza del militare.

Quando vi entrarono, Jared sembrava ancora star dormendo. Misha lo andò a controllare, appuntando i nuovi valori sulla sua cartella clinica, mentre Jensen si avvicinò con discrezione al letto, sorridendo alla serenità che vedeva sul volto del compagno oramai fuori pericolo. “Mish?!”

“Sì?”

“E se non volesse?” chiese piano mentre Misha alzò lo sguardo verso di lui. “Se non lo accettasse? Se non mi volesse….in quel senso?! Insomma…..un matrimonio...un legame legale….Io...io…Ci conoscevamo da poco anche se….c’eravamo dichiarati e avevamo deciso di provarci. Ma….è...è presto. E forse...forse lui…..” e di nuovo quel panico si fece avanti.

“Jensen...” lo fermò Misha. “Quando gli spiegherai il motivo per cui lo hai fatto e le motivazioni che ti hanno spinto ad agire in questo modo, credimi, Jared si chiederà perché non ti ha sposato prima di partire per la missione!” lo confortò , guardandolo negli occhi e mostrandogli tutto il suo ottimismo.

 

“In effetti ho molte cose da chiederti, Ackles!!”

 

“Jared?? sei sveglio finalmente!” esclamò Jensen, felice.

“Ciao, Rambo!!” fece il medico.

“Ciao, Mish!!”

“Ok! Ora ti visito e ti controllo per benino; poi vi lascio da soli. Jensen, esci, ti dispiace?!”

“No..no...vado!” e uscì velocemente, non perché non volesse stare in quella stanza, ma perché doveva riordinare le idee e decidere come affrontare Jared.

 

Quando Misha richiamò Jensen nella stanza, sul suo volto, il biondo, ci vide solo soddisfazione.

 

“Ok! Il bel soldatino sta bene, il post operatorio procede bene, anzi, più che bene. Vado ad aggiornare Morgan. Vi lascio. Credo che abbiate parecchie cose di cui discutere!”

“….” e Jensen annuì solamente.

“Lo credo anche io!” disse invece Jared.

“A dopo!” li salutò Misha, e uscì dalla stanza.

 

“Allora?!” fece Jared.

“Come stai?!” chiese Jensen sapendo bene che in realtà Jared voleva una spiegazione.

“Sto bene. Lo hai sentito Misha? Anche lui ha detto che sto bene.” fece con un lieve tono di apprensione. “Quello che voglio sapere è come faccio ad essere qui e non nel sito di Kandahar.”

Jensen gli si fece vicino, facendo innocentemente finta di sistemargli la flebo, controllare i macchinari o stirargli un angolo del cuscino.

“Jensen, smettila!” lo richiamò Jared. “Come faccio ad essere qui?!”

“Perchè sei stato ferito gravemente!!” rispose con rabbia Jensen e a Jared si fermò per un attimo il respiro a quella reazione del compagno. Poi lo vide respirare affondo e lentamente.

“Jensen!”

“Perchè sei stato ferito gravemente...” ripetè. “..e io come tuo marito avevo la possibilità e responsabilità di riportarti in Patria e farti avere tutte le cure necessarie del caso.” spiegò in breve.

Jared strabuzzò gli occhi.

Allora quello che aveva sentito, quel saluto così strano che Jensen gli aveva riservato prima di andare in sala operatoria non se lo era immaginato.

Jensen aveva detto “marito”.

“Come….mio marito??!” sussurrò stranito e sorpreso.

Jensen tirò fuori dal suo giacchetto dei fogli ripiegati con cura.

“Vedi? Questi sono i documenti del nostro matrimonio. Firmati, timbrati e protocollati!” fece , mostrandoli al soldato.

“Jensen, ma cosa hai fatto? In che casino ti sei andato ad infilare?!” lo ammonì Jared osservando i fogli che sventolavano davanti ai suoi occhi.

“Te l’ho già detto ho fatto quello che dovevo.”

“Quello che hai fatto è illegale!!!” lo rimproverò indicando i documenti e guardandolo con severità.

“Non me ne frega un cazzo!!” sbottò Jensen, allontanandosi dal letto. Raggiunse il centro della stanza e iniziando a gesticolare nervosamente fece valere con decisione le sue ragioni. “Tu stavi male e io ero l’unico che poteva salvarti. Ho visto un modo per farlo e l’ho fatto!!”

“Ma cosa...”

“Puoi accettarlo se vuoi. O puoi non farlo, la cosa non cambia. Io ti amo e quando Misha mi ha detto quello che ti era successo, per un attimo ho sentito il mondo crollarmi addosso. Non mi scuserò per quello che ho fatto, per il modo in cui l’ho fatto ma se non avessi agito in fretta e in questo modo, avresti perso entrambe le gambe.”

“Cosa?!” e a quel punto Jared lo guardò perplesso. Sapeva di essere stato ferito alle gambe, ma ancora non sapeva quanto gravemente. Era successo tutto troppo velocemente.

“Misha non te l’ha detto?”

“...” e Jared negò appena con il capo, e ogni tanto fissava il profilo delle sue gambe al di sotto delle lenzuola.

Ci pensò Jensen a metterlo al corrente.

“In Afghanistan , i dottori che ti hanno preso in cura non avevano mezzi o possibilità per curarti come ha fatto Morgan. E se non ti avessi portato qui, facendomi passare per tuo marito, ti avrebbero amputato entrambe le gambe. L’unico modo, per loro, per salvarti la vita!”

“Amputarmi le…..Dio!!” sussurrò terrorizzato alla sola idea.

“Già!”

“E allora, tu….”

Jensen si calmò un attimo e spiegò il resto della storia, non prima di essersi assicurato che la porta della stanza fosse ben chiusa. “Qualche anno fa, in un mio corso al birrificio, c’era un ragazzino che era un mostro con i computer e la sua amica lo era più di lui. Li ho chiamati e loro in meno di tre ore mi hanno fornito i documenti che mi servivano per riportarti a casa e salvarti gambe e vita. Quindi….non c’è di che, soldato!!” concluse stizzito o forse offeso per il rimprovero ricevuto.

A Jared servì qualche minuto per elaborare la cosa. Il ferimento, il trasferimento, la follia di Jensen, una follia però che lo aveva decisamente salvato, ma comunque una follia. Si guardò ancora le gambe, poi guardò Jensen e il rossore che ancora gli accalorava il viso.

“Hai falsificato un documento di matrimonio?!” chiese , ora, con calma.

“Sì”

“Siamo sposati?!” quasi sorridendo.

“Si, in base a quel documento.”

“Quando? Dove?!” volle anche sapere e Jensen si sentì un attimo spaesato perché si sarebbe aspettato ben altre domande o magari un furioso e definitivo “Non voglio più vederti! Tu sei un pazzo psicopatico che mi farà finire sotto corte marziale!” da parte di Jared.

E invece!!......quando, dove!

“Il 20 marzo. Qui, a Houston. Nella cappella privata della Saint Mary.”

“Abbiamo festeggiato?” e ora il suo tono era decisamente rilassato. Forse curioso.

“Nel ranch che ti hanno lasciato i tuoi. Misha ci ha fatto da testimone. Il reverendo Olson ha celebrato il rito.”

“E abitiamo a….” lasciando che a finire fosse l’altro.

“Ancora non abbiamo messo su casa. Tu sei partito qualche giorno dopo il matrimonio e io allora sono rimasto nel mio appartamento. C’avremmo pensato al tuo ritorno se trasferirci al ranch o prendere un’altra casa.” riferì nello stesso modo in cui aveva fatto agli ufficiali che lo aveva intervistato.

“Hai pensato a tutto, vedo!”

“Ho dovuto rispondere a qualche domanda, quando ho presentato i moduli di richiesta di trasferimento.” si giustificò.

“E dopo che sarò dimesso cosa accadrà?!” chiese Jared, porgendo la mano come a richiamare vicino a lui, Jensen.

Jensen acconsentì e si avvicinò a lui.

Questa sì che era una domanda che si aspettava.

“Porteremo avanti questa cosa fin quando sarà necessario e il tutto risulterà credibile. Poi, quando starai meglio e potrai ritornare in Compagnia, potremmo sempre dire che divorzieremo perché io non sopporto che tu parta ancora mentre tu non sopporti l’idea di lasciare le missioni e restare in ufficio o magari fare l’addestratore.”

“Divorziare?!” si stupì Jared a quella prospettiva.

“Sì. Non voglio costringerti ad un qualcosa che non vuoi o che non avevi deciso o...”

“Ma se non ricordo male, stavamo insieme, prima che io….” e ora la sua mano stringeva quella di Jensen.

“Sì, sì...ma non credo che tu volessi già arrivare alle bomboniere.” fece imbarazzato Jensen, fissando quelle loro mani strette insieme.

Jared gli sorrise, ormai non vi era più astio nella sua voce come sul suo volto. Ma solo riconoscenza e quello stesso amore che Jensen gli aveva dimostrato andando contro ogni regola.

“E se provassimo a lasciare le cose come stanno?!” lo spiazzò.

“…..” e Jensen tremò appena, credendo di non aver inteso quello che gli era stato appena suggerito.

“Jensen? Se provassimo a lasciare le cose come stanno?!” ripetè vedendo la palese confusione sul volto dell’altro.

“Vuoi dire….rimanere sposati?!” balbettò Jensen.

“Voglio dire ...rimanere sposati!” confermò dolcemente , Jared.

“Ma quel documento è….falso!!!” gli fece presente il biondo indicando i fogli dimenticati sul bordo del letto.

Jared sembrò pensarci su un attimo. Poi Jensen lo vide sorridere, soddisfatto.

“Jared ...ma cosa...”

“Quando sarò in grado di stare di nuovo dritto sulle mie gambe, potremmo sempre dire che , grati che tutto si sia risolto per il meglio, vogliamo riconfermare le promesse. Facciamo diventare vero ciò che, ora, non lo è!” ammiccò sottovoce.

“Sul...sul serio?!” fece dolcemente imbambolato.

Jared , forse, lo amò ancora di più in quel momento. Era così dolce.

“Ascolta….Prima di partire ti dissi che mi stavo innamorando di te. Poi è successo e mi sono davvero innamorato di te.”

“Tu mi...”

“Sì, scemo, sì. Ti amo e lo sai.” lo rassicurò tirandolo giù a sedersi accanto a lui. “Ma dopo sono dovuto andare via. Poi questo….e poi tu, e quello che hai fatto per salvarmi. Sì, Jensen, per salvarmi. Perché se mi avessero amputato le gambe io….io non so cosa avrei fatto. Come avrei reagito. Mi hai salvato, Jensen. E questo non fa altro che confermarmi che mi ami e che io amo te più di quanto pensassi. Ti amo davvero. Quindi….”

“Quindi?!” esalò emozionato da quella dichiarazione, Jensen

“Vuoi sposarmi Jensen?!”

“Di nuovo?!” domandò istintivamente , il biondo. I suoi occhi lucidi di emozione.

“Sì, ma sul serio questa volta!” ci tenne a precisare Jared, tirandolo verso il basso, fino a quando i loro visi non furono vicini.

“Sì! Sì lo voglio!!” sussurrò deciso, Jensen, ad un respiro dalle labbra di Jared.

“Allora che ne dici se bacio lo sposo!?” scherzò il militare.

“Dico che lo sposo non aspetta altro da tanto tempo!!” convenne Jensen, annullando lo spazio tra loro con un bacio gentile e profondo. Dolce, morbido. Tranquillo poiché volle prendersi tutto il tempo che gli era stato negato. Sembrarono saggiarsi di nuovo. Come la prima volta che si baciarono. Lo fecero quasi centellinando ogni momento e ogni movimento.

Poi si allontanarono appena, sorridendosi ancora.

“Ciao, marito!”

“Ciao, marito!”

   
 
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