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Autore: bUdson281    07/02/2019    1 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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<< Credi se la siano bevuta? >> chiese Orso alla Furia ponendo fine al silenzio che avevamo religiosamente osservato sin da quando, un paio di ore prima, avevamo abbandonato il villaggio di quei tagliagole . 
<< Che lui non è Shinji? >> di rimando Furia Buia. << Penso di essere stato convincente >>.
<< Secondo me >> intervenne il Biondo, << quello ha solo cercato di farti incazzare conoscendo le intenzioni che avevi in passato su Ragazzo >>.
<< Sicuramente. Del resto, tu non proteggeresti mai quel "verme" >> sarcastico gli fece eco il bestione. <<  Le quotazioni della tua parola sono in ribasso, Paparino >>.
<< Dovevo essere credibile >> sembrò giustificarsi il ciclope. << Comunque, non mi interessa l'opinione di quelle bestie >>.
<< Prima o poi  >> continuò Musashi << la notizia verrà confermata e la nostra posizione diventerà parecchio instabile >>.
<< Tutto cambia, ragazzi. Lo affronteremo a tempo debito >> lo liquidò il cacciatore bendato. << Sapevamo cosa ci aspettava quando abbiamo deciso di prenderlo con noi. Di certo, non ho mai contato sulla discrezione dei nostri concittadini >>.
<< Ronin? >> domandò Orso.
<< Può essere. O forse qualche emissario della Wille >>.
<< E se l'avesse solo buttata lì, se fosse stato il frutto di una banale associazione d'idee? >>
<< Mmmmmh! Quel barbone non ha abbastanza neuroni per fare associazioni di idee. Lo avranno sicuramente imbeccato. Questo vuol dire che la nostra missione ha avuto successo >>.
<< Se è così >> rifletté Orso, << quando ritorneremo, potremmo trovarci nei guai. Saranno più preparati >>.
<< Allora, ci prepareremo anche noi >>.
 
<< Ma perché diavolo ogni volta che devi risolvere un tuo problema metti in mezzo me? >> riuscii finalmente a far detonare l'ordigno da tempo piantato nello stomaco. << Avevi bisogno di tempo per regolare i tuoi conti con Ronin e mi hai usato come merce di scambio, combinando quell'assurda sfida. Adesso ti serviva una via d'uscita per salvare la pelle e il tuo stupido accordo e indovina un po' chi hai usato? Si tratta della mia vita. Ci pensi a quello che voglio io ogni tanto!? Hai mai provato almeno una volta a pensare a come io mi senta? >>
Furia Buia non mi degnò di una risposta, continuò invece a camminarmi davanti come se la mia voce non l'avesse raggiunto.
<< E smettila di ignorarmi! Rispondimi se ne hai il coraggio! Rispondimi! >>
Non potevo, non volevo mollare anche a costo di rimetterci la vita. Non volevo che mi trattasse come un moccioso.
Furia Buia arrestò il passo e si voltò con una lentezza snervante. << Se non ti sta bene, ... allora VATTENE! >>
Avrei preferito essere giustiziato sul posto piuttosto che sentire quelle parole, le stesse di mio padre. Non era importante quanto tempo fosse passato, quanto fosse cambiato il mondo, Shinji Ikari vivrà sempre lo stesso tradimento.
<< Sei un traditore!!! >> gli gridai seguendo il filo del mio ragionamento.
<< ... Te lo spiego meglio >> disse greve la Furia che intanto si sforzava di tenere le mani lontane dalle armi. << Puoi anche non accettare le mie decisioni. In tal caso, però, sei fuori. Non potrai più contare sul nostro aiuto, non avrai più a che fare con noi. Puoi sempre chiedere asilo alla tua vecchia amica. Sono convinto che katsuragi ti accoglierebbe nonostante tutto ... come Ritsuko e la rossa. Scegli pure. Ma se decidi di restare, farai quello che dico senza discutere >>.
<< Questo è un ricatto >> protestai. << Sai bene che lì non sono al sicuro. Sai bene che non sarò mai al sicuro. Lo hai detto tu stesso >>.
<< E' vero >> replicò serafico. << Non sarai mai al sicuro. E chi lo è a questo mondo? Allora cosa vuoi fare? >>
Appunto! Non sapevo (e ancora non so) cosa rispondere. Avrei dovuto tacere e lasciare che la discussione finisse lì, in quanto ero consapevole di non avere argomenti per continuare, ma all'occorrenza so essere davvero testardo oltre che, qualche volta, vagamente infantile.
<< La libertà di scelta che mi riconosci è una farsa >> continuai più per insano orgoglio. << Non mi hai mai lasciato una scelta. Almeno potresti degnarti di spiegarmi cos'hai in mente. PERCHE' NON LO FAI? >>
<< PERCHE' NON ASCOLTI!!! Pensi di non avere scelta? Hai ragione! Ma chi ce l'ha veramente? Ti sei mai chiesto se anche gli altri ne abbiano mai avuta una? Ti sei mai chiesto se tutte le persone che hai incontrato possano scegliere come vivere su questa terra? Ti sei mai chiesto se noi abbiamo mai avuto una scelta o credi davvero che il sogno della nostra vita sia combattere per amore di avventura in un mondo che puzza di cadaveri in decomposizione? Sul serio pensi che diamo peso a questa balla della casta di nobili guerrieri? I cacciatori sono signori della guerra. Pensi che i civili che hai visto poco fa o quella ragazza che ti faceva il filo vogliano davvero vivere sotto il giogo di quelle carogne?
<< Certo che non ci pensi!!! ... Perché poi dovresti farlo?! Shinji Ikari ha il complesso del paparino, non può essere abbracciato dalla mamma, viene sempre usato come una pedina, nessuno gli dice niente, nessuno lo capisce, nessuno lo accetta. Che importa degli altri, che importa cosa provano, come vivono, se si sentono usati, impotenti o schiavi di qualcosa o di qualcuno ... Prendi Asuka!  Ti chiedi mai cosa avrebbe voluto, cosa vuole, cosa le piace, cosa la disgusta, cosa ha passato, cosa la rende felice? Sai quale fosse il suo rapporto con il padre? Sai se la madre le ha voluto bene o no?  Non te ne frega niente se gli altri soffrono. Tu riesci solo a vedere te stesso >>.
<< ... Io salivo comunque sugli Eva >> provai a rispondere senza più convinzione, quasi sussurrando. << ...  Anche se avevo paura, anche se non volevo, io ... >>
<< Cosa vuoi, un grazie? >> mi interruppe. << Tralasciando le ovvie considerazioni sull'efficienza del tuo lavoro, non giocare la carta dell'eroe che combatte per la salvezza del mondo! Per ognuno di noi il mondo ha un volto, ha un nome. E' per quello che combattiamo. Tu combattevi per te stesso e non ci sarebbe niente di male se non fosse che ti odi abbastanza da boicottarti da solo. Ma finora chi è rimasto fregato siamo stati noi >>.
<< Io ho ... >> tentai.
<< ... Salvato Ayanami, si lo sappiamo. Un giorno dovrai dirmi se era davvero quello che volevi ... E comunque >> proseguì dopo alcuni respiri profondi e forzati, << tu vuoi spiegazioni, ma dimmi: a chi devo dare spiegazioni? Con chi dovrei parlare? Con lo Shinji Ikari che si accolla le colpe del mondo intero, perché altrimenti si sentirebbe il più inutile dei mocciosi, o con quello che le colpe le rifiuta tutte sputandole addosso al padre, alla "signorina Misato", a Kaji, a ME, giustificandosi con la scusa di essere stato sempre usato? E TU PERCHE' CONTINUI A FARTI USARE???? ... Almeno prova a far pace con la tua testa >> commentò ansimante, mentre si accomodava pesantemente su una sezione di tronco coricata sul terreno. << Quando imparerai a vivere? Che ti piaccia o meno il tempo passa. Non puoi farci niente, non hai scelta. Dovrai diventare adulto prima o poi. E se non ci riesci, anche se sopravvivessi, che vita sarebbe la tua? E' questo che vuoi per te stesso >> guardandomi dispiaciuto, << Shinji? >>
Cosa avrei potuto dire per replicare?­­­­­­
 
<< Orso, porta con te Ragazzo >> intervenne  Musashi << e dai un'occhiata in giro! Ci accamperemo qui ... E' un buon punto e non abbiamo riposato ... Già che ci sei >> lanciò una boccetta presa dalla tasca dello spolverino, << passagliene un po' sulla faccia così guarisce prima >>.
<< D'accordo >> rispose Orso afferrandola al volo. << Deve anche berlo? >>
<< No >> disse stremato Furia Buia. << L'interno è a posto. Ho già controllato >>.
<< Va bene. Andiamo, Ragazzo! >> ordinò il bestione incamminandosi senza aspettare una risposta. Io mi rassegnai a seguirlo.
 
<< Perché ci siamo fermati così presto? >> domandai ancora distratto quando fui certo di essere fuori dalla portata di orecchio e degli altri sensi del Paparino. << E' ancora giorno e potremmo fare altra strada >>.
<< Tieni, strofina bene! >> disse Orso porgendomi la boccetta che conteneva lcl. << Non lo hai visto? Non riusciva più a stare in piedi >>.
<< Com'è possibile? >> chiesi sorpreso.
<< E' spompato >> rispose. << E' da ieri sera che ci sta proteggendo con il suo at-field. Mantenere la concentrazione per così tanto tempo è dispendioso e modellare la difesa su ognuno di noi richiede uno sforzo anche maggiore. Cosa pensavi ... >> cogliendo il  mio stupore, << che fosse una macchina? >>
<< Quindi, non ha neanche dormito? >>
<< Direi proprio di no. Questo dovrebbe farti cambiare idea sul suo conto visto che ha protetto anche te >>.
<< E perché? In fondo ha solo difeso i suoi fratelli ... e me, che sono il suo investimento >>replicai scostante, sebbene in fondo mi sentissi in torto per il solo fatto di aver formulato un simile pensiero.
<< Certo che sei ottuso! >> esclamò il bestione tirandomi un pugno sulla testa, << ... quasi quanto lui >>.
<< Non è vero. Non sarò mai come lui >>.
<< Questo ti rende fiero o ti delude? >> domandò incenerendomi all'istante. << Ascolta! Il fatto che tu creda o voglia credere che il nostro ottuso fratellino abbia in mente di sfruttarti, solo perché così hanno fatto anche gli altri, non significa che tu abbia ragione. Dovresti, almeno ogni tanto, concedere il beneficio del dubbio. E poi, anche se noi avessimo un piano (e ce l'abbiamo) e tu ne facessi parte, credi davvero che per noi addestrarti e proteggerti sia la soluzione più efficiente ed economica? Beh, non è cosi; anzi, è esattamente il contrario >>.
<< Lo capisco, ma almeno potrebbe parlarmene, aiutarmi a capire >>.
<< Non è proprio nel suo stile ... ma forse pensa che non sia ancora il momento. E lo penso anch'io >>.
<< Non sono poi così stupido. E sicuramente non andrei a raccontarlo in giro >> risposi un po' indispettito.
<< Non è questo >> Orso arrestò il passo, iniziò a fissare il terreno come se avesse potuto trovarvi le parole che stava cercando.<< Inoltre, ad essere precisi, neanche ti obbligheremmo ad accettare la nostra ... visione delle cose. E' che non senti ragioni. C'è qualcosa che devi assolutamente risolvere, altrimenti non sarai d'aiuto né a te né agli altri. Lo so >> continuò riprendendo a camminare << che ti abbiamo detto che è sempre bene non fidarsi ma tu parti dal presupposto che noi non ne meritiamo affatto >>.
<< Beh, non è vero >> replicai. << Mi fido di te e di Musashi >>.
<< Si ma solo perché il nostro atteggiamento è diverso. Devi considerare che noi siamo più di una squadra, siamo una famiglia. Se non ti fidi di lui, allora non puoi fidarti neanche di noi. Non lasciarti ingannare dalle apparenze, per quanto anche secondo me Paparino a volte esagera. Prova almeno a pazientare. Male che vada, con noi farai esperienza e potrai capire se ne è valsa la pena oppure no. Ah, ti tolgo subito ogni dubbio: puoi essere bravo quanto vuoi ma nessuno può farcela da solo >>.
<< E se sbagliassi? >> domandai.
<< Cerca di uscirne almeno vivo >>.
<< Però, ha praticamente fissato per me due combattimenti. A fidarmi rischio di rimetterci la vita >>.
<< ... In fondo sai che ha ragione: non hai molta scelta. Chi ti dice che questo non sia l'unico modo che hai per salvarti? >>
<< E se non ci riuscissi? >>
<< Cosa ti spaventa di più: morire o fallire? >>
<< Scusa, ma non noto la differenza >>.
<< Magari un giorno la vedrai. Adesso basta, però, mi hai fatto parlare troppo. Mi verrà di nuovo fame >>.
 

 
*****
 
 
I giorni successivi trascorsero incolori senza avvenimenti degni di nota; li attraversammo fingendo (almeno io) che non fosse accaduto nulla.
Ho continuato a svolgere diligentemente gli esercizi che mi proponeva Furia Buia, evitando naturalmente di fare commenti; gli allenamenti con Orso e Musashi hanno, invece, subito un'accelerata ... ovviamente su mia specifica richiesta. Per il resto, ho cercato di assorbire tutte le informazioni che potessero tornarmi utili ma non abbiamo più affrontato alcun argomento "delicato".


Siamo tornati al villaggio ieri sera. Rischiarato dalla solita gigantesca luna, appariva davvero minuscolo, se confrontato con il paese che avevamo lasciato con emozioni contrastanti, e silenzioso ... forse troppo silenzioso.
Ronin e i suoi si erano allontanati qualche giorno prima del nostro ritorno (quanto vorrei che non tornassero!) e l'intero schieramento della Wille aveva temporaneamente smontato le tende per ulteriori attività di ricerca e pattugliamento. E' stata una gioia scoprire che Suzhuara aveva mantenuto la promessa di occuparsi di Ayanami. Adesso la mia fata turchina presidia in pianta stabile l'infermeria, garantendo un ancora limitato, ma pur sempre prezioso, primo soccorso.
<< C'è molto da studiare >> confessò mentre mi visitava su ordine delle mie balie. << E devo richiedere altre attrezzature >>.
Non disse altro se non un laconico, alla fine: << fatto! Non hai niente >>.
Ancora seduto su uno sgabello, osservandola allontanarsi con il suo passo lento e leggero e poi sparire silenziosa dietro una delle porte che affacciavano sullo stanzone per i degenti, ho realizzato che neanche io avevo voglia di parlarle, ma per altre ragioni: lei non era la mia Ayanami.
Forse non sarei riuscito a parlare neanche con l'altra.

Mi sarebbe utile, invece, instaurare un dialogo con il donnone che serve da mangiare e cura la stanza in cui dormiamo quando siamo al villaggio. E' già tanto che abbia mostrato segni di tollerare con meno fatica la mia presenza ma non credo sia sufficiente per scongiurare il rischio che sputi nel mio piatto.
Ieri sera, approfittando del fatto che la sala era praticamente vuota (era presente Matsuda sempre defilato vicino all'uscita, mancava invece il grande capo), fatta eccezione per un paio di avventori addormentati ed ubriachi, i miei compagni di viaggio mi hanno impartito in gran segreto le prime lezioni di "bevuta" per aiutarmi a scoprire il mio limite di tolleranza e prepararmi a reggere degnamente eventuali futuri rapporti con altri cacciatori senza far precipitare troppo la percezione del mio indice di pericolosità.
 
 
*****
 
 
Mi piace stare qui, da solo, a guardare il panorama. Il muretto su cui siedo (o, meglio, uno dei suoi tronconi ancora "agibili") è stabile, nonostante le apparenze, e la stabilità è sempre stato un mio pallino.
Ma è alla mutevolezza delle acque del lago che miro. E' come se mi invitassero a raggiungerle in cambio della rivelazione di chissà quali segreti.
Visto che tutto sta cambiando - o almeno adesso inizio ad accorgermene - devo affrettarmi ad abituarmi più alla mobilità e all'incertezza dell'acqua che alla fissità della terra. Si, devo assolutamente imparare a nuotare!
Chissà se Asuka sa nuotare? Non la vedo da quel giorno.
Ad essere sinceri non ho pensato molto a lei perché troppo preoccupato da questioni di mera sopravvivenza (come aveva detto Furia Buia, io alla fine penso solo di me). Questo mi fa sentire un po' in colpa dal momento che, nonostante il distacco e l'insofferenza che mi ha dimostrato, sono vivo grazie a lei. Lei è l'ultima persona della mia vecchia vita con cui posso affermare di avere una specie di rapporto.
Kaji e la signorina Misato non li ho ancora visti, so solo che sono a conoscenza della piega che ha preso la mia vita e che, a quanto pare, non sono contrari ai piani che il monocolo ha elaborato sulla mia persona. Questo lo so perché me l'ha detto il Paparino.
Non so, invece, se il loro gradimento dipenda dal fatto che lontano dalla Wille ho più possibilità di sopravvivere o di essere ucciso.
Visto che il wunder è ormai prossimo all'atterraggio, forse più tardi potrei provare a cercarla, magari per chiederle come è andata la missione o, semplicemente, come sta. La conosco così poco, non l'ho mai conosciuta veramente. Non che lei si sia mai sforzata di condividere i suoi pensieri con me, ma neanche io, lo ammetto, ho fatto i salti mortali per accorciare le distanze.
Provo a ideare qualche battuta e a fantasticare su improbabili scene comiche con l'unico scopo di farla ridere, un po' come stranamente (e involontariamente) mi era riuscito con quella ragazza che ho salutato a malincuore senza neanche chiederle il nome.
Si, Asuka deve averne davvero un gran bisogno considerata tutto quello che ha affrontato in questi anni.
Oppure potremmo restare qui, da soli, su questo muretto e parlare un po' ... così giusto per sgretolare i muri della nostra reciproca ignoranza.
Mi domando cosa si provi ad essere abbracciati da quella guerriera dai capelli rossi: sarà fredda e distaccata o calda e gentile come la ragazza dai capelli neri? Chissà che sapore ha la sua pelle!?
Scuoto la testa per arginare la pericolosa deriva dei mie pensieri e spegnere il fuoco che inizia a divampare sulle guance.
No, è troppo lontana perché una simile confidenza possa instaurarsi tra noi, divisi da un oceano immenso e profondo che non saprei come attraversare. E, a dire il vero, non sono neanche sicuro che vorrei attraversarlo. L'istinto mi mette in guardia: se fosse troppo vicina potrebbe ferirmi o, peggio, potrei farla soffrire, deluderla ancora una volta, perderla per sempre.
Ma, soprattutto, perché sento il bisogno di avvicinarmi a lei? Perché dovrei pensare a lei ... in quel modo? Non l'ho mai fatto. Deve essere a causa della moretta che non ama i cacciatori ... proprio come Asuka.
 
Il "dolce" Paparino sta arrivando, è a meno di cento metri da me e deve avere l'occhio in modalità "on" perché percepisco il suo campo di forza. Quasi quasi ne approfitto per fare una prova.
Rallento il respiro, come mi ha insegnato, cercando di spostare l'attenzione sull'ambiente che mi circonda; la mente deve essere sgombra.
Riesco a "vedere" il muro in buona parte della sua lunghezza, i punti in cui è crollato, le macerie appoggiate sulla strada di cui riesco a contare anche i buchi; vedo il lago, le leggere increspature dell'acqua; vedo la riva opposta e l'ombra delle formazioni montuose che sembrano costeggiarla.
Niente di ché! Probabilmente sto solo "pescando" dalla memoria.
Mi raggiunge, infine, un'immagine, la sua: cammina dinoccolato e un po' curvo, insolitamente rilassato. Ha i capelli appena spettinati, un accenno di barba non uniforme e il suo solito completo nero. Non riesco a scorgere le sue armi e non vedo lo spolverino che indossa sempre come se fosse una seconda pelle.
E' chiaro: faccio schifo!!! Devo essermi immaginato tutto.
<< Smetti di sognare! >> adesso è proprio dietro di me. << Muoviti, abbiamo una missione da compiere! >>
Mi volto lentamente senza dire una parola; mi sono ripromesso di adottare una strategia di opposizione passiva: non reagirò più in modo squilibrato e infantile come l'ultima volta (l'ultima di tante), ma non scatterò mai più prontamente sugli attenti ogni volta che mi impartirà un ordine.
Questa volta, però, vorrei davvero rimettermi in piedi anche perché i secondi di tolleranza che mi sono imposto sono già trascorsi, ma non ci riesco. Furia Buia è esattamente come l'avevo visualizzato: niente armi, niente cappotto, i capelli un po' spettinati, la barba. Possibile che ci sia riuscito?
<< Sei diventato sordo?! >> mi riprende mentre accenna ad incamminarsi lungo la discesa. << Dobbiamo andare >>.
<< Dov'è finito il tuo giaccone? >> domando eseguendo finalmente l'ordine.
<< A lavare, è ovvio >>.
<< E le tue armi? >>
<< Non me le hanno cucite addosso. E visto che non c'è nessuno ... >>
Scuoto la testa per bloccare sul nascere ogni inutile divagazione. << Deve essere stata una coincidenza >> mi dico.
<< ... Hai detto che abbiamo una missione da compiere, vero? >>.
<< Si, è anche molto importante >>.
<< Di che si tratta? >> insisto camminando dietro di lui a qualche passo di distanza.
<< Dobbiamo fare un po' di spesa per Mami >> mi spiega. << Oggi si mangia pesce >>.
<< Missione impossibile, quindi! Cosa le serve? >>
<< Solo il pesce >> risponde canzonatorio.
<< Soltanto?! ... E dove lo troviamo? >>
<< In tabaccheria! >> esclama orgoglioso come se quella insulsa battuta meritasse un applauso. << Anche i pesci hanno diritto ad una buona fumata ogni tanto >>.
<< Divertente >> rispondo storcendo la bocca.
<< Mai come la tua domanda. E' chiaro che ci tocca pescarlo. Prenderemo in prestito una delle barche ancorate a riva >>.
<< Cioè ... >> arrestandomi di colpo, << ... cioè dobbiamo per forza prendere la barca? >>
<< Beh, non mi pare il caso di raggiungere il centro del lago a nuoto. Tu >> fissandomi con la coda dell'occhio buono << non sai nuotare, vero? >>
<< N-no. Magari posso ... >> la mia gola si chiude come una tagliola intrappolando le parole.
<< ... Farai bene a non cadere, allora >> riprende dopo aver atteso invano che concludessi la frase. << Sai, neanche io sono un gran nuotatore ... ma, a differenza di te, so stare a galla >> commenta allargando la bocca in un sorriso all'apparenza genuino.
 
Quindi, se va male sono guai!
 
Saliamo su una piccola barca a motore legata ad un palo di sostegno di una breve e instabile passerella formata da pannelli in legno per la maggior parte marciti.
Non riesco a spiccicare parola, non riesco a pensare.
E' vero, voglio imparare a nuotare, ma preferirei non fosse oggi e non in compagnia di Furia Buia, un pessimo nuotare dal pessimo carattere.
Evito di guardare l'acqua mentre solchiamo le piccole onde prodotte dall'elica, optando invece per una meticolosa indagine dell'imbarcazione alla ricerca di qualche imperfezione o micro-fessura che giustifichi un rapido ritorno a riva.
Furia Buia sembra, invece, rilassato mentre regge la leva del timone, fissa il panorama davanti a sé con aria insolitamente serena.

Ci fermiamo dopo una decina di minuti di traversata silenziosa, a parte il rumore dei cavalli che scalciavano dentro la scatola del motore. Dopo essersi guardato intorno, mi dice compiaciuto: << siamo arrivati. Apri la scatola delle esche! >> indicando dietro di me un cofanetto in acciaio ormai arrugginito appoggiato su un piccolo rialzo a prua.
Ubbidisco con la mia autoimposta lentezza. Sorpreso, però, scopro che la scatola è vuota e, ancora accovacciato sulle gambe, mi sovviene che nella barca non ho notato attrezzature da pesca.
<< Deve essere stato uno sbaglio! >> conclude il mio cervello che si sforza di sposare la soluzione più logica, ma il mio stomaco lancia fitte che mi feriscono risalendo fino alla base della nuca. Ho un brutto presentimento!
Mi alzo di scatto, ma è ormai troppo tardi. Si era già avvicinato di soppiatto.
Ho avvertito la spinta prima di poter fotografare il movimento delle sue braccia ... e sono già sott'acqua.

<< Non so nuotare, non so nuotare! E' scura ... E' gelata >>.
Sputo anche l'anima riemergendo con violenza come se la spinta delle mie gambe potesse farmi spiccare il volo, ma non sono un delfino e il lago mi risucchia immediatamente, lasciandomi appena il tempo di aprire la bocca per ingurgitare tutto l'ossigeno del mondo, mentre provo a schiaffeggiarne la superficie con ampie manate, quasi a voler cercare quella base solida d'appoggio che le gambe non avevano trovato.
<< Aiutami! >> tossisco terrorizzato allungando fino allo stremo il braccio verso Furia Buia che mi fissa con le mani appoggiate al bordo dell'imbarcazione. << Aiutami! >> grido ancora prima di ridiscendere.
<< Nuota! >> lo sento dire mentre con le braccia provo a grattare l'acqua per strisciare fino alla salvezza. << Non farti prendere dal panico! Ricorda il principio di Archime ... >>
Di  nuovo sotto il pelo dell'acqua, vedo la sua immagine ondeggiare e deformarsi.
<< Aiutami, ti prego! >> rantolo dopo un'altra emersione.
<< Affogherai se non trovi il ritmo. Non essere scomposto! Muovi le gambe, le gambe! >>
<< Non ci riesco >>
<< Sei solo nel panico. Fa' come ti d... >>
Di nuovo giù, non sono in grado di pensare a niente, so solo che non posso respirare sott'acqua, non devo aprire la bocca. Aria, aria, non voglio morire annegato.
La mia testa è nuovamente fuori, la piego all'indietro fin quasi a spezzarmi il collo. << Respiro ancora, respiro ancora >>, mi dico a mente per rincuorarmi. << Riesco a non affondare >>.
<< Ecco, bravo, stai imparando finalmente. Ancora un po' e avrai fatto il primo passo. Non essere troppo teso, se ti viene un crampo sei finito >>.
<< No, un crampo no! Resta calmo, resta calmo! >> ripeto con un filo di voce per non svuotare i polmoni.  Non voglio morire. Devo restare calmo >>.
<< Se non ti lasci governare dalla paura >> Furia Buia sembra divertirsi a fare la parte del professore, << puoi usare le armi di cui disponi. In questo caso puoi correttamente applicare il principio di Archimede secondo cui un corpo immerso in un liquido ... >>
<< Fammi salire! >> gli ordino disperato.
<< ... Dicevo >> prosegue, << ... immerso in un liquido, riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del volume del liquido spostato. Ti dice niente? Sei andato a scuola, vero? >>
<< Si, sono andato a scuola >> gli rispondo nella sciocca illusione che questo possa in qualche assurdo modo convincerlo  a riprendermi a bordo.
<< Quindi? >>
<< Non lo so >> piango. << Non so cosa fare >>.
<< Tu no, ma il tuo corpo si. Stai parlando con me e la tua testa è ancora fuori dall'acqua. Adesso cerca di coordinare il movimento di gambe e braccia >>.
E' vero, mi muovo ancora in modo scomposto, faccio fatica, ma riesco a rimanere a galla. << Riesco a galleggiare! >> esclamo, rincuorato, giusto un attimo prima di ingoiare un litro d'acqua. Tossisco e sputo mentre cerco di vincere il senso di soffocamento e di ributtare aria in un petto che non ne vuole sapere di espandersi.
<< Ecco! Ancora un po' e potrai raggiungermi. Ancora uno sforzo e potrai fare un altro passo >>. Le parole di Furia Buia mi suonano come una minaccia, ma devo andare per gradi, devo prima raggiungere la barca.
Spingo sulle braccia come fossero remi, sforzandomi di mantenere, invece, il busto dritto mentre penso: << non mi coricherò sull'acqua e non sbatterò i piedi. Non se ne parla. Sì, cosi! Ancora un po', ci sono quasi >>.
Assaporo finalmente il contatto con la solidità del legno. << Ce l'ho fatta! >> ruggisco trionfante. << Adesso aiutami a salire! >>
<< Non se ne parla, Ragazzo >>.

Ancora panico. Cosa vuole da me?  << Perché? Hai visto, so stare a galla adesso. Il grosso è fatto. C'è tempo per imparare a nuotare. Ti prometto >> supplicante protendo una mano verso il monocolo << che mi allenerò ogni giorno. Diventerò un nuotatore provetto. Per favore, aiutami a salire! >>
<< Puoi farcela da solo >> risponde Paparino ora in piedi e con le braccia incrociate al petto.
Lo prendo volentieri per un permesso a tirarmi fuori dall'acqua e artiglio così il bordo della barca con lo stesso braccio che avevo alzato in supplica, lanciando anche l'altro per issarmi.
Un calcio sulla mano mi fa perdere la presa e i centimetri di asciutto che avevo conquistato.
<< Ma che diavolo fai? >> impreco per lo shock dopo essermi stabilizzato. << Cosa vuoi da me? >>
<< Hai fatto il primo passo. Adesso tocca al secondo. Perché non hai mai cercato di imparare a nuotare? >>
<< E' questo il secondo passo? Rispondere ad una cazzo di domanda che potevi farmi a terra? ... Perché >> mi affretto comunque a dargli ciò che vuole visto che, se non collaboro, posso dimenticarmi la salvezza << gli uomini non sono fatti per nuotare, perché vivevo in una maledetta città, pilotavo un maledetto robot. E soprattutto le acque erano avvelenate. NON MI SERVIVA IMPARARE A NUOTARE! >>
Vorrei che le mie parole si trasformassero in veleno e che l'aria le portasse fin dentro le sue narici, così da ucciderlo all'istante. 
<< Di cosa hai paura adesso? >> insiste Furia Buia.
<< Di affogare! Non ci arrivi da solo, maledetto? >>
<< Non affogherai per il momento. Quindi, te lo chiedo di nuovo: di cosa hai paura adesso? Concentrati! >>
<< Ok >> mi dico, << deve essere un altro esercizio. Concentrati Shinji! Devi solo eseguirlo. Lo sai fare. Devi solo concentrarti e rispondere a quello schifoso bastardo. Respira! Mantieni la calma! >>.
<< L'acqua è scura >> rispondo dopo una manciata di secondi o un'eternità. << Non vedo niente e mi spaventa non sapere cosa c'è sotto di me. Inoltre, l'acqua non è il mio elemento, e, se ci fosse un predatore, non potrei difendermi >>.
<< Si ... il tuo cervello conserva il ricordo ancestrale di quando eravamo prede indifese e avvicinarci ad uno specchio d'acqua significava contrattare con la morte. E' qualcosa, ma non basta! >>
<< Ho detto la verità >> confesso disperato al solo pensiero di dover restare ancora a mollo. Cosa ci sarà qui sotto? E se qualcosa mi trascinasse giù?
 
Frammenti discontinui di immagini mi accecano come il flash di una foto sparata a corta distanza; suoni distorti, rumore di motori, il ruggito di un Eva, una sedia che si rompe, voci, voci, milioni di voci ignote si scontrano e sovrappongono nella mia testa; odore di sangue e carne rancida, di umido e sudore, l'odore di mia madre; ferro e sabbia tra le mani, i pugni di Toji, una carezza, la mano di Misato, il corpo di Ayanami; il gusto di un bacio, il sapore delle mie lacrime, il sapore di un caffè bollente.
L'acqua, l'acqua è rossa, orribilmente rossa, le mie mani toccano qualcosa. Sono grumi e brandelli di corpi, sabbia tra le mie mani, il collo di Asuka tra le mie mani. Perché tutto quest'odio? Perché devo ascoltarvi? Perché nessuno mi vuole?
Un altro pugno e sono a terra. Non uccidetemi! Il treno della mia mente, il mio rifugio, sono solo. << Prendetevi cura di me!!! >> . << Volevo solo essere accettato, volevo solo sapere che non sono inutile >>. << Papà, cos'hai fatto? >>. << Mamma aiutami! Mamma, ... io non ti vedrò più! Ci ho provato, ma ho fallito, ho distrutto questo mondo! >> ... No, no, no, no, non l'ho distrutto io, è stato mio padre, è stato lo 01, è stato l'Angelo, è stata Misato - non doveva dirmi di seguire il mio desiderio - il mio desiderio ...
Morte a tutti, anche a me stesso!
 
Svegliati!
 
Sono di nuovo in me. Devo riavvicinarmi alla barca.
Mi muovo meccanicamente, non percepisco il mio corpo, ma solo i dardi infuocati che colpiscono il mio stomaco (potrei essere inghiottito o mangiato da un momento all'altro). << Devo pensare solo a salvarmi >> recito muovendo solo le labbra, << devo pensare solo a questo >>.
I miei polpastrelli aderiscono alla pancia della barca con tanta forza che quasi spero riescano a legarsi chimicamente agli assi di legno che la compongono.
Ancora uno sforzo. << Ho capito! >> grido al monocolo con la voce rotta dall'emozione e dalla paura. << Ho capito. Fammi salire e te lo spiego. Fammi saliiiire! Ti prego! >>
<< Ci siamo quasi. Non mollare proprio ora! >>
Quel maledetto non ne vuole sapere di farmi uscire. Potrei essere sbranato, ma da cosa? Osservo terrorizzato l'acqua che mi copre fino al petto, provo a spingere lo sguardo il più a fondo possibile in quel nero senza fine. Potrei vedere qualcosa. Oddio! Qualcosa sta risalendo, una macchia rossa, Asuka: << arrenditi! >> mi dice. << Arrenditi! Scendi con me! Non vuoi essere una cosa sola con me? Lo sai che te lo meriti. Lo sai che è quello che vuoi >>.
<< Non  è vero >> rispondo al fantasma. << Volevo salvare te. No, volevo salvare Ayanami, Ayanami....Ayana ... >>
Davanti a me non c'è Ayanami, ma il suo gigantesco volto, come nel sogno.
<< Cosa sei? Che cosa ti hanno fatto? Che cosa ho fatto? >>
Qualcosa mi sfiora la gamba. Adesso...

 
                                   BASTAAAAA!
 
La mia mano si abbatte sul bordo della barca, ma non riesco a trarmi in salvo perché ne sradico la porzione che avevo appena arpionato.
<< Lasciami salire, maledetto! >> sbraito contro Furia Buia mentre con gli occhi in fiamme riesco quasi a saltar fuori da quell'oscurità.
<< Se non vuole aiutarmi >> mi dico, << salirò con la forza >>.
La pianta del suo scarpone centra in pieno il mio viso sventando il tentativo di arrembaggio, ma avevo riconquistato il contatto con la salvezza e non l'ho ancora perso.
Riapro gli occhi per individuare posizione e distanza del nemico; tutto il coraggio svanisce alla vista di quell'occhio rosso, aperto, minacciosamente fisso su di me. La Furia si è tolto la benda, questo significa che non ne uscirò vivo.
<< Avevi promesso >> mi lamento cercando ugualmente di puntellare il mio ancoraggio avvicinando la mano ancora libera << che non mi avresti ucciso. Lasciarmi morire annegato è un modo per salvare le apparenze e la tua schifosa parola? >>
<< Ti lascerò morire >> risponde impassibile << se non risponderai con sincerità >>.
<< Cosa vuoi sapere? >> chiedo con la voce distorta dal pianto.
<< Perché hai distrutto il nostro mondo? >>
<< Ma, ma, ma >> sono sorpreso che proprio lui mi faccia una domanda simile, << mi avevi detto che non era colpa mia >>.
<< Ti avevo detto >> ribatte afferrandomi il polso << che non era soltanto colpa tua. Sta di fatto che il grilletto l'hai premuto tu. Quindi, rispondi! Perché hai premuto quel grilletto? >>
<< Per salvare Ayanami! Era stata inghiottita da quel mostro. Non potevo abbandonarla. Tu che avresti fatto al posto mio? Aveva lottato per difenderci, per difendermi. Non volevo lasciarla >>.
<< Ma lei, come te, sapeva a cosa andava incontro entrando nel suo Eva e sapeva benissimo che la sua era un'azione suicida. Mi sono documentato e trovo che, dati i risultati, la tua Ayanami sia stata davvero stupida >>.
<< Non osare insultarla! Se l'Angelo avesse vinto adesso saremmo tutti morti, tutti. Lei ci ha provato ed era pronta a sacrificarsi >>.
<< Ma tu non eri pronto a sacrificarla, vero? >>
<< No! Combattevamo insieme, era mia amica. Non potevo ... Tu non abbandoneresti i tuoi amici >>.
<< Ma io non sono uno schifoso egoista, come te. Dai, ammettilo! >> sorride sprezzante mentre io fatico a credere a ciò che sento. << Ti sei immedesimato in lei, sola e abbandonata, dimenticata da tutti ... come te >>.
<< No, non è vero. Ma che stai dicendo? Non ti capisco >>.
<< Anzi no >> la Furia si sporge in avanti fissandomi con il suo occhio spaventoso, a differenza dei miei che sono già "spenti". << Temevi di rimanere solo, vero patetico vigliacco? >>.
<< Io avevo già lasciato la Nerv, non ne volevo più saperne di tutta quella merda >>.
<< Ma sei tornato. Lo hai fatto per salvare il mondo o per salvare lei? >>
<< Ti sbagli, volevo salvare Ayanami perché ho visto che era in pericolo ... e il mondo perché dovevo provare >>.
<< C'era il dummy-system a guidare il tuo 01. Non servivi più a niente. Non hai mai voluto pilotarlo e alla fine ti svegli e scopri che vuoi fare l'eroe? PERCHE' PROPRIO TU? >>
<< MI ERA RIMASTA SOLO LEI!!! >> 
Partorita dalle mie oscure profondità, quella frase azzanna il mio cuore come uno squalo farebbe con le mie gambe. So già che è solo il primo morso perché ...dagli abissi di Shinji Ikari non può uscire nulla di buono.
<< E Misato, Kaji, i tuoi amici? Loro non erano niente per te? Non hai pensato a loro quando sei salito a bordo di quella bestia di metallo? >>
<< Io credevo di aver ucciso Asuka, per colpa di mio padre che mi ha tradito, che mi ha obbligato a guardare mentre la facevo ... lo 01 la faceva a pezzi. Non potevo perdere anche Ayanami! >>
<< E quindi, fanculo tutti, vero? >>
<< Io non sapevo che, salvandola, avrei rischiato di distruggere tutto >>.
<< E se l'avessi saputo, cosa avresti scelto, l'umanità, e quindi Misato, Kaji, Toji e chissà chi altro... o lei? >>
<< Non lo so! Non lo so! >> ti prego non farmelo dire.
<< Andiamo! Alle volte sei così bravo a prenderti tutte le colpe. Ma quando ti accusano di aver condannato tutti noi, tiri fuori la storia che almeno una persona l'hai salvata, come se questo potesse redimerti agli occhi del mondo. Avanti, dimmi almeno perché lei. Non te la scopavi, probabilmente a mala pena riuscivate a parlarvi. O forse sentivi l'odore della mamma ? >>
<< Basta! Smettila! Perché mi fai questo? >>
<< Non la smetto perché appena sei tornato hai scatenato di nuovo l'inferno >>.
<< Mio padre, mio padre ci ha ingannati. Io pensavo di riportare tutto a com'era quattordici anni fa >>.
<< Tuo padre ti conosce meglio di te. Se non è stata colpa tua perché combinare tutto quel casino? >>
<< Perché potevo farle qualcosa. Così nessuno mi avrebbe considerato il mostro. Io non sono un mostro! Mi avrebbero accettato di nuovo, mi avrebbero elogiato. Non sarei più rimasto solo! >>
<< Ma sentilo! Neanche in quel momento te n'è fregato un cazzo degli altri. Il moccioso stava pensando a come evitare le conseguenze delle proprie azioni. E' vero, all'epoca ti era rimasta solo quella Ayanami; adesso sei solo, non c'è neanche lei ... Te lo chiedo ancora una volta e, se non mi dici la verità, ti affogo con le mie mani! Perché lei e non gli altri? Perché lei? Perchè lei? >>
<< Te l'ho detto: non mi era rimasto nessun altro. Mio padre, la signorina Misato mi avevano tradito, mi avevano mentito. Tutti i miei sforzi ... inutili. Non mi era rimasto più niente >>.
<< Avresti salvato il mondo se avessi saputo cosa sarebbe successo? RISPONDI! >>

Messo alle corde, nudo davanti allo specchio, mi sforzo di sostenere la visione dello Shinji Ikari che si rivela, riflesso davanti a me. Ma forse sono io l'immagine riflessa e posso solo copiare il movimento delle labbra.
<< No, non l'avrei salvato! >> confesso a me stesso. << Non mi importava niente ... di nessuno, neanche di me. Volevo soltanto salvare lei >>.
<< E tu sai perché era così importante per te salvarla, vero? >>
Rispondo con un cenno affermativo del capo prima di appoggiarlo al fianco della barca. Non richiesta la verità si è rivelata, orrenda e oscena, alla mia coscienza. Non posso credere che sia davvero questa, sento le forze abbandonarmi, non mi interessa se morirò annegato o nella pancia di qualche pesce gigantesco. Se ora non sono in fondo al lago è perché Furia Buia regge il mio peso tenendomi la mano.
<< Perché ero stanco >> spiego rassegnato e incolore << di attendere l'approvazione di mio padre, ero stanco di quel mondo tossico, ero stanco di lottare, di fare quelle esperienze orribili solo per non essere abbandonato. Ma soprattutto ero stanco di sentirmi inutile, come se fossi nato con due piedi sinistri. Dovevo dimostrare a me stesso che potevo salvarla >>.
<< E lei era l'unica persona cara che, in quel momento, potevi salvare >>.
<< No! >> esclamo con un inopportuno orgoglio per la mia scoperta, vile nudità, fissando l'attenzione sull'occhio sinistro, ormai spento, di Furia Buia. Adesso so qual è la risposta del mostro. Anche lui dovrà ascoltarla e guardare il suo volto, che è il mio. << Lei era l'unica che mi serviva salvare!  Mio padre non era riuscito a salvare mia madre e non poteva salvare lei. E io sarei riuscito dove lui aveva fallito. Io .... Io non sono inutile, e non voglio essere buttato via! >>
Espello lacrime incandescenti cariche di dolore e disgusto. Sono un mostro, soltanto un mostro. Non c'è speranza per me. Sono perduto.
 
<< ... Come ti senti adesso? >> mi domanda il monocolo dopo un profondo sospiro, come se si fosse liberato di un peso.
<< ... Mi faccio schifo! >> rispondo a fatica in preda a conati di vomito.
<< A nessuno piace l'immagine che vede riflessa nello specchio. Ma non puoi passare la vita a voltarti dall'altra parte! Prima o poi devi farci i conti >>.
<< Ti capirò se vorrai lasciarmi annegare >> gli dico. << Non è importante che qualcun altro mi abbia messo in mano una pistola carica perché avrei sparato comunque. Era solo questione di tempo. La verità è che sono nocivo. In un modo o nell'altro riesco sempre a fallire o a fare del male. Tanto vale che non faccia niente! >>
<< Probabilmente tuo padre contava proprio su questo. Ascolta, Shinji! Lo so che tu sei e ti senti il centro del tuo mondo, ma devi toglierti dalla testa la convinzione di essere speciale! E non lo dico per offenderti. Di speciale c'è solo la portata cosmica che hanno le tue azioni. Se avessi vissuto un'esistenza meno "anormale", saresti stato come tanti altri, con enormi problemi e una famiglia di merda e avresti comunque fatto soffrire le persone a te più vicine. Ma che si tratti di grandi o di piccole cose, la sostanza è la stessa: non hai scelta!
<< Se ti rifiuti di riconoscere le tue debolezze, i tuoi lati spiacevoli, le ferite del tuo passato, vivrai perseguitato dalla tua ombra. E guai se dovesse prendere possesso di te nei momenti più critici ... perché non sopravvivremmo ad un terzo tentativo di distruzione. Anche su questo non hai scelta. Che ti piaccia o no, tu sei Shinji Ikari e quello che fai ha effetti sul mondo. Si potrebbe dire che questo è ... >>
<< ... Il mio talento e il mio destino >> concludo la frase stentando un sorriso amaro.
<< Si, volevo usare proprio queste parole >>.
<< Me le hanno già dette, solo non ricordo chi e soprattutto non ricordo di averle mai sentite >>.
<< ... Ragazzo, non si può mai tornare indietro. Perciò, devi accettare ciò che hai fatto ed anche quella parte di te che non ha niente di eroico o di "positivo". Non tentare di fuggire perché i tuoi stessi fantasmi e le azioni che hai compiuto potrebbero un giorno indicarti la via d'uscita. Anche in quel mostro che chiami "Shinji" c'è il tuo talento e il tuo destino >>.
<< Trovi giusto che io viva dopo quello che ti ho rivelato? >>
<< La giustizia di cui parli può accontentare quella gente >> sbotta indicando il villaggio, <<  non me. E non deve accontentare neanche te, perché tu chiameresti giustizia solo il tuo senso di colpa. Ma TU >> mi prende per la maglia tirandomi quasi completamente fuori dall'acqua, << TU puoi fare l'impossibile: accettare la tua responsabilità, accettare le conseguenze di quello che hai fatto, smettere di fuggire sopportando anche l'odio degli altri. Tu puoi accettare la fortuna di essere ancora vivo e di non essere solo, nonostante tutto, nonostante tutto quello che hai vissuto. Sfruttala! E forse, dico forse, riuscirai anche a rimediare a tutto questo casino. Ma, se rifiuti di provarci, sarai sbranato dalla tua ombra o, alla meglio, continuerai ad essere il cane di qualcuno e molte persone soffriranno ... Non puoi volere questo ,Shinji! >>

Furia Buia continua a tenermi sollevato quasi per intero dalle oscure e minacciose profondità del lago. Basterebbe uno strattone e finirei nella pancia della barca, ma non ho più tutta questa fretta. La sua presa salda mi infonde sicurezza, la sicurezza che non precipiterò nel magma incandescente della mia mente. In questo momento lui è il centro di gravità che contrasta la spinta centrifuga di tutte le forze che compongono la mia personalità e che, scoperte, cercano di sfuggire ai raggi del sole con la disperazione di vampiri che bramano il buio della cripta; o, forse inorridite, cercano solo di abbandonare il loro miserabile risultato.
Ormai quasi abbandonato da me stesso, la mia mente si aggrappa a qualunque cosa possa difenderla dalla disgregazione, trovandola in un pensiero finalmente accogliente e liberatorio: lui sapeva cosa sono, l'ha sempre saputo! Ha sempre ascoltato i miei racconti, ma non ha mai accettato di puntellare le mie giustificazioni con una pacca sulla spalla e una parola di conforto. Lui conosceva Shinji Ikari e, nonostante questo, lo ha accettato.
Mi sono odiato e ho odiato perché mi sentivo abbandonato; mi sono odiato perché avevo bisogno di essere accudito ed ho odiato le persone a cui mi aggrappavo perché un giorno anche loro mi avrebbero gettato come spazzatura. Adesso, invece, proprio adesso che abbandonerei volentieri me stesso alla follia e all'oblio, qualcuno non è disposto a lasciarmi pur sapendo cosa sono.
Voglio ricordare questo. Ho bisogno di ricordare questo ... e non le spalle di mio padre.
Se non fossi consapevole di rovinare tutto, abbraccerei Furia Buia per trasferirgli quei pochi brandelli di me che ancora meritano di essere salvati, per ritrovare un po' di pace. Ma non è possibile ... No, non devo fuggire!

<< Avanti! >> mi fa il Paparino compiendo un ultimo sforzo per estrarmi completamente dal freddo abbraccio dello specchio d'acqua. << Hai "camminato" abbastanza per oggi. Possiamo tornare >>.
<< No, aspetta! >> rispondo sorpreso da una inarrestabile frenesia. << Rimettimi in acqua! Dammi ancora qualche minuto! >>
Doveva aver previsto anche questo, perché alle mie parole il suo volto, sempre così serio, si rilassa per concedere spazio ad un sorriso gentile e soddisfatto.

Di nuovo giù, questa volta per mia scelta, provo a stendermi sulla superficie incostante muovendomi con lentezza, quanto basta per rimanere a galla, sospeso tra due mondi: l'acqua, con i misteri che custodisce sotto di me, e l'aria, con tutto ciò che svela ai miei occhi.
Anch'io sono così, sospeso tra due Shinji, nello stesso tempo luce e ombra, bene e male, grande e piccolo, speciale e ordinario. Il bianco e il nero di tutte le mie maschere scivolano via dalla pelle e dai vestiti; si spandono  come macchie di vernice sul pelo dell'acqua prendendo direzioni opposte, ma restando legate tra loro attraverso me che galleggio e che non ho più paura di affondare. Noto e ignoto sono altri attributi opposti, che si guardano a distanza come due amanti separati eppure desiderosi di riunirsi per condividere ognuno la propria metà dell'universo: che si tratti dell'universo di Shinji o del mondo circostante non fa differenza.  
Tu non mi piaci, Shinji Ikari, come io non piaccio a te. Ma non abbiamo scelta. Siamo legati l'uno all'altro e, se vogliamo combinare qualcosa di buono, dovremo imparare a collaborare.
 
<< Non hai paura che qualche mostro ti mangi? >> domanda semiserio la Furia.
<< No, perché in questo momento mi stai proteggendo >> rispondo mentre mi godo una serenità finora ignota che abbraccia il mio cuore.
<< Lo facevo anche prima, ma tu eri troppo spaventato per avvertire il mio at field >>.
<< Che vuoi farci? Avrai capito che odio le sorprese >>.
Con gli occhi chiusi mi sforzo di non ridere. Non ho nessun motivo per farlo, sarebbe inaccettabile farlo. Eppure i muscoli del viso se ne fregano della decenza e preferiscono ubbidire al moto della mia anima, che mi spinge a sfogare tutta la frustrazione in una feroce e infantile risata, e che mi incita a respirare come se finora avessi passato tutta una vita in apnea.
Un senso di liberazione e di leggerezza, entrambe dal sapore così primitivo e amorale, scintilla lungo il corpo come un convegno di lucciole e mi rinfresca come lo zampillare di acqua di fonte.
<< Devi imparare >> il Paparino ripassa la lezione << a controllare la tua paura o ti farà colare a picco! O, peggio, scatenerà la sua gemella, una rabbia insensata. Anche quella devi imparare a controllare >>.
<< Scusami  ...  per quello che ti ho detto prima. Ti prometto che mi impegnerò a non perdere la testa >>.
<< Non ti ho chiesto di reprimere la tua rabbia, perché ti servirà, esattamente come la tua paura. Devi solo essere più disciplinato e stabilire chi comanda nel tuo cervello malato! ... Adesso, però dobbiamo tornare >>.
 

 
*****
 

Le onde  prodotte dall'elica del motore non mi fanno più paura, ma non mi attirano come mi sarei aspettato; l'ebbrezza convulsa e folle di prima si è placata mentre la mia attenzione si focalizza su tutto e su niente, perché tutto e niente meritano la mia attenzione.
Sorrido valutando il danno che ho fatto alla barca. << E' tutto merito della disperazione >> rifletto, << se sono riuscito a tirar fuori dai miei sessanta chili scarsi tutta quella forza, come quando ho divelto il bracciolo protettivo davanti al sedile dell'entryplug ... solo per salvare Ayanami >>.
<< Arrivati a terra >> Furia Buia rompe il silenzio, << corri a cambiarti o ti ammalerai! >>
<< Il mio cambio è a lavare >> rispondo, << come il tuo spolverino. Ho un guardaroba decisamente povero >>.
<< Chiedi a Mami allora! Ti presterà il completo dell'altra volta >>.
<< Non credo lo mollerà così facilmente se non sei tu a chiederglielo. Quando mi porse quei vestiti aveva l'aria di chi stava subendo una rapina >>.
<< Sono sicuro che non farà storie >> mi rassicura il monocolo. << E comunque devi avere pazienza con lei ... Quelli erano i vestiti del figlio. Aveva la tua età quando è morto >>.
<< ... Come è morto? >> chiedo ignorando una saggia indecisione, avendo avuto il sentore di conoscere la risposta.
<< Penso che tu l'abbia già capito. E' morto durante il near third impact >> conferma senza tradire emozioni.
Che pena quella donna! Ha perso un figlio ed ora deve sopportare la presenza del ragazzo che gliel'ha strappato via. Quante vite ho interrotto? Quanti lutti ho provocato? Quante scelte ho negato? Perché quella volta non sono neanche riuscito a pensarci?
<< Tu cosa avresti fatto al posto mio? >> chiedo infine. La maturata consapevolezza non rende meno pesante il peso della mia responsabilità, soprattutto perché attualmente non ho più un bersaglio su cui scaricarla.
<< Vuoi sapere se al posto tuo avrei salvato la tua Ayanami o il resto del mondo? ... Non lo so! Dovrei trovarmi in una situazione del genere per decidere.  Di sicuro so che non è una scelta che spetta ad un ragazzino >>.
<< Se solo avessi agito diversamente ... >>
<< ... Adesso, forse, vivresti con il rimpianto di non aver fatto il possibile per aiutarla. Un pensiero simile, a lungo andare, può distruggere un uomo, provocare una piccola apocalisse interiore ... Alle volte ti accorgi che la scelta non è tra qualità, ma tra quantità diverse >>.
<< Come si fa a prendere la decisione giusta? >>
<< Non so neanche questo. So solo che ogni volta che decidi devi rinunciare a qualcosa e accettare le conseguenze che ne deriveranno... A qualcuno farai sempre torto >>.
<< Eppure non riesco a giudicare così inaccettabile la scelta che ho fatto .. almeno in sé >>.
<< E' proprio questo  il punto. Adesso sai che a farti veramente male non è tanto il "cosa" hai fatto, ma il "perché" lo hai fatto. E non c'è niente di sbagliato in questo, o almeno non puoi negare la realtà di ciò che provi >>.
<< Se l'avessi compreso per tempo ... >>
<< ... Saresti stato un'altra persona. Purtroppo, spesso la chiarezza di vedute segue i nostri atti, invece di precederli >>.
<< Stai dicendo che, senza il macello che ho combinato, non sarei stato in grado di conoscermi? Dovrei esserne contento? >>
<< Beh, non proprio! ... Non vedo come una simile consapevolezza possa renderti felice. Inoltre, dal mio punto di vista è una magra consolazione sapere che miliardi di morti sono serviti ad ampliare i confini della tua autocoscienza. Ma, puoi almeno farci qualcosa! Puoi evitare che accada di nuovo >>.
<< Credi che un giorno potrebbero accettarmi o anche solo dimenticare quello che ho fatto? >>
<< Non lo so. Molto dipenderà da quello che farai d'ora in poi. Ma sono certo che non serva a niente elemosinare un po' riconoscimento (di chi poi?). Se non impari ad accettarti, resterai sempre diviso da te stesso, e porterai la tua divisione all'esterno >>.
<< Che casino! >>
<< Eh già! Benvenuto nelle croci e nelle delizie dell'età della ragione. Non ci pensare troppo, anche perché ogni giorno cambierai prospettiva e vedrai le cose in modo sempre diverso >>.
<< E come fai allora a sapere cosa è vero e cosa no; cosa è giusto e cosa no? >>
<< Dovrai deciderlo di volta in volta. E comunque, se non accetti che ogni aspetto della tua vita è in realtà una questione di prospettiva, finirai per perderti tutte le sorprese che può riservarti >>.
<< Finora non sono state belle sorprese >>.
<< Fa parte del gioco. Cerca solo di non prenderti per il culo come hai fatto finora o finirai per essere usato da qualcun altro o da qualcos'altro >>.
<< Parli come se avessi una scelta >> commento sciogliendomi in una risata  in parte distorta da un rinnovato senso di disperazione.
<< Magari ce l'hai >> mi risponde ammiccante il Paparino che sembra aver definitivamente dismesso (almeno è quello che spero) la maschera del freddo calcolatore, per mostrare ai miei occhi una persona amichevole e premurosa, disposta a parlarmi alla pari e soprattutto disposta a non giudicarmi.
 
<< E' vero che non ricordate niente del vostro passato? >>
Soltanto ora, ora che non vedo più un nemico da cui proteggermi, mi rendo conto che davanti a me c'è una persona e che la sua vita non è meno complicata della mia.
<< Beh ... non è esatto >> risponde dopo aver guadagnato qualche secondo per raccogliere le idee. << Ricordiamo qualcosa ... sporadicamente. Ma sono prevalentemente flash, immagini sparse e confuse, difficili da ordinare in modo coerente. Oppure si tratta di suoni, parole che abbiamo già sentito o sensazioni. Altre volte sono sogni ... Alla fine dei conti, però, non abbiamo niente in mano, neanche la certezza di maneggiare veri ricordi o i fantasmi delle nostre fantasie.  Ma tu lo sai già, vero? >>
<< In realtà io... >> provo a spiegarmi  << credo di avere il problema opposto: è come se nella mia testa ci fosse anche la vita di un altro Shinji. All'inizio li scambiavo per inquietanti parti della mia fantasia, prodotti dallo stress o da chissà cosa ... Non si tratta ancora di sequenze di fatti ordinate in modo coerente, ma ho come l'impressione che sia solo questione di tempo ... E poi sono sempre così vividi, così dettagliati ... >>
<< ... che non puoi non considerarli veri >>.
<< Si, ma sono comunque sicuro di non aver vissuto nessuno di quei momenti >>.
<< Forse sbagli ad esserne così sicuro ... Del resto ora sei qui con noi! >>
<< Quindi ... sono davvero come voi? >>
<< Non ne ho la minima idea, ma potrebbe anche essere >>.
<< Quando ci siamo conosciuti Orso e Musashi ti hanno chiesto se avessi sognato me, alludendo al fatto che si trattasse di un indizio della nostra comune natura o dello stesso ... destino. Il fatto che condividiamo poi problemi di memoria mi sembra che sia un altro indizio. Esattamente cos'hai sognato? >>
Forse ho scelto il momento sbagliato per fare questa domanda, perché il volto di Furia Buia si ricompone rapidamente nella ormai nota espressione ombrosa.
<< Credo sia ancora presto >> risponde con il tono, anche quello abbondantemente sperimentato, di chi ritiene chiuso l'argomento. << ... Preparati, siamo quasi a riva >>.

Scavalco con le gambe l'asse trasversale su cui ero seduto per posizionarmi con lo sguardo a prua  in direzione terra.
A breve distanza dal punto di approdo, posizionate vicino alla riva, le vedo, inconfondibili con il loro abbigliamento, i colori  e ... l'atteggiamento. I capelli di Asuka, del consueto rosso acceso come la plugsuit da battaglia che indossa, cadono insolitamente liberi sulle spalle, alcune ciocche si appoggiano sul seno sostenuto dal vigoroso incrocio delle braccia all'altezza del petto; le gambe leggermente divaricate  sembrano ancorate al suolo per stabilizzare meglio la sua figura marziale. Al suo fianco, un po' scomposta e con le mani plasticamente posate sui fianchi, c'è la sua collega anch'essa stretta nella sua tenuta rosa pallido.
<< Chi stavate aspettando? >> domanda sornione Furia Buia dopo aver ridotto i giri del motore, << me o il ragazzo? >>
<< Nessuno dei due! >> sbotta Asuka. << Come ti ho già detto tempo fa, non spreco il mio tempo con i bambocci e con gli ... >>
<< ...Psicopatici >> l'anticipa il Paparino che intanto stava già legando la barca al molo. << Allora perché ci stavate aspettando? >>
<< Ma sei stupido? Chi ti dice >> la rossa prende fuoco scuotendo la statuaria immobilità con cui ci aveva accolti << che siamo qui per voi? Siamo appena tornate e volevamo goderci il panorama... Poi siete arrivati voi ... e avete rovinato tutto >>
<< Hai fatto il bagnetto al cucciolo? >> domanda la gatta attirando anche l'attenzione della rossa sulle mie condizioni. Sono bagnato fradicio, i capelli sono più lunghi del solito e spettinati, forse ho ancora sulla faccia i segni del calcione che mi ha mollato il mio dolce Paparino.
<< No, sono caduto >> provo a tagliar corto, salvo rendermi subito conto di aver appena aperto un'autostrada per potenziali battute su di me.
<< Che idiota! >> sputa sprezzante Asuka accentuando una tremolante smorfia di disgusto.
Fingo di non aver sentito. Non ho voglia di litigare, non mi preoccupa se il ragazzo che vedono è di loro gradimento o meno, non mi interessa cosa dirà la gatta, che si aggiusta gli occhiali con l'indice per guardarmi meglio. E non mi interessa neanche cosa pensa la rossa di me (beh, un pochino si). Vorrei solo trovarmi da un'altra parte, lontano da Asuka e dalle emozioni che provo.
Cammino compassato verso i due piloti senza guardarle, senza guardarla ... direttamente.
Più mi avvicino a lei più comprendo che la distanza che ci separa è incolmabile. Non mi perdonerà mai perché, a differenza della ragazza dai capelli neri, lei sa cosa ho fatto!
<< Hai visto, Principessa? Il cucciolo sta crescendo! Sta addirittura mettendo su un po' di muscoli >> sfotte Mari.
<< Sta solo diventando come loro! >> ribatte la principessa alzando il tono della voce e seguendomi con la coda dell'occhio mentre le passo accanto.
Magari, se cercassi meglio, potrei trovare oltre agli argomenti anche la voglia di ribattere. Solo che mi pesa questo fardello. Le ho fatto del male e, se i frammenti di quell'altra vita che mi assalgono nei momenti peggiori possiedono un qualche fondamento, forse più di quanto riesca ad immaginare. Cosa potrei mai fare per avvicinarmi a lei? Cosa potrei dirle ... per placarla?
 
Magari la verità!
 
Sì, è l'unica cosa che posso fare adesso!

Separati dalla distanza, di pochi passi, schiena contro schiena, mi limito a bloccare il passo e a dirle: << Perdonami! ... se puoi  ... So che ti ho fatto del male e che, per causa mia, sei costretta a vivere tutto questo. E avevi ragione: sono un bamboccio egoista. Ho provato, infatti, a rimediare, ma solo per me ... e mi  è andata anche male. Vorrei tanto tornare indietro e prendere decisioni diverse, ma non posso. Per il momento posso solo chiederti scusa >>.
Nessuna parola , nessun commento, nessuna esplosione d'ira con annessa serie di insulti.
<< Se non altro >> mi do conforto, << non mi ha ancora ucciso. Poteva andare peggio >>.
<< ... Dovrai fare di meglio >> sibila la rossa quando ormai non ci speravo più << ... che profonderti in scuse! Non so cosa tu possa fare, non so neanche se voglio che tu faccia qualcosa; ma ... farai bene a trovare un modo per rimediare a ciò che hai combinato... Lo devi a tutti noi... Lo devi a me!!! >>

Riprendo a camminare in silenzio (ciò che doveva essere detto è stato detto) dirigendomi verso la salita che mi porterà al villaggio e mantenendo saldo nella mia mente un unico ordine: << Non voltarti! >>
Furia Buia è già sparito e, ormai solo, avverto come un nodo alla gola, sento le lacrime ammassarsi, premere per scivolare via e, tuttavia, rimanere bloccate contro un muro invisibile. Un pensiero mi solleva dalla vergogna e dal dolore: <<ho fatto un altro passo! >>.
 
 
*****
 
 
Il saloon è ancora vuoto. Non potevo aspettarmi altro visto che il sole non è ancora tramontato e i non morti della zona staranno ancora riposando nei loro loculi. Solo due anime rendono meno spettrale il posto: Mami, con la sua imponente stazza e la sua divisa ricca di toppe e colori, che pulisce alcuni bicchieri dietro il bancone; e un vecchio che sorseggia un cicchetto di fronte a lei. Un po' incurvato, ha i capelli bianchi, alquanto spettinati ed è di costituzione minuta; indossa un giacca di jeans logora ma all'apparenza pulita.
Mi avvicino ai due con passo incerto non solo perché sto per chiedere a quella donna di prestarmi i vestiti del suo unico figlio, morto a causa mia, ma anche per ridurre lo squittio prodotto dalle mie scarpe zuppe quando calpestano il pavimento .
<< Che ti è successo? >> domanda Mami con il suo giunonico timbro.
<< Sembra proprio che abbia deciso di fare un bagno >> commenta il vecchio che si era voltato.
<< Sono caduto in acqua >> mi affretto a ripetere la versione ufficiale. << Volevamo pescarti qualcosa per stasera, ma non è andata bene >>.
<< Lo vedo >> conviene l'oste. << Ma per oggi ho preparato stufato di carne >>.
 
Quel figlio di...
 
<< Però >> prende la parola, sorridente, l'uomo con ancora in mano il bicchiere, << "Paparino" ti ha salvato, vero? >>
<< In un certo senso ... >> rispondo mentre ripeto a me stesso pensando a Mami: << non posso farcela. Non posso chiederle i vestiti >>.
<< Bel tipo pure lui >> sbuffa il donnone. << Non è mai stato un pesce. Ha imparato a nuotare solo perché un giorno è caduto in acqua >>.
<< A dire il vero ce l'ho buttato io >> le rivela il vecchio.
Deve essere lui l'ex tutore di Furia Buia, quello che abita al piano di sopra e che il monocolo saluta ogni volta sparando una salva di fucile all'altezza del suo appartamento.
<< Non me l'avevi mai detto. Per quale motivo lo hai fatto? >> domanda sbalordita l'oste anticipandomi sul tempo.
<< Doveva affrontare le sue paure a cominciare da quella per l'acqua. Pensa che convincerlo a salire su una barca gli avevo detto che avremmo fatto una cena a base di pesce >> il vecchio prende a fissarmi come se la mia sola presenza valesse a testimoniare la verità del suo racconto. << E poi se lo avessi preso con le buone, a quest'ora non saprebbe neanche fare il morto a galla >>.
<< Che storia commuovente! >> sogghigna Mami. << Ecco perché è cresciuto così strano. Perché stai lì impalato, Ragazzo? Stai bagnando a terra >>.
<< Mi scusi >> mi affretto a rispondere portando una mano dietro la nuca e chinando il capo.
<< Vatti a cambiare! >> mi ordina di rimando.
<< Ecco, Furi ... Papari .... insomma >> coraggio, << lui mi ha consigliato di chiedere a lei un cambio di vestiario. Al momento non dispongo di altro >>.
Mami non mi ha mai rivolto un sorriso (non che ci siano state chissà quante occasioni), ma darei un braccio perché la sua espressione tornasse come quella di pochi istanti fa. << Consigliato di chiedermi, eh? >> mantiene il tono della voce basso e calmo, ma le sopracciglia paurosamente aggrottate e la smorfia che fatica a stabilizzarsi sul viso dicono il contrario. << Quello stronzo preferisce comandare. E' tutta colpa tua! >> inveisce contro il vecchio che, colto di sorpresa, indietreggia col busto. << Avresti dovuto sprecare un po' di tempo ad educarlo meglio!... Aspettami quì, moccio ... Ragazzo, e non ti muovere! >>
 
<< Lo sai cosa ti sta portando? >> mi chiede il vecchio, assicuratosi prima di non essere udito dall'oste che era appena sparita dietro la porta di accesso alla cucina.
Faccio cenno di si.
<< E scommetto che vorresti dirle qualcosa, ho ragione? >>
<< Si, ma non so cosa posso dirle >> ammetto.
<< Beh >> mi fa il vecchio, << conoscendola, non c'è niente che tu possa dire che ti scampi da uno sganassone dei suoi >>.
<< Quindi, dovrei far finta niente? >>
<< Questo devi deciderlo tu >> ecco da chi ha preso la Furia. << Certe ferite è bene non riaprirle, ma le sue non si rimargineranno mai. Devi valutare se per te è più importante lavarti la coscienza con un "mi scusi" e uno schiaffone, solo per sentirti meglio, o lasciarle un po' di tempo per abituarsi a te >>.
<< Cosa c'è di sbagliato nel chiederle scusa? >> lo interrogo non senza una punta di fastidio. Ho appena preso coscienza del dolore che ho procurato, delle mie responsabilità e non dovrei almeno scusarmi.
<< Niente >> risponde il vecchio riempiendo furtivamente il bicchiere e facendomi segno di tenere la bocca chiusa. << Avere il coraggio di scusarsi è una cosa buona, ma tu dovresti scusarti con tante ... davvero tante persone. E non tutte sono pronte ad ascoltarle... Naturalmente parlo di quelli che un giorno saranno pronti anche ad accettarle, perché per tutti gli altri non puoi farci niente. Si tratta solo di cogliere la differenza >>.
Come se fosse facile! Tuttavia, credo che gli darò ascolto, perché sono convinto abbia ragione: scusarmi non le darà conforto e farmi prendere a schiaffi non laverà le macchie dal mio passato e, soprattutto non le restituirà il figlio. Proprio come aveva detto quel dannato ciclope: è  una questione di prospettiva.
<< E sia >> sospiro, << aspetterò! >>
 
<< Ecco, tieni! >> Mami, appena tornata, mi porge con distacco i vestiti che, a malincuore, dovette prestarmi quando piombai la prima volta in questo villaggio. << E vedi di non rovinarli! ... Ci sono anche degli scarponi, dovrebbero essere della tua misura >>.
Prendo delicatamente i vestiti come fossero una reliquia e afferro le calzature mantenendo lo sguardo basso. << Grazie >> sillabo a bassa voce  << e ... mi dispiace ... per  il disturbo >>.
<< D'accordo! >> risponde secca Mami incrociando le braccia e porgendomi di scatto il fianco.
Accenno un inchino di commiato e ricambio rapidamente  lo sguardo di approvazione che, di nascosto, mi aveva lanciato il vecchio.


Varcata la porta, situata ad un tiro di schioppo dal lato del bancone, trovo ad accogliermi la mia o, per meglio dire, la nostra stanza: un buco rettangolare claustrofobico di tre metri per tre in cui, in quattro, si sta davvero stretti.  Un ampio finestrone con le inferriate in ferro è posto immediatamente sulla sinistra a sormontare un piccolo letto a una piazza abbondante. Il resto del vano è vuoto al fine di consentire agli sfortunati, che non sono di turno per bearsi della comodità di una rete, di liberare la propria stuoia da notte lungo il pavimento. Sulla destra, una piccola apertura lungo la parete in legno permette di accedere ad un altrettanto minuscolo bagno dotato appena dell'essenziale e sprovvisto di porta.
Che schifo di posto! Per fortuna abbiamo girato molto in questi giorni.
Mi avvicino allo specchio appeso alla parete del bagno, un grosso frammento di vetro  scheggiato e malamente incorniciato. E' da tanto che non mi guardo, ma oggi non lo faccio per controllare il mio aspetto.
Voglio vedere, voglio vederti finalmente in faccia, Shinji Ikari.
L'impressione è sgradevole, quasi non mi riconosco: le guance infossate; le labbra arrossate e scurite dal sangue, ormai rappreso, colato giù dal naso dopo il calcione di Paparino; gli occhi cerchiati, insolitamente grandi, e così ... estranei; i capelli lunghi e spettinati cadono un po' ondulati a coprire le orecchie e parte della fronte.
Tocco non senza timore il vetro per sincerarmi che quel fantasma, che vedo riflesso, sia proprio io. Se non sapessi di essere condannato ad un'eterna adolescenza direi che ... un momento, cos'è questo? 
Strofino sulla superficie la manica ancora umida convinto di aver visto una ... due, tre .... molte (non riesco a contarle) piccole, microscopiche, macchie.
Mi avvicino così tanto che per poco non faccio cadere lo specchio (ci mancherebbe solo questa!), le mani accarezzano nervosamente la bocca e il mento e stendono la pelle sulle guance per permettermi di spianare l'area di osservazione. Piccoli puntini neri, per nulla ispidi, spuntano radi sulla mia faccia. Penso: << devo essermi sporcato >>. Mi lavo gettandomi l'acqua addosso con ampie e imprecise manate prima di riprendere ad analizzarmi con attenzione. Uno, due ... ci sono ancora. Qualche puntino sembra essersi srotolato lasciando liberi filamenti quasi invisibili.
Com'è possibile? Mi sta crescendo ...
... la barba!
   
 
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