Cicatrici Invisibili

Le cicatrici erano segno che si era vissuto, potevano essere causate da qualsiasi cosa, una caduta da un albero, uno scontro con la spada, anche dal morso di un animale feroce. Eppure, Rin si trovava sempre più spesso a cercare sul proprio corpo da bambina quei morsi e quei graffi che l'avevano uccisa non molto tempo prima, di cui però non c’era alcuna traccia.
«Rin cosa stai facendo? Ti ha punto una zanzara?»
A quella domanda la bambina si riscosse come se stesse sognando ad occhi aperti girandosi ad osservare il piccolo demone verde che viaggiava assieme a lei, Jaken. 
«Nulla del genere! Stavo controllando se avevo cicatrici dei morsi.»
Il Kappa si accigliò leggermente a quella affermazione, ma le rispose atono mentre preparava il fuoco per la notte che ormai incombeva.
«Ovvio che non ne hai, Tenseiga ti ha riportato in vita, impedendo che il tuo spirito venisse preso dai demoni dell’oltretomba e curando il tuo corpo dalle ferite.»
A Rin quella risposta non piacque, era morta eppure non c’erano segni, normalmente il giorno della propria morte era quando tutto finiva, quando non c’era più un domani, ma non c’era una normalità con il Signor Sesshoumaru.
Ripensò alla sua vita prima di incontrarlo, quando viveva ancora al villaggio nella sua capanna abbandonata e semi distrutta. Ora un tetto non lo aveva proprio, spesso le pioveva in testa e doveva rifugiarsi sotto un albero, eppure era più felice di prima.
«Se hai tempo di pensare vai a prendere qualcosa per il fuoco! Se no dormiamo al freddo qui!»
La richiamò Jaken bruscamente agitando braccia e bastone in aria, sbuffò, ma si incamminò senza ribattere.
Lei non gli stava simpatica, questo era chiaro, il perché non lo capiva proprio però, ma anche quei suoi maltrattamenti verbali non erano nulla in confronto a quelli fisici degli abitanti del villaggio. La picchiavano quasi ogni giorno, non curandosi se poi stesse bene o meno, le donne non la aiutavano con le ferite sanguinanti, Sesshoumaru era stato il primo a chiederle come si fosse fatta quelle ferite, il primo a interessarsi a lei dopo anni.
Un raggio di sole le colpì il volto mentre raccoglieva rami e foglie, la palla di fuoco stava calando lentamente verso l’orizzonte, illuminando e colorando il cielo di mille sfumature arancioni, rosse e anche rosa in alcuni punti.
Il tramonto rappresentava la fine della giornata, eppure era così bello, la rallegrava ogni volta che si perdeva ad osservarlo, forse perché le ricordava una frase che le diceva spesso la madre da piccola.
“I tramonti sono la prova che anche i finali possono essere belli Rin! Se un giorno sei triste non vuol dire che lo sarai per sempre! Sorridi amore.”
La sua morte era stata il finale che le aveva permesso di ricominciare a vivere, con Jaken e il Signor Sesshoumaru.
«Hey Jaken! Ho capito una cosa, sono contenta di essere morta!»
Jaken strabuzzò gli occhi quando le sentì dire quelle parole, gli umani erano fuori di testa!



Parole: 498
Angolo Autrice
Buona sera a tutti, non scrivevo da secoli e devo dire che mi ha messo abbastanza ansia dover riprendere la tastiera, anche se solo per 500 parole, ma sono soddisfatta di cosa sia uscito!
Il tema per quanto mi riguarda è stato abbastanza ostico e non riuscivo a trovare nulla che portasse a un bel finale, causa sessione d'esame arg!
Spero vi sia piaciuta e fatemi sapere <3