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Autore: Indaco_    07/02/2019    3 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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Amy, raccolto il bambino da terra, si diresse alla porta terribilmente arrabbiata e ancora scioccata da quella frecciata velenosa. Non riusciva a credere che non fossero cambiati di una virgola, erano passati anni e ancora non avevano accettato Sonic come il figlio adottivo di Dylan. Ogni singola parola, sguardo e atteggiamento, era stato studiato appositamente per infastidire il blu.
La riccia, stringendo quasi con esagerazione Justin tra le braccia, aveva le mani tremanti dalla rabbia e la lingua incellofanata da discorsi troppo lunghi da svolgere.
Sonic era rabbioso da quell’accusa, non tanto perché era rivolta a lui, bensì perché avevano incluso anche il piccolo in quell’inutile discussione.
Davanti a quel discorso pieno solamente di rancore e odio, la rabbia gli salì in gola portandogli alla lingua un sentore acido e ferroso. Si accorse solo in un secondo momento che quel gusto derivava da un taglio, per sbaglio, auto inflitto. Se avesse potuto, avrebbe volentieri staccato occhi e orecchie a quei grassi e ridicoli animali da cortile, impegnati a concludere il pasticcio come se nulla fosse stato detto.
Un silenzio appiccicoso  copriva l’intera stanza, nemmeno un polmone si attingeva a dilatarsi, tutti erano con il fiato sospeso in attesa di una risposta o di un gesto da parte di Sonic o Amy.
Perfino Justin comprese che qualcosa nell’aria non andava ma, non capendo esattamente cosa, fissava prima l’uno poi l’altro in attesa di una reazione.
  Sonic, scuro in volto, raggiunse con tre passi l’odiosa coppia, beatamente appollaiata sulle sedie. Con nonchalance e più ira di quel che stava mostrando, si piegò fino a distare pochi centimetri dal volto di Simon, puntando gli occhi sulle sue iridi grigie.
Il piccolo pubblico irrigidito, era preoccupato che il montone e il blu potessero iniziare a picchiarsi da un momento all'altro. In quel caso non sarebbero riusciti a staccare i litiganti tanto presto e, di sicuro, Simon ne sarebbe uscito ben provato.  Il padre di Dylan si ritrasse di scatto trovandosi il blu così vicino. Gli occhi verdi stavano letteralmente ardendo, si sentiva quasi consumato da quello sguardo così energico.
< Patentico, privo di cuore, sciocco, egoista e vuoto. Come puoi dire certe cose? Non ti vergogni razza di …. ? > Simon, tremando dalla collera, non gli permise di concludere la frase. Alzandosi di scatto afferrò il colletto della camicia del giovane e con uno strattone lo avvicinò ancor di più a se, facendo sfuggire una smorfia di rabbia.
< Come ti permetti ragazzino? > ringhiò nervoso scrollando la presa. Il livello di preoccupazione nella sala aumentò ancor di più di fronte a quel gesto. Ginevra si sentì prendere dal panico, se non li avesse fermati, anche il matrimonio ne sarebbe stato compromesso. Se si fosse verificato un attacco fisico, sicuramente i suoi suoceri non sarebbero venuti alla celebrazione.
< Mi permetto eccome! Se ti azzardi ancora una volta a dire una sola parola su di lui, giuro che ti stacco gli occhi con una forchetta. > Rispose il blu staccando con rabbia le mani di Simon dalla camicia. Il volto del montone divenne paonazzo, le labbra contrite e gonfie stavano per esplodere dall’indignazione.
< Come osi mentecatto senza madre e padre? Nemmeno i tuoi genitori ti hanno voluto! E ti azzardi anche a … >
< TACI! Non fare discorsi su argomenti che non conosci! > ringhiò in risposta furioso.
Gli animi dei due cominciarono ad infuocarsi, liberando a parole le opinioni più sgradevoli e crudeli accumulate nel giro di vent’anni. Il piccolo pubblico non riusciva a muoversi, tentare di fermali sarebbe stato impossibile in quello stato. La rabbia era un carburante inestinguibile per i due. Diversamente da come ci si aspettava, invece di placarsi, quella litigata sembrava crescere in argomenti e volume di voce. Sapevano bene tutti quanti che tra non molto sarebbero arrivati alle mani, dovevano intervenire immediatamente prima che accadesse l’irreparabile.

Justin tremante dalla fifa, si era incollato saldamente alla madre chiedendogli di allontanarsi dal li il prima possibile, terrorizzato dall’aspetto e dal comportamento di Simon. Ginevra, stanca e tesa da quel diverbio, decise di intervenire, chiudendo quella terribile litigata.
E sapeva benissimo come fare.
Serrando i pugni tremanti, decise di dare “La Notizia” che portava in grembo da settimane. Coraggiosamente, avanzò nella sala  e aprì la bocca, per svelare quel segreto che stava sempre più prendendo forma dentro di lei. Mio Dio quanto era difficile annunciare un evento così sconvolgente! Come avrebbero accolto la notizia?
Dalle sue labbra uscì solamente un flebile mugolio. La riccia stava tremando come una foglia dalla portata della notizia, perfino l’aria all’interno dei polmoni sembrava vibrare tanto era tesa.
Sorpresa da quell’abbassamento di voce improvviso, deglutì nervosa e con decisione si portò a capotavola, di fronte ai due litiganti.
Respirò profondamente due volte, lasciando che l’aria troppo odorata le scombussolasse lo stomaco per la sesta volta quel giorno. Gonfiò i polmoni per l’ultima volta e dopo aver atteso una manciata di secondi, lasciò fuoriuscire quelle difficili, granitiche parole :
< sono incinta >.


Silenzio. Le bocche si chiusero. I cuori si fermarono. Quelle parole, piene e vibranti come un colpo di fucile, risuonarono nelle orecchie dei presenti per un tempo che parve infinito. L’attenzione di tutti i presenti fu portata completamente sulla riccia grigia, pallida, ansiosa e preoccupata come mai era stata.
Sonic ebbe l’impressione che il mondo stesse girando, tutto d’un tratto, molto più velocemente rispetto ai  cinque anni passati.
Doveva ancora digerire il fatto che Amy fosse tornata e ora Dylan e Ginevra avrebbero avuto un figlio! Per un breve istante non provò assolutamente nulla.
Rimase semplicemente a bocca aperta, disorientato ed incredulo. Il suo sguardo balzò prima su Ginevra poi su Dylan cercando la conferma di quella prodigiosa notizia.
L’insegnante, il più sconvolto dalla notizia, fissava la compagna incredulo, con il cuore e il cervello in tilt. In un primo momento credette che fosse una semplice frase, buttata li con l’unico scopo di dividere i due litiganti. Ma la serietà della ragazza e gli ultimi … vomitevoli eventi, accesero una scintilla di speranza nel fondo del suo cuore.
Una felicità mai provata prima gli riempì il petto pian piano, rubandogli ogni piccola oncia di energia dal suo corpo.
< S-seria? > Mormorò sconvolto, non riuscendo a reprimere un sorriso che gli stava sfuggendo. Ginevra fece colare una lacrima e annuì radiosa, allargando le braccia per abbracciarlo. Il riccio nocciola sentì gli occhi divenire umidi. Sarebbe diventato padre un’altra volta e diversamente dalla volta precedente, l’amore della sua vita era al suo fianco.
 Si fiondarono l’uno tra le braccia dell’altro ridendo e piangendo assieme, dal loro amore sarebbe nato da li a poco il loro figlio.
Un bambino, il loro bambino, da crescere e da accudire. Cosa potevano desiderare di più? Tutti i loro sogni si sarebbero realizzati a breve.

Simon e Dorothy, dimenticando completamente la litigata appena interrotta, esplosero in grida di giubilo. Sarebbero diventati finalmente nonni, avrebbero avuto il loro autentico, piccolo nipotino da crescere e da viziare. La loro sarebbe stata una famiglia completa e di sicuro prosperosa.
D’altronde Ginevra avrebbe potuto farne sicuramente altri due dopo il primo! Anche la riccia gialla cacciò qualche lacrima, finalmente anche suo figlio aveva ricevuto quello che meritava. L’anziana coppia si abbracciò felice, iniziando a progettare anticipatamente gite domenicali e regali.

Sonic, ancora a bocca aperta, cercò involontariamente lo sguardo di Amy sentendosi un tantino fuori posto. I suoi occhi non dovettero fare molta strada visto che la rosa si era portata immediatamente al suo fianco. La riccia aveva un sorriso tirato in volto, uno di quei sorrisi talmente falsi da non riuscire ad ingannare nemmeno un bambino.
< Tu lo sapevi già, non è vero? È per questo che hai insistito tanto > esclamò il blu rivolgendosi alla ragazza al suo fianco. Amy alla domanda sorrise orgogliosa,
< si lo sapevo, questo dimostra che per Ginevra sei molto più importante di quel che pensi. È per questo che ti ho stressato > rispose decisa fissandolo dritta nelle pupille.
Sonic non accennò una risposta e si ritirò nel silenzio. Attese con calma che i due piccioncini finissero gli abbracci e i pianti per avvicinarsi a loro. Guardandoli da vicino, il riccio si rese conto di non averli mai visti così felici in tutta la sua vita.
La gioia condensata sgorgava dai loro occhi, l’amore che provavano l’un per l’altro era talmente palpabile da poterlo agguantare.
Sonic li invidiò, finalmente avrebbero avuto la famiglia che tanto avevano sognato. Fu felice per loro, era realmente felice per quell’evento, Dylan lo meritava. Dopo tutte le brutte vicende che aveva superato, questa era la giusta ricompensa per i suoi sforzi.
Ginevra appena lo inquadrò, gli rivolse il sorriso più luminoso e con le lacrime agli occhi, gli avvolse le braccia al collo stringendolo a se. Si unì a loro anche l’insegnante, strapazzato dalle lacrime e dall’adrenalina. Il blu a quel gesto si commosse. Aveva sempre pensato a Ginevra come una semplice amica e insegnante.
Le voleva bene e soprattutto, essendo la fidanzata del suo patrigno, cercava sempre di aiutarla in qualsiasi cosa, dalla discussione con Dylan al portabagagli.
Ma in quel momento la sentì per la prima volta come un vero e autentico parente, una specie di zia se così poteva definirla. 
Prese le mani della grigia e le strinse tra le sue con il cuore in gola,
< Gin, Dylan, sono veramente, molto, molto felice per voi. Lo meritate pienamente e non vedo l’ora che venga alla luce. E’ inutile dirlo, sappiate che per qualsiasi cosa abbiate bisogno ci sarò. Non preoccuparti a chiedere, sai Gin? >. La grigia annuì, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano commossa, sperava in cuor suo che anche lui, prima o poi, provasse quella sensazione di completezza e pura gioia.

Dopo che anche Amy si fu congratulata con la coppia e dopo i saluti convenevoli, i tre se ne andarono a casa molto provati dall’intera serata. Sia per l’incontro con i genitori di Dylan, sia per la notizia bomba che avevano ricevuto, i ricci erano realmente distrutti. Il piccolino si era zittito appena Sonic, sempre con la massima delicatezza possibile, l’aveva agganciato all’auto.
Per tutto il viaggio di ritorno, nessuno dei tre aveva aperto bocca. Mentre Sonic era immerso nel riassunto mentale della serata e Justin guardava assonnato fuori dal finestrino, la rosa era impegnata ad analizzare “Il Problema”.
Prima o poi, anche lei avrebbe dovuto confessare quel …  segretuccio. Come avrebbe reagito Sonic di fronte alla sua paternità? Sapeva quasi con certezza che il riccio blu l’avrebbe accettata con entusiasmo e questo la tranquillizzava. Ma come avrebbe reagito con lei? Appena sarebbe venuto a conoscenza dell’intera storia, probabilmente e giustamente,  l’avrebbe coperta di parole e rabbia.
Ovviamente sapeva benissimo di meritarsele, dopotutto gli aveva nascosto ben 4 anni di vita di suo figlio e non poteva nemmeno nascondersi dietro alla scusa di non sapere. Ma la sua paura più grande era di perderlo definitivamente, anzi peggio ancora, che il blu potesse iniziare ad odiarla.
Il rischio era più reale di quello che pensasse, quello che aveva fatto era veramente imperdonabile. Le domande senza risposta  iniziarono sempre più a moltiplicarsi tra loro e ad ingigantire l’ansia che la riccia stava provando. Sospirò amareggiata sentendosi sempre più con le spalle al muro di fronte alla sempre più evidente realtà. Quei pensieri continuarono a rivangarla finché non scorse il muro di mattoni rossi in fondo alla via. Nel buio, la casa tinteggiata di bianco, assomigliava ad una grande luna piena.
Appena scesero dalla macchina, il venticello estivo vibrò tra le rose, portando il loro delicato profumo alle narici dei ricci. L’acqua della piscina si screpolò in piccole onde, rilucendo bianchissima. Il calore accumulato durante il giorno iniziava solo ora a disperdersi, rendendo l’aria finalmente respirabile e piacevolissima. Tanto che, appena a Justin fu messo il pigiama, i ricci adulti si sedettero all’aperto, controllando a vista il piccolino, fiondato davanti alla tv a guardare i cartoni.
Per un po’ rimasero in silenzio, immersi ciascuno nei propri pensieri. Il silenzio attorno, arricchito da qualche cicala troppo petulante, era veramente qualcosa di prezioso dopo la serata appena trascorsa. Passato qualche attimo, la rosa prese parola raccogliendo le gambe sotto di se e arrotolando il solito aculeo tra le dita.
Rivolse lo sguardo al blu studiandolo a fondo dubbiosa, era troppo silenzioso secondo i suoi standard.
< Come ti senti? > domandò generica la riccia, interessandosi allo stato in cui riversava il ragazzo. Quella cena era stata piuttosto piena per lui, era volata ogni tipo di accusa, opinione e notizia. Il riccio scrollò le spalle e gli rivolse un sorriso
< a dirti la verità sono molto felice per loro. Dylan è da secoli che sogna un figlio, finalmente ne arriverà uno  anche a lui. C’è speranza per tutti per fortuna > esclamò con estrema lucidità, rivolgendosi con sottigliezza alla sua situazione.
 Amy afferrò appieno quel riferimento ma non riuscì a non arrossire al pensiero che il figlio che tanto voleva era beatamente sdraiato nel salotto di la! Quanto si odiava per tenergli nascosto il suo desiderio più grande! Non sapendo come rispondere a quella frase, la rosa provò a buttare una di quelle frase consolatrici pre-confezionate, sperando che potesse migliorare un po’ la situazione.
< Oh bhe, sai, i figli arrivano quando meno te lo aspetti > mormorò a bassa voce, cercando di rimanere nell’ambito più generico possibile.
Sonic rise captando l’imbarazzo della riccia, con un’occhiata attenta gli parve di scorgere perfino una spruzzata di rosso sul suo viso ma c’era troppo buio per potersene accertare. Incuriosito da quella risposta un po’ enigmatica, ma soprattutto, desideroso di apprendere di più sulla storia amorosa della riccia, il blu decise di indagare.
< Bhe, non penso proprio che Justin sia frutto del caso, no? Per essertene andata così, da un giorno all’altro, dovevi essere pazzamente innamorata. Credo che il piccino sia stato programmato > esclamò carico di coraggio. La voce gli era tremata in un solo punto, ma non avrebbe mai creduto che parlarne a tu per tu potesse essere così difficile.
Perfino il suo cuore aveva iniziato a galoppare furioso ed era stato costretto a cambiare posizione sulla sedia dal nervosismo. Amy si era aggrappata ai braccioli ed era sbiancata in volto di fronte a quella domanda. Si rese conto che il riccio, per tutti quegli anni, si era fatto un’idea completamente sbagliata rispetto alle vicende che erano realmente accadute.
Bloccata dall’imbarazzo, dal senso di colpa ma anche dalla speranza e dalla paura per quello che quella domanda comportava, rimase in silenzio per qualche secondo. Doveva essere cauta, con le dovute spiegazioni il rischio di ricevere altre tipo di domande si faceva molto, molto alto.
E lei non si sentiva affatto pronta a renderlo partecipe del loro bel figlioletto che sonnecchiava in salotto. Una goccia fredda di sudore le colò sulla tempia facendola rabbrividire, l’asciugò con le dita per poi dedicarsi a quella doverosa spiegazione. Rinvigorita dall’unica soluzione che disponeva per uscire quanto prima da quella domanda-interrogatorio (cioè raccontargli la pura e reale verità), si sforzò di guardarlo bene negli occhi.
< Non … non me ne sono andata perché ero innamorata Sonic. Me ne sono andata perché ero incinta. >

Spazio autrice:
Ciao a tutti, spero che anche questo capitolo vi piaccia. Nel caso abbiate suggerimenti o errori da correggere, per favore, segnalateli.
Grazie e baci.
  
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