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Autore: FairySweet    08/02/2019    1 recensioni
[Anna and the King]
Non è possibile amare una donna soltanto, non era così che era stato cresciuto, non era quello l'amore a cui era abituato ma lei aveva rovesciato ogni cosa mandando all'aria la sua vita ...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                               Vicino a Te






Era bastato un ballo soltanto per distruggere la corazza di ghiaccio attorno al cuore.
Un ballo per costringerla a sorridere, a desiderare l'amore ancora e ancora perfino ora, dopo settimane da quella notte così strana e meravigliosa.
Non aveva ballato con un re ma con l'uomo che si nascondeva dietro all'armatura di roccia, l'uomo tenero e gentile che aveva stretto la sua mano incurante degli sguardi, dei bisbiglii.
Ci aveva messo giorni prima di riuscire ad accettare quel battito diverso nel petto, la gioia che le sfiorava il volto quando l'aveva vicino, quando si accorgeva del suo sguardo anche in mezzo alla folla di persone che formavano il suo seguito e si odiava per questo, odiava sé stessa e il proprio sciocco cuore perché osava contraddirla, osava scegliere un altro uomo dimenticando il marito tanto amato e troppo presto perduto.
Non era pronta, nessuno dei due lo era e molte volte, in quegli occhi scuri e profondi aveva letto paura, rabbia.
Domande continue che bruciavano nel petto, il desiderio per lei e la rabbia per quel rifiuto che ogni volta arrivava puntuale come l'alba.
Doveva dirgli addio lo sapeva bene, ma come? Come poteva negare a sé stessa la sua compagnia? Chiuse gli occhi sfiorando la fronte con le dita “Va tutto bene signora?” annuì appena cacciando via ombre e pensieri “Scusami Beebe” “Forse dovreste parlare con lui” un vassoio lucente prese posto sul tavolino e il profumo del te salì leggero dalle tazze “Potrebbe comprendere” “Lo credi davvero?” “No, ma cosa importa? Quella nave sarà qui entro tre settimane, con o senza il suo permesso” “Già” “Anna. Dov'eri finita? Ti ho cercato ovunque” “Perdonami, ho avuto lezione oggi” “Sei pronta?” la nota di allegria nella voce del capitano la lasciò perplessa.
Le loro vite si erano intrecciate assieme più e più volte dalla cena d'anniversario, gli aveva permesso di restare accanto a lei, ospite nella sua casa perché la sua vicinanza rendeva sopportabile quella tortura che non le dava tregua.
Charles era un brav'uomo, divertente, pieno di allegri aneddoti che spesso condivideva con Luis regalandogli ricordi di un padre orgoglioso e forte.
Ospitarlo non era stato un grande sacrificio, avevano più stanze di quanto in realtà servisse loro ed era costume inglese avere ospiti, il re non lo comprendeva, per lui era soltanto un altro noioso funzionario, inglese e per questo arrogante e privo di valori.
Ci erano voluti giorni prima che quel sovrano testardo accettasse la presenza del capitano Brake, conservava nei suoi confronti atteggiamenti freddi e scontrosi ma era sceso a compromessi per lei, controvoglia e con rabbia ma l'aveva fatto senza comprendere che quel tenero rapporto di amicizia tra compatrioti era diventato più saldo e forte unendoli, rendendoli intimi fratelli che necessitano uno della luce dell'altro per poter sopravvivere.
Non era amore, non era amicizia ma qualcosa nel mezzo che per Charles diventava ogni giorno più importante e che lei faticava ad accettare.
Era egoista? Forse si ma quello era l'unico modo che aveva per evitare di pensare a lui ogni dannato minuto di ogni ora.
“Allora? Sei pronta?” non ricordava nessun impegno, non erano date speciali né ricorrenze “Per cosa?” domandò confusa chiudendo il libro in grembo “Ho una sorpresa per te” “Charles ...” “No davvero, ora vai di là, cambiati” “Cambiarmi?” Beebe rise divertita battendo le mani “Tu ne sai qualcosa?” “Sarei una pessima domestica se confidassi così i segreti non credete ma'am?” la prese per mano sollevandola dalla poltrona “Coraggio, abbiamo una sorpresa” “Inizio a spaventarmi” Charles rise appoggiandosi allo stipite della porta mentre la vide scomparire dietro al paravento.
“Oggi è una giornata meravigliosa. La sera non è troppo calda e c'è un elegante ricevimento, lord Bradley ha espressamente richiesto la tua presenza, credo tu gli abbia rubato il cuore giovane insegnante ” “Stai scherzando vero?” “Ma'am, se vi muovete non riuscirò mai ad allacciare il corpetto” “Charles!” si voltò divertito da quella scena tutt'altro che normale.
La testa di Anna sbucava dal lato sinistro del paravento, aveva i capelli sciolti e disordinati davanti al viso mentre la domestica continuava a borbottare chissà cosa in indiano “Era questa la sorpresa?” “No” “Un ricevimento non è una sorpresa!” “Noiosa” ribatté tornando a vagare con lo sguardo per la saletta ignorando la ragazza che alle sue spalle impazziva tra nastri e tessuti.
“Sono già stata ad un ricevimento, vorrei evitare un altro ...” “Non ci sarà il re a mandare in subbuglio i pensieri” “Ehi!” “Scusami, dico solo che è sciocco tutto qui” “Sono cose più grandi di noi” “Forse hai ragione ma ti ama Anna, è così lampante” “Chiudiamo qui questa cosa” esclamò irritata apparendogli davanti.
Aveva il volto arrossato ma quel bell'abito scuro era un'incanto, non era ingombrante né pomposo e le permetteva movimenti liberi e leggeri “Che c'è?” domandò frastornata sistemando una ciocca ribelle dietro all'orecchio “Ti sei vista?” la tirò davanti allo specchio sorridendole attraverso il vetro “Sei bellissima” “Charles, cosa ...” “Madre!” la voce di Luis arrivò limpida dal giardino.
Uscì sul porticato e un meraviglioso cavallo dal manto color dell'avorio riempì il suo sguardo.
Aveva lucenti finimenti intarsiati d'argento e una sella scura con le sue iniziali sul fianco “Ma che ...” “Buon compleanno” esclamò Charles cingendole le spalle “Ma non è oggi” “Sei pignola, te l'hanno mai detto?” la spinse dolcemente giù dagli scalini costringendo un sorriso su quelle labbra volutamente arrabbiate “È davvero mia?” “E di chi altri?” sollevò una mano nell'aria lentamente, quasi come se fosse sospesa nel tempo finché le dita non sfiorarono il manto dell'animale e in quella carezza, riconobbe muscoli ben torniti, un corpo possente e agile creato dalla natura per correre.
“Ciao” sussurrò mentre il muso curioso le sfiorava il volto “Sei bellissima” “È bella vero? Vi piace?” domandò estasiato Luis abbracciandola “Ma come ...” “Volevo farvi una sorpresa madre ma non avevo alcuna idea di come poter trovare un cavallo bello come questo così ho chiesto aiuto al capitano. Quando ha saputo che tra qualche giorno avreste compiuto gli anni mi ha aiutato” “Dove l'hai trovata?” “Appartiene a lord Hosville, non fare quella faccia, so che lo conosci” “Hai speso un sacco di soldi per ...” “Per te? Sì e lo rifarei ancora, Anna” “Come posso ...” “Un semplice grazie andrà bene” la vide sorridere e poi, voltandosi verso il figlio esclamò “Ti ringrazio amore mio” finse indifferenza a quell'atteggiamento infantile che amava da morire e ridacchiando riprese “Indovina come andremo a quel ricevimento?” ma lei non lo ascoltava nemmeno più.
Infilò il piede nella staffa e senza fatica alcuna, montò in sella ridendo come una bambina.
Era sempre stata brava a cavalcare, suo padre le aveva insegnato l'equitazione e fin da piccola, si era presa cura del suo cavallino crescendo assieme a lui.
Ma sua madre, più attaccata alle severe regole inglesi, le aveva precluso quel tenero divertimento costringendola allo studio di francese e letteratura, al ricamo, alla musica, a tutto ciò che di noioso aveva da offrire la borghesia inglese.
Suo marito al contrario era di pensiero molto più liberale,  aveva sempre assecondato quella sua dolce passione asserendo che nulla di male poteva arrivare dall'equitazione, che aiutava il corpo e l'anima.
Strinse le redini accarezzando il collo dell'animale, la scorta si allineò compatta ad un ordine del capitano ma la gioia che bruciava nel petto di Anna oscurava tutto il resto.



“Avete il fiatone” “Perdonatemi vostra maestà, ero a cavallo e il tempo è ...” “Voi cavalcate?” “Si vostra grazia” “Perché non me l'avete detto?” “Perché voi non l'avete mai chiesto” il Kralahome al suo fianco tossicchiò costringendola a sussultare ma il re sorrise divertito togliendo gli occhiali e con un lieve cenno del capo, congedò il suo primo ministro.
“Siete un interessante miscuglio sapete?” "Davvero?" "Come posso asserire di conoscervi se ogni volta che vi ho davanti cambiate?" le sorrise mentre un tenero rossore le sfiorava il volto “Vi ringrazio” “Non credo di riuscire a ...” “Maestà, c'è una cosa di cui vorrei parlare con voi e non so come … non so se ...” “Lasciatela uscire” sussurrò sorridendole “Non è questo che mi avete detto una volta?” “Non è una cosa che si può semplicemente lasciar andare” “E perché no?” ma lo sguardo della giovane corse lontano.
Era confuso da quell'espressione apparsa dal nulla, confuso da lei, da quel vestito diverso che non aveva mai visto e da quel lieve rossore che le colorava il volto “È forse accaduto qualcosa?” “Cosa?”domandò tremante “È accaduto qualcosa di spiacevole?” “No, no vostra grazia, sto bene, non mi è accaduto nulla” “Non fare così” il cuore tremò appena mentre quegli occhi di notte le entravano dentro.
Ogni volta che voleva arrivare più vicino a lei  lasciava cadere la differenza di rango, i suoi doveri e le sue leggi, usava il tu scavando fino nell'anima a raggiungere la piccola Anna raggomitolata in un angolino buio e tranquillo.
Si era preso questa libertà ormai molte settimane prima e glielo aveva lasciato fare, inconsciamente gli aveva permesso di ancorarsi ai pensieri, ai respiri diventando la catena solida che la teneva inchiodata al suolo quando la notte, i brutti sogni e le paure la portavano via “Non tenermi lontano” “Vi prego, non giocate con me” si alzò abbandonando i fogli sulla scrivania “Pensi di essere un gioco per me?” ma nessuna risposta lasciò le labbra della giovane.
“Che cosa ...” “Niente, ho solo bisogno di un po' d'aria fresca” “Aspetta” strinse la mano attorno al polso impedendole di scappare ma a quelle lacrime non era preparato.
“Perché piangi?” le barriere erano scomparse, il voi dissolto nel nulla. 
Dio come amava chiamarla per nome, costringerla ad arrossire, ad abbassare lo sguardo per nascondere l'imbarazzo come una bambina capricciosa perché quella donna aveva un potere termendo su di lui.
Anna era diventata la sua unica debolezza, la via d'uscita che gli permetteva di sentirsi "normale" e stava imparando giorno dopo giorno che non tutto al mondo era creato dagli uomini per gli uomini, che una sola donna aveva il potere di legare a sé un uomo e che il dominio di quest'ultimo, diventava solo mera illusione.
Anna aveva cambiato il suo cuore, lo aveva aiutato a crescere, a diventare uomo, un uomo diverso forse perfino migliore.
“Guardami ...” le sollevò il volto terrorizzato dal potervi trovare qualche segno di limpida debolezza ma c'erano solo lacrime in quegli occhi di cielo e nulla di più “ … è accaduto qualcosa di ...” “Ti prego, lasciami andare” quella supplica arrivò come un pugno in pieno petto.
La presa attorno al polso si allentò e le dita scivolarono tra le sue finché l'aria gelida non fu l'unica cosa che sentì sulla pelle.
La vide tremare, asciugare il volto spaventata forse perfino imbarazzata da quell'attimo di infantile debolezza e senza nemmeno guardarlo, si inchinò dolcemente scappando via da lui, lasciandolo stordito e confuso.
  
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