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Autore: BabaYagaIsBack    08/02/2019    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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V

Katarina si morse il labbro, provando a far mente locale il più in fretta possibile. Nessun legame tra le vittime voleva dire che, o si trattava di esseri fuori controllo, o di una ribellione a cui non erano pronti – né i vânător, né gli umani.
Altra cosa destabilizzante, per la sua testolina, era la mancanza di fori sui colli dei cadaveri. Come avevano fatto i vampiri a sottrargli sangue e trasformarne i resti in catrame, se le loro zanne non gli si erano conficcate in una vena? E per quale ragione avevano modificato il loro modus operandi?
Suzu si piegò con il busto nella sua direzione, quasi volesse confidarle un segreto: «Ora capite per quale ragione vi è tanto sgomento? Perché abbiamo chiesto aiuto a Roma?» domandò, lanciandole uno sguardo supplichevole, molto più profondo di quanto lei si sarebbe aspettata. Una sorta di comprensione, mista a compassione, le si mosse nel petto.
In qualche modo le parve che, al posto di ciò che aveva realmente pronunciato, le avesse detto: “sono stufo di vedere i miei compagni morire, eppure non so come impedirlo”. E lei sapeva bene cosa si provasse, lo aveva vissuto molto tempo prima – con la sua prima e unica squadra, trucidata proprio dai vampiri durante il crepuscolo.
«Avete parlato con qualcuno di loro? Prigionieri o… Exilati?» se non sapevano nulla più di quello che le avevano riferito bisognava ricorrere a rimedi estremi: interrogare i diretti interessati. Ovviamente però, la maggior parte dei succhia-sangue ancora fedeli a Dracul non avrebbe parlato spontaneamente con loro, ma gli esuli… loro avevano rinnegato il legame con Vlad, chiedendo clemenza e rifugio alla Chiesa, quindi non avrebbero certo rifiutato a degli emissari del Papa stesso un aiuto. Seppur spiacevole, era il modo più veloce per capirci qualcosa.
Julius buttò fuori dalla bocca una folata bianca: «I prigionieri non parlano, piuttosto preferiscono farsi ammazzare».
Già, ci avrebbe dovuto pensar da sé, rifletté versando ancora un ultimo goccio di thè nella tazza. Se Dracul aveva usato su di loro il suo putere, impedendogli di dire anche solo una sillaba a riguardo dei suoi piani, nemmeno una pistola puntata alla testa avrebbe potuto farli parlare.
«Inoltre,» eruppe Sorella Goldchild catturando le attenzioni di Katarina: «i pochi Exilati presenti a Londinum sono fuori dalle questioni della loro specie da anni, forse decenni. È brava gente, solo un po’ sfortunata». Allargando il sorriso provò nuovamente ad ammaliare l’esorcista sedutale di fronte. Quella suora, per quanto pura e casta, doveva essere ben consapevole della propria bellezza, usandola a suo piacimento per ingraziarsi le altre persone – dote che sicuramente poteva tornare utile nel momento in cui l’Istituto necessitasse di fondi: nessun uomo avrebbe resistito ad un visino come il suo.
La vânător, di tutta risposta, alzò maliziosamente un sopracciglio: «Madre, vi assicuro che volenti o nolenti, le nostre nature non possono essere soggiogate». Con il cucchiaino smosse l’acqua ambrata, senza però staccare gli occhi dal viso della suora: «Una volta vampiri, si resta sempre tali. Magari non parteciperanno alle cacce umane, ma sicuramente avranno mantenuto dei contatti»
«Quanto scetticismo nella vostra voce. Non credete nella redenzione, Miss?»
Katarina fece tintinnare il ferro sul bordo della ceramica, concedendosi qualche istante per gustare un ultimo sorso di Earl Grey – il migliore che avesse mai saggiato.
Non le capitava spesso che ad un primo incontro le si rivolgessero simili domande, men che meno che fosse un’ecclesiastica a farlo. Solitamente donne come Sylvia Goldchild si limitavano a sorridere, annuire e fare qualche commento di circostanza, ma nulla più.
«No, Madre, non è questo il punto» le sorrise: «Sono, per lo più, convinta del fatto che sia difficile abbandonare i legami instaurati nel tempo, così come in determinati momenti della vita». Con la lingua si portò via i resti di teina dal labbro inferiore: «Però permettetemi una domanda» sotto un trasporto che raramente si permetteva di far trapelare, si avvicinò con il corpo al centro del tavolo, accorciando lo spazio vuoto tra sé e l’interlocutrice.
«Se vi foste svegliata una notte, mutata nel corpo quanto nell’anima, e aveste trovato conforto nelle parole e nella compagnia di esseri che, seppur malvagi vi sono simili, non pensate che anche voi potreste far fatica a recidere in modo tanto netto i rapporti con chi vi è stato amico?»
Lord Terry sobbalzò sulla propria sedia, rischiando di far cadere a terra la pipa in bilico tra le labbra. Quel modo di rivolgersi alla Superiora doveva averlo assai stupito, forse facendo apparire il quesito di Miss Bahun come una sorta di mancanza di rispetto. Chissà come si era permessa di paragonare un angelo al pari di Sylvia a demòni quali la stirpe di Dracul.
La suora alzò subito una mano, fermando l’imminente intromissione dell’uomo. Sul suo viso comparve una sorta d’espressione divertita, come se le piacesse confrontarsi a quel modo con una persona che non si preoccupava dell’abito che portava addosso.
«Sì, faticherei, soprattutto perché vorrei vedere salve le anime di coloro a cui mi sono affezionata. Mi batterei, Miss Bahun. Cercherei in tutti i modi di cambiare il loro volere» ammise, imitando il movimento compiuto dall’ospite poco prima. Ora erano faccia a faccia, separate da solo un palmo e, a quella distanza, Katarina poté ammirare tutte le screziature presenti negli occhi della sua interlocutrice. Quanto sarebbe stato semplice afferrarle il viso e morderle il labbro carnoso, si ritrovò a pensare in un momento di totale estromissione dalla realtà.
«Quindi come desiderate procedere?» la domanda di Suzu arrivò senza preavviso, spezzando la malia d’attrazione in cui Katarina si era ritrovata coinvolta e facendole voltare lo sguardo, velatamente infastidito.
Per un istante rimasero fermi a fissarsi, lui in attesa di risposta, lei di capire in che modo sbarazzarsene. Alla fine, capendo di non poter certo cucirgli la bocca, Miss Bahun si lasciò andare sullo schienale della sedia, sospirando. Possibile che dovesse per forza lavorare con altri esorcisti? Non vi era alcun modo per portare a termine quella missione in solitaria?
«Quanti Exilati ci sono in questa città?»
Julius si mise a contare, alzando un dito ogni volta che nella mente gli tornava vivido il nome di uno dei vampiri interessati: «Quattro. Tre uomini e una donna» concluse alla fine, osservandosi con fierezza la mano, quasi quel conteggio fosse stato per lui un lavoro di grande impegno. Il suo quoziente intellettivo, valutò la cacciatrice, non doveva superare quello di un comune abitante, umano, di Londinium – cosa che spiegava da sé l’ancora incompleta raccolta d’informazioni per affrontare il caso.
Provando a non concentrarsi su quel particolare, si mise a valutare la risposta datale. Quattro, in una capitale come quella, era un numero pressoché irrisorio, ma comunque abbastanza utile da poter permettere loro di riuscire a scoprire qualcosa più del nulla che avevano attualmente tra le mani.
Infilando le dita nel taschino del cappotto ne tirò fuori l’orologio d’argento.
Mezzogiorno era da poco passato e, ad un orario del genere, nessun vampiro avrebbe avuto il piacere d’ospitare in casa propria un gruppo di vânător. Era quindi il momento perfetto per muoversi.
«Quale di loro abita più vicino all’Istituto?»
Le sopracciglia pallide di Sylvia Goldchild, di fronte a quel quesito, si alzarono e di conseguenza le lunghe ciglia sbatterono più volte: «Pardon?»
«Mi serve sapere chi si trova nelle vicinanze più immediate, in modo da poter mettermi all’opera»
«Certo, capisco, ma non credete che sia un momento della giornata… inadeguato? I vampiri tendono a essere suscettibili e nervosi a quest’ora» cercò di esortarla la Madre Superiora, forse incerta riguardo alle tecniche investigative della sua ospite.
Katarina sorrise, alzandosi lentamente dalla propria seduta, del tutto incurante dei timori della suora. Avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa, ma non per questo sarebbe riuscita a farle cambiare idea. Proprio perché nervosi, i vampiri avrebbero cercato di liberarsi degli esorcisti il prima possibile e, non potendo certamente ucciderli o attaccarli – in quanto emissari della Chiesa – si sarebbero limitati a dargli le informazioni di cui avevano tanto bisogno.
«Affatto, il dì è sempre un buon momento per un colloquio con le creature del Male» con la mano inguantata Miss Bahun afferrò la propria valigia: «Inoltre, vorrei liberarmi per metà pomeriggio, così da riposare e prepararmi per la notte»
«Uscire dopo il tramonto è pericoloso, ormai» si affrettò a dire Julius scattando in piedi. Sul suo viso, un’espressione dura fece capolino. Non sembrava per nulla propenso a partecipare ai piani della collega e, men che meno, lasciare che lei stessa ne prendesse parte.
Perplessa, la donna non poté che chiedersi il motivo di tanto timore. Un vânător non aveva ragione di temere le ombre o di muovercisi nel mezzo, loro erano stati addestrati ad affrontare quella vita sin dalla notte dei tempi, quando i Corvinus avevano gridato al mondo il loro arrivo subito dopo essere usciti dal ventre della sposa del Diavolo stesso.
«Avete paura, Lord?» domandò, piegando appena la testa da un lato. Più fissava l’uomo, meno trovava in lui le doti necessarie per portare a termine quel lavoro – o qualsiasi altro, a dire il vero. Julius, ai suoi occhi verdi, sembrava proprio stonare in mezzo a quella realtà.
«Ne avreste anche voi, Miss, se aveste visto un’orda di licantropi muoversi per le vie di Londinum con le fauci grondanti di sangue e le carni lacerate da artigli sconosciuti»
«Può darsi, ma sono una cacciatrice dell’occulto e, a prescindere dalle mie paure, ho un lavoro da portare a termine con o senza di voi» il petto di Katarina si gonfiò sotto alla coltre di vestiti e, nonostante non potesse vantare un gran seno, sentì tirare la stoffa lì intorno: «Stanotte uscirò per le strade di questa città e andrò a dare un’occhiata nei dintorni. A differenza vostra, Julius, so cosa è giusto fare e ricordo alla perfezione il giuramento del nostro Ordine» sbottò, sentendosi più temeraria di qualsiasi persona lì presente – cosa assai strana, visto che di norma i cacciatori di sesso maschile tendevano a pavoneggiarsi più del dovuto e mettersi costantemente in gara con i colleghi.
Compiendo un movimento brusco, la donna si rimise in testa la bombetta nera, furibonda di fronte a tanta negligenza: «Ora, di grazia, potremmo andare da un dannatissimo succhia-sangue e fare ciò che in due non siete ancora riusciti a portare a termine? Non avete nemmeno una pista affidabile e pretendete di venire a dire a me come comportarmi, dovreste farvi un esame di coscienza a riguardo» con veemenza il suo tacco picchiò il suolo e Julius Terry sussultò per la sorpresa. Possibile che in una città come quella, i vânător fossero tanto codardi?

 
   
 
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