Anime & Manga > Yuri on Ice
Ricorda la storia  |       
Autore: syila    08/02/2019    5 recensioni
Itadakimasu!
L'esclamazione corale dei commensali aprì ufficialmente i festeggiamenti, ma nel momento in cui sollevò il coperchio della grande zuppiera l'entusiasmo di Victor si raffreddò. Il contenitore era pieno fino all'orlo di una brodaglia densa e rossastra al centro della quale galleggiava una palla di materiale candido ormai in procinto di naufragare. Il russo dovette farsi violenza per mantenere l'angolo del sorriso ad una inclinazione accettabile.
“Wao! E questa... Opera d'arte cos'è?”
“Oh caro, è il boršč naturalmente!” dichiarò la donna orgogliosa e aggiunse “Yuuri ci ha detto che lo adori e pensavo che ti sarebbe piaciuto ritrovare i sapori di casa anche qui, per il tuo compleanno! Ho... Sbagliato forse?”
| Prima classificata a pari merito con Ile_W con "Umbrella" e Account Premium " _Vintage_ " al "Contest del Fluff" indetto da Wurags sul forum di EFP |
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hiroko Katsuki, Mari Katsuki, Toshiya Katsuki, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
banner

Susan, tu sai che Babbo Natale non esiste…
E se ti sbagliassi ?Molti miei amici ci credono. Perché io non ci devo credere?
Perché tu sai la verità e dobbiamo essere sinceri. E abbandonarci alla fantasia ci fa essere infelici.
Ma…
Facciamo così: chiedi a Babbo Natale un regalo che io non potrei mai farti e se lo riceverai, vuol dire che ci siamo sbagliati e lui esiste.


Dal film: Miracolo sulla 34a strada

Capitolo I°

“Victor tra mezz'ora passerà Yura a prendere Makkachin, hai finito di fare le valige?”
Dal corridoio proveniva l'allegro tramestio di sei zampe, quattro appartenevano al suo cane, due all'umano di cui era innamorato e insieme componevano il suono della felicità.
“Oh, ma? ... Devi ancora chiuderle tutte!”
Yuuri entrando in camera lo sorprese così: con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra, gli occhi socchiusi e una pila di maglioni fermi a mezz'aria, in attesa di essere calati nel trolley.
“Faccio in un attimo dorogoy, sai che sono un campione in questa ed altre specialità...”
Il russo rispose ammiccandogli maliziosamente e l'interpellato si limitò a sospirare.
Purtroppo era vero, le sue prestazioni erano da podio sia a letto che sul ghiaccio e glielo aveva dimostrato la settimana precedente vincendo la medaglia d'oro al Grand Prix, dove lo aveva relegato senza tanti complimenti al secondo posto, a dispetto delle previsioni e di una terna di giudici famosi per non essere di manica larga.
Lui era ancora lo Zar del Pattinaggio e aveva voluto ribadirlo un'ultima volta prima del suo ritiro dalle competizioni, annunciato e ormai inderogabile.
Yuuri, dopo alcune ore trascorse a rodersi il fegato e a macerarsi nei soliti sensi colpa (era umano dopotutto e lo smacco di un'altra medaglia d'argento era pesante da accettare anche per la sua tolleranza nipponica!) aveva smesso di serbargli rancore.
Del resto il suo allenatore, il suo compagno, viveva con una tale leggerezza che era impossibile per lui restare a lungo impanato sul fondo delle sue paturnie.
Eppure, da un paio di giorni, quella leggerezza era venuta meno.
Yuuri, da attento osservatore, aveva notato il suo cambiamento d'umore; si trattava di piccole cose, dettagli, che non erano sfuggiti all'occhio lungo del giapponese.
Victor sembrava rimuginare su qualcosa; era inquieto e il suo irresistibile sorriso a cuore gli riusciva meno spontaneo e luminoso.
Dopo aver vagliato tutte le ipotesi era giunto ad una conclusione: il russo era preoccupato per il futuro; non quello imminente riempito da inviti, Gala on Ice, comparsate, interviste, spot pubblicitari, servizi fotografici e neppure del medio termine, che lo avrebbe visto occupato come suo coach a tempo pieno.
No.
Victor stava ragionando sulla lunga distanza e per una persona come lui, abituata a vivere alla giornata e a bastare a sé stesso, doveva essere fonte di grande inquietudine.
Si ripromise di toccare l'argomento al ritorno dal Giappone; erano in due adesso, non doveva affrontare tutto da solo: la decisione di trasferirsi e dove, la carriera, le difficoltà della vita quotidiana.
Nell'immediato però poteva fare una cosa: organizzargli una splendida vacanza ad Hasetsu, lontano dallo stress e dalla pressione mediatica.
Approfittando della sua assenza per un servizio fotografico si era attaccato a Skype e nel corso di una riunione-fiume con la famiglia aveva chiesto alla sorella e alla madre di preparare una festa di compleanno a sorpresa per lui.
Victor non aveva mai dimostrato un particolare entusiasmo per il 25 Dicembre; lo festeggiavano uscendo a cena e lui andava in brodo di giuggiole davanti ai suoi regali, anche se erano delle sciocchezze, ma Yuuri aveva l'impressione che a renderlo felice fosse più il tempo che potevano passare insieme che la festa in sé.
Prima del suo arrivo, quando il Campione del Mondo tornava a casa la sera e si chiudeva la porta alle spalle, era solo; i suoi amici si contavano sulle dita di una mano, quanto alla famiglia Yuuri aveva capito da tempo che si trattava di un argomento delicato e, forte della sua discrezione orientale, aspettava con pazienza che Victor finalmente gli aprisse il cuore facendolo entrare in quei luoghi da cui, per pudore o paura, lo teneva lontano.

L'istinto del giovane giapponese aveva visto giusto: Victor era preoccupato, tuttavia, il motivo era ben lunghi dall'avere a che fare con la sua carriera.
Dal momento in cui Yuuri si era trasferito a San Pietroburgo aveva cominciato a sviluppare un pensiero fisso: voleva regolarizzare la loro posizione come coppia e siccome era impossibile farlo in Russia, dove erano costretti a mantenere un rapporto di facciata, aveva deciso che al termine della sua carriera agonistica si sarebbero trasferiti altrove, in un paese più incline ad accettare certi tipi di relazioni.
Alla fine dell'ultimo Grand Prix il "dove" non era più un'opzione tra tante; il Giappone poteva davvero essere la meta definitiva, quindi doveva affrontare il discorso con la famiglia Katsuki, i cui componenti, dando prova di una delicatezza zen, avevano sempre fatto mostra di ignorare che Yuuri si rotolasse nel letto con altro maschio.
D'altronde mamma Hiroko, papà Toshiya e perfino quella musona di Mari erano stati di una cortesia squisita con lui, facendolo sentire da subito parte della famiglia, non aveva motivo di temere una reazione negativa.
O forse si?
Quel cruccio lo tormentava da giorni e aveva appannato il suo entusiasmo.
Man mano che si avvicinava la data della partenza aumentavano le sue paure e i dubbi lo tenevano sveglio anche di notte.



La frizzante brezza marina che lo salutò all'arrivo nella piccola cittadina costiera mitigò insieme al clima i suoi tormenti.
All'uscita dalla stazione Hasetsu lo accolse coi suoi ritmi blandi, le voci dei conoscenti che si salutavano per strada, le strida dei gabbiani e i sorrisi di chi, pur riconoscendolo, si guardava bene dall'assaltare lui e Yuuri con domande, foto e richieste di autografi.
Lì ormai non era più lo straniero, il gajijn famoso venuto da un paese lontano, ma una figura benvoluta, l'amico, magari un po' eccentrico, della famiglia Katsuki.
Una volta arrivato all'onsen, però, si accorse che c'era qualcosa di strano; nell'aria si respirava un clima di nervosismo, quasi di tensione, tutti volevano apparire più disinvolti di quanto non fossero in realtà.
Papà Toshiya sorrideva troppo, mamma Hiroko troppo poco, Mari non aveva smesso un attimo di chiacchierare e alla domanda sull'assenza di Minako e dei Nishigori ognuno degli interpellati diede una risposta diversa ed evasiva.
Il russo cercò conferme nello sguardo del compagno, incontrando solo un paio di profonde occhiaie e la tipica espressione assonnata da jet lag.
Decise di rimandare le indagini all'indomani e dopo una cena leggera salirono in camera.
Nel corridoio le loro strade si divisero: Yuuri tornava nella sua vecchia stanza in fondo al corridoio e lui in quella degli ospiti "di riguardo".
Quella separazione gli ricordò che il discorso con i suoi genitori non poteva più essere rimandato.
Era stanco di salvare le apparenze, era praticamente costretto a farlo in Russia e adesso doveva farlo anche sotto al tetto dei futuri suoceri.
Yuuri non era più vergine da un bel pezzo!
Accantonò la stizza insieme ai bagagli e si chiuse in bagno.
Nelle sue intenzioni doveva essere una cosa veloce, tuttavia, una volta dentro, capì che non se la sarebbe cavata a buon mercato.
Al centro del piccolo ambiente c'era un trono; di un tipo diverso dalla poltrona coi fregi dorati e il baldacchino, ma comunque una regale seduta rialzata destinata ad ospitare altrettanto nobili terga.
Le sue.
Ricordò con orrore che a cena il capofamiglia aveva accennato orgogliosamente a certe migliorie apportate nell'ultimo anno alla tradizionale locanda termale, adattandola alle esigenze del Terzo Millennio.
In Giappone la tecnologia era una faccenda molto seria e veniva applicata ad ogni aspetto del vivere quotidiano, questo includeva anche il modo di espletare le proprie necessità fisiologiche e garantire l'igiene verso la quale i giapponesi professavano una devozione assoluta.
Victor aveva davanti il non plus ultra dei water automatizzati: l'Ultra Cleaning Vacuum Power 3000, password di sicurezza, collegamento wireless, per restare sempre connessi anche sulla tazza, luce d'emergenza in caso di blackout, funzione autopulente, autolucidante, autodisinfettante, possibilità di scegliere tra cinque tipi di saponi detergenti, getto di aria calda o fresca a seconda delle stagioni e, ciliegina sulla torta, analisi delle urine con simpatico display ad emoticon.
Il sogno di milioni di famiglie nipponiche, l'incubo peggiore per un russo che al massimo sollevava la tavoletta prima di prendere la mira.

Nel bel mezzo della notte Yuuri venne svegliato da un bussare insistito, che rivelava una certa urgenza.
“Victor...”
L'interpellato entrò e lo oltrepassò guardandosi ansiosamente attorno.
“Dov'è il bagno?” chiese imprecando quando al di là dell'anta scorrevole trovò il ripostiglio dei futon.
“Diamine... Che succede, ti senti male?”
La risposta arrivò a stretto giro di sciacquone qualche minuto più tardi.
Uscendo Victor aveva un'espressione decisamente più sollevata e a Yuuri, che lo aspettava perplesso a braccia conserte, disse: “Ultra Cleaning Wacuum Power 3000.”
“Oh... ” al giovane fu tutto chiaro.
Victor gli aveva raccontato dei suoi trascorsi burrascosi coi locali servizi igienici.
La prima volta era successo durante una tappa del Campionato Mondiale a Tokio; si era fatto cambiare stanza in hotel, scoprendo poi che tutte erano dotate di questa specie di orgoglio nazionale!
Capì come funzionava solo dopo aver consultato dei tutorial su internet ed era così felice che all'onsen invece ci fosse ancora un sano rispetto delle tradizioni!
“Voleva farmi l'esame delle urine... Ti rendi conto? Nemmeno alla commissione antidoping usano questi metodi!” Yuuri annuiva comprensivo cercando di rimanere serio, il grande campione era terrorizzato da un gabinetto parlante!
“Tranquillo lyubov moy, puoi usare il mio.”
L'allarme era rientrato e potevano tornare a dormire il sonno dei giusti, o almeno così credeva.
“Yuuri...”
“Si?”
“Posso rimanere qui?”
“Ho un déjà vu...” rispose l'altro ridacchiando
“Non voglio stare solo sapendo che tu sei dalla parte opposta del corridoio.” Victor s'impuntò mettendo il broncio.
“Lo fai per me o per il bagno?”
“Per entrambi è ovvio!” confessò l'interpellato con ammirevole candore.



A svegliare il russo la mattina seguente non fu il canto degli uccellini, quanto il suono familiare di uno scatto fotografico
Era abituato ad alzarsi all'alba, tuttavia dopo la movimentata esperienza col wc alieno e una sessione intensiva di ginnastica da letto non aveva chiuso occhio e avrebbe tirato volentieri fino all'ora di pranzo restando sotto le coperte insieme a Yuuri.
Invece il click-click metallico insisteva petulante insieme ad un leggero scalpiccio e a delle risatine soffocate che lo costrinsero infine a mettere la testa fuori dalla calda coltre trapuntata, dove si trovò ad osservare una strana figura a tre teste, munita di smartphone.
Ohayōgozaimasu Vicchan!” strillarono all'unisono le gemelle Nishigori.
“Cosa diavolo ci fate voi...”
“Siamo venute a svegliarti! Devi venire all'Ice Castle!”
“A-adesso?”
Hi!
“Non se ne parla.”
Click!
“Ehi! Smettetela! Smettetela subito con le foto!”
Click!
“Victor si può sapere che succede?”
Sentendo tutto quel chiasso Yuuri smise di fare la crisalide e uscì dal bozzolo ancora mezzo rintronato; appena lo videro le tremende ragazzine esplosero in acuti squittii bersagliandoli col flash della fotocamera, cosa che finì per rincoglionire del tutto il giapponese e mandare il russo fuori dai gangheri.
“Cancelleremo queste immagini compromettenti solo se verrete all'Ice Castle insieme a noi!”
“Piccoli pesti, aspettate che lo dica a vostra madre!” ruggì Victor minacciandole a distanza, bloccato a letto a causa della sua tenuta adamitica.
“Ah-ha!” il dito di Lutz era già sul pulsante condividi “Ultima offerta Nikiforov-sama!”

Aveva sperato che Yuuri lo fiancheggiasse perorando la sua causa con le diaboliche gemelle o almeno provasse a impietosirle col suo irresistibile sguardo da cucciolo; diamine avevano sulle spalle la stanchezza del viaggio e una nottata in bianco!
Invece il compagno dimostrò di avere un cuoricino di burro e con un incredibile voltafaccia lo tradì lasciandolo in balia degli eventi.
"Quindi glielo avevi promesso?"
"B-beh promesso è una parola grossa... Io avevo accennato vagamente a questa eventualità, ma sai come sono fatte e..."
"Yuuri... Avevano già organizzato tutto. Hanno tappezzato i muri dell'Ice Castle con le locandine! Ehi! No! No fermi! Non è hockey su ghiaccio questo!" Victor fu costretto ad interrompere il discorso e si precipitò ad aiutare un principiante; un suo coetaneo, che per altezza e stazza poteva aspirare agli juniores di Sumo, gli si era aggrappato ai vestiti come ad una ciambella di salvataggio e lo stava trascinando giù.
Il giovane giapponese abbozzò.
Forse le figlie di Yuko avevano preso la "missione" troppo seriamente.
Gli avevano chiesto di tenere Victor lontano dall'onsen fino al tardo pomeriggio e cosa avevano escogitato?
Una lezione gratuita col pluricampione mondiale di pattinaggio arrivato appositamente dalla Grande Madre Russia, pubblicizzata senza badare a spese tramite locandine e distribuzione di volantini.
Logico che all'appuntamento si fossero presentati genitori e bambini di mezza prefettura del Kyushu.
Un paio erano venuti perfino da Nagasaki.
"Se hai finito la tua pausa di meditazione potresti anche aiutarmi!" esclamò la celebrità impegnata a gestire due bambini che gli si erano attaccati alla braga (in senso letterale) piangendo e una mocciosetta più smaliziata che voleva a tutti i costi un selfie insieme a lui.

"Sei stanco?"
A quella domanda Victor rispose con un'occhiata in tralice.
"È come chiedere ad un cadavere se è morto Lyubov moy... Non so se sono le gambe a farmi più male, la testa o la mano a forza di firmare autografi..."
"L'età comincia a farsi sentire, vero?"
L'interpellato lo fissò come se avesse appena bestemmiato sul sacro braciere delle Olimpiadi Invernali, intanto Yuuri aprì la porta di casa e gli sorrise con la sua adorabile aria di scuse scomparendo nel corridoio, stranamente buio e silenzioso.
Victor non aveva in animo di badare a certi dettagli, il suo compagno aveva appena toccato uno degli argomenti tabù, sui quali vigeva divieto assoluto di menzione, sotto pena di orribili ritorsioni.
Mai citare il tema dell'invecchiamento in sua presenza!
Sebbene a trent'anni non potesse certo definirsi vecchio né, tanto meno, maturo faceva un dramma delle rughe fin dalla pubertà.
La corretta associazione vecchiaia-compleanno gli sovvenne un decimo di secondo troppo tardi, quando ormai nell'ingresso della locanda si era accesa la luce ed era stato investito da una cascata di coriandoli e stelle filanti.



La possibilità di acciambellarsi sotto il kotatsu riscaldato pose tutto sotto una luce migliore; in mezza giornata la famiglia di Yuuri aveva rivoluzionato la sala da pranzo per festeggiare il suo compleanno trasformandola nel distaccamento della Casa di Babbo Natale al Polo Nord.
Forse hanno fatto un po' di confusione valutò aggrottando la fronte davanti all'enorme albero di Natale rosa confetto che occupava un quarto della stanza.
Dato che il suo compleanno cadeva il 25 Dicembre avevano pensato di fondere il tutto senza considerare che in Russia si festeggiava il Natale Ortodosso, leggermente diverso nei riti e nelle scadenze rispetto a quello Cattolico.
"Hanno fatto un pasticcio... Mi dispiace" le parole di Yuuri diedero voce ai suoi pensieri e Victor, arrossendo per essere stato preso in castagna, si affrettò a rassicurarlo.
"Lyubov moy non scherzare! È la più bella festa di compleanno a sorpresa della mia vita! Ed è opera tua scommetto! Potrei anche perdonarti di avermi dato del vecchietto..."
"Yura te lo dice tutti i giorni!" ripose il giovane giapponese ridacchiando.
"La Tigre non fa testo, chiunque abbia più di diciotto anni è vecchio per lui!" l'ospite poi annusò vistosamente l'aria e si fregò le mani "Non vedo l'ora di mangiare il katsudon..."
"Arriviamo!"
In risposta al suo desiderio Hiroko e Mari fecero il loro ingresso in sala reggendo i piatti da portata "Scusate il ritardo, spero ne varrà la pena."
"Hiroko san è una cuoca eccezionale!" trillò l'ospite d'onore con l'acquolina in bocca e un sorriso che andava da un orecchio all'altro, già dimentico delle disavventure della mattinata.
Itadakimasu!
L'esclamazione corale dei commensali aprì ufficialmente i festeggiamenti, ma nel momento in cui sollevò il coperchio della grande zuppiera l'entusiasmo di Victor si raffreddò.
Il contenitore era pieno fino all'orlo di una brodaglia densa e rossastra al centro della quale galleggiava una palla di materiale candido ormai in procinto di naufragare.
Il russo dovette farsi violenza per mantenere l'angolo del sorriso ad una inclinazione accettabile.
“Wao! E questa... Opera d'arte cos'è?”
“Oh caro, è il boršč naturalmente!” dichiarò la donna orgogliosa e aggiunse “Yuuri ci ha detto che lo adori e pensavo che ti sarebbe piaciuto ritrovare i sapori di casa anche qui, per il tuo compleanno! Ho... Sbagliato forse?”
Il tono afflitto della signora Katsuki era un campanello d'allarme: non poteva mortificare la futura suocera proprio sulla cucina, il suo cavallo di battaglia! Doveva farsi coraggio e ingurgitare quella sbobba fluorescente e magari radioattiva.
“Al contrario! Stavo solo pensando che è quasi un peccato mangiarlo, è così bello! Hiroko san riesce a sorprendermi sempre, come Yuuri!” Gli altri commensali approvarono con vigorosi cenni del capo e svuotarono la loro ciotola senza fare una grinza, mentre lui alla seconda cucchiaiata si stava sentendo male: gli era sembrato che qualcosa si muovesse sul fondo della zuppa o forse era solo la sua paranoia.
“C'è anche la carne!” esclamò il festeggiato dopo aver provato inutilmente ad masticare un cubetto gommoso.
“Manzo di Kobe per il compleanno di Vicchan, arrivato fresco stamane al mercato.” aveva sottolineato il signor Toshya.
Il manzo di Kobe era una delle carni più pregiate e costose del pianeta, Victor aveva apprezzato tantissimo l'onore, però se Hiroko san si fosse attenuta al piano cucinando il katsudon col più umile maiale non avrebbero buttato migliaia di yen dalla finestra!
Per timore di guastarne il sapore delicato e la tenerezza lo avevano aggiunto all'ultimo minuto, ignorando che il boršč richiedeva almeno tre ore di cottura a fuoco lento!

È così fresco che ancora muggisce...

Il compagno seduto al fianco o meglio: il Giuda traditore che gli aveva rifilato l'ennesimo pacco, era un monolite impenetrabile.
Eppure lui sapeva!
Lui aveva intuito il suo disagio!
Victor si chiese se fosse un modo di vendicarsi di quelle piccole mancanze e disattenzioni che inevitabilmente si generavano in una convivenza di coppia.
Chissà a quali altri supplizi lo aveva destinato!
Eppure doveva stringere i denti, l'obiettivo finale si trovava solo a poche portate di distanza.


Fine Prima parte


⋆ La voce della coerenza ⋆

Carissimi/e come promesso eccomi qui a condividere una nuova piccola storia con protagonista la nostra coppia di piccioncini on Ice! Questo parto mentale ha visto la luce grazie ad Old Fashioned, che mi ha segnalato il contest, quindi se avete dei reclami dovete rivolgervi a lui :p
Chi ha letto Colazione da Christies può considerarla una specie di prequel; prima dell'asta londinese, prima della nottata bollente e galeotta che ha visto il russo abdicare al ruolo di maschio alfa in favore del suo principe consorte ecco spiegate le origini delle scelte un po' "particolari" di Victor e Yuuri in fatto di sesso.
Eh si... In un certo senso è anche colpa dell'Ultra Cleaning Vacuum Power 3000!
Le peripezie del pluricampione di pattinaggio però sono solo all'inizio!
Riuscirà il nostro eroe ad affrontare la famiglia Katsuki o le circostanze prenderanno il sopravvento?
Il seguito al prossimo e ultimo capitolo!

Terminologia e traduzioni:

Ohayōgozaimasu -> Buon Giorno! In modo formale.
Itadakimasu! -> Equivale al nostro Buon Appetito, ma con un significato più articolato, che implica il rendere grazie del cibo ricevuto.
Kotatsu -> tipico tavolino basso riscaldato che si trova nelle case giapponesi.
Dorogoy -> Dal russo: Caro, Cara
Lyubov moy -> Dal russo: Amore mio


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: syila