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Autore: blackwhite_swan    08/02/2019    12 recensioni
Storia Interattiva - iscrizioni chiuse
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Dopo secoli di isolamento, l'allevamento di Neri delle Ebridi di St Kilda in Scozia apre le porte ad alcuni tra i migliori giovani aspiranti allevatori di draghi europei, desiderosi di mettersi in gioco.
I ragazzi che sbarcheranno sull'isola scozzese si troveranno a dover fare i conti con il rigido clima del profondo nord, con draghi di gran lunga più pericolosi e selvatici rispetto a quelli degli altri allevamenti e soprattutto con i membri del burbero e decisamente conservatore clan MacFusty, i cui componenti non faranno alcunché per rendere la vita dei forestieri semplice.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo VI – Gita di classe

 

 

Achille era rannicchiato in posizione fetale all’interno della barca, ben stretto nel giubbotto salvagente e avvolto in una coperta che gli copriva gli occhi, a suo dire un ottimo modo per non vedere cosa stesse accadendo intorno a lui.

Maitê lo guardò intenerita e preoccupata allo stesso tempo «Achille so di sembrarti retorica, ma davvero, sarebbe meglio se tu ti togliessi quella coperta» disse con apprensione «Respirare correttamente non può che giovare al tuo mal di mare»

Da sotto la coperta di lana si sentì un verso gutturale «Meno vedo meglio sto» borbottò Achille e, nonostante non potesse vederlo, Aidan era abbastanza certo di poter affermare, dal suono della voce dell’italiano, che dovesse avere un colorito verdognolo decisamente poco sano.

La porta della cabina si spalancò ed entrò una figura avvolta in un impermeabile corto catarifrangente «Consiglio spassionato, portate le vostre chiappette fuori, all’aria aperta si respira decisamente meglio» Greer avanzò saltellando verso il terzetto, con le lunghe trecce scure che le rimbalzavano sull’impermeabile e per poco non scoppiò a ridere quando intuì che fosse rintanato sotto la coperta «Hey Achille! Fatto il testamento?»

Aidan rise di cuore mentre al suo fianco Maitê si stava sforzando di non fare altrettanto per non offendere Achille e l’italiano tirò fuori la mano destra dell’involucro in cui si era nascosto per fare il dito medio a Greer «Oh, bene, un braccio è uscito, vuol dire che il bozzolo si sta schiudendo!» disse con allegria Greer «Maitê, Aidan uscite fuori, qui dentro c’è una puzza di chiuso disgusto, al nostro fifone ci penso io» a giudicare dalla luce malefica negli occhi della scozzese, Maitê fu seriamente tentata di rimanere a controllare, ma non ne poteva più di starsene al chiuso, soprattutto non quando fuori la giornata era così limpida e battuta dal vento fresco «Cercate solo di non finire fuori bordo» Aidan sospirò scuotendo il capo, facendo poi cenno a Maitê di precederlo fuori dalla cabina.

«Credi che sia saggio lasciare quei due in uno spazio così piccolo?» chiese Maitê non appena furono fuori, inspirando poi a pieni polmoni l’aria salmastra «Sappiamo tutti che sono i più…come dire…vivaci del gruppo»

Aidan si strinse le spalle «Appunto per questo credo che se ci sia qualcuno in grado di trascinare fuori da quella minuscola cabina Achille, quella persona sicuramente è Greer…certo potrebbero finire entrambi fuori bordo, ma presumo sia un rischio che valga la pena di correre»

Maitê alzò gli occhi al cielo «Sarà meglio che mi cerchi anche io un giubbotto salvagente, nel caso in cui si renda necessario salvare qualcuno»

Aidan la guardò con tanto d’occhi «Seriamente ti butteresti lì sotto?» chiese indicando il mare grigio scuro oltre la ringhiera «Deve essere gelido, soprattutto in questa stagione!»

«E’ da quando sono arrivata che bramo di farmi un bagno in mare aperto nell’Oceano Atlantico settentrionale» disse con semplicità Maitê «Spero davvero che ne avrò la possibilità»

Un tonfo fece voltare entrambi «…no…molla la mia coperta!»

«Non fare il coniglio!»

«Io là fuori non esco!»

«L’hai voluto tu…levicorpus»

Maite e Aidan strizzarono gli occhi, nell’udire uno schiocco deciso «AHIA! Che craniata…sei pazza Greer? Il soffitto sarà alto neanche due metri!»

«Colpa tua, fuori non avresti di certo sbattuto la testa!»

«Violenta!»

«Fifone!»

Aidan sospirò «Se ci spostassimo più avanti a poppa?» chiese alla fine alla portoghese, dato che il battibecco tra i due occupanti della cabina non sembrava essere destinato a finire in breve «Direi che è un’ottima idea!»

 

*

 

La barca si avvicinò alle coste rocciose di Boreray, ondeggiando con forza sospinta dalla corrente, al punto che Hanna, così minuta, temette seriamente che sarebbe volata fuoribordo se non fosse stato per il tempestivo intervento di Elettra e Violet che la agguantarono per un braccio.

Maisie, la madre di Greer e Callum, nonché il timoniere della vecchia nave, lanciò un incantesimo, assicurando la barca ad uno sperone di roccia «Callum cerca di renderti utile e vai a riva, ho bisogno che lanci un paio di incantesimi nella mia direzione» per quanto gli spiacesse lasciare Isobel, con la quale aveva chiacchierato per tutto viaggio, il ragazzo obbedì in fretta agli ordini della madre, ben conscio del fatto che, se avesse anche solo impiegato troppo tempo ad eseguire il compito che gli era stato affidato, la donna sarebbe stata capace di spedirlo in acqua senza tante cerimonie.

Quando fu certa che la barca fosse ben salda, Maisie si rivolse ai giovani allevatori «Quando sarete sbarcati tutti me ne ritornerò al villaggio, ma tornerò a prendervi verso le quattro e mezza questo pomeriggio. Mi raccomando, a meno che non si tratti di una vera emergenza non cercate di smaterializzarvi né di improvvisare passaporte, perché se qualcosa dovesse andare storto finiremmo per cercarvi con la rete da pesca nell’Oceano. Nel caso in cui dovesse esserci una vera emergenza rivolgetevi ai fratelli MacLeod che vi faranno da guide oggi: loro sapranno di certo cosa fare» la donna fece una pausa mentre sul suo volto si apriva un caldo sorriso «Vi auguro una buona giornata, cercate di divertirvi senza fare nulla di avventato»

Greer stampò un bacio sulla guancia della madre, prima di saltellare giù dalla barca trascinandosi dietro Achille con ancora indosso il giubbotto salvagente «Tu sei fin troppo eccitata per questa gita» borbottò l’italiano, cercando di fare attenzione a dove metteva i piedi «Non mi lasciano quasi mai venire qui» rispose Greer allegra mentre Callum sbuffava «Forse perché quando avevi dieci anni e volevi vedere se il vento fosse abbastanza forte da sorreggerti ti sei letteralmente buttata dalla scogliera» commentò ironico, facendo spalancare gli occhi con orrore ad Achille «Curiosità scientifica» Greer si strinse le spalle «E poi sono finita in acqua e non mi sono fatta nulla, è la mamma che ha dato di matto che ha esagerato a bandirmi»

«Ho appena deciso che non ti voglio più come mia guida» borbottò Achille, per poi in verità seguirla in fretta.

Mentre Callum aiutava Isobel, indicandole su quale delle appuntite rocce dovesse mettere i piedi, Arthur, che era sbarcato con un salto, allungò la mano sinistra per aiutare Erika, che stava superando la ringhiera proprio in quel momento, la quale accettò con un sorriso l’aiuto «Scavalcare ringhiere e palizzate è più semplice quando il terreno sotto di te non dondola» commentò la ragazza ridendo «E soprattutto quando non rischi di finire come uno spiedino su quella roccia sotto di te» fece notare Arthur, ridendo poi dell’espressione della ragazza, quando guardò il panorama sotto i suoi piedi «Una vista affascinante non c’è che dire» borbottò Erika, scuotendo la testa e spingendosi con la gamba sinistra per avere maggiore slancio.

Quando la svedese ebbe i piedi saldi a terra i due sciolsero la presa delle mani e Arthur si irrigidì. Erika lo guardò perplessa, prima di posare gli occhi sulla mano del ragazzo, notando che gli mancava buona parte dell’indici; e dire che non ci aveva mai fatto caso, nemmeno quando gli aveva stretto la mano. Arthur si affrettò a ritirare la mano imbarazzato, evitando con cura lo sguardo della ragazza «Grazie dell’aiuto» gli disse con sincerità Erika e, dopo avergli fatto l’occhiolino, lo superò, cominciando a risalire le rocce con la velocità e la sicurezza di uno stambecco.

Il gallese non riuscì ad evitare di sorridere e si prese qualche secondo per osservare la ragazza arrampicarsi, prima di infilare svelto la mano sinistra in tasca e tornare ad aiutare gli altri.

 

*

 

Elettra si strinse meglio nel piumino, calandosi con forza la cuffia sui capelli scuri «Quest’isola sarà larga sette metri» borbottò incrociando le braccia e cercando di camminare i più in fretta possibile dietro ai fratelli MacLeod, che stavano impartendo spiegazioni agli allevatori «Basterebbe un filo di vento per farci volare tutti in acqua…e poi si gela qui, questo stupido sole non serve a nulla, inganna e basta»

Eloi, in piedi di fianco a lei iniziò a srotolarsi la sciarpa dal collo, per poi porgerla alla ragazza «Rimettitela subito, pazzo!» Elettra guardò il bretone e la sua giacca leggera con orrore «Ti prenderai un accidenti!»

Eloi guardò la ragazza stupito e leggermente offeso «Io non freddo, mentre tu dicevi di stare gelando!»

«Ma non volevo che rischiassi di ammalarti!» vedendo però che il ragazzo continuava a mantenere la sua espressione offesa, Elettra sospirò, finendo per arrotolatasi la sciarpa intorno al collo «Sappi che se ti dovessi ammalare mi sentirò in dovere di curarti e ti assicuro che so essere una vera tiranna quando voglio»

Il bretone rise, osservando la ragazza seppellire la faccia nella sciarpa scura «Davvero?» chiese senza nascondere un filo d’ironia nella voce, che gli costò un’occhiata assassina «Ho due sorelle e tre fratelli, so come fare a farmi ascoltare» rispose secca Elettra lasciandolo stupefatto «Siete in sei?»

«Nove se conti anche i miei genitori e mia nonna…ma alle riunioni di famiglia finiamo sempre per essere molti di più» Elettra meditò per un secondo prima di scuotere il capo «Non so quanti esattamente, ogni volta spuntano nuovi cugini o zii di cui ignoravo l’esistenza. Tu invece non hai una famiglia molto numerosa?»

Eloi si rabbuiò, facendo immediatamente pentire Elettra di aver parlato «No, direi di no…»

Poco lontano Hanna saltellava dietro alle guide, appuntando con precisione ogni parola uscisse dalle loro bocche, bloccandosi poi improvvisamente quando non riuscì a capire cosa avesse detto il maggiore dei due fratelli; si voltò con espressione smarrita verso Violet che le restituì il medesimo sguardo perplesso «Anche tu non hai capito quella specie di rantolo, vero?» chiese l’inglese, sospirando quando Hanna annuì «Vabbè, io sugli appunti scrivo rantolo, suppongo che prima o poi capirò cosa intendessero»

«Se non ho capito male adesso ci portano dal rantolo» disse Hanna, rileggendo velocemente la pagina di quaderno «Secondo te cosa potrebbe esserci in questo posto? È disabitata e per ora non ho nemmeno visto dei draghi»

«Non credo che un nero avrebbe lo spazio necessario di muoversi, figuriamoci un gruppo…e i Neri sono animali da branco» Violet fece per aggiungere qualcosa, ma fu interrotta da fratelli MacLeod, che comunicarono ad alta voce ai ragazzi che sarebbero dovuti scendere sulla scogliera per un pezzo, procedendo con cautela in fila indiana, tenendosi al corrimano che avrebbero trovato attaccato alla parete.

Violet mosse un passo incerto sulla roccia scura a strapiombo sul mare, guardando con aria critica il corrimano che sembrava essere fatto di stoffa «Ma questo affare reggerà?» borbottò preoccupata, guadagnandosi un’occhiataccia dai due uomini che la precedevano «E’ lana delle pecore Vello d’Oro delle Shetland»(1) le rispose uno dei due secco, come se quella fosse una garanzia sufficiente della qualità del materiale.

Hanna dietro di lei fece del suo meglio per non ridere «Non ci resta che sperare che quelle pecore siano belle toste, mi sa»

 

*

 

Genevieve si coprì gli occhi chiari con una mano, leggermente abbagliata dal riverbero argenteo che illuminava l’intera grotta; che poi, definire quel posto grotta era estremamente riduttivo, considerate le sue dimensioni considerevoli, finendo quasi addosso a Mikkel, che a sua volta si guardava intorno interessato «Per la prima volta da quando sono qui, temo seriamente che potrei scottarmi in questo posto» commentò il ragazzo con un sorriso, prima di rivolgersi alla francese, che si stava massaggiando gli occhi chiari, cercando di farli abituare a quello strano posto «Che cos’è quel materiale che ricopre le pareti? Ero troppo indietro e non ho sentito la spiegazione…potrebbe essere acciaio?» le chiese lo svedese.

«Non credo, hanno detto che è resistente al fuoco dei draghi e l’acciaio da quello che ne so non lo è» la ragazza, si mordicchiò il labbro riflettendo «Potrebbe essere, a giudicare dal colore dello zinco…ho sentito che è in grado di contrastare il fuoco di alcune specie di draghi»

Mikkel la guardò stupito «Non ne avevo idea…non credo che funzioni con i Grugnocorto…»

«Nemmeno con gli Spinati se è per questo, ma ogni razza è quasi un mondo a parte» Genevieve rise ripensando alla riserva nella quale lavorava «A volte è strano non dovermi preoccupare di accarezzare un drago senza correre il rischio che uno degli aculei mi mozzi la mano, anche se la stazza dei draghi delle Ebridi è veramente impressionante»

«Io ero abituato esclusivamente ai cuccioli di Grugnocorto, pensa un po’» disse Mikkel con leggerezza «Ogni specie è veramente un mondo a parte»

Genevieve annuì «Decisamente…da un lato è terrificante, perché arrivi con la convinzione di essere esperto in un determinato campo e alla fine rimani fregato» la ragazza fece una pausa, riflettendo «Anche se suppongo che imparare qualcosa di completamente nuovo potrebbe rendermi capace di fare un salto di qualità anche quando tornerò in Ungheria, o almeno è quello che spera»

«Una cosa è certa» disse Mikkel allegro «In Svezia non dovranno nemmeno provarci a confinarmi dalla mattina alla sera nella nursery!»

 

*

 

Matthew guardava con interesse lo spazio intorno a lui, camminando con il naso per aria e le braccia incrociate dietro alla schiena «Sostanzialmente questa era una specie di scuola per i Neri delle Ebridi» mormorò, osservando le bruciature brune sulle pareti «Sembra assurdo che quei bestioni riuscissero a vivere in un posto così piccolo»

Leon si spostò un ciuffo di capelli da davanti agli occhi «Magari all’epoca erano più piccoli, ogni tanto capita che nei secoli gli animali si modifichino» ipotizzò stringendosi le spalle «L’highlander scorbutico laggiù ha detto che quest’isolotto è stato abbandonato quando i Neri hanno capito che l’isola dei MacFusty era un posto più confortevole in cui vivere»

«Da quanti secoli i MacFusty si prendono cura di loro?»

«Milletrecento anni?» Leon fece un sorrisino «Secolo più secolo meno»

Matthew gli rispose con un ghigno «E da quanto secondo te il caro laird è il capo della brigata?»

Leon ci pensò su «Millequattrocento, è stato lui stesso a portare di peso tutto il suo popolo attraverso l’oceano in quel buco di culo di isola e dopo un secolo di trattative ha convinto i Neri a venire da loro»

«No, ti sbagli, secondo me in principio è stata la signora MacFusty» declamò Matthew solenne «Deve essere stata lei a creare tutto, i Neri, l’isola, probabilmente il mondo intero»

«E la ricetta originale di quei biscotti burrosissimi…non dimenticarti di quei biscotti» Leon sospirò, pensando a quelle piccole delizie che la donna sfornava in quantità industriali non era dato ben sapere quando, dato che passava il novanta percento della giornata con i draghi

«Lasciando perdere per un attimo la signora e padrona del mondo, credi che sia sicuro rimanere qui dentro?» chiese Matthew improvvisamente dubbioso «Se uno dei draghi dovesse decidere di fare una scampagnata ed entrasse qui dentro sputando fuoco, la caverna diventerebbe un forno e noi finiremmo abbrustoliti»

«Che morte gloriosa, stracotti come delle pagnotte nel forno…di certo verremmo menzionati nei libri di magizoologia» dall’espressione di Leon sembrava quasi che la cosa non gli dispiacesse troppo «E potremmo far diventare quest’isola il luogo più infestato del mondo»

«Perché questa cosa inquietante ha un retrogusto decisamente epico?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1)   Le pecore dal Vello d’Oro sono un’invenzione di AdhoMu. Per maggior info consiglio vivamente la lettura di Appuntamento al Buio…Pesto Peruviano!

Ebbene sì, sono tornata non ancora in grande stile, ma prometto che da fine febbraio sarò più sveglia e performante e riguarderò tutti i capitoli scritti in questo periodo buio di studio intenso, sistemandoli e correggendoli come si deve.

Dunque, dato che, come me, la maggior parte di voi aveva idee estremante confuse sulle possibili coppie e vi giuro che praticamente nessuno di voi mi ha indicato gli stessi appaiamenti, ho giocato un po’ di creatività in questo capitolo, facendo interagire alcune coppiette parzialmente a caso per sperimentare un po’. Non c’è assolutamente nulla di definitivo, ma mi piacerebbe avere un vostro feedback su cosa ne pensate e non fatevi problemi a bocciarmi delle idee perché ripeto, sto brancolando anche io nel buio. Se poi vi andasse di mandarmi un mp perché non avete voglia di scrivere sulla pubblica piazza Tizio o Caio mi stanno antipatici non li voglio insieme al mio personaggio siete invitati a farlo senza alcuna remora, davvero, non mi offendo. In generale, se voleste mandarmi o anche rimandarmi un mp con le preferenze per il vostro oc le leggerò volentieri.

A presto!

Em

 

 

 

   
 
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