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Autore: Lux in Tenebra    08/02/2019    1 recensioni
"Luce e oscurità.
In un mondo grigio, è quasi impossibile definire dove finisca l'una e inizi l'altra.
Un inteccio di anime legate da un filo rosso sangue. Il loro silenzioso patto stretto alla luce della luna e una maledizione antica che consuma tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Le tenebre nascondono.
La luce acceca.
Non c'è una via giusta da prendere, solo tante scelte e due anime unite dal caso.
L'umanità si illude di essere arrivata in cima, ma lì, tra gli alberi più alti, nelle foreste più profonde, esistono creature molto più antiche.
Lui vive.
E ha una storia da raccontare.
Riuscirà il sentimento per la donna dagli occhi ambrati a sbocciare?
O avvizzirà sotto il peso di un passato segnato a fondo sulla pelle?"
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Offenderman, Slenderman, Splendorman, Trendorman
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Avviso!

Prima di iniziare, vorrei mettere in chiaro alcune cose per evitare fraintendimenti.
Questa fanfiction si può leggere benissimo come un'originale. Non c'è bisogno di conoscere la creepypasta da cui deriva il personaggio, dato che lo Slender di questa storia è fondamentale differente su molti fronti.

(Per chi conosce già la sua storia, vorrei precisare che la creepyhouse non esiste in questa versione. Non è applicabile nel contesto della storia, ne mi ha mai affascinato come idea.)

Il target a cui è rivolto il racconto sono coloro a cui il genere tizia umana x mostro/creatura sovrannaturale affascina e si domandano come si svolgerebbe una relazione sentimentale per il mostro in particolare.

Essendo un AU (universo alternativo per i meno avvezzi al genere), molte cose sono state cambiate e o modificate.

Questo Slenderman è la mia versione ed interpretazione del suo personaggio. Il narratore sarà infatti lui, in prima persona, a raccontarci ciò che è accaduto dal suo punto di vista. Qui non è mai stato umano e non ha mai avuto figli. È un mostro nato mostro con una morale differente.

Il prologo precedente (passato poi ad essere il capitolo 0) non era adatto a fare da introduzione alla storia e quindi ne ho scritto uno nuovo.

Questa storia è principalmente un dark fantasy romantico ambientato ai giorni nostri. (Wikipedia spiega bene il genere, se avete bisogno di qualche delucidazione in merito.) Tratterà tematiche delicate ed esplicite più in là e, in generale, molte cose che accadranno sono state già prestabilite. Se escludiamo il fatto che i miei personaggi tendono spesso a trascinarmi dove vogliono andare loro, quindi il corso degli eventi potrebbe anche cambiare da quello inteso in partenza. 

(Sono delle piccole canagliette senza Dio.。・゚ヾ(✦థ ェ థ)ノ。゚・。)

Il pairing principale sarà etero. Ma il loro destino non è scritto sulla pietra e vorrei vedere se riusciranno a legare tra di loro spontaneamente. Nel domani non vi è certezza! In passato ha funzionato con la vecchia storia, però le cose erano abbastanza diverse. (Al, questa è la tua seconda occasione. Non mandare tutto all'aria che non te ne darò un'altra. Dopo c'è una fanfic di Undertale che attende solo me per essere scritta.( ಠ_ಠ)

Al: la stessa cosa vale per te. Ci metti dei mesi per scrivere, di questo passo non finiremo mai in un tempo ragionevole! Non è divertente stare chiusi in una scatola per tutto il tempo. ( ಠ_ಠ) 

... hai ragione, mi dispiace, scus! (。•́︿•̀。))

Sarà un viaggio movimentato insomma.

Buona lettura.

Mi sono messa il cuore in pace per i commenti, il fandom è un tantinello non molto vivo al momento. (❁°͈▵°͈)


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Rigirai la stilografica tra le dita, iniziando a stendere sulle pagine bianche del taccuino tutto ciò che mi veniva in mente. Avevo riempito i primi fogli di impressioni sommarie, a tratti imbarazzanti, e parole di poca importanza.

Il bisogno di scrivere era impellente. Non importava il soggetto, dovevo semplicemente farlo. Mi avrebbe aiutato a fare chiarezza nella mia testa:

"Giorno ventesimo dell'undicesimo mese, anno umano 201X,

Per ben più di duecento anni abbiamo camminato su questa terra, nascosti tra le tenebre, fuggiti da una società che, per un motivo o per l'altro, ci ha allontanato.

Siamo soli, isolati da quel mondo che ci era tanto familiare, mentre i nostri genitori sono rimasti indietro a patire chissà quale fato.

I segni dei legami spezzati bruciano ancora nei ricordi di un tempo felice.

La nostra fiducia, la mia fiducia, venne tradita da coloro che credevamo amici.

Mi sento fortunato ad avere i miei fratelli ancora con me oggi, ma ho paura di perdere anche loro. Sono tutto ciò che mi rimane.

Questa foresta sconosciuta non metteva paura la prima volta che ci entrai: il sussurro degli alberi delicato e gentile era molto diverso da ciò a cui ero abituato. La pace sembrava così profonda che a volte mi illudevo di poterla sfiorare con le dita.

Potrei forse chiamare questo posto con il nome di casa, ora?

No... per quanto il mio affetto sia grande, se potessi scegliere, tornerei. Non voglio mentire a me stesso. Nonostante la distanza e il tempo trascorso, una parte di me sta ancora ancora guardando indietro.

Tanti anni or sono reclamai questo bosco abbandonato che era rimasto senza guardiano e in balia del destino. Fu lui stesso a pregarmi di farlo. Per necessità, accettai e da allora divenne parte della mia esistenza, un tutt'uno con il mio respiro.

I comuni mortali non potranno mai comprendere il significato di questa connessione, poiché sordi all'infuori di loro stessi.

È un legame particolare che mi permette di sentire quando qualcosa non va, quasi come se fosse una parte del mio corpo. Per questo è così importante proteggere la foresta in cui adesso dimoro.

Più di chiunque altro, percepisco chiaramente i fili sottili che mi legano a lei. Non posso semplicemente abbandonarla per cercarne un'altra.

E' una connessione che non può essere spezzata facilmente.

Mi domando cosa sia uno slender per davvero. Cosa sono io?

Uhm...

Non sono ancora riuscito a trovare una risposta che mi soddisfi davvero al momento e per questo non mi dilungherò troppo sul discorso.

Le nostre prede ci vedono come mostri: orrendi, crudeli, senza volto. Macchine della morte molto più alte e slanciate di un comune essere umano, desiderose del suo sangue e delle sue carni, sempre in allerta dietro gli alberi più alti nelle notti più profonde. Lunghe spire di tenebre provenienti dalla nostra schiena ci accompagnano ovunque andiamo, trafiggendo chiunque sia abbastanza incauto da avvicinarsi."

Trascrissi un piccolo appunto a bordo pagina.

"*Penso che viticci sia il termine più corretto da utilizzare in questo caso."

Per poi ritornare al mio flusso di pensieri precedente.

"Il nostro pallore è leggenda. Ben più bianco di quello della luna, ricorda la neve fresca appena caduta al suolo o la corolla di un bucaneve.

In parte, non si sbagliano sul nostro conto:

E' infatti vero che ci cibiamo di umani, ma la storia della bestia senza senno è piuttosto lontana dalla verità.
Non starei qui a scrivere, se fosse vera. Non potrei nemmeno farlo in tal caso.

Semplicemente, siamo quel che siamo.

Così come gli umani hanno bisogno di cibarsi di altri esseri viventi, noi abbiamo bisogno di loro allo stesso modo. Siamo nati per essere in questo modo e non possiamo farne a meno.

E' la natura stessa a domandarlo. Il prezzo di un rifiuto sarebbe fin troppo alto da pagare.

Vero è anche che la nostra stessa presenza può far impazzire la persona più resistente, ma è un potere al di fuori del nostro controllo, a differenza di teletrasporto e invisibilità.

Allucinazioni, sentirsi spiati, paranoie, sangue dal naso e bocca sono solo una parte dei sintomi che potrebbero accadere alla persona che viene esposta alla nostra presenza.

Pochi tra di noi riescono ad avere padronanza di questa capacità innata e, tra di loro, vi era... 

...

Vi è anche mio padre.

I suoi ricordi stanno iniziando a sbiadire, come le foglie di rami oramai avvolti dal gelo invernale.

Rimembro però ancora la sua sagoma stagliarsi sulla mia, il rosso dei suoi vestiti e quel pungente odore di sangue che mi pizzicava le narici quel giorno di innumerevoli anni fa. Il giorno della mia prima caccia."

Alzai la testa, sentendo un suono di passi dalla cadenza familiare nelle vicinanze, e la scorsi in lontananza. Si fermò, guardandomi diritto in viso, per poi rivolgermi un saluto con la mano e continuare sulla sua strada.

"Ti vedo nella mia visione periferica mentre cammini tranquilla su un tronco. Una grossa macchia rossa che si sposta in bilico, cercando allo stesso tempo di salvaguardare il mantello da ulteriori strappi. Come al tuo solito, ignorare ogni buonsenso è il tuo forte, preferendo prendere la via più difficile per raggiungermi.

Mi domando perché tu sia ancora qui.

E' perché non puoi più tirarti indietro? O perché adesso è una faccenda personale?

Sei testarda...

Ammetto che ultimamente non riesco a capire ciò che sento ogni volta che ti avvicini.

Voglio salvare la mia foresta e tenere al sicuro ciò che rimane della mia famiglia. Ho sempre desiderato solo quello dal principio. Ma qualcosa non va. Come una sensazione pungente che mi attraversa la schiena e no, non sono formiche rosse. Non proverebbero a salirmi addosso nemmeno a pagarle!

Perdere nuovamente il mio territorio sarebbe un colpo troppo grande da sopportare comunque e la pace mi manca profondamente. Per fortuna, quando tutto sarà finito, ogni cosa tornerà alla normalità.

E tu sarai lontana... molto lontana."

Una piccola fitta di dolore mi attraversò dopo aver scritto quelle parole, lasciandomi con ben più domande di prima. La penna si abbassò per qualche secondo, sentendoti avvicinare a me di qualche passo in più.

"Ma ora non sono più sicuro che sia solo questo che desidero e spero che troverò al più presto la mia risposta."

Scrissi in fretta, aspettando che le lettere si asciugassero per qualche secondo prima di richiudere la pagina.

Contrariamente alle mie aspettative, ti chinasti a raccogliere qualche fungo nelle mie vicinanze, recidendone i gambi alla base con un coltellino affilato, per poi infilarli uno ad uno nella cesta che avevi sottobraccio, invece di approcciarmi direttamente. Il tuo sguardo mi fece intendere che non volevi disturbarmi.

Fu così che i ricordi, mentre fissavo la tua veste scarlatta muoversi, tornarono a farmi visita, riportandomi nel momento passato in cui ero ancora una piccola creatura innocente sul punto di divorare il mio primo cuore.

Quel colore era rimasto per sempre impresso nei meandri del mio subconscio, sopito in attesa di un segnale che lo richiamasse in superficie.

Ed era stata proprio lei a farlo riemergere involontariamente.
 
   
 
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