Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: mar89giss93    09/02/2019    1 recensioni
Richard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di distoglierlo da questa "seduzione sfuggente". Scoprirà chi si cela dietro il tatuaggio oppure continuerà a cadere nel peccato?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Banks aveva ragione.
Aveva ragione su tutto.
La donna che quella notte ho accarezzato, leccato, posseduto, la donna con cui ho sperimentato una passione mai provata prima, la donna per cui ho perso la testa mi odia.
Peggio ancora, non le importa nulla di me.
Ho stravolto la mia intera esistenza a causa di quella maledetta notte e lei, invece?
Cosa diavolo le ho fatto? Per lei non valgo nulla, nemmeno un secondo giro!
Ma non posso crederci, non voglio crederci. Non può essere davvero questa la realtà.
Io l’ho sentita!
Ho sentito quella donna gemere sotto i miei assalti, ho sentito quella donna urlare di piacere per me e con me.
La donna dell’Elusive non può avermi dimenticato. Juliet non può avermi dimenticato.
Perché quella streghetta dispettosa e conturbante è lei, è la mia ossessione. È Juliet!
Non posso essere stato solo un’avventura!
Quella notte non può essere stata solo il frutto di un caso fortuito.
Come non può essere stato un caso che Juliet abbia ripetuto la stessa frase che ha ipotizzato la Banks, durante una delle nostre sedute.
Quella frase sussurrata è tutta tranne che una coincidenza.
Quella frase è incisa sulla sua schiena e il fatto che la dottoressa mi abbia suggerito proprio la frase di Oscar Wilde lascia presagire che ci sia molto di più sotto la cenere.

Ma devo ammettere che di tutta questa faccenda adesso non mi importa nulla.

Non me ne frega un cazzo di cosa possano aver architettato quelle due arpie bionde!
Voglio solo sapere cosa pensa Juliet!
Cazzo è davvero Juliet!
Perché? Mi odia davvero, quindi?
Perché non è mai uscita allo scoperto?
Perché non me l’ha detto?
Eppure sapeva fin dal primo momento la mia identità ma non ha mai fatto nulla per evitarmi.
Perché?
Cosa mi nascondi, Juliet?
Non so più nemmeno quanto tempo è passato da quando sei scappata su quel maledetto taxi: se ore, minuti o semplicemente pochi secondi.
Sono stravolto!
Ad un tratto sento una mano posarsi con fermezza sulla mia spalla, chi può essere?
Juliet? Sei tornata finalmente da me?
Mi giro di scatto e vedo George fissarmi sconvolto.
È vero, è qui dal primo momento. È venuto a prendermi con l’auto.
Non sono più padrone nemmeno delle mie azioni.

“Signore la sto aspettando” mi dice quasi balbettando. Non devo essere di certo un bello spettacolo.
Mi porto una mano alla testa, sono completamente fradicio a causa della pioggia.
Intanto George mi ripara con un ombrello e continua a dirmi, con voce più sicura: “È pronto signore? Non le fa bene rimanere sotto la pioggia. È meglio andare via adesso!”
Non so nemmeno perché ma sulle mie labbra fa capolino un sorriso triste.
Annuendo con il capo, dico: “Si, George hai ragione, non c’è più nulla da fare qui. Andiamo!”
Mi accompagna all’auto e come al solito apre la portiera per me.
Vedo che mi guarda senza sapere bene cosa dire.
Ora non me la sento di rassicurarlo.
Sono svuotato e non riesco a non far trasparire le mie emozioni.
È più forte di me.
Dopo una manciata di secondi, sento l’auto cominciare a muoversi.
Mi stendo completamente contro lo schienale e chiudo gli occhi, mentre con le dita massaggio piano le tempie.
Ho un mal di testa assurdo ed ho un feroce bisogno di shock.
Ad un tratto la voce di George mi richiama dai miei pensieri: “Signore, so che non dovrei chiederle nulla ma sono preoccupato per lei”
Dopo queste parole tace, non ha intenzione di proseguire senza il mio consenso.
È sempre stato un uomo discreto, una caratteristica che mio padre ha sempre saputo cogliere nelle persone, questo devo concederglielo.
Apro gli occhi e, cercando di assumere sul sedile una posa dignitosa, rispondo: “Avanti George, sai che non devi chiedermi il permesso”
“È sicuro di stare bene, signore? Non mi sembra completamente in sé!”
Mi chiede se sto bene… beh George, visto che ci tieni particolarmente a sentire il mio sfogo, ti accontento subito: “No, non sto affatto bene George e sai perché? Perché in questo schifo di mondo preferiamo perdere tempo cercando l’impossibile. Ci affanniamo perché abbiamo la certezza che sia in capo al mondo ed invece questo qualcosa è sempre stato qui, sotto i nostri occhi. Quindi si, George non sto bene e sono anche un completo idiota!”
Lo vedo guardarmi dallo specchietto retrovisore con aria sgomenta.
Non posso dargli torto, non gli ho mai rivolto tante parole tutte insieme e di certo non gli ho mai parlato dei miei problemi.
Sono sempre stato uno di poche parole ma in questo caso le ho tutte vomitate fuori.
“Capisco signore. Le auguro di poter finalmente raggiungere ciò che desidera!”
Abbasso il vetro scuro dell’auto, prendo una boccata d’aria e guardando fuori rispondo: “Credo sia improbabile ma ti ringrazio, George!”
“Desidera andare in un posto particolare, signore?”
“No, voglio solo andare a casa!”
Detto questo mi lascio di nuovo andare, completamente, sul sedile e chiudo gli occhi.
Ora ho bisogno solo di riposare.
Non voglio pensare più a nulla.


Dopo una doccia mi sento meglio, forse sto cominciando a mettere in fila i pensieri.
Lo shock è ormai passato, ho assimilato la verità ma non so ancora cosa fare, come risolvere la situazione.
Non so se è meglio lasciar correre, dimenticare Juliet e questa faccenda assurda o cercare invece di parlare con lei, di avere finalmente un dialogo, un dialogo vero, senza menzogne. Un confronto civile, da persone mature.
Tuttavia lasciar correre significherebbe buttare mesi e mesi della mia vita, giorni di totale frustrazione nel cesso e poi odio lasciare le cose a metà.
Questo sarebbe peggio di un secco rifiuto!
Anche se la sua repentina fuga suona tanto come un gigantesco rifiuto.
Ma non devo mollare, sono uno Smith e gettare la spugna non fa parte del mio DNA.
Comunque sia devo parlarne con qualcuno.
Ho bisogno di ascoltare un altro punto di vista e solo Finn può aiutarmi in questo.
Chiamarlo è un azzardo, lo so bene ma in nome della nostra amicizia non potrà voltarmi le spalle.
Almeno lo spero!
Prendo il mio smartphone e compongo il numero del mio migliore amico.
Spero non mi deluda.
Dopo un paio di squilli sento la sua voce rispondermi: “Pronto?”
Brutto segno: non mi ha chiamato per nome!
“Finn!”
“Ascolta che intenzioni hai? Io sono stato chiaro, non ricominciamo adesso!”
Cazzo è ancora arrabbiato! Meglio mettere subito le cose in chiaro: “Finn, ascolta non ti chiamo per il lavoro!”
Lo sento sbuffare e rispondermi: “Sarà per le tue solite stronzate allora!”
Calmo Rich, sta calmo!
Non cedere alle provocazioni, devo solo essere sincero: “No, assolutamente. Adesso ho solo bisogno del mio amico!”
Dopo queste mie parole si susseguono attimi di interminabile silenzio.
Controllo, perfino, che non abbia chiuso la chiamata.
Falso allarme: è ancora in linea: “Finn ci sei?”
Finalmente sento ancora una volta la sua voce: “Dove sei?”
“Sono a casa mia!”
“Ok, arrivo tra poco!”
Detto questo chiude la chiamata.
Sapevo che non mi avrebbe deluso
 
 
È passato un po’ di tempo da quando Finn ha varcato la soglia della mia casa. I problemi sul lavoro ci hanno allontanato.
So che la colpa è solo mia e che lui voleva solo scuotermi dal mio torpore anche se, delle volte, ha decisamente esagerato.
Abbiamo due caratteri forti, siamo due teste calde ma alla fine so che posso sempre contare sul mio più caro amico.
In questo mondo circondato dal lusso e fatto di squali senz’anima, avere un amico sincero è un grande privilegio.
Ed ora è qui il mio amico Finn: un uomo un po’ impacciato che tenta di mostrare un atteggiamento da duro.
È sempre il solito, per fortuna!
Immediatamente si accomoda sul divano e senza giri di parole mi chiede: “Allora cosa devi dirmi? Quale tragedia greca si è abbattuta su di te?”
In piedi, guardando il mio bicchiere di scotch, rispondo: “Ho scoperto chi è la donna dell’Elusive!”
Si stende completamente sul divano e sbuffando risponde: “Questa è la stessa storia della dottoressa”
Alzo un sopracciglio con aria scettica, non posso fare a meno di ricordargli un piccolo dettaglio: “Guarda che l’idea sulla dottoressa è stata tutta farina del tuo sacco!”
Agitando una mano in aria, nel tentativo di minimizzare la realtà dei fatti, risponde seccato: “Dettagli! Come sei puntiglioso! Non siamo qui per mettere i puntini sulla i. Allora, chi sarebbe?”
Non mi guarda e mi presta poca attenzione.
Non credo che continuerà a canzonarmi ancora per molto.
Sicuro rispondo: “Juliet!”
Immediatamente gira la testa nella mia direzione, mi guarda negli occhi ed esclama: “Juliet? Juliet chi? La segretaria della Banks?”
Alla sua domanda annuisco piano con la testa.
Subito riprende a dire: “Non ci posso credere!”
Lo capisco perfettamente, nemmeno io riuscivo a crederci.
Subito mi chiede: “Chi te l’ha detto?”
Mi accomodo sulla poltrona davanti a lui e dopo aver bevuto un sorso dal mio bicchiere rispondo: “L’ho visto con i miei occhi!”
“Come l’hai visto? Te la sei portata a letto o sei tornato al locale?”
Continuando a guardare il bicchiere nella mia mano, facendo girare il shock, rispondo: “Al locale ci sono tornato e mi hanno regalato uno splendido occhio nero ma non è lì che ho avuto risposta. È successo tutto poche ore fa, sotto lo studio della psicologa!”
“Rich sei criptico e non mi stai facendo capire nulla, come tuo solito. Vai al sodo!”
Ha ragione, è che ammettere tutta la verità è difficile.
Sa che sto cercando di sfuggirgli, di dire il minimo indispensabile, mi conosce bene.
Ma devo ammettere tutto o non riuscirò a prendere una vera decisione.
Alzo la testa e guardandolo negli occhi comincio a parlare: “Ho intravisto, sulla schiena di Juliet, un tatuaggio troppo famigliare, conosci bene la storia del tatuaggio” dico passandomi la mano libera tra i capelli. Subito riprendo: “In quel momento ho subito collegato la cosa ed ho pronunciato la frase che mi suggerì la Banks: quella di Oscar Wilde. Lei l’ha conclusa per me e subito dopo è scappata via!
Guardandomi con aria sconvolta mi chiede: “Come è scappata? Ma sei cretino? Dovevi fermarla!”
Infastidito mi alzo e gli do le spalle.
Come fa a rendere le cose così semplici? Crede che sia idiota?
Rispondo stizzito: “Si, certo la fai facile tu! Finn, non sono Flash è scappata a bordo di un taxi!”
A queste mie parole comincia a ridere.
Subito mi giro e dalla mia occhiata truce capisce che non è davvero aria.
La smette e alza le mani in un gesto di resa.
Tuttavia, con un sorriso stampato in faccia, risponde: “Ma guarda un po’! Ancora non ci credo! Hai capito la piccoletta: sa come mettersi a nudo!”
“Adesso non so proprio cosa fare!”
“Beh la bella dottoressa, visto che ti ha suggerito quella frase, sicuramente è a conoscenza dell’intera faccenda!”
Osservazione acuta: sapevo che non poteva sfuggirgli un dettaglio del genere! Subito rispondo: “Si, lo credo anche io. Ma non voglio averci nulla a che fare!
A queste mie parole lo vedo guardarmi con aria scettica.
Sicuramente sta per farmi uno dei suoi rimproveri.
Decido di anticiparlo sul tempo: non ho proprio voglia di parlare della Banks… finirei per parlare di mio padre, ed è l’ultima cosa che mi serve in questo momento! Rispondo sicuro: “Non chiedermi il motivo, per favore!”
Incrocia le braccia dietro la testa e risponde: “D’accordo, d’accordo come vuoi tu principino!”
Lo vedo subito chiudere gli occhi e con un sorrisetto mi regala, secondo lui, la soluzione a tutti i miei problemi: “C’è solo una cosa che puoi fare ora: vai da lei, prendila e sbattila al muro, non credo che farà la preziosa!”
Sminuisce sempre tutto e che cazzo! Ho bisogno di una mano non delle sue solite stupide risposte!
“Certo Finn, la prendo e la sbatto al muro. Chissà perché non ci ho pensato prima.”
La stessa frase del cazzo che mi portò ad avere quell’increscioso episodio con la Banks!
“Maledizione Finn, tu rendi tutto facile! E sei anche monotono visto che mi hai suggerito la stessa cosa non molto tempo fa!” Proprio non vuole capire che questo gioco non può funzionare, non con lei! Irritato continuo a dirgli: “È scappata, non vuole vedermi: come cazzo dovrei convincerla secondo te?”
A queste mie parole si mette finalmente seduto.
Apre gli occhi e guardandomi finalmente negli occhi, mi risponde: “Dai Rich, ti prego! Ti fai sempre un sacco di inutili problemi! Ti è sempre corsa dietro, mi pare. E poi si vedeva che c’era qualcosa. Certo, non immaginavo nulla del genere ma ora bisogna agire amico mio, solo agire! Quindi vai lì e basta. Poi succeda quel che succeda, almeno metterai un punto a questa strana storia!”


Finn è andato via da qualche ora, ormai.
Sembra essersi risolto tutto tra di noi e questo non può che farmi piacere.
Abbiamo parlato civilmente, dopo la questione di Juliet, anche del lavoro.
Siamo arrivati ad un accordo, dopo avergli ovviamente promesso che non lascerò più indietro gli impegni lavorativi.
Voglio rimettermi in carreggiata e lo farò, sono determinato a riprendere la mia carriera in mano!
Tuttavia, è ormai notte fonda e sdraiato nel mio letto non riesco proprio a prendere sonno.
Penso a questa strana giornata, ad una giornata che mi ha aperto gli occhi e che ha portato alla luce vari segreti, anche quelli che avrei fatto volentieri a meno di sapere. Penso a tutto ciò che è successo in questi mesi e penso a lei.
Mi rendo conto che non sto pensando alla donna che ho posseduto all’Elusive, non penso ai momenti vissuti con lei durante quella notte fatta di passione e di gemiti incontrollati, no. Io sto pensando a lei: a Juliet, la ragazza riservata ma sagace.
Alla piccola bionda apparentemente anonima, ai momenti vissuti con lei, alle nostre strane chiacchierate.
Si è questa la ragazza a cui sto pensando!
Voglio parlarle, devo riuscirci a qualunque costo.
Devo arrivare a lei anche se sarà difficile visto come sono andate le cose.
Come posso fare? Non so nemmeno dove abita, come rintracciarla.
Lo studio della Banks è l’unico luogo in cui so per certo di poterla raggiungere, mi pesa tornarci ma devo farlo.
Per lei, per ciò che sento, ne vale la pena.
E poi ho bisogno della verità, di mettere in fila i momenti e di capire il motivo che l’ha portata a compiere tutte queste azioni senza, apparentemente, senso.
Mi alzo stizzito dal letto, di dormire non se ne parla.
Almeno non con questa confusione in testa!
Finn rende tutto semplice – parlale, falle sentire che sotto la superfice delle dita scorre ancora la stessa passione-  facile certo, se fossi sicuro che mi ascolterebbe!
Devo metterla in condizioni di ascoltarmi, o forse di leggermi… Una lettera?
Potrei scriverle una lettera!
Certo, le donne amano queste smancerie e poi anche se dovesse rifiutarla, in un primo momento, sono sicuro che dopo la curiosità vincerebbe!
Si, credo che questa sia l’unica cosa da fare.
Ed è lei la sola donna a cui devo rivolgermi: ormai, la donna dell’Elusive non esiste più!

Subito e mi dirigo nel mio studio, dove al centro della stanza troneggia una grande scrivania in mogano.
Mi accomodo alla poltrona, sposto il portatile e prendo carta e penna.
Immediatamente comincio a mettere giù, nero su bianco, tutte le mie sensazioni.
Juliet perché hai fatto questo? Questa è la domanda che più mi assilla!
Perché sei fuggita? Mi odi? Ho fatto qualcosa di sbagliato, non dovevo portare alla luce il tuo segreto?
Deve dirmi la verità o impazzirò!
È stata solo un’avventura per te? La follia di una notte? Che abbia ragione la Banks su ogni singola cosa?
L’unica cosa ormai che so per certo è che sa tutto di questa situazione!
Pensare ad una fortunata coincidenza, a questo punto, sarebbe davvero sciocco da parte mia.
Io voglio provare a capire se può esserci un noi tra me e te.
Quasi non so cosa sto scrivendo: le parole escono da sole.
Spero che possa leggerle e che mi dia la possibilità di mostrarle chi sono, realmente.
Solo così potremo risolvere i nostri problemi.
È chiaro che ha qualcosa da nascondere altrimenti non si sarebbe comportata in questo modo.
Spero che conoscendomi, conoscendomi davvero possa fidarsi e aprirsi completamente a me.
Domani le consegnerò la lettera durante l’orario d’ufficio.
Nello studio della Banks non avrà l’ardire di fuggire o di alzare la voce per mandarmi mia, è troppo ben educata e riservata per mettere in atto certe scene.
Questa è l’unica possibilità che mi resta per conoscerla davvero e non posso lasciarmela sfuggire.
A noi due mia piccola Juliet!
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: mar89giss93