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Autore: Enchalott    09/02/2019    3 recensioni
"Per tutta la vita ho cercato senza sapere che cosa stessi inseguendo. La supremazia, la vittoria, la tranquillità… o forse qualcosa che neppure io sono riuscito mai a identificare con precisione. Forse, ho cercato solo me stesso.
Quello che conta è che ora l’ho raggiunto... risiede nello spazio rovente del nostro abbraccio".
Il principe dei Saiyan. Fiero, orgoglioso, illeggibile. Eppure il suo cuore muta, il suo animo si placa, prova un amore pulito. Qui, si racconta in prima persona.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bulma

Apro gli occhi nella luce che invade la stanza. Non ho sognato. Questa notte è trascorsa priva di visioni, ne sono certo. Me ne ricorderei o in me sarebbe presente quella sensazione familiare di buio vuoto, che è solo l’assenza della memoria di qualcosa che ha impedito alla parte più remota di me di dormire. Non è così.
Non credo sia tutto merito mio.
Lei mi è accanto. Lei è molto più del calore che avverto lungo il fianco per il nostro contatto. Lei è mia. La sua carnagione nivea è macchiata del mio sangue e porta i segni delle mie labbra. Io sono suo. Ancora percepisco sulle spalle le impronte delle sue dita, affondate nella mia pelle mentre ci stringevamo l’uno all’altra. Sono le vestigia della battaglia che ho combattuto contro me stesso.
Bulma si è abbandonata a me senza esitare, senza escludere niente di ciò che sono dal suo amore, le importa solo quanto sono in grado di dare. L’ha scorto tra le pieghe intricate della mia essenza e non so spiegare come ci sia riuscita. Né desidero cercare una ragione. L’ha fatto per prima, in modo che anch’io potessi rivelarle ciò che sono senza remore.
In modo che io potessi essere… Vegeta.
Non il guerriero, non il principe, non l’alieno. Solo l’uomo. E come tale mi ha trattato. Ha mostrato ciò che sono a me stesso, ha permesso che io mi guardassi, cambiando solamente il punto di vista.
Questa donna, che mi respira accanto e non mi teme, che desidera strenuamente che io viva, lo giuro sul mio onore, io non la lascerò mai.
Neppure quando andrò lontano e consentirò alla mia anima guerriera di prendere il sopravvento, neppure quando il mio sangue saiyan avvamperà nella battaglia più feroce, neppure allora il mio cuore potrà dirsi lontano dal suo.
Verrà un momento in cui sarà costretta a soffrire per causa mia e forse maledirà questa notte, perché ho permesso ai miei sentimenti di deflagrare senza barriere e le ho lasciato comprendere senza veli che sono in grado di amare. Di amare lei. Di amarla per sempre.
Ora che siamo legati in un unico essere, ne possiedo la piena responsabilità. So che dovrò prendermene cura e che, se mancassi di farlo, sarebbe Bulma a pagare. Ho affermato che non m’importa di morire: non è così. Vedo la mia vita attraverso di lei e per suo tramite riesco ad amare me stesso.
Aggiungo questa nuova sensazione a ciò che mi rende l’uomo che lei ha scelto. E’ come cambiare senza smettere di essere se stessi. Perciò non rinuncerò a raggiungere il traguardo che mi sono posto.
Vedo il giorno in cui resterò con lei in ogni tramonto, quando le mie radici affonderanno nella sua terra e dalla nostra unione germoglierà un futuro diverso da quello che sta per sopraggiungere. Ne sono tanto certo da mettere in gioco l’esistenza e l’orgoglio che ne costituisce il soffio vitale. Non mi allenerò solo per me stesso, non più. Anche se non lo ammetterò mai.
Non smetterò di essere arrogante e di sentirmi il migliore, ma percepirò ciò che sono anche attraverso il suo sguardo: quello che getta su di me, facendomi rabbrividire, dichiarando senza vergogna che è innamorata anche dei miei difetti, delle mie debolezze, delle mie ombre.
Giungerà quel giorno, non saprei dire quando, ma lo sento vicino e perciò non ho più tempo. So che devo bandire le esitazioni, le distrazioni, le deviazioni. Che devo aprire le mani e sciogliere l’abbraccio che ci lega, alzarmi e andare lontano da lei, per evitare che l’amore che provo invada la mia mente. E’ così nuovo, così strano per me. Non sono in grado di affiancarlo ai miei obiettivi, quindi sono costretto a tenerlo confinato in un luogo remoto del mio io, per non dargli modo di interferire.
Diventerò più forte anche nel cuore e così lo lascerò libero. Ma non adesso.
La guardo, limpida nel riposo, e non posso fare a meno di rinforzare il mio radicato credere nel destino. Ora esso è nelle mie mani, esattamente come la fragile terrestre che stringo delicatamente a me. Ma è Bulma che mi accoglie tra braccia e non parlo dei nostri corpi allacciati tra le lenzuola. Quando mi alzerò in piedi, continuerò a percepire le sue dita nella carne e nell’anima e vorrei… vorrei che lei mi sentisse pulsare nel sangue, come linfa vitale, anche se dalla mia bocca non uscirà nessuna parola sdolcinata.
“Sai, esiste un luogo” sussurra improvvisamente lei al mio orecchio “Dove vorrei vivere per sempre”.
Socchiudo le palpebre e mi sollevo lentamente sui gomiti, mentre tutte le mie ferite vanno in allarme. Soprattutto quelle invisibili.
“Qual è?” domando con insolita curiosità, osservandola.
“Tu. Quel luogo sei tu”.
I suoi occhi turchesi hanno la stessa profondità dei laghi di montagna, quando mi risponde senza esitare. Sento il respiro fermo in gola e le lacrime bruciare, ma non consento loro di scendere, neppure davanti all’amore assoluto che mi fissa.
Sulle mie labbra si disegna un sorriso triste.
“Pessima scelta” replico in un soffio.
“Io non credo” ribatte lei.
Ecco il suo potere: quello di avere sempre l’ultima parola. Quello di lasciarmi interdetto. Quello che mi porta a comprendere che all’amore non c’è limite.
Si alza a sedere e la tranquillità profusa sul suo viso non sparisce. Le sue mani sulle mie guance sono calde e leggere. Stringo i suoi polsi e la forzo ad abbassare le braccia, agganciando il mio sguardo al suo.
“Non troverai altro che il nulla” mormoro con un sogghigno, l’orgoglio che lotta strenuamente per non lasciar trasparire nulla di me. Inutile sforzo.
“Meglio” obietta, quasi divertita.
Corrugo la fronte e mi sento quasi preso in giro. Le mie iridi nere le lanciano un’occhiata infuocata. Non faccio in tempo a chiedere delucidazioni.
“Se ritieni che non ci sia niente, hai la possibilità di creare ciò che desideri da zero” continua lei con incrollabile certezza.
Resto a bocca aperta e allento la morsa. Non è finita.
“Non sarai solo, questa volta”.
Scatto in difesa, poiché avverto di non avere più difesa. Così attacco.
“Ma che cosa credi di…” ringhio sommessamente, sollevandole il mento, minaccioso.
Bulma non arretra e posa le labbra sulle mie. Rispondo immediatamente al suo bacio e la trascino verso di me, consapevole che questo braccio di ferro tra noi mi vedrà un giorno sconfitto. Conscio che la nostra sfida è l’unica medicina che l’arrogante guerriero che sono è in grado di accettare.
“Maledetta donna…” sibilo, mentre l’abbraccio con impeto e lascio che la sua luce splenda per me, che inneschi la mia e dia il via al terrificante big bang di un’esistenza che sento nuova e serena.
“Chiamalo casa” sospira, inoltrando la carezza tra i miei capelli neri.
“Che…?”
“Quel luogo che sono io” dice con dolcezza.
Le mie dita si contraggono sulla sua pelle, inequivocabile segnale che le sue parole sono scese fino al punto più dimenticato e sensibile del mio animo. Trascurato a lungo forse, non certo morto.
La commozione varca la soglia della mia resistenza e mi riga la guancia in forma del tutto umana. Nascondo il viso sulla sua spalla, perché la considero una vergognosa debolezza.
“Non hai paura che possa divenire una casa fredda e vuota, dato l’inquilino?” chiedo con forzata ironia dopo un interminabile secondo.
“No” ride lei “L’amore è immortale, Vegeta”.
Io resto immobile, non stacco i miei occhi dai suoi. Mi sta leggendo. Voglio che lo faccia.
Assume un’espressione seria e si scosta leggermente.
“Questo non significa che tu debba tuffarti a capofitto nel pericolo, in spregio alla tua vita, sapendo che io ti aspetterò per sempre”.
“Non ho paura. Né dei cyborg né di Kakarott” specifico con ostinazione.
“Ne ho io anche per te” ammette lei “Non permetterti di morire, in questo futuro”.
Arrossisco, perché comprendo che cosa significa la sua preghiera.
“Farò il possibile” sogghigno.
Lei scuote la testa, sorridendo, perché mi conosce. Le sono stati sufficienti pochi mesi per essere la persona che più di tutte mi comprende.
“Una montagna ha una sola vetta, è vero” dice “Ma i sentieri per raggiungerla sono molteplici. Ricordatelo”.
Una massima che mi calza a pennello. Non ho ancora raggiunto lo stadio di super Saiyan. Forse, se scegliessi un’altra strada, arriverei alla cima senza sprecare inutilmente le mie energie. A pensarci bene, però, il mio percorso è già mutato. Stanotte. Avverto una sensazione nuova, è come se i battiti del mio cuore fossero più nitidi.
“Io so volare” ribatto alzando le spalle, con la mia solita altezzosità.
“Smettila” mi rimprovera lei con lievità.
La guardo con intensità e avverto la vibrazione che c’è tra noi. Prendo fiato, prima che si trasformi anche in desiderio fisico.
“Bulma” pronuncio, facendola trasalire “Davvero mi attenderesti in eterno?”
“Sì” sussurra lei, visibilmente emozionata.
I raggi del sole del mattino disegnano scie complicate sulla tenda e sul pavimento. La Capsule Corporation si sta animando dei suoni del nuovo giorno. Presto i lavori alla gravity room saranno ultimati, le mie ferite guarite e sarò pronto a combattere ancora. Lei mi guarderà talvolta partire, ma avrà sempre la certezza del mio tornare.
“In qualunque angolo dell’universo io ti raggiungerò” le dico, facendo scivolare le mie braccia sui suoi fianchi “Ci sarò. Ogni volta che mi vedrai, saprai che io cercavo te”.
   
 
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