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Autore: LoonyZombiee    09/02/2019    0 recensioni
Sequel di Hija de la luna #1
"Jazmin dice sempre che la vita è come una ruota e che bisogna imparare a girare con lei, e se girasse troppo veloce?. Cosa sarei disposta a fare pur di non perdere un'altra persona a cui tengo? So con certezza che mi sacrificherei per salvare ciò che amo, ma se non bastasse? Se la ruota andasse fuori dal suo percorso? Cosa farei se la vita dei miei amici dipendesse solo da me? E Thiago? Thiago lo devo salvare o altrimenti me lo porteranno via. Un odore, una canzone, uno sparo, la corsa per la vita, il raggio di sole che si rispecchia in un vetro rotto. Le parole girano nella mia testa più veloci della ruota della vita. Urla, gioia, dolore, salvezza. Un amico perso, uno ritrovato e la morte certa. Io sono come una ruota, e la vita deve imparare a girare con me."
***
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Cris Morena; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Erotico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hija de la luna '
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Capitolo 8: Cielo Nublado
(Mar)
 
 
“Al trio degli sfigati!” annunciamo in coro facendo tintinnare i bicchieri di vetro io, Rama e Tacho attaccandoci alla bottiglia di the, una delle poche bevande che Nico ammette nella casa all’infuori dell’acqua.
 
“Vi rendete conto? Finalmente ero riuscito a baciarla!” esclama Rama affranto.
 
“Non mi sarei mai aspettato che Vale aspettasse proprio quel momento per dirti che era fidanzata” commenta Tacho dopo averci riflettuto un po’.
 
“Wow, mi inchino davanti alle tue doti consolatorie”
 
“Eiii, Ramita. Il mio compito è metterti davanti alla verità dei fatti” replica Tacho in modo convinto senza accennare a scusarsi minimamente per essere stato un po’ brusco.
 
“Grazie, sos un gran amigo!” replica Rama in tono ironico.
 
“Mi dispiace tanto, so che ti sei innamorato. Il fatto che lei sia fidanzata non significa che non lo lascerà mai o che per voi non esista una possibilità” dico nel tentativo di tirarlo un po’ su di morale.
 
“Grazie, Mar. Tu si che sai come si consola una persona” mi risponde Rama lanciando un’occhiata significativa a Tacho.
 
“Però non capisco perché mi abbia mentito” aggiunge poi ritornando immediatamente pensieroso.
 
“Ma non l’ha fatto, ha semplicemente omesso la verità. Proprio come abbiamo fatto noi con lei. Capisco che tu ci sia rimasto male ma non hai niente da riproverarle. L’avrà fatto per lo stesso motivo per cui l’hai fatto tu, per paura di ferirti. So che la verità a volte fa male, ma è meglio sapere come stanno veramente le cose invece di illudersi” replico in tono saggio, provando a mettermi nei panni di Valeria nel momento in cui aveva scoperto della mia relazione con Rama.
 
“Hai ragione, Mar. Tu si che sai sempre qual è la cosa giusta da dire” mi risponde Rama lanciando una seconda occhiata significativa a Tacho.
 
“Ramita, dovresti essere più comprensivo. Come faccio a consolarti se sono il primo ad avere bisogno di essere consolato?” replica finalmente il biondo a mo di scuse.
 
“Hai ragione Tacho, scusami” dice Rama lasciandogli un’affettuosa pacca sulla spalla.
 
“A proposito, ne vuoi parlare?” domando versando a tutti e tre un altro bicchiere di the.
 
“Cosa c’è da dire? Dopo aver scoperto che l’anno scorso prima che lei tornasse ci avevo provato con te è andata su tutte le furie e si è rifiutata di rivolgermi la parola per tre giorni” comincia a raccontare Tacho.
 
“Il quarto giorno ha deciso di lasciarmi e sinceramente avrei preferito che avesse continuato a non rivolgermi la parola, avrebbe fatto meno male” continua tristemente lui.
 
“Mi dispiace tanto, Tacho. Ma sappiamo entrambi che la Gitana ti ama, dalle un po’ di tempo e tornerà da te. Magari stare lontani vi farà bene, ultimamente non facevate altro che litigare” cerco di farlo ragionare io.
 
“Su questo hai ragione, ma sai qual è la cosa che mi fa più male? E’ sapere che in realtà quella di lasciarmi era solo una scusa per fiondarsi tra le braccia di Matt. E la cosa peggiore è che a lui non importa niente di lei, mentre a me basta solo uno sguardo per capire quando c’è qualcosa che non va” replica lui affranto.
 
Capisco perfettamente il suo punto di vista. E’ la stessa cosa che provavo io con Thiago e Melody. Vedevo chiaramente che a lei importava solo di ottenerlo, di averlo tutto per sé, fregandosene altamente del suo benessere. Reprimo questi pensieri perché quell’idiota non si merita minimamente di stare nemmeno per un secondo nella mia testa dopo quello che mi ha fatto. Pensavo che non avrebbe mai potuto ferirmi di più di quanto non avesse già fatto tradendomi con Melody invece ancora una volta mi ero sbagliata. Non mi aveva fatto tanto male lo schiaffo, sono abituata alla violenza sin da quando ero piccola, quanto il gesto in sé. Avevo sempre reputato degli esseri schifosi quelli che si permettevano di usare la violenza verso le altre persone ma ricevere quello schiaffo da lui, la persona che ho amato di più in assoluto dopo i miei genitori è dal di là di provare semplicemente schifo nei suoi confronti. Oltre a quello sento un macigno al petto che preme fino a trasformarsi in un dolore fittissimo alla pancia che sale fino alla gola diventando una nausa da dolore che vorrei vomitare fuori ma non ci riesco. Rimane bloccato in qualche punto impreciso tra la bocca e il mio cuore.
 
Quella sera avevo avuto difficoltà ad addormentarmi e quando finalmente ci ero riuscita avevo fatto un incubo terribile. Ero di nuovo una bambina ed ero nuovamente nel bordello di Carlos e lui mi stava picchiando come al solito ma non appena il suo viso uscì dall’oscurità in cui era nascosto mi ero resa conto che non era il mio magnaccia a menarmi ma bensì Thiago. Mi ero svegliata completamente madida di sudore e avevo fatto appena in tempo a mettermi una mano sulla bocca per soffocare un urlo. Avrei voluto tanto svegliare Jaz e Vale e sfogarmi con loro ma purtroppo erano entrambe arrabiate con me per quello che avevano scoperto quella sera.
Appena uscita da casa di Melody avevo raggiunto correndo entrambe e avevo spiegato con tutta la mortificazione come mai io e Rama avessimo deciso di non dire niente a Valeria sulla nostra relazione dell’anno passato. La ragazza aveva capito le nostre ragioni, ed era anche disposta a perdonarmi ma le serviva del tempo. La Gitana, invece, sapeva benissimo che all’epoca delle avances di Tacho io non sapevo nemmeno della sua esistenza eppure per quella sera non riusciva a guardarmi in faccia più per colpa del biondo che per colpa mia. Avevamo parlato in mezzo alla strada e nessuna delle due si era accorta del segnaccio che pulsava sulla mia guancia ed io avevo deciso di non dirglielo sapendo che il momento sarebbe costato troppo ad entrambe consolarmi.
Tornata a casa avevo tentato di divincolarmi dalle braccia di Nico ma è stato tutto inutile, glie è bastato lanciarmi uno sguardo per capire immediatamente che dentro stavo lentamente cadendo a pezzi. Avevo perso Thiago per sempre e temporalmente anche Jaz e Vale. Lo sguardo carico di delusione dei loro occhi e l’odio di Bedoya mi avevano letteralmente consumata.
Era troppo dolore tutto insieme persino per me.
Nico mi aveva stretto tra le sue braccia forti mentre sentivo che tutto dentro di me stava crollando, capita di sentirsi di essere in equilibrio precario ma appena una persona ti afferra la mano ti rendi conto che in realtà stavi già precipitando da un po’.
E’ stata quella la sensazione con Nico, ho avuto l’impressione che si fosse accorto che avevo bisogno di lui prima ancora di poterlo realizzare io stessa.
Non appena mi aveva guardato in faccia era sbiancato nel vedere il segno rosso che decorava il mio viso.
 
“Mar” mi aveva detto con tono grave “chi è stato?”
 
“Ti prego Nico, non ne voglio parlare. Non mi constringere a farlo” avevo risposto io con una voce talmente affranta e dispiaciuta che a stento riconoscevo come mia.
 
“Sai benissimo che in altre circostanze rispetterei la tua decisione” aveva iniziato a dire, e già immaginavo quello che sarebbe venuto dopo “ma in questo preciso momento verrei meno al mio ruolo da tutore se mi comportassi da amico accontentandoti” aveva concluso guardandomi con apprensione.
 
Le parole mi erano morte in gola, non ero assolutamente pronta ad ammettere a voce quello che mi aveva fatto Thiago.
 
“Mar!” aveva esclamato Simon apparendo improvvisamente nella stanza. Aveva ancora il segno del pugno ricevuto appena sotto il labbro inferiore “volevo solamente vedere come stavi” aveva aggiunto guardando anche Nico nel tentativo di giustificarsi per la sua visita in quell’ora tarda.
 
“Avete partecipato alla stessa rissa?” aveva chiesto Nicolas vedendo la ferita sul viso di Simon.
 
“Non proprio” aveva risposto Arrechavaleta sorridendomi in maniera complice.
 
“Thiago questa volta ha superato il limite!” aveva sbraitato Tacho rientrando in casa “Non doveva permettersi di mettere le mani addosso a Mar!” aveva aggiunto prima che potessi fermarlo.
 
“E’ STATO THIAGO?” aveva domandato Nicolas fuori di sé, facendo sobbalzare Tacho e Rama che erano appena entrati.
 
Stavo per mettermi a piangere. Gli occhi avevano cominciato a pizzicarmi ma purtroppo le lacrime mi sarebbero rimaste incastrate negli occhi come al solito. Avrei tanto voluto lasciarmi andare in un pianto liberatorio ma purtroppo non ne ero ancora capace.
 
Avrei voluto saper dire qualcosa per tranquillizzare Nicolas ma in realtà non sapevo nemmeno che consiglio avrei potuto dare a me stessa per cercare di calmarmi.
 
“Mar” mi aveva richiamato Nico “guardami”
 
Senza esserme nemmeno accorta avevo cominciato a guardare a terra, incapace di reggere lo sguardo del mio tutore, di Simon, Rama e Tacho che mi osservavano preoccupati. Cosa potevo dirgli? come potevo impedirmi di non crollare davanti a loro?
 
Avevo alzato lo sguardo affidandomi alla mia migliore faccia impassibile che avevo usato nel corso degli anni per proteggermi dal mondo esterno e per non dare la soddisfazione di farmi vedere debole agli occhi degli altri.
 
“Sì, è stato lui” aveva confermato Rama venendomi in aiuto.
 
Nicolas si era limitato ad annuire in maniera pensierosa, era corso in cucina ed era ritornato con del giaccio chiedendomi di poggiarlo sulla gancia in modo da sgonfiarla il prima possibile.
 
“Ragazzi, potreste lasciarmi da solo con Mar” aveva chiesto gentilmente Nicolas poggiandosi stancamente con le mani sullo schienale di una sedia.
 
“Grazie per essere passato” aveva aggiunto sorridendo a Simon, che dopo aver sorriso di rimando mi aveva abbracciata dicendomi all’orecchio “guarisci presto, bellissima” prima di andarsene.
 
Tacho aveva annuito e poi si era girato verso di me sorridendomi anche se con gli occhi sembrava dirmi “Mi dispiace”. Rama invece mi aveva dato un bacio sulla guancia illesa e mi aveva fatto una carezza sul braccio per farmi capire che ci sarebbe stato come sempre. Poi i due si erano allontanati verso la camera da letto.
 
“Come stai?” mi aveva chiesto semplicemente Nico guardandomi con quei suoi grandi occhi chiari.
 
“Preferisco non pensarci, non credo di essere in grado di affrontarmi adesso” avevo risposto con tutta la sincerità di cui ero capace.
 
Mi aveva risposto con un sorriso triste intuendo che la situazione era davvero delicata e che il gesto di Thiago aveva fatto riafforare nella mia testa una miriade di ricordi che nella maggior parte delle giornate cercavo di soffocare e di allontanare dalla mia memoria.
 
Eravamo rimasti a guardarci per un po’, indecisi su cosa dirci dato che il silenzio stava rispondendo alle domande di entrambi. Sapevo che Nicolas era rimasto sconvolto quasi quanto me per ciò che aveva fatto Thiago e quando quest’ultimo era rientrato avevo veramente temuto che Nicolas avrebbe perso in meno di cinque secondi l’autocontrollo di cui andava molto fiero.
 
“Da domani andrò a stare da Salvador” aveva annunciato Thiago senza dare cenno di voler dare una spiegazione a ciò che aveva appena detto o di volermi chiedere scusa per ciò che aveva fatto.
 
Salvador era un amico di vecchia data di Nicolas che aveva preso in affitto il vecchio appartamento di Nico proprio di fronte all’Hogar Magico. L’avevamo conosciuto qualche settimana prima e fin da subito si era dimostrato amichevole e simpatico. Mi sembrava inverosimile che avesse accettato la proposta di Thiago ma evidentemente mi sbagliavo.
 
“Non penso proprio” aveva risposto Nico guardandolo con sufficienza.
 
“Non te lo stavo chiedendo, ti stavo informando” aveva replicato Bedoya senza lasciarsi intimidire.
 
“Abbassa i toni, ti ricordo che sono il tuo tutore”
 
“In realtà no, la mia tutitrice è Malvina e ha già accettato” aveva concluso Thiago prima di uscire.
 
“Torna subito qui” aveva detto in tono minaccioso Nicolas.
 
Avevo avvertito un brivido, Nico non aveva mai usato quel tono grave con noi.
 
“Ti ho detto tutto quello che dovevo dirti”
 
“Non penso proprio, vorresti spiegarmi come ti è venuto in mente di colpire Mar?” aveva domandato Nicolas guardandolo freddamente improvvisamente serio.
 
“Nico, non…” avevo provato ad intervenire ma il mio tutore mi aveva immediatamente interrotta “Mar, so che per te è dura ma questa situazione va chiarita subito, è troppo grave per essere lasciata da parte”
 
“Non sono riuscito a controllarmi” aveva risposto Thiago sostenendo lo sguardo di Nicolas senza degnarsi di guardarmi in faccia.
 
“Spero scherzi!” aveva ribattuto Nico facendo cadere una sedia per lo scatto d’ira.
 
Thiago aveva sbuffato alzando gli occhi al cielo facendo intuire che quella sceneggiata fosse troppo per lui.
 
“Chiedi immediatamente scusa a Mar” aveva preteso Nicolas.
 
“Nico non c’è bisogno” avevo cercato di impedirlo.
 
Non mi importava di ricevere le sue scuse, non avrebbero fatto passare il dolore che mi aveva causato. E soprattutto sapevo benissimo che così erano imposte e dunque valevano meno di niente.
 
“Sì invece” aveva insistito Nico.
 
“Mi dispiace” aveva detto Thiago poco convinto guardandomi a malapena.
 
“Non è lui” avevo replicato rivolgendo uno sguardo veloce di sufficienza a Bedoya per poi guardare il mio tutore cercando di fargli capire che ormai per me la persona che avevo davanti era diventato un perfetto sconosciuto.
 
“Comunque devo smetterla di parlare di me, dicci come stai tu piuttosto” dice Tacho riportandomi improvvisamente alla realtà del presente.
“Bene” replico poco convinta.
 
“Mar” comincia Rama “Ho visto Thiago e Melody che si baciavano”
 
“Tutta la scuola li ha visti” aggiunge Tacho guadagnandosi l’occhiataccia di Ramita.
 
“Che scena ridicola” mi ritrovo a commentare versandomi un altro bicchiere di the desiderando improvvisamente che sia qualcosa di più forte.
 
“Ha detto ‘Io sono Romeo e tu sei la mia Giulietta vieni, sali al mio balcone.’ Quel caprone ignorante non sa nemmeno che è Giulietta a stare al balcone e non il contrario!” commento acida.
 
“Che esibizionista!” aggiunge Tacho indignato.
 
“Però almeno la tragedia l’hanno scelta giusta” continuo io “alla fine Romeo e Giulietta muoiono” concludo ancora più acida di prima riuscendo a strappare una risata ai due ragazzi che stanno bevendo con me.
 
“Avete più parlato?” domanda improvvisamente Rama visibilmente preoccupato.
 
“Assolutamente no. A malapena mi guarda e quando lo fa lo riconosco a stento. Ha uno sguardo che non è più il suo” replico pensierosa, avvertendo dei brividi sulla pelle. Purtroppo ho una brutta sensazione riguardo Thiago che non riesco a spiegarmi in maniera razionale.
 
“Almeno tu hai Simon” dice Tacho in un pessimo tentativo di farmi sentire meglio.
 
“Avevo” lo correggo io “Si è fidanzato con Agus fisico-da-modella” concludo in tono improvvisamente mesto.
 
“Davvero si chiama così?” chiede Tacho visibilmente sorpreso, io e Rama lo guardiamo con le sopracciglia inarcate facendogli intendere che non si merita nemmeno una risposta.
 
Non riuscivo a capacitarmi del fatto di esserci rimasta così male. Dal tronde ero stata io a dirgli che tra di noi per ora non ci poteva essere nulla perché avevo bisogno di un po’ di tempo per processare tutto quello che mi aveva fatto Thiago. Forse però una parte di me voleva semplicemente vedere se Simon mi avrebbe aspettata. E’ questo il problema delle persone ferite, man mano che vengono deluse si fidano sempre meno degli altri. Prendermi del tempo era solo una maniera di metterlo alla prova e purtroppo il risultato era stato quello di allontanarlo del tutto da me. La cosa che mi aveva ferita ancora di più era stato non saperlo direttamente da Simon ma venirne a conoscenza vendoli mentre si baciavano beatamente davanti alla scuola. Mi ricordavo perfettamente le risate perfide di Tefy e Melody, che nel mentre si stava stringendo a Thiago, mentre mi indicavano come spettatrice di un’altra patetica scenetta della settimana dopo il ridicolosissimo bacio della giraffa e quell’idiota di Bedoya.
 
“Al trio degli sfigati” annunciamo in coro dopo esserci guardati con solidarietà verso l’un l’altro facendo tintinnare i bicchieri una seconda volta.
 
 
***
 
Sono uscita a fare due passi.
Un po’ perché avevo bisogno di cambiare aria e un po’ perché avevo avuto la strana sensazione che Cielo fosse nei paraggi.
Non sapevo spiegarlo a parole ma improvvisamente avevo sentito l’urgenza di andare nel parco sentendo dentro di me che, seduta su una panchina al di sotto di un glicine, avrei trovato la bellissima bionda che l’anno prima ci aveva salvato.
So che era una convinzione stupida, Cielo adesso era ad Eudamon e apparendomi in sogno mi aveva detto che non sarebbe più tornata.
Ma qualcosa dentro di me mi aveva impedito di accettare questa opzione, e sapevo che non era solo perché sentivo la sua mancanza o perché avessi molta voglia di rivederla. Era semplicemente una convinzione reale che si era albergata in me tanto da farmi credere con sempre più fermezza che Cielo sarebbe tornata presto.
Cerco di rimandare al più tardi possibile il mio ingresso nel parco perché non voglio far cadere il castello di illusioni che mi sono costruita da sola per andare avanti senza di lei. Ma devo farlo, devo scontrarmi con la realtà anche a costo di ricevere una botta in più, gli anni che ho passato per strada mi hanno insegnato che bisogna sempre poner el pecho a las balas y andar de frente* alla vita.
Prendo un bel respiro e varco i cancelli del grande Parque Tres de Febrero nel quartiere di Palermo e mi obbligo a continuare a camminare con il cuore che mi batte più forte ad ogni singolo passo.
Sono talmente distratta dal cercare un albero di glicine che mi rendo a malapena conto di essere andata a sbattere contro qualcosa, o meglio contro qualcuno.
 
“Ti sei fatta male?” mi chiede una voce maschile sconosciuta in tono dolce.
 
“No” replico ancor prima di pensarci.
 
Alzo gli occhi verso di lui e mi ritrovo davanti un bel ragazzo dagli occhi verdi, la pelle leggermente ambrata, il fisico atletico, delle labbra sottili e dei capelli castani scompigliati.
Ad un tratto sento un nodo alla pancia, e avverto la sensazione di conoscere il ragazzo che ho di fronte così prima di riuscire a fermarmi gli domando
 
“Ci conosciamo?”
 
Lui mi guarda per qualche secondo e poi facendomi un bellissimo sorriso mi risponde
 
“Non credo, mi ricorderei di un bel viso come il tuo”
 
Sto per ringraziaro quando una voce me lo impedisce
 
 “Non c’è da stupirsi BA, le cagne fanno da sempre amicizia al parco” commenta la giraffa in tono maligno lanciandomi un’occhiata divertita, accanto a lei Thiago ride malignamente per la battutta appena fatta dalla sua nuova ragazza mentre studia con uno sguardo inquisitorio il ragazzo che mi sta di fronte.
 
“Gli insulti che usiamo verso gli altri in realtà sono quelli che dovremmo dire a noi stessi” mi difende lo sconosciuto prima che io possa farlo da sola.
“Spero di rivederti presto, e stai attenta” comincia “il parco è pieno di serpi” aggiunge lanciando un’occhiataccia a Melody prima di allontanarsi sorridendomi.
 
Non voglio sprecare un secondo di più in compagnia di quei due così decido di allontanarmi al più presto da sola ricordandomi il motivo per cui in primis sono entrata nel parco. Mentre cammino sento sulla schiena lo sguardo perforante di Thiago e i commenti maliziosi e cattivi di Melody.
 
“Se solo ci fosse Cielo” mi ritrovo a pensare “Lei si che saprebbe cosa dire per consolarmi”
 
Percorro metà parco con passo insicuro e sguardo pensieroso, purtroppo non sono riuscita a togliermi di dosso la sensazione di conoscere il ragazzo con cui mi sono scontrata e la nausa che mi ha fatto venire rivedere Thiago in compagnia della giraffa.
 
Improvvisamente alzo lo sguardo e la vedo, Cielo è comodamente seduta sulla panchina sotto al glicine. Ha un grande cappello fucsia in testa ed è intenta a leggere un libro. Sono talmente incredula che la gioia per una frazione di secondo mi paralizza ma non appena riesco a muovermi corro a braccia aperte da lei urlando il suo nome a squarciagola.
 
Cielo alza lo sguardo ma non sembra riconoscermi perché non ricambia con altrettanto trasporto il mio saluto anzi, rimane immobile sulla panchina a fissarmi confusa. In un attimo percorro l’ultimo tratto di distanza che ci separa e l’abbraccio presa da l’impeto di rivederla.
 
Lei dapprima rimane rigida ma poco dopo la sento singhiozzare mentre con la voce strozzata pronuncia solamente il mio nome e non appena lo fa una miriade di ricordi di ciò che abbiamo vissuto mi affolla la testa e so che li sta vedendo anche lei perché per un attimo si stacca dall’abbraccio incredula. Non appena l’ondata di ricordi finisce mi fissa con espressione incredula per poi dirmi
 
“Mar, ho perso la memoria. Non mi ricordavo più nulla di tutto questo, non mi ricordavo più nulla di te”
 
Improvvisamente tutti i pezzi del puzzle si incastrano perfettamente, in un attimo la frase che mi aveva detto Tic-Tac acquista un senso “Tutte le cose tornano solo non come noi ce le aspettiamo” ed era stato veramente così. La bionda era tornata ma non era più quella di una volta, aveva perso tutti i ricordi perché ormai non appartenevano più alla nuova Cielo, erano reminiscenze di una vecchia lei che ormai non esisteva più.
 
Dentro di me sentivo l’urgenza di riportarla a casa, di farle ricordare chi era stata per permetterle di ripartire da dove ci aveva lasciati, con tutte le nuove consapevolezze che finalmente aveva.
 
“Mar!” esclama Salvador visibilmente felice di vedermi “Ti presento Linda, la mia fidanzata!” esclama.
***
 
“Com’è possibile che non si ricordi di noi?” mi domanda Jaz confusa.
 
“E come mai di te sì?” chiede Tacho aggiungendosi all’interrogatorio.
 
“Non lo so. Credo che ad Eudamon le se sia successo qualcosa che non saremmo mai in grado di spiegarci razionalmente. Non è più la Cielo che conoscevamo, adesso è un pozzo di scienza” replico cercando di spiegare quello che è il ragionamento circa tutto quello che è capitato a Cielo.
 
“Non si ricordava nemmeno di me all’inizio, poi l’ho abbracciata ed improvvisamente sono riaffiorati tutti i ricordi che ci legavano” aggiungo sentendomi leggermente in colpa verso i miei amici.
 
“Anche noi l’abbiamo abbracciata, ma non si è ricordata di nulla” annuncia tristemente Rama.
 
Dentro di me improvvisamente nasce la consapevolezza che devo condurla all’orologio, è lì che i ricordi l’hanno abbandonata ed è lì che li recupererà. Scatto verso l’ex studio di Barto sotto lo sguardo confuso di Tacho, Rama, Jaz, Valeria, Lleca, Alelì, Cristobal, Monito e Luz. Giunta davanti alla porta busso con poca cortesia impaziente di capire se ho veramente trovato la soluzione al problema di Cielo.
 
“Mar…” comincia a dire Nico visibilmente infastidito dall’interruzione.
 
“Mi dispiace di essere entrata così ma credo di sapere come far tornare i ricordi a Cielo” replico prima che lui possa finire la frase. Vedo il suo volto illuminarsi anche si gli occhi rimangono tristi, la bionda mi guarda speranzosa mentre Salvador è un angolo con le spalle ricurve e un’espressione scura in volto. In una frazione di secondo capisco che ha paura di essere lasciato da Cielo non appena avrà recuperato la memoria e si ricorderà di quanto era felice e di quanto amava Nicolas. Decido che comunque la mia amica si merita di sapere tutto quello che ha vissuto prima di essere risucchiata dal portale e deve essere libera di far decidere il suo cuore sapendo che prima di Salvador c’è stato un altro grande amore.
La prendo per mano e la conduco senza troppe cerimonie nella stanza dell’orologio nonché l’ex camera da letto di Cielo. I ragazzi ci seguono impazienti e confusi e noto con disappunto che in mezzo alla folla c’è anche Thiago, anche se dopo tutto è giusto che Cielo si ricordi anche di lui.
 
“Appoggia entrambe le mani qui” dico alla bionda indicando un punto preciso al centro dell’orologio.
 
Lei con tutta la fiducia nei miei confronti esegue ciò che le ho appena chiesto di fare ma purtroppo non appena poggia le mani sugli ingranaggi non accade nulla. Sento intorno a me il disappunto sempre più crescente degli altri quando improvvisamente mi viene un’altra idea. Poggio le mie mani proprio accanto a quelle di Cielo e insapettatamente dall’orologio parte un filo di luce che arriva a toccare le nostre fronti facendoci vedere tutto ciò che abbiamo condiviso insieme. Non appena il flashback finisce mi giro verso gli altri con un viso luminoso e devo sforzarmi di trattenere una risata visto gli sguardi increduli che ho di fronte. Uno dopo l’altro tutti i ragazzi della casa, infine anche Nicolas, Malvina e Felicitas mettono una mano sull’orologio proprio come ho fatto io restetuendo a Cielo i loro ricordi. La bionda comincia a sorridere tra le copiose lacrime che le accarezzano il viso, posso capire che è stato brutto tornare sulla terra sentendosi tutta sola per poi scoprire improvvisamente che dall’altra parte della città c’erano delle persone che non vedevano l’ora di rivederla.
Non appena finiamo l’orologio la trattiene ancora un po’ per restituirle gli ultimi ricordi che non riguardano noi. Non appena il fascio di luce si spegne Cielo si gira verso di me e pronuncia un “grazie” tra le lacrime.
 
***
“Ne sei proprio sicura?” mi chiede Cielo.
 
“Sì, si merita una seconda possibilità. Non oso nemmeno pensare dove sarei adesso io se non avessi incontrato qualcuno che credesse in me” replico in tono convinto. Dopo tutto se il destino l’ha fatta tornare indisturbata in questa casa sono sicura che avrà un motivo più che valido.
 
“Sono d’accordo con te e sono fiera che tu abbia questa consapevolezza” risponde lei facendomi un sorriso a trentadue denti e nei suoi occhi riesco a leggere una punta d’orgoglio.
 
“Dov’è adesso?”
 
“L’ho addormentata, avevo paura che potesse fare male a qualcuno dei ragazzi” replica Cielo mettendosi subito sulla difensiva.
 
“Hai fatto bene, ma adesso credo che dovremmo svegliarla”
 
“Sei completamente pazza?” mi aggredisce Tacho urlandomi contro.
 
“Come ti viene in mente di perdonarla dopo tutto quello che ci ha fatto? Dopo tutto quello che ha fatto ad Alelì!” si aggiunge Rama stringendo con fare protettivo la sorellina più piccola.
 
“So che possiamo cambiarla, l’energia positiva di questa casa le farà bene. Per favore, non negatele la possibilità di redimersi” li supplico.
 
“Justina però non si è fatta problemi a negarci quotidianamente la possibilità di essere felici” aggiunge Jaz con evidente stizza.
 
“Non voglio quella bugiarda in casa mia!” commenta Thiago con tutto l’odio che ha in corpo.
 
“Nico, per favore” dico appellandomi al buon senso del mio tutore.
 
“Mi dispiace, Mar. Ma non posso pensare che lei sia libera mentre quella santa di Felicitas sta scontando la sua pena in carcere”
 
“Felicitas vorrebbe che dessimo una seconda possibilità a Justina e questo lo sai anche tu. Ho trovato un carcere ricreativo che si chiama “Baia del sol” dove le carcerate possono dipingere, cucire e stare all’aria aperta. Feli non vede l’ora di andarci” replico io convinta delle mie ragioni.
 
“Non è una decisione che puoi prendere per tutti noi” tenta di farmi ragionare Rama.
 
“Ultimamente non so cosa ti dice il cervello” mi dice Alelì arrabbiata e con un tono fin troppo da adultà per la sua età.
 
“Alelì, ha ragione. Solo una pazza potrebbe voler dare una seconda possibilità a questo mostro” si aggiunge Tacho.
 
“Non ti facevo così stupida” mi accusa Jaz.
 
“Io sì” conferma Thiago senza impegnarsi a reprimere una risata.
 
“Tu non c’eri quando questo mostro ha fatto di tutto per impedermi di incontrare i miei genitori” dice Lleca tra le lacrime.
 
“Io la odio! Come ti sei permessa di portarla qui!” mi urla contro Luz spingendomi.
 
“Pensavo che proprio perché sapevate cosa significa essere soli, senza nessuno che crede in voi avreste avuto abbastanza cuore da darle un’altra possibilità ma evidentemente mi sbagliavo” commento io ferita da tutte le accuse.
 
“Grazie Marianegra, non preoccuparti per me” mi dice Justina leggermente commossa dalla mia crociata inutile.
 
Lancio un’ultima occhiata a tutti i presenti prima di uscire dalla stanza con il cuore ridotto alle dimensioni di una nocciolina. Alle mie spalle sento la voce di Cielo che dice in tono autoritario “Adesso ascolterete me”, ma sono troppo stanca e ferita per rimanere un secondo di più in quella sala.
 
***
 
E’ passata un’ora da quando ho lasciato quella stanza, e mezz’ora da quando Cielo mi ha detto che dopo aver parlato con i ragazzi era riuscita a convincerli a lasciare che Justina rimanga nella casa con noi. Gli altri sono venuti a chiedermi scusa a turno e ad abbracciarmi affettuosamente, ovviamente tutti tranne Thiago, ma nonostante questo mi sento veramente stremata.
Mi alzo dal letto con un forte mal di testa e con l’intenzioni di andarmi a prendere un bicchiere d’acqua fresca in cucina.
Faccio qualche passo quando la suoneria del mio telefono mi fa sobbalzare, rispondo senza nemmeno guardare il mittente della chiamata.
 
“Pronto” dico in tono poco amichevole.
 
“Non cercare più Luca, è morto” dice una voce sconosciuta all’altro capo del telefono.
 
Il cellulare mi cade dalle mani ancora prima che io possa rendermi veramente conto di ciò che mi è stato appena detto.
Non è possibile. Luca non può essere morto, non lui.
Il giorno che mi aveva salvata mi ero ripromessa che l’avrei aiutato a mia volta e sono ancora intenzionata a farlo, non posso permettermi di credere alle parole di uno sconosciuto. Il mio intuito dice che Luca è ancora vivo e che sta aspettando solo di essere salvato. Cerco di afferrarmi con tutta me stessa a questa convinzione quando improvvisamente sento un urlo
 
“Lasciami in pace!” riconosco subito la voce di Thiago e mi precipito subito nella sala da ballo dove lo trovo solo a gridare contro il nulla.
 
“Eiii” dico afferrandogli le mani, i suoi occhi sono vacui come se non riuscisse a mettermi a fuoco “Quello che senti non è reale” continuo stringendolo ancora più forte
“Rimani con me, concentrati solo sul suono della mia voce. Senti me, io sono qui e sono reale” aggiungo notando che Thiago ha smesso di tremare e che ha chiuso gli occhi nel tentativo di concentrarsi solo su quello che gli ho appena detto.
 
Li riapre e per una frazione di secondo davanti a me rivedo lo sguardo innamorato del mio Thiago ma la sensazione dura poco poiché non appena gli sorrido, contenta di rivederlo, un’ombra scura passa sui suoi occhi interrompendo bruscamente il contatto e facendogli pronunciare con odio “Vattene via”
 
| Angolino dell'Autrice |
Eccomi tornata con il nuovo aggiornamento.
Un bacio, alla prossima!

Felicity
  
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