Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: michy michy    10/02/2019    2 recensioni
Mai Artù, il principe erede al trono di Camelot, avrebbe pensato di dover fare la babysitter ad un bambino di 7 anni.
---
Il piccolo lo guardò e, con esitazione, gli disse: "Mi chiamo Merlino"
---
Artù lo abbracciò: il moccioso che gli aveva appena salvato la vita, ora stava a piangere sulla sua spalla. Non pensava che prendersi cura di un bambino sarebbe stato così faticoso, soprattutto se quel bambino era Merlino.
Genere: Azione, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao! Sono l'autrice, michy michy. Grazie mille a elfin emrys e a chibisaru81 per le vostre recensioni, ma grazie mille anche a tutti voi, lettori silenziosi, anche se mi piacerebbe moltissimo sentire un qualche vostro parere su questa mia storiella.
​Questo capitolo è stato revisionato e sistemato da alcuni errori di battitura fastidiosi (ancora grazie, elfin emrys per la tua segnalazione ;) )
​Buona lettura!


Artù si svegliò di soprassalto, avendo udito un rumore sospetto. Il suo sesto senso, che lo aveva da tempo accompagnato in tremende battaglie, non falliva mai; anche quella volta, non appena aprì gli occhi, si trovò una figura incappucciata, intenta a sollevare un Merlin dormiente. Il piccolo, non curante del pericolo a cui sarebe stato esposto, continuava a dormire tranquillamente e per una volta, pensò Artù, mai era stato più felice di avere un servitore così pigro e ingenuo: non avrebbe altrimenti saputo come affrontare la situazione se fosse stato sveglio.

Il principe fece la cosa che più gli parve ovvia in quella situazione: scattò in piedi sul letto, afferrò la spada che stava appesa alla parete e la puntò contro lo sconosciuto, il quale, per lo spavento, mollò la presa sul bambino, che cadde, fortunatamente tra le lenzuola. Il rapitore, con ancora la lama puntata contro, arretrava con passi lenti, quasi come se non avesse paura della minaccia che incombeva sulla sua vita.

"Chi sei? Che cosa ci fai nelle mie stanze? Ma soprattutto: che diavolo vuoi da Merlino?" chiese, con tono minaccioso.
Essendo l'interpellato riluttante nel rispondere, il principe ferì lievemente il collo dello sconosciuto, il quale velocemente si portò le mani al collo, in segno di dolore. Artù non era così: mai avrebbe torturato qualcuno, nemmeno per estorcere informazioni. Ma ultimamente si era conto che tutto ciò che riguardava il suo servitore e in particolare tutto ciò che avrebbe potuto nuocere alla salute del ragazzo, lo allarmava.
Lui un giorno sarebbe stato il sovrano di Camelot e in quanto tale doveva iniziare ad avere comportamenti adeguati ad una figura del suo stampo, ma sarebbe stato assai difficile se si agitava così tanto per un semplice servitore.

Ma Merlino non era un semplice servitore, questo Artù lo sapeva bene: era leale, coraggioso e pronto a tutto per il suo padrone, era più leale di molti cavalieri presenti a Camelot e il principe dentro di sé sapeva quanto a Merlino importasse di lui; solo che il brutto carattere di "sua altezza reale, Testa di fagiolo" era troppo orgoglioso per elogiare di persona il servitore, quindi si limitava a punzecchiarlo qua e là, nascondendo il proprio compiacimento nel farlo. Ora c'era solo il rimorso di non avergli dimostrato apertamente la propria fiducia e il proprio rispetto: non poteva farlo, con lui in quelle condizioni. 

"Parla! Altrimenti non ci sarà un processo per te domani: morirai stanotte con la mia lancia"
A quelle parole, la figura incappucciata mostrò il volto: era un uomo, sulla quarantina, dall'aspetto selvaggio e trascurato. I suoi occhi, azzurri e vivaci, cercavano una scappattoia attraverso la stanza, fino a quando un rumore non attirò l'attenzione di entrambi: Merlino, svegliato dalla voce di Artù, si stava alzando, stroppicciando gli occhi e stava chiamando il nome del principe, il quale, ancora intento ad osservare il bambino, si era ladciato sfuggire lo sconoscito, che, nel frattempo, era riuscito a raggiungere il piccolo.

Artù non riusciva a comprendere il fatto di essersi fatto scappare lo sconosciuto ma avrebbe potuto rimproverarsi più tardi: ora la vita di Merlino era in pericolo, minacciata dal coltello che l'uomo gli stava puntando al collo. Il piccolo non emise nemmeno un suono e Artù non seppe se fosse per coraggio o semplicemente perché era ancora mezzo addormentato, fatto sta che guardò il biondo con uno sguardo carico di domande.

Artù fece un passo in avanti, con ancora la spada puntata verso il suo obiettivo.
"Si fermi, Vostra Altezza: non sono qui per ferire nessuno dei due"
"Certo, e mi credi così ingenuo? Per cosa stavi cercando di rapire Merlino, mi domando"
"Sire, questo bambino, o meglio questo ragazzo non è chi dice di essere: devo portarlo via con me, per poterlo educare assieme ai suoi simili"

Artù strabbuzzò gli occhi e guardò il piccolo: a parte la decrescita improvvisa, niente sembrava fuori posto dal suo giovane corpo. Cosa intendeva con "simili". Certo, sapeva che Merlino fosse un essere umano sottosviluppato, glielo ripeteva continuamente, ma non credeva avesse bisogno di essere trattato in modo diverso. Magari doveva renderlo più vigile e attivo, ma per quella non c'era una scuola: bastavano le pacche di Artù.
" "Suoi simili"? Cosa intedi, parla!" ordinò il giovane Pendragon, piuttosto adirato: la pazienza non era mai stata una delle sue virtù.
"Questo non posso rivelargelo, Maestà, ma le posso assicurare che Emrys sarà al sicuro con noi; abbiamo anche provveduto a trasformarlo in bambino, così da rendere la prelevazione più sicura e più veloce"

Quindi erano stati loro ad aver ridotto il suo servitore in quel modo! Un'incredibile ira si fece padrona dell'animo del principe, il quale non solo si era dimenticato di domandare chi diavolo fosse quell' "Emr e qualcosa", ma stava già per infilare l'arma nel collo del rapitore, quando si ricordò dello sguardo vigile del piccolo. Vero che Merlino aveva visto diverse morti, dopo aver servito Artù in campi di battaglia e non solo, ma forse, dal momento che sembrava che la sua memoria gli fosse stata cancellata con la decrescita, decide do non rischiare, di abbandonare l'idea, così da evitare di lasciare un segno indelebile, come l'omicidio di una persona, nella mente del piccolo. Ma non gettò la spada: sarebbe stato da incoscieti e da stupidi anche solo pensare a un'ipotesi del genere.

"Quindi siete stati voi a ridurlo così: dammi l'antidoto per farlo ritonrnare normale e posso assicurarti che la morte non sarà l'unica tua opzione nel processo di domani."
"Mi spiace, Sire, ma non posso: la Creatura mi ha detto..." ma subito ecco che lo sconosciuto lasciò andare la presa del coltello su Merlino, il quale, non appena ne ebbe occasione, corse a ripararsi dietro le gambe di Artù. L'uomo misterioso sembrava quais colto da un dolore improvviso al petto
"Dammi l'antidoto!" ordinò il principe.
"Non posso, Sire, altrimenti mi ucciderà!" rispose con voce debole l'uomo, accovacciato a terra, schiacciato da un dolore insopportabile.
"Chi? Chi ti ucciderà?" chiese Artù, con un tono disperato.
"Essa abita nelle più alte vette delle montagne attorno al Lago Nord, Lei vuole... " ma subito il volto dell'uomo divenne violaceo: sembrava facesse fatica a respirare.
Iniziò a divincolarsi, quasi come se volesse fuggire da quella tortura. Artù lo avrebbe aiutato, se solo avesse saputo cosa fare contro quella che aveva tutta l'aria di essere una magia. Sentì una forte presa alla base del tessuto che lo copriva, utilizzato come veste da notte: era Merlino che ora, sveglio e cosciente, osservava la scena con il terrore nel viso, bagnato da lacrime silenziose. Il principe gli accarezzò la testa per calmarlo, ma nessuno dei due tolse gli occhi da quello spettacolo tremendo. Dopo un'agonia che sembrava interminabile, lo sconosciuto si accasciò a terra, senza dare segni di vita.

I due rimasero senza fiato: cosa aveva visto, si domandò il futuro re di Camelot. Non fece nemmeno in tempo ad analizzare il corpo senza vita, che questo prese fuoco, sotto lo sguardo spaventato dei due spettatori. Dopo una manciata di secondi del corpo o delle fiamme non rimase più nulla: vi era soltanto una strano disegno sul pavimento, sembrava una scrittura antica.

Ne avrebbe dovuto parlare con Gaius, ma decise di non far parola con suo padre né dello strano incontro né della sua conclusione, dal momento che avrebbe potuto accusare e condannare a morte le persone sbagliate. Già non sapeva come comunicare al re che il suo servitore era stato trasformato in un bambino di 7 anni, anche se sospettava che qualcosa fosse giunta alle orecchie di Uther, figuriamoci l'intera questione del rapimento. Non aveva ancora capito l'interesse nell'avere Merlino, ma era sicuro sarebbe riuscito a trovare delle risposte al più presto possible.

In quel momento però c'era solo una cosa da fare. Si allontanò dagli strani simboli lasciati sul pavimento, avvicinandosi al bambino, il quale guardava ancora il punto in cui, fino a poco prima, un uomo moriva in un modo tremendo. E pensare che il principe si era persino preoccupato di non utilizzare la spada per evitare che in qualche modo Merlino ne rimanesse marchiato a vita, ma lo spettacolo a cui avevano appena assistito era stato forte per lui, che di morti ne aveva viste diverse, figuriamoci per un bambino.

Toccò leggermente la spalla del piccolo: sapeva come comportarsi in certe situazioni con gli adulti, più vicini a questa crudele realtà piuttosto che con un bambino. Ma non dovette preoccuparsi troppo: Merlino, non appena sentì l'unico tocco familiare che poteva conoscere e riconscere, si gettò tra le braccia del principe, scoppiando in un pianto a dirotto.
Il futuro sovrano lo sollevò e si posizionò sul letto, con il suo servitore ancora attaccato al suo collo.
Artù lo lasciò sfogarsi, iniziando ad accarezzargli la schiena, desideroso di calmare almeno in parte quel terribile pianto. La cosa funzionò: il piccolo poco a poco iniziò a traquillizzarsi, fino a quando non si addormentò nuovamente. L'unica differenza era che ora ci sarebbe stato Artù a vegliare su di lui: si promise di non lasciarlo solo nemmeno per un istante, che fosse giorno o che fosse notte.
"Non permetterò che ti accada nulla" sussurrò il principe sulla testa di Merlino, il quale, come se avesse sentito le sue parole, si fece più vicino al petto dell'uomo.

Fu un sonno senza sogni per entrambi.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: michy michy