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Autore: MadAka    10/02/2019    3 recensioni
Tutto ha inizio con un disegno. Perché è proprio un disegno quello che si trova Ewan, cantante degli Shards, nella tasca dei pantaloni al termine di un concerto. Due figure ben rappresentate su carta, lui e una ragazza e nessun indizio per risalire all'autrice.
Contro ogni previsione, il pensiero di individuare chiunque gli abbia dedicato quel piccolo bozzetto si appropria di lui, portandolo a incontrare una persona che sentiva già di conoscere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Loving can hurt, loving can hurt sometimes | But it’s the only thing that I know | When it gets hard, you know it can | get hard sometimes | It’s the only thing that makes us feel alive

Ed Sheeran. Photograph

 

 

 

Blue Jam, Glasgow, 21 novembre

Ore 10:13 PM

Quattro anni dopo

 

Il locale, non tanto grande, era pieno di persone, molte delle quali in piedi a riempire ogni angolo pensabile. Il basso mormorio era un suono costante, un sottofondo fisso sul quale si stagliava chiara la voce di Ewan.

Un uomo solo sul palco insieme alla sua tastiera elettrica: quello era Cassian o, meglio, il “progetto Cassian”, come lui lo aveva nominato. Il ragazzo non si era messo a fare il solista o, meglio, quello che stava portando avanti non ne aveva le intenzioni. Come Cassian non aveva pubblicato alcun album, tutte le canzoni che aveva inciso in quell’anno dalla nascita del progetto erano scaricabili in download gratuito dal sito internet degli Shards. Anche i concerti, le “tour”, si limitavano a qualche sporadica serata in piccoli locali sparsi per la Gran Bretagna.

Di certo non avrebbe lasciato gli Shards, mai. Sarebbero partiti a breve per la nuova tournée europea, con lo scopo di pubblicizzare il loro ultimo album, finalmente nato dopo alcuni ritardi.

Con la band era in grado di provare emozioni uniche e vivere con un’intensità ineguagliabile i concerti in giro per il mondo. Inoltre, Trent, Chase e Chris gli erano sempre stati vicino e  Ewan era da sempre convinto che gli amici salvano la vita. Perciò non avrebbe mai chiuso con gli Shards. Il progetto Cassian era solo un passatempo, nato più per distrazione e bisogno che altro. Da quasi un anno aveva iniziato a comporre canzoni che con gli Shards non avevano nulla a che vedere, perché parlavano di sé, a differenza delle storie che raccontava come cantante del quartetto.

Gli amici si erano detti d’accordo, così Ewan aveva cominciato a comporre, solo voce e tastiera e un fiume di emozioni a sgorgare dalla sua voce. Aveva capito cosa significava parlare di sé, condividere con altri pensieri personali e non gli dispiaceva. Solo che, ogni volta, farlo gli scatenava dentro un uragano, ondate continue di sensazioni contrastanti, che per quanto piacevoli a volte e dolorose altre, erano capaci di animarlo.

Tuttavia era dell’energia e della vita degli Shards che Ewan sembrava nutrirsi, per questo, come Cassian, aveva preso la scelta di non ingrandire il suo progetto. Quello del solista non era la sua natura, era solo una valvola di sfogo. Per sua fortuna i suoi migliori amici questo lo avevano capito e continuavano a sostenerlo nel suo voler portare avanti il progetto a quel modo. Forse avevano capito quanto gli facesse bene avere la possibilità di parlare di qualcosa che voleva mantenere distante dalla sfera degli Shards. 

L’esibizione del cantante era prossima a finire. Non aveva lunghe scalette e non le voleva nemmeno. Quella che aveva scelto di portare avanti come solista era una dimensione più piccola e ristretta in tutti i sensi; esibizioni brevi e poche parole, così che la musica potesse essere la sola protagonista. 

Fra i presenti all’esibizione vi era anche Amelia. La ragazza apprezzava molto quella versione acustica di Ewan, sebbene anche lei sapesse che non avrebbe mai potuto avere lo stesso significato degli Shards. Conosceva le canzoni di Cassian e le piacevano molto ma, esattamente come il cantante, era ben consapevole che quel progetto sarebbe sempre rimasto ben nascosto dall’ombra della band, un’ombra che negli anni aveva accresciuto la sua intensità con un nuovo disco di platino e alcune delle canzoni più belle che la ragazza avesse mai udito. Anche per quei motivi sapeva che gli Shards avrebbero continuato ininterrotti sul loro cammino e che, se mai si fossero separati, la causa non sarebbe certo stata la calibrata attività da solista di Ewan.

Era in piedi vicino al bancone, accanto a lei George, gli occhi fissi sulla figura del cantante. Ne osservava le mani scorrere precise sui tasti dello strumento musicale, gli occhi blu tenuti bassi sui propri gesti, le labbra che sfioravano il microfono a ogni nuova parola, i capelli di pochi centimetri spettinati sulla testa. In quella versione acustica, in Cassian, Amelia trovava vi fosse una bellezza struggente, tale da incantarla. Le era innegabile ammettere che Ewan continuasse a esercitare su di lei un magnetismo unico, ma dopo quattro anni quell’attrazione, quei sentimenti che sentiva per lui, erano diventati una parte di sé che aveva imparato a comprendere e a cui, ora, si sentiva legata.

Quando il concerto finì ci volle quasi un’ora prima che Ewan riuscisse a salutare tutti i fan accorsi lì per lui. Era pur sempre il cantante degli Shards e molte delle persone che a fine concerto interagirono con lui lo fecero più per quel suo ruolo di cantante che per il progetto Cassian in sé – anche se tutti gli dissero di apprezzarlo.

Anche nei suoi rapporti con i fan non era cambiato affatto in quegli anni. Continuava a essere uno a cui piaceva scambiare quattro chiacchiere con i propri sostenitori, ringraziandoli con sincerità per il supporto che sempre dimostravano. Si fece foto, firmò qualche autografo e intavolò conversazioni con alcuni fans con cui parlò di musica e cinema. 

Quando nessuno sembrò più interessato alla presenza di Ewan, il ragazzo tornò sul piccolo palco nell’angolo destro del locale e smontò la sua strumentazione, riponendo cavi, microfono e tastiera al sicuro, così da recuperarli prima di andarsene. 

Era da poco passata la mezzanotte quando ultimò il tutto. Nel locale le persone erano calate di molto, ora sembrava più un pub come un altro, con amici che si ritrovano a trascorrere del tempo insieme davanti a una birra, senza alcuna voglia apparente di andarsene da lì. La radio stava trasmettendo Photograph di Ed Sheeran, appena percepibile sopra il vocio delle persone. In quel clima di calma, Ewan andò a sedersi al bancone del locale, ordinando una lager che gli venne servita subito. Il ragazzo dietro alle spine si complimentò con lui per il piccolo show, ma non aggiunse altro, venendo subito richiamato al suo lavoro da un cliente. Il cantante bevve un goccio di birra e iniziò a scorrere messaggi e notifiche sui social, finché non venne raggiunto.

«Ciao.»

Riconobbe quella voce prima ancora di vedere il viso della persona che l’aveva salutato. Dopotutto aveva avuto modo di memorizzarne fin troppo bene ogni sfumatura.

Si voltò per sorridere ad Amelia e salutarla a sua volta. La ragazza si sistemò nello sgabello libero accanto a lui e per un lungo, sospeso, attimo di silenzio, i due si guardarono. A Ewan piaceva molto come le stava il nuovo taglio di capelli; la ragazza aveva iniziato da pochi mesi a portarli poco sopra le spalle, con un taglio netto. Lui trovava le donasse in modo particolare, sebbene non avesse ancora avuto modo di dirglielo. Aveva visto il suo nuovo look solo sui social network, il principale mezzo che era loro rimasto per essere costantemente aggiornati sull’altro.

Fra Ewan e Amelia, ormai da quasi un anno, era tutto cessato. Avevano portato avanti la loro relazione per tre anni, una storia che aveva donato moltissimo a entrambi e che i due ricordavano con dolcezza ogni volta che, per qualche ragione, quel rapporto veniva tirato in ballo. In quei tre anni Ewan era rimasto accanto alla ragazza, l’aveva vista diventare una grafica di professione, coronando così il suo sogno e l’aveva amata come non aveva mai fatto con nessun’altra prima. 

Lo stesso valeva per Amelia. Le era servito un po’ di tempo per assimilare appieno il fatto che il cantante degli Shards si fosse trasformato in qualcosa di più di un idolo prima e un amico poi, ma una volta resa quella consapevolezza una parte di sé, per lei era stato semplice lasciarsi andare alla più bella storia della sua vita. Con lui si sentiva completa, arricchita e non c’era stato un solo giorno, vicino o lontano dal ragazzo che fosse, in cui non si fosse sentita felice. Così come Ewan. Non erano sempre insieme, Amelia non seguiva gli Shards in ogni tournée, ma quella era parsa sempre la soluzione migliore; così facendo, quando si rivedevano, entrambi avevano mille cose di cui parlare. La loro relazione era diventata con gli anni qualcosa di unico, di profondo ma, in un certo senso, di diverso.

Tuttavia, un giorno, era successo qualcosa che nessuno avrebbe potuto sospettare, soprattutto se avesse visto la coppia trascorrere del tempo insieme: sottile e silenzioso com’era arrivato, quel sentimento di amore che li univa era lentamente scivolato via.

Se ne accorsero quasi per caso, quando divenne chiaro che, più che amanti, erano diventati amici. Amici profondamente legati da qualcosa che andava oltre tutto, talmente inspiegabile che nessuno sembrava in grado di comprenderlo. Ne avevano discusso insieme un pomeriggio. Amelia ricordava ancora che fuori il sole stava tramontando, virando di rosso e blu il cielo. Lui e il ragazzo si erano guardati, si erano scambiati un sorriso e avevano affrontato l’argomento, senza nascondersi. Avevano capito che ognuno rappresentava qualcuno di importante per l’altro, ma non quel qualcuno, la persona con cui trascorrere ogni attimo della propria vita. Ne avevano parlato a lungo, con calma e si erano scambiati un ultimo, leggero, bacio, sancendo così la loro decisione di porre fine – ma non con tristezza – alla loro relazione. Era una consapevolezza arrivata da entrambe le parti e avevano capito ciò che andava fatto. 

Solo che Ewan, quel giorno, non aveva raccontato tutta la verità ad Amelia. La ragazza continuava a ricoprire un ruolo troppo importante per lui, lo stesso che aveva avuto nei loro tre anni di relazione. L’amava ancora, così come l’aveva amata quando stavano insieme e anche quel giorno in cui avevano deciso di smettere di essere una coppia. Tuttavia lui non aveva trovato il coraggio, né il modo, di fermare la ragazza, di far sì che le cose fra loro non finissero, che non si trasformassero in quella bella amicizia che condividevano ora. Aveva pensato a frasi da dire, parole da usare, ma non era servito a nulla, perché non aveva fatto niente. Mentre discutevano della cosa lui aveva capito che non ci sarebbe stato niente da fare. Se l’avesse pregata di non andarsene, di rimanere insieme a lui, le cose sarebbero sicuramente andate per il verso sbagliato. Non poteva costringerla a rimanere la sua ragazza, perché era ormai chiaro che, in quelle vesti, lei non ci si specchiava più e lui non voleva perderla, non Amelia. L’unica soluzione che aveva trovato era stata quella di assecondare il suo volere, fingere che anche per lui vigesse la stessa condizione sentimentale e lasciarla andare. Così facendo avrebbe ancora potuto rivederla; l’aveva persa, ma non per sempre.

Infatti ora Amelia era lì, seduta davanti a lui al bancone di quel piccolo locale nel cuore di Glasgow e sembrava che il tempo avesse perfezionato ancora la sua figura.

Ewan richiamò a sé il barista per consentirle di ordinare qualcosa da bere, ma la ragazza declinò l’offerta; le dispiaceva, ma non si sarebbe potuta fermare a lungo.

«Dove hai lasciato Joe?» le chiese il cantante così da avviare la conversazione. L’aveva visto, quel ragazzo, accanto ad Amelia quando era riuscito a scorgere la sua figura fra i presenti durante l’esibizione. Quando aveva alzato gli occhi sul pubblico l’aveva trovata subito, quasi avesse saputo in che punto esatto guardare. E accanto a lei aveva individuato quel ragazzo che non aveva ancora avuto modo di incontrare di persona, ma di cui aveva letto sui social e sentito parlare direttamente dalla voce di Amelia.

«Si chiama George» lo corresse lei, sorridendo. «E ha detto che meritavamo un po’ di privacy visto che è un po’ che non ci vediamo di persona.»

Ewan sorrise. «Ti ha lasciata andare a parlare da sola con il tuo ex?» domandò con una punta di ironia.

La ragazza sorrise. «Tecnicamente io e lui non stiamo ancora insieme.»

«A maggior ragione, allora.»

Nuovamente lei sorrise. «Sa di noi, Ewan. E sa di potersi fidare.»

Era chiaro alludesse al modo in cui si erano lasciati, a quanto era rimasto a unirli, solo che Amelia non sapeva che per il ragazzo c’era tanto di non detto da parte sua, settimane di silenzio che per lui avevano il peso di un segreto importante, un macigno di cui non voleva sbarazzarsi.

La vedeva, sapeva che se le avesse detto quanto ancora provava per lei, la ragazza si sarebbe allontanata, non sapendo come comportarsi, che altro fare. Un giorno i sentimenti che provava per Amelia se ne sarebbero andati, affievoliti fino a scomparire, lo sapeva e, allora, lui avrebbe avuto accanto un’amica insostituibile come sapeva lei sarebbe diventata. Era solo questione di avere pazienza, di resistere a tutto ciò. Era anche per quello che era nato Cassian. I testi di quelle canzoni erano in molti casi velati riferimenti a lei, a quello che c’era stato fra loro e al vuoto che Ewan provava non avendola più vicina. Comporre quelle canzoni era come una cura, una medicina fatta di note e parole che gli donava emozioni e vita, consentendogli di esprimere quello che non poteva – o, meglio, non voleva – affrontare con gli Shards.

«Blueberries mi piace davvero moltissimo» proseguì la ragazza, alludendo all’ultimo pezzo suonato da Ewan.

Il ragazzo la guardò con attenzione, per cercare di capire se lei avesse inteso il messaggio più profondo di quella canzone. Blueberries parlava di lei, anche se in modo indiretto, velato, e aveva intitolato così quella canzone perché Amelia, quando loro facevano colazione insieme nei bar di Londra, ordinava sempre un muffin ai mirtilli, tanto amava quei dolci. Il cantante sospettò che il motivo per cui quel brano le piacesse tanto fosse dovuto proprio al fatto che parlasse di lei. 

«Ti ringrazio» disse infine, senza aggiungere altro. Gli sarebbe piaciuto dirle la verità su quella canzone, ma preferì non farlo. Gran parte di sé, a ogni modo, sperò intensamente che lei capisse tutto.

«I ragazzi come stanno?» proseguì Amelia.

«Oh, benone» rispose subito Ewan, felice del fatto che si stesse cambiando argomento. Gli risultava piuttosto complicato resistere alla tentazione di dichiarare tutta la verità riguardo al vero significato delle sue canzoni e a quello che ancora provava per lei quando insieme parlavano del progetto Cassian. Anche quando ne discutevano per messaggio o telefonicamente – in quelle sporadiche chiamate che ancora si consentivano – per Ewan era sempre piuttosto difficile mantenere il proprio segreto. Parlando degli Shards, però, quel desiderio veniva annichilito, come se i suoi amici fossero lì pronti a fermarlo dal compiere qualche gesto sbagliato. «Tra l’altro gli sarebbe anche piaciuto venire qui, ma per una serie di motivi non ce l’hanno fatta. Ti mandano i loro saluti.»

Amelia rise al pensiero dei saluti dei tre ragazzi. Negli anni in cui era stata partner di Ewan aveva imparato a conoscerli bene, incluso Trent, e con ognuno di loro aveva instaurato un rapporto unico, personale e bellissimo che, proprio come per quello che aveva con il cantante, era piuttosto felice di non essersene dovuta separare. «Salutameli allora. È di’ loro che la prossima volta che qualcuno di voi è in zona Glasgow voglio assolutamente vederlo.»

«Sarà fatto» acconsentì il cantante, fingendo un saluto militare. «Come va con il lavoro?»

Non gli dispiaceva l’idea di sentirla parlare di sé. Era indubbio che gli mancassero i suoi aneddoti e i suoi resoconti delle proprie giornate, così come tutto quel parlare delle idee che le erano venute in mente, delle proposte di lavoro, dei disegni e delle grafiche nuove. Amelia, infatti, era finalmente riuscita a diventare una grafica di professione, coronando il suo sogno. Lei aveva sempre sostenuto che il merito fosse solo degli Shards e delle grafiche per la tournée americana che le avevano consentito di realizzare, ma Ewan sapeva che era solo questione di tempo prima che si accorgessero del suo talento; in fin dei conti la quantità di incarichi e commissioni che aveva di continuo non potevano che essere conferma delle sue capacità.

Amelia parve illuminarsi al suono di quella domanda. Aveva da poco iniziato a lavorare a qualcosa di molto stimolante con cui aveva la possibilità di liberare al massimo la propria fantasia. Uno di quei lavori che, appena le era stato proposto, aveva accettato senza neanche indagare più del dovuto su tempi di consegna e quant’altro, desiderando solo di poterlo fare.

Ne parlarono e da lì la loro conversazione si snodò con una naturalezza invidiabile perché totalmente loro. Ewan era contento di avere la possibilità di sentire Amelia parlare con tutto quel trasporto di ciò che aveva la possibilità di fare. Le mancava, gli era impossibile negarlo. Gli sarebbe piaciuto poter rivivere ancora quei giorni in cui stavano insieme, solo loro due, a parlare di cose di cui avevano già discusso più volte ma facendolo come se quella fosse la prima volta. Lui non si stancava mai di sentirla parlare, perché sembrava quasi che Amelia avesse la capacità di rendere interessanti anche le cose che lui già sapeva, le parole che aveva già sentito. Probabilmente erano i sentimenti che provava per lei a rendere unici a quel modo i minuti trascorsi insieme, fatto sta che al cantante sarebbe piaciuto molto poterli rivivere ancora.

Tuttavia continuava a tacere. Amelia non era più legata a lui come prima e, quando si erano lasciati, Ewan non era stato sincero. Dire ora alla ragazza quello che lui provava per lei l’avrebbe messa in crisi, allontanata, forse addirittura ferita. Ormai aveva preso la sua decisione e avrebbe continuato per la sua strada.

Parlarono per svariati minuti – quindici, forse venti – ma alla fine la ragazza si ricordò di non essere sola in quel locale. Lanciava continue occhiate in direzione del punto in cui George le aveva detto che l’avrebbe aspettata e, dopo un po’, Ewan non poté più fingere di non vedere.

«Vai pure» le disse. «Non sei da sola dopotutto.»

Amelia abbozzò un sorriso. Le dispiaceva sempre dover salutare Ewan. La compagnia del cantante continuava a piacerle molto, soprattutto perché con nessuno era riuscita a instaurare un’amicizia come quella che si era creata fra loro. Tuttavia lui aveva ragione: lei non era sola e per quanto le sarebbe piaciuto rimanere ancora a conversare, non poteva. «Hai ragione» rispose. «È meglio che vada» si alzò dallo sgabello, sistemandosi i vestiti. «Mi ha fatto davvero piacere rivederti, Cassian» gli disse, arricciando le labbra.

Ewan sorrise. «Felice di sapere che queste canzoni ti piacciano» rispose, sebbene lo sapesse da tempo. Lei, infatti, già dai primo ascolti aveva subito riferito al cantante che quel lato di lui era davvero bello e interessante. Al tempo stesso, però, non aveva mai fatto mistero di preferire gli Shards e Ewan era molto felice della cosa. Gli Shards, infatti, continuavano a essere tutto il suo mondo e sarebbe rimasto molto deluso nel sapere che Amelia aveva trovato qualcosa che le piacesse più di quella band.

«È difficile che tu faccia qualcosa che non sia di mio gradimento» ammise, riferendosi per lo più alla musica.

Il cantante cercò di non scavare a fondo il senso di quelle parole; non gli serviva e probabilmente gli avrebbe solo fatto male. Sorrise alla ragazza per ringraziarla del complimento, preparandosi a separarsi da lei un’altra volta. Sempre, quando la vedeva andare via, parte di sé gli diceva che avrebbe potuto non rivederla mai più. In quel momento quella voce, quel monito, si stava facendo largo nella sua mente.

«Mi ha fatto piacere rivederti. Grazie per essere venuta» le disse poi, cercando di ultimare in fretta quella parte. Non gli erano mai piaciuti molto i saluti, specie se si trattava di qualcuno da cui non avrebbe voluto separarsi.

«Anche a me, ma sono sicura che non serva a niente dirtelo» rispose Amelia, regalandogli uno dei suoi sorrisi più sinceri. «In bocca al lupo per la prossima tour. Ho già i biglietti per Edimburgo» gli rivelò, intensificando il suo sorriso.

«Beh allora ricordamelo. Così troviamo il modo di farti entrare nel backstage e puoi salutare anche gli altri.»

Usare gli amici come scusa era un trucco vecchio come il mondo, ma funzionava sempre.

«Volentieri» esclamò Amelia, radiosa.

Ewan si alzò per poterla salutare. Si strinsero in un abbraccio, spontaneo e delicato, dopodiché si augurarono una buona serata e Amelia si allontanò, inoltrandosi fra le persone che ancora erano presenti nel locale.

Il ragazzo rimase a guardarla finché non scomparve, già pregustando il momento in cui l’avrebbe rivista. Non era semplice per lui vivere con quel peso, con la consapevolezze di essersi allontanato da qualcosa che amava per paura di perderla per sempre.

Era da lì che nascevano le canzoni del suo progetto Cassian, da quella sensazione di perdita che gli inondava il petto ogni volta che pensava ad Amelia. Cantando le canzoni degli Shards, sul palco insieme a loro, era in grado di non pensare a nulla di tutto ciò, tuttavia lui non era intenzionato a dimenticarsene, non ancora. Quella ragazza continuava ad avere un significato troppo importante e prezioso per lui, nonostante il modo in cui erano andate le cose. Quando faceva i suoi piccoli e intimi concerti come Cassian, suonando quelle canzoni che i giorni in cui Amelia c’era, e quelli in cui non c’era, gli avevano ispirato, quasi gli sembrava di averla ancora lì, saperla sotto il palco per lui. Agli occhi di molti sarebbe di certo apparsa la cosa più deprimente e patetica immaginabile, ma per Ewan era un modo come un altro per sentirsi vivo. 

 

 

 

 

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Eccomi di nuovo!

Come vi avevo anticipato nel capitolo precedente, questo è il finale alternativo che ho pensato e scritto per la storia. Finale alternativo che, per la cronaca, avrebbe invece dovuto essere quello originale. Tuttavia non c’è l’ho fatta. Chiamatemi inguaribile romanticona, ma non sono proprio riuscita a far separare Ewan e Amelia, meritavano il lieto fine, per me.

Non so dirvi se ho scritto questo finale perché volevo cimentarmi nel angst, davvero non lo so, ma si delineava nella mia testa di continuo, bramando di essere scritto, così ho deciso di farlo, ed eccolo qui.

Non so se è piaciuto, lo avete odiato, non so niente. Spero che un minimo possiate aver gradito questa “alternativa triste” per la coppia.

 

Vi ringrazio ancora di cuore per essere arrivati a leggere fin qui.

Spero di risentirvi qualora dovessi pubblicare qualcosa di nuovo.

 

Alla prossima!

MadAka

 

p.s. Ho pensato addirittura a un terzo finale xD Ma questo non lo scriverò mai.

  
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