Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: NyxTNeko    10/02/2019    3 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3 - Spirito inquieto -


Non appena i maestri annunciarono la fine delle lezioni giornaliere, i giovani studenti si riversarono, correndo gioiosi, fuori dalla struttura. Giuseppe volle unirsi ad alcuni di essi, i quali lo avevano invitato a giocare da loro, prima di rincasare.

Tuttavia Napoleone gli rammentò le raccomandazioni della madre - Non ti ricordi? Dobbiamo tornare subito a casa, lo abbiamo promesso alla mamma - gli sussurrò all'orecchio.

Il maggiore emise un lungo sospiro e si scusò con i compagni di classe, si mostrò dispiaciuto, sapeva di non poter fare altrimenti - Alla fine ottieni sempre quello che vuoi, Nabulio - sbuffò, rivolgendosi al fratello.

- Se vuoi subirti una sua ramanzina, vai pure con loro - iniziò il minore guardandolo con la coda dell'occhio, incrociò le magre braccia, evidenziate dalle ampie maniche bianche della camicia - Poi non prendertela con me

Giuseppe sospirò ancora, alzando gli occhi al cielo - Io intendevo ciò che è accaduto oggi, in classe, davanti ai compagni e ai professori - gli fece presente, poggiò le mani sui fianchi come se lo stesse rimproverando di una grave mancanza.

- Ti ho solo chiesto uno scambio di ruoli, fratello - si giustificò Napoleone facendo spallucce, con aria innocente - E tu hai accettato volentieri di farmi diventare un cittadino romano, se fossi rimasto persiano, avrei senz'altro perso - imboccò una strada diversa da quella prendevano di solito.

- Dove stai andando? - gli chiese Giuseppe afferrandolo per il braccio e facendolo voltare verso di lui. Napoleone lo guardò per qualche secondo senza proferire parola, Giuseppe rimase quasi imbambolato; ogni volta che incrociava il suo sguardo, provava una strana sensazione, un misto tra timore e disagio, nonostante gli occhi fossero leggermente coperti dai ciuffi sulla fronte - Ha...hai...trovato qualche scorciatoia, vero? - domandò balbettando. 

Napoleone alzò la mano e gli fece segno di seguirlo. Giuseppe, ansioso, ma nello stesso tempo preoccupato, si posizionò dietro il minore; il passo svelto e sicuro del secondogenito guidava il mite fratello, che lo seguiva insicuro e timoroso.

- Manca molto? - chiese poco dopo Giuseppe, sempre più ansioso di raggiungere casa.

- Shh, non parlare - bisbigliò Napoleone mettendogli immediatamente la piccola mano sulla bocca - Gli animali che vivono qui ci verrebbero contro...

- Ma dove diavolo mi stai portando?! - esclamò infastidito e tolse bruscamente dalle labbra quella dannata mano.

- Fidati - lo rassicurò quasi scocciato dell'atteggiamento impaziente del fratello - Siamo quasi arrivati - aggiunse alla fine.

- Lo spero - lo ammonì il fratello maggiore. Temeva di riempirsi di terra e di sporcare le scarpe che la madre aveva appositamente comperato per la scuola. Sollevò lo sguardo, rimase stupito dall'imponenza di quegli alberi che, con le loro fronde intricate, avevano creato un'immaginaria catena, al fine di preservare qualche tesoro naturale.

Toccò la ruvida corteccia di un pino e il muschio inumidito dalla resina appiccicosa e vitale per la pianta. L'aria fresca, ma leggermente umida gli penetrò nei polmoni e si sentì come rigenerato di nuova energia.

Un quarto d'ora dopo uscirono da quel posto incantato e si ritrovarono sulla spiaggia, non molto lontano dal centro cittadino, chiassoso, a causa del mercato del pesce, affollato da bancarelle, da uomini e da donne che si spintonavano per vendere e acquistare il loro prodotto a buon prezzo di mercato. 

- Visto, fratello mio - confermò orgogliosamente Napoleone rompendo il lungo silenzio generatosi tra i due.

- Siamo anche in anticipo! - ammise con gioia Giuseppe controllando il suo orologio tascabile.

Napoleone, nel frattempo, si diresse in una zona più solitaria, libera dalla presenza umana per osservare le infinite sfumature blu e azzurre del mare. Un vento leggero increspava l'acqua, le onde si infrangevano contro gli scogli in lontananza.

Il mare, in quel momento, sembrava provare lo stesso stato emotivo inquieto e turbato del ragazzino: pareva insofferente in quella terra meravigliosa, incontaminata, bloccata in un universo lontano dalla realtà, ma terribilmente sfortunata, quasi maledetta dal destino per la sua insuperabile bellezza.   

- Cosa guardi? - domandò Giuseppe una volta raggiunto. Conosceva la sua inclinazione solitaria e riflessiva, non amava particolarmente la compagnia, la riteneva superflua e quando poteva la evitava categoricamente.

- Ascolto... - rispose solamente.

- Il suono del mare è sempre rilassante - riferì il maggiore ispirando quell'aria salubre.

- ...la sua voce... - continuò la frase.

- La voce di chi?

- Del mare - emise il minore con un tono talmente ovvio da non ammettere contraddizioni.

- Del mare? Ma il mare non parla! - sbottò lui perplesso.

- Con l'immaginazione si può tutto, persino far parlare il mare nella mente, Giuseppe - lo guardò mostrando un timido sorriso - E può raccontare delle storie lontane dal nostro tempo - continuò ritornando a contemplare quella massa d'acqua cristallina che, scagliandosi sulle rocce più vicine, si frantumava in piccoli zampilli rassomiglianti a minuscoli diamanti.

Giuseppe lo osservava, colpito da quelle parole, chissà dove le aveva lette o sentite...i libri erano una delle sue più grandi e profondi passioni... restava ore intere chiuso nella sua stanza a leggere, dimenticandosi perfino di mangiare, del mondo che aveva attorno. Era così convinto di quello che affermava, incrollabile, e incredibilmente fantasioso, sognatore... - E adesso cosa ti sta raccontando Nabulio?

- Di Ulisse - confessò colmo di emozione Napoleone - E di tutti i suoi viaggi leggendari...

- È un mare molto sapiente

- Già - ammise sorridendo, negli occhi brillava una luce piena di entusiasmo, desiderio e volontà - Il mare non può mentire, né può essere domato, è libero, mai si arrende, sfida le rocce, le montagne, sapendo che un giorno le abbatterà - mentre riferiva ciò lo fissava - È molto paziente, Ulisse non poteva non amarlo...

Giuseppe gli mise una mano sulla spalla - Come te, fratello mio - ricambiò il sorriso. Napoleone annuì, anche lui sarebbe stato sempre indomabile e libero, persino tra i suoi nemici, non avrebbe permesso a nessuno di abbatterlo.

- Lo facciamo un giro? - lo punzecchiò Napoleone ammiccando, tornò a mostrare il suo carattere vivace, ribelle.

- Sì, ma breve - replicò Giuseppe, non sarebbe riuscito a negarglielo, nemmeno se lo avesse pregato.

- Tranquillo, tranquillo - emise incamminandosi spavaldo e sicuro di quello che stava facendo.

Giuseppe gli si avvicinò, si accodò, e una volta giunti nel cuore cittadino, cominciò a guardarsi intorno, con sguardo curioso, notò, Napoleone fare lo stesso, restava sempre sorpreso dalla vita quotidiana che si svolgeva all'infuori dalla sua stanzetta. La sua espressione, però, mutò all'istante.

- Ehi, cosa c'è? - chiese accorgendosi del suo cambiamento repentino.

- Lì ci sono delle guardie francesi! - mormorò puntando il dito davanti a sè, in prossimità dello snodo di una viuzza.

- E allora? 

- Come allora? - gridò girandosi di scatto - Possibile che non possiamo avere un minimo di serenità su quest'isola! - puntualizzò irritato.

 - Hai ragione, Nabulio, ma lo sai meglio di me che sono molto più forti e preparati di noi! - replicò il fratello in maniera sbrigativa. Voleva evitare discussioni delicate con Napoleone che mal sopportava, più di qualsiasi altro nella sua famiglia, la presenza degli invasori francesi. La sola vista di un francese, militare o civile che fosse, lo infastidiva.

- Lo so purtroppo, ma io non ce la faccio più! Non sopporto questa situazione di totale impotenza! - evidenziò Napoleone quasi supplichevole.

- Ehi, si sta avvicinando...- gli fece presente Giuseppe preoccupato. La paura di vedere il fratello lanciarsi su di loro per picchiarli o infastidirli, come era accaduto parecchie volte, era più che legittima ogni volta che metteva piede fuori di casa con o senza di lui.

Puntò gli occhi nei suoi, fermò le braccia e le strinse con una forza incredibile, Napoleone voltò la testa all'indietro e l'abbassò mordendosi le labbra sottili fino a farle sanguinare. Quasi rassegnato annuì, comprendendo il messaggio rivolto dal fratello.

- Credimi, è meglio per tutti, fratello mio, anch'io vorrei fare qualcosa ma... purtroppo... - s'interruppe chinando la testa con un’espressione mista tra la tristezza e il rimorso.

- Andiamo a casa - effuse atono Napoleone, stranamente vacuo e spento, stringeva i pugni scarni rabbioso.

- S-sì - annuì; aveva calmato il fratello, ma era consapevole del fatto che quella situazione umiliante, subìta ogni singolo giorno, non sarebbe durata per molto e prima o poi la ribellione sarebbe esplosa in tutta l’isola.

Ripresero il cammino, quando un giovane ufficiale francese, dall'aria non proprio amichevole ed altezzosa, con un sorriso beffardo stampato in faccia, si posizionò davanti a loro. 

- Voi due, cosa ci fate in giro per la piazza da soli? - interrogò loro, in francese, mostrando un atteggiamento di superiorità. Ciò non passò certo inosservato agli occhi dei due corsi, i quali spaesati, non comprendevano totalmente la frase che il soldato aveva riferito, pur avendola, almeno in parte, intuita.

Ho capito...non sapete il francese! - sbuffò l’ufficiale, posò le tozze mani sulla testa dei due ragazzini per accarezzarli e rasserenerarli - Per questa volta chiuderò un occhio, in fondo siete solo due ragazzini corsi, cosa potreste mai fare se non degli stupidi scherzi come i vostri coetanei e compaesani - Raggiunse un suo collega non poco distante con il quale si intrattenne fino a sparire dal loro campo visivo.

- Ha funzionato anche stavolta, Nabulio - ridacchiò Giuseppe riprendendo a respirare.

- Eh sì, nonostante qualcosa l'abbia capita e non era affatto piacevole, in particolar modo quelle sudice mani che mi hanno accarezzato o meglio sporcato i capelli - puntualizzò accigliato, mettendosi a braccia conserte, corrugando la fronte nervoso.  

- Ah be', anch'io non l’ho gradito affatto,  se dobbiamo precisare - replicò Giuseppe, imitava la posizione del fratello per farlo sorridere un po’.

Napoleone aprì un occhio, Giuseppe fece lo stesso e scoppiarono a ridere, dimenticando per un millisecondo la triste condizione in cui erano costretti a vivere in Corsica; ripresero a correre con foga districandosi tra la folla che continuava a riversarsi nelle strade.

Raggiunsero la loro amata casa: una modesta abitazione, denominata ‘Casa dei mulini’ dalle bianche pareti situata in una piazzetta, non particolarmente grande, sormontata da piccoli pini marittimi, che sembravano proteggerla e celarla da eventuali ficcanaso. La casa aveva tre piccole porte in legno, quella al centro era l'entrata principale, al di sopra di essa erano presenti tante finestre che corrispondevano alle stanze presenti all’interno.

Tutto ciò, partendo dalla sua dimora e passando al rapporto molto affettuoso con i suoi familiari, mostrava l'estrema sobrietà, semplicità e modestia che regnavano in quella famiglia. Non aveva nulla di eccezionale, rispetto alle altre presenti nella città e sull’intera isola. Tale aspetto avrebbe segnato non poco la vita del futuro imperatore dei francesi. 

Arrivati dinnanzi alla porta centrale, Giuseppe si aggiustò per bene le pieghe formatesi e allungò la mano per bussare, Napoleone lo bloccò e lo invitò a fare silenzio, appoggiò l'orecchio al legno e udì i discorsi che provenivano dall'interno - Nabulio lo sai che non si origlia... - bisbigliò il fratello.

- C'è un uomo in casa, insieme a nostra madre...sta parlando con lei... - era concentrato.

- Un uomo? Forse nostro padre è tornato - emise allegro il fratello, ci sperava tanto.

- Ne dubito, Giuseppe - lo frenò lui, si zittì per ascoltare meglio - Stanno parlando di lui...

A quel punto anche il maggiore appoggiò l'orecchio alla porta, riconobbe la voce maschile che stava argomentando - È nostro zio Giuseppe, il nostro maestro...

Il loro primo maestro, infatti, fu lo zio Giuseppe Fesch, un altro fratello uterino di Letizia; un ragazzo di appena 15 anni dagli occhi neri vispi e vivaci, ma già colto, rispettabile e affascinato dalle arti. Infuse sin da subito l'amore per i classici ai suoi due nipotini più grandicelli e si stava mettendo all'opera per fare altrettanto con Luciano.

- Quindi non ricevi più lettere di Carlo da ben due settimane - affermò Fesch, seduto accanto a lei, si massaggiava il mento rasato assorto, attendendo che il tè si raffreddasse.

- Ahimè no - disse Letizia dall'aria pensierosa - La vita in Francia non è facile...a corte, poi, hanno dei ritmi di vita assurdi...

- Sì, vero, ma Carlo si è sempre dimostrato molto versatile o mi sbaglio? - soffiò sulla tazza di tè ancora bollente.

- Non ti sbagli, anche se è piuttosto spendaccione e ho paura che possa fare debiti o cattivi investimenti che manderebbero in fumo i nostri beni

- Pure questo è vero - ammise il fratellastro sorseggiando educatamente, poi domandò - E i ragazzi?

- Cosa?

- Loro chiedono del padre? - si spiegò meglio Fesch, agitava la mano sinistra animatamente.

- Non ne parlano quasi mai direttamente con me, ma credo che tra di loro discutano sicuramente - emise la donna sorridendo amaramente - E penso che lo facciano per evitare che io mi preoccupi troppo

- Come al solito quindi... - ridacchiò lo zio, conoscendoli molto bene - Stanno diventando degli ometti ormai...

- Già - sospirò Letizia nostalgicamente - I bambini crescono in fretta al giorno d'oggi, mi sembra soltanto ieri il giorno in cui li stringevo tra le braccia e li cullavo per farli addormentare... - vide l'ora - A proposito avrebbero dovuto essere qui

- Sicuramente sono andati a farsi un giretto per la città, approfittando della bella giornata - rise il ragazzo, posò la tazza vuota sul piattino, si pulì educatamente le labbra sottili con il fazzoletto.

- Ma sanno che io esigo la puntualità

- Non mi ricordavo mia sorella così severa - ridacchiava divertito.

- ‎Forse perché eri troppo piccolo?

- Hai ragione, ma mi sono fatto raccontare le tue marachelle più memorabili, Letizia, sei sempre stata un tipetto tutto pepe

- Con gli anni si cambia, Giuseppe - rise anche lei, non volendo dargli alcuna ragione, quei tempi erano finiti, appartenevano al passato - Soprattutto quando ci si sistema e si hanno dei figli - tornò ad essere seria.

I due fratelli, dopo aver ascoltato tutto quanto e controllata l'ora, bussarono alla porta, si guardarono e con un lieve cenno della testa s'intesero a vicenda, pronti a difendersi l'un l'altro in caso di necessità.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: NyxTNeko