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Autore: padme83    10/02/2019    9 recensioni
{Young!AlbusxGellert}
1. Interlude
2. Resurrection
3. Irraggiungibile
4. Flames
5. Ovunque
6. Ragazzo-tempesta
7. Sleeping Sun: "Tu, il mio riflesso perfetto, la sfumatura diversa in un identico cielo, il primo che ha colto il tormento, l’ombra cupa in fondo al mio sguardo, l’unico che ha riconosciuto – accettato, abbracciato – i demoni che mi artigliano l’anima. Tu, che sei più me di quanto non sia mai stato io. Qualunque cosa il destino abbia in serbo per noi, tu sei e rimarrai sempre, anche dopo che ogni scelta nella vita ci avrà cambiati, mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, mio marito, il mio amante, me stesso."
(POV alternati, si comincia con Gellert)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Joy, che vorrebbe sapere cosa vede Grindelwald nello Specchio delle Brame.
 
 
 
 
 
 
 
Avevamo trovato le stelle, tu ed io. 
E questo capita una volta sola nella vita.
(André Aciman - Chiamami col tuo nome)

 
 
 

 
 
 
~  Sleeping Sun ~
 
 
 
 
 

 
 
 
 
I wish for this night-time 
to last for a lifetime, 
the darkness around me 
shores of a solar sea.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dove sei stato fino ad ora?
Se fossi sveglio poggeresti sicuro la mano sul mio petto, sussurrando piano «Sono sempre stato qui.»
E avresti ragione, naturalmente.
Tu sei parte della mia vita, parte di me stesso. In un modo o nell’altro, ci sei sempre stato. Ancora prima di incontrarti, respiravi tra le pagine dei libri che ho letto e amato, negli incantesimi con cui ho imparato a piegare la realtà, nelle formule attraverso le quali il mistero del mondo si è svelato ai miei occhi acuti, ingordi di conoscenza. Eri già nel candore abbagliante della neve, negli eterni sospiri dei ghiacciai, nell’aurora boreale che, fedele compagna, ha dipinto di sogni e illusioni le mie solitarie notti scandinave.
Se mi guardo attorno, tutto mi conduce a te: sei nel riverbero del sole che filtra dai vetri al tramonto, nello scrosciare della pioggia che batte lieve sul tetto, nel canto delle Orionidi che risuona sommesso in queste fredde sere d’autunno. Sei nel sangue che scorre feroce e impetuoso sotto la pelle, nel desiderio che strozza la gola e scuote le ossa, nel fuoco che brucia le vene e fa tremare i polsi e il cuore. Sei nel fiume, nelle vele delle navi, nell’aria, nelle nuvole, nella luce, nel buio, nel vento, nei boschi, nel mare, nelle strade. Sino all'ultima ora della mia vita, non potrai non rimanere parte della mia natura, parte di quel po' di bene che è in me, parte del male[1].
Al mattino, davanti allo specchio, non è la mia immagine a essermi restituita, ma la tua[2], vivida d’inestinguibile ardore. Tu, il mio riflesso perfetto, la sfumatura diversa in un identico cielo, il primo che ha colto il tormento, l’ombra cupa in fondo al mio sguardo, l’unico che ha riconosciuto – accettato, abbracciato – i demoni che mi artigliano l’anima. Tu, che sei più me di quanto non sia mai stato io. Qualunque cosa il destino abbia in serbo per noi, tu sei e rimarrai sempre, anche dopo che ogni scelta nella vita ci avrà cambiati, mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, mio marito, il mio amante, me stesso[3].
Adesso, però, non è il momento di pensare al futuro, per quanto incerto e nebuloso esso sia; adesso siamo insieme, adesso tu sei qui. Dormi tranquillo accanto a me, le labbra appena schiuse – gonfie e umide e rosse per i baci che hai dato e che non hai esitato a prenderti –, la bella fronte distesa nella quiete del riposo. Tuttavia, ti conosco tanto profondamente da non lasciarmi ingannare dall'apparente pace che leviga i tuoi tratti: il peso che ti grava sulle spalle non ti abbandona mai, nemmeno nel sonno, e io lo so, lo so bene. Ma anche così, addormentato e vulnerabile, risplendi nella penombra come una fiamma fulgida e guizzante.
Mi avvicino e ti stringo fra le braccia, mentre sfioro delicatamente i tuoi capelli con un bacio devoto; ti scosto dal viso una ciocca ribelle, e intreccio le mie gambe alle tue, assecondando il bisogno ineludibile, straziante, dolcissimo, di sentirti ancora più vicino, ancora più vivo, ancora più mio.
Quando le distanze si annullano, svanisce anche la paura.
Da una leggera pressione intorno ai fianchi capisco di non essere più il solo a vegliare in silenzio.
«Scusa, non volevo svegliarti.»
«Credi che mi dispiaccia?»
Il tuo respiro sul mio collo.
Il tuo profumo 
 il tuo sapore  addosso, dentro.
Cerco con la bocca la tua bocca.
«Credi che a me dispiaccia?»
Se l’Amore avesse un nome, sarebbe il tuo.
Albus Albus Albus


 
 


 
Oh how I wish to go
down with the sun, 

sleeping,
weeping
with you.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 580}
 
 
 


 

 
[1] Charles Dickens, Grandi Speranze.
[2] lo Specchio delle Brame, per quanto peculiare, sempre specchio rimane, e in questo senso nel film la metafora è talmente evidente da risultare quasi banale.
[3] André Aciman, Chiamami col tuo nomeDovevo inserirla, o l’intera raccolta non avrebbe avuto senso. 
 
 
 
 






Nota:
 
Per usare le parole di un certo trailer uscito di recente “la fine è parte del viaggio”.
 
Sinceramente, non credevo nemmeno che ad Interlude sarebbero seguite altre flash, per cui già il fatto di essere arrivata a 7 – numero che nella saga ha molteplici significati – costituisce un piccolo miracolo. Tuttavia, chi mi conosce sa bene quanto io sia allergica ai progetti infiniti e, comunque, non c’è niente che mi metta più ansia della spunta “in corso” su una storia. E allora sì, è giunto il momento di chiudere il cerchio (nel primo capitolo, se ricordate, è Albus a svegliare Gellert, e mi è sembrato quindi giusto che nell’ultimo fosse invece Gellert a svegliare Albus), tirare un grande respiro e mettere la parola FINE a questa raccolta.
 
Sono però ragionevolmente convinta che mi rivedrete ancora da queste parti… non è facile liberarsi di questi due, una volta che ti entrano nella testa. Non si tratta dunque di un addio, ma di un (quasi) certo arrivederci.

Ringrazio ancora e come sempre chi ha seguito, supportato e sopportato “He’s more myself than I am” fin dall’inizio, chi ha recensito e vorrà recensire da qui in avanti, e chi ha aggiunto o aggiungerà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP. Ringrazio tutti coloro che hanno letto e leggeranno in silenzio, nella speranza magari di conoscere prima o poi il loro parere.
 
Un grazie particolare va chi ha colto il senso profondo di questo progetto, ciò che ha significato per me e, soprattutto, per Albus e Gellert: arrivata a questo punto, non posso fare a meno di considerare entrambi un po’ miei (nell’impronta che io ho dato loro, naturalmente, che altro non è che una mia interpretazione personale, niente di più e niente di meno).
 
Ma smettiamola qui, che non son brava con i saluti. 

SoundtrackSleeping sun, Nightwish.


Mi trovate, se vi va, su Lost Fantasy :)
 
A presto allora!

Un bacio e un abbraccio grande :*



padme



N.B: ricordo che, come ogni storia che si rispetti (?), anche questa ha un suo spin-off, "E il cuore ci sussulta di sangue", leggermente più lungo e un pochettino più rosso (giudicate voi) rispetto ai capitoli dell'opera (??) principale.
   
 
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