Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: elelcomplains    10/02/2019    1 recensioni
Risotto è incuriosito dal potere di Baby Face, e decide di saperne di più. Si trova così a venire a conoscenza della triste storia legata a tale potere e al passato di Melone.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sai, Melone? Mi sono sempre chiesto perché Baby Face abbia un potere simile».
Melone guardò il suo capo, poi smise per un attimo di armeggiare con le sue tanto amate provette per bere tutto d’un fiato il vino che aveva nel bicchiere. Risotto aspettò pazientemente una risposta, ma poiché questa non arrivava, riprese a parlare.
«Uno stand riflette qualcosa del proprio portatore. Un comportamento, una paura, un desiderio… e il tuo potere sembra il riflesso di un deviato». «Non ho mai voluto diventare un criminale, i miei piani erano ben altri» cominciò l'altro, ritornando ad osservare i campioni di sangue che aveva raccolto chissà quando.
«Avevo una fidanzata, e la mia vita era perfetta: stavamo già pensando al matrimonio, e soprattutto a metter su famiglia. Non vedeva l'ora di diventare madre, e io già mi vedevo padre di un bambino che avrebbe ben presto scorrazzato in giro per casa». Melone fece una lunga pausa, ma Risotto non aprì bocca, intuendo che probabilmente aveva riaperto non volendo una vecchia ferita mai del tutto rimarginata. «Ma purtroppo non tutti i sogni si avverano anzi, a volte diventano incubi» continuò quasi tra sé e sé, versandosi un altro bicchiere di vino e trangugiandone subito il contenuto. Il caposquadra poggiò una mano sulla spalla del sottoposto, che intanto cercava di nascondere gli occhi più lucidi del solito mentre continuava a bere. Di solito Melone non beveva, o beveva pochissimo, il fatto che avesse già bevuto oltre mezza bottiglia di vino da solo significava che era davvero dura per lui continuare a raccontare quella storia. «Qualcosa non andava: provavamo e provavamo, Dio solo sa quanto abbiamo provato in quegli ultimi mesi, ma non rimaneva mai incinta, mai e poi mai. Alla fine abbiamo scoperto che il problema ero io. Sono io, sono sempre stato io a non poter avere figli, lei era sana come un pesce. Immagina come mi sono sentito, diventare padre era ciò che più desideravo al mondo, forse era l'unica cosa che desideravo dal profondo del mio cuore, ma non potrò mai esserlo. La donna che amavo mi chiese di lasciarmi perché come me voleva dei figli suoi. E io la lasciai andare, un po’ perché comprendeva il suo punto di vista, ma soprattutto non potevo, non volevo e non avevo il diritto di impedirle di essere felice, anche se significava perderla per sempre. Il resto della storia lo sai già: dopo un lungo periodo di crisi decisi di unirmi a voi per tentare di non lasciarmi completamente andare alla depressione o alla droga e all'alcool, e ricevetti Baby Face. Aspetta, voglio mostrarti l'unica cosa che mi rimane di lei». Detto questo si mise a cercare qualcosa nei suoi vestiti, chiedendosi borbottando dove fosse, finché non trovò ciò che stava cercando. Estrasse una foto e la porse al proprio capo, il quale fu colpito dall’enorme cambiamento di cui era stato protagonista Melone negli ultimi anni. Stentava a credere che il ridente giovane lindo e pinto ritratto nella foto fosse la stessa persona dall'aspetto trascurato, i vestiti bizzarri e il comportamento ancora più bizzarro del suo vestiario che gli sedeva accanto. Osservò anche la ragazza nella foto: era castana, i capelli le arrivavano a occhio e croce fino alle scapole, e anche i suoi occhi erano castani. Il fisico sembrava piuttosto longilineo, senza forme troppo accentuate, e anche i vestiti erano anonimi. Non era la rara bellezza cantata dai poeti di ogni epoca, probabilmente non sarebbe stata riconoscibile neanche in una piccola folla, ma il suo aspetto era gradevole nella sua semplicità. Risotto si trovò a provare pietà per l’altro: due eventi del genere, come se non bastasse uno di seguito all'altro, dovevano averlo distrutto psicologicamente, e lo avevano portato alla pazzia, che però in quel momento sembrava assente: Melone sembrava un semplice uomo a cui era crollato il mondo addosso. Magari era stato l'alcool a renderlo così, o magari il semplice parlare con qualcuno aveva momentaneamente represso il suo lato folle, chissà. «Lei?» chiese allora, e l'altro affermò di non sapere che fine avesse fatto, ma sperava che avesse avuto i figli che tanto desiderava e meritava. Il caposquadra non avrebbe potuto mai neanche lontanamente immaginare che dietro il potere di un suo sottoposto ci fosse qualcosa di così profondo e triste. Avvertì un lieve senso di colpa, sia per sé che per il resto della sua squadra, per tutte le volte che avevano insultato il loro compagno, invece di provare a parlargli. Era convinto, come tutti d’altronde, che Melone fosse un maniaco, che il suo stand fosse il riflesso delle sue perversioni, e invece era l’unica via per in qualche modo realizzare il suo sogno. In fondo quelle creature, anche se nate dal DNA di persone estranee, erano comunque create da Baby Face, e lui le cresceva ed educava. In fondo erano parte di lui. E infatti si rallegrava e inorgogliva ogni volta che una delle sue creature raggiungeva un obiettivo, e sembrava soffrire quando queste venivano distrutte. Per lui quelle creature erano i figli che non avrebbe mai avuto.


Commento dell'autrice
 

Credo sia il momento di fornire delle spiegazioni. Perché tutto ciò? La mia adorata Husbanfo ha partorito questo headcanon, e ovviamente a me è toccato (anche per mia scelta, perché posso garantire che è stata la migliore idea che abbia mai avuto) l'ingrato compito di produrre qualcosa. Diciamo che è stato un lavoro di coppia, o forse è più appropriato dire "un disastro di coppia". Non vi rubo altro tempo, arrivederci e spero che questa storiella non sia stata del tutto un errore.

   
 
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